Arena Suzuki - dai 60 ai 2000
La serata della nostalgia, pensata e officiata da Amadeus, ha portato artisti nazionali e internazionali sul palco dell’Arena di Verona.
di Alfio Morelli
Sicuramente Amadeus non ha bisogno di presentazioni: si tratta di un grande protagonista dell’intrattenimento, che è partito dalla locale Radio Verona per arrivare fino a Radio Deejay e, naturalmente, fino al festival di Sanremo. Anche in questa occasione, con l'evento "Arena Suzuki", tre spettacoli dedicati alla musica degli anni 60, 70, 80, 90 e 2000 Amadeus ha saputo creare empatia con il pubblico e coinvolgerlo con energia in una grande festa.
Una celebrazione di decenni di musica italiana e grandi successi internazionali: a vederla dal vivo, è stato un po' come sfogliare l'album dei ricordi. L’Arena era veramente piena; tutte e tre le serate sold out, a detta degli organizzatori. Essere in mezzo a 20.000 persone, anche non giovanissime, che cantano e ballano, è stato veramente coinvolgente.
È stato piacevole dare un volto ad artisti che con i loro successi hanno accompagnato la nostra vita, ma che poi nel tempo si sono allontanati dalla notorietà: magari le facce sono cambiate da trent’anni fa, ma fa piacere lo stesso. E non ho trovato uno scandalo che per qualcuno di loro sia stato scelto il full playback. Durante le tre serate sono passati tanti artisti internazionali e nazionali, alcuni dimenticati o che addirittura hanno cambiato lavoro. Altri invece hanno resistito e vantano carriere di assoluto riguardo: basti citare Natalie Imbruglia con la sua “Torn”, i Simple Minds con “Alive and Kicking”, Kool & the Gang con “Get Down On It” e “Celebration”, e ovviamente gli iconici Haddaway con “What is Love”, i nostri Eiffel 65 con “Da Ba Dee”, Michele Zarrillo con “Una rosa Blu” e Valeria Rossi con “Tre parole”.
I nomi sarebbero ancora tanti, ma mi fermo qui. Durante la serata Massimo Alberti, spalla di Amadeus e DJ della serata, è intervenuto spesso con un mix di canzoni famose che facevano esplodere il pubblico a comando. Ascoltare Barry White con un impianto d&b audiotechnik GSL, vi assicuro, è tanta roba. Incuriosito, come al solito ho fatto un giro in produzione per incontrare i personaggi chiave di questo bello spettacolo.
Sacha Amorotti - Produttore esecutivo Arcobaleno Tre
Arcobaleno Tre è un’agenzia che conosciamo poco. Ce ne vuoi parlare?
Arcobaleno Tre è una società che si occupa di Produzioni e Management che nasce diversi anni fa da un’idea di Lucio Presta, che lavora sia come produttore televisivo di grandissimi eventi sia come manager di tanti personaggi dello spettacolo: da Roberto Benigni a Bonolis, ad Amadeus. Oltre al mondo televisivo, abbiamo curato diverse tournée di successo: per fare un esempio, questa estate abbiamo prodotto lo spettacolo di Checco Zalone con ben 111 date, tutte sold out, in giro per l’Italia. Per il momento non ci occupiamo di tournée musicali, ma mai dire mai. In questi ultimi anni Lucio si è dedicato più al management e così Beatrice e Nicolò Presta si sono applicati più a questo mondo. Questa è la terza edizione di Arena Suzuki, che nasce da un’idea di Amadeus e viene trasmessa in tre serate sulla RAI.
Come si organizza un programma del genere, e da chi è composta la squadra autoriale?
La mente principale è quella di Amadeus, ma coloro che lavorano in redazione sono tanti e alla fine di ogni edizione iniziano a lavorare per la seguente. Tra gli autori ci sono Sergio Rubino, Massimo Martelli, Paolo Biamonte, Alessio De Stefani, Ludovico Gullifa e Davide Minnella, che si occupano con mansioni diverse di tutta la parte autoriale. È un lavoro molto lungo, specialmente per contattare e invitare i cantanti stranieri. In queste ultime edizioni è diventato più facile solo perché il format è diventato famoso anche a livello internazionale.
Si inizia con il creare una scaletta iniziale, basata sulle canzoni e non sugli interpreti. Sono state tutte dei tormentoni, in tempi diversi, e con alcune di queste canzoni è possibile che si ricordi il ritornello,, ma non si focalizzi la faccia dell’artista. Alcuni hanno anche cambiato lavoro, e non è facile andarli di nuovo a contattare. Poi ci sono invece i grandi professionisti, come i Simple Minds o i Kool & the Gang, che sono ancora in attività.
E per quanto riguarda la venue e la produzione?
È già da un paio d'anni che in Arena condividiamo con altre agenzie parte della produzione. Si inizia con un accordo con la gestione dell’Arena, dove si prenotano le date e si pagano i diritti per l’occupazione, e poi con altre agenzie ci dividiamo alcuni costi vivi. Finita la stagione delle opere liriche, che normalmente avviene a fine agosto, Italstage monta il palco, STS mette a disposizione il video LED, CME i generatori e Agorà l’impianto audio e le luci. All’interno di questa lista tecnica, ogni produzione aggiunge, toglie o adatta la scenografia per la sua produzione. In Arena ormai è diventata una sorta di mezza produzione, visto le trasmissioni e i concerti che si concentrano a fine stagione.
Emanuele Camicioli - Direttore di produzione
Emanuele, di cosa ti occupi?
Il mio lavoro è un po’ trasversale, devo fare in modo che tutte le esigenze tecniche dialoghino con quelle artistiche. La produzione comprende tre serate in Arena, che vengono riprese e registrate dalla RAI e trasmesse in tre serate diverse su RAI 1. Noi entriamo appena finito l’altro spettacolo, il TIM Music Award, trasmesso anche quello dalla RAI, e troviamo la struttura del palco già allestita. Allora facciamo le nostre modifiche: abbiamo solo un giorno per le modifiche al palco, montiamo la torre Suzuki e facciamo qualche modifica alla scenografia. Poi iniziano le prove.
La torre della scenografia è la caratteristica più evidente di questo spettacolo.
La torre Suzuki, che caratterizza il palco, è tutta in ferro e viene costruita e montata dalla ditta Cardo. I contenuti grafici, che riprendono il concept, sono realizzati da Unidea, seguendo uno storyboard del programma e delle canzoni.
Come si sviluppa la fase precedente allo show?
Il nostro lavoro è prevalentemente di pre produzione: tutto quello che succede sul palco nelle tre serate è preparato prima. Siamo un gruppo di 15 persone, tra parte artistica e produzione tecnica, e lavoriamo in simbiosi: prima ci facciamo dare il contatto dell’artista, che comunica tutte le esigenze tecniche e artistiche; poi dobbiamo mettere insieme tutto il pacchetto e riproporlo sul palco, per poi verificare durante le prove se tutto funziona al meglio e rispecchia le richieste.
Max Gentile - Stage manager
Max, raccontaci quali sono le richieste di tanti artisti concentrati su un solo palco.
Insieme a Mirco Piro, che ha seguito le edizioni precedenti dell’evento, ho gestito e preparato il palco secondo tutte le richieste tecniche che gli artisti hanno mandato in anticipo. Mirco, insieme ad Arcobaleno 3, ha fatto un grosso lavoro di pre produzione e raccolto tutte le schede tecniche e le esigenze dei vari artisti. Poi abbiamo preparato insieme i vari setup. Durante le prove, abbiamo fatto un soundcheck per ogni artista e memorizzato tutto per l’esibizione. Durante la serata vestiamo l’artista con il microfono in-ear – o quello che lui ha richiesto – e lo assistiamo durante l’esecuzione.
Sono tutti in full playback?
In realtà sono pochi in full playback, i più sono in una situazione mista: voce più strumento, oppure voce più tastiera, oppure voce più base. Abbiamo una squadra di palco di dodici persone, tra cui il fonico, il manager RF, due tecnici che gestiscono i radiomicrofoni e gli in-ear, tre persone per gli strumenti e quattro persone per la movimentazione delle pedane. Le basi vengono mandate da un’altra postazione, posizionata nei corridoi dell’Arena.
In che modo è collegata la console del DJ?
Abbiamo tre console per DJ, che possono lavorare in diretta. Una è posizionata sulla torretta del palco, una nel retropalco come spare in caso di maltempo, e una che viene posizionata in mezzo alla platea, che verrà gestita da Amadeus in uno spazio dello spettacolo. Sono tutte e tre uguali tra loro, con uscite bilanciate che vanno direttamente nello splitter e vengono gestite come fonte esterna dalla regia principale e da quella sul palco.
Mirco Piro - Stage manager
Mirco, tu lavori con Max nella gestione del palco?
Con Max è un lavoro in simbiosi: io mi occupo più della parte pre organizzativa, mentre lui è più concentrato sulla parte finale del palco. Diciamo che di solito abbiamo diverse tipologie di richieste: per esempio i Kool & The Gang hanno mandato una scheda che prevedeva solo il posizionamento degli strumenti e non il loro collegamento. Visto che sulla scaletta la loro esibizione era prevista subito dopo quella di un altro artista, abbiamo dovuto sistemare gli strumenti su diverse pedane con ruote e, nel tempo in cui Amadeus faceva l’annuncio, portare tutto sul palco nelle posizioni prestabilite. Le luci sono programmate su delle posizioni precise del palco, quindi il posizionamento degli strumenti e degli artisti deve essere preciso al centimetro, altrimenti non torna niente.
Per semplificare possiamo dire che il mio lavoro è organizzare la scaletta delle prove, fare in modo che tutti arrivino in tempo e non trovino intoppi nel soundcheck e durante la serata. Perché questa cosa avvenga, ho bisogno di una squadra affiatata ed efficiente, come la nostra.
Marco Lucarelli - Direttore della fotografia
Marco, vuoi presentarti?
Sono un direttore della fotografia freelance: ho lavorato molti anni in RAI, ma da qualche anno svolgo la libera professione. Questo è un lavoro un po’ particolare: per problemi di tempo, devo adattare il mio disegno a quello preesistente, con pochissime aggiunte o modifiche. Ti avranno spiegato i colleghi che in questa produzione troviamo una struttura già montata, e che rimane solo un giorno per fare le modifiche e adattarla al nostro programma. In quella giornata abbiamo dovuto montare la torre del DJ, la struttura dell’ingresso sul palco, una struttura in ferro con 45 barre LED, che caratterizza la nostra produzione. Per il resto abbiamo dovuto usare tutto quello che era montato prima. Per esempio io non amo tanto usare i blinder per la televisione; tuttavia qui c’erano già gli ottimi Q7 della SGM, e li ho dovuti usare perché per i concerti live seguenti erano indispensabili. Non c’è stato tempo di montare dei sagomatori per il bianco, ma abbiamo dovuto usare gli spot, posizionati sulle gabbie in alto sul perimetro dell’Arena. Fortunatamente in questa ultima generazione di spot i proiettori sono belli e potenti, e mi sono bastati. Poi ho usato dei Claypaky Sharpy: amo tantissimo questi fasci colorati, e fortunatamente me ne hanno concessi 140, prevalentemente sul tetto del palco. Il pubblico di questo spettacolo non è più giovanissimo, a differenza dello spettacolo precedente. Il regista ama molto andare a cercare in mezzo al pubblico dei personaggi simpatici e curiosi che improvvisano balletti.
In quanti siete in regia?
Siamo in tre a operare sulle luci, con un operatore che si occupa solo dei bianchi, uno dei colorati e degli effetti, e infine io che seguo il monitor per andare dietro alle inquadrature del regista sul pubblico.
Gianmario Lussana - Fonico FOH
Per una volta hai un compito facile?
In effetti questa volta posso dire che il lavoro è meno complicato rispetto ai live tradizionali, anche se bisogna stare sempre sul pezzo perché sul palco succedono molte cose.
Io curo la diffusione in sala, un po’ come avviene negli studi televisivi, dove c’è una regia per la diffusione e una per la registrazione. Nel mio caso ho diviso il mixer in due sezioni, una per gestire quello che arriva dalla postazione playback, l’altra per gestire i canali del parlato.
Per quanto riguarda le console DJ, compresa quella che usa Amadeus, io ho dato il livello massimo e poi loro gestiranno il volume direttamente dal mixer.
Avevi mai lavorato con questo impianto?
Non in questa configurazione, e devo dire che ha il suo perché: suona bene, anche se alcune basi registrate negli anni Sessanta non sono un granché. Altra cosa positiva con questo impianto è che non abbiamo più avuto problemi con l’esterno dell’Arena, quindi mi trovo con qualche dB in più da spendere all’interno.
Filippo Panella - System engineer
Filippo, raccontaci dell’impianto montato in Arena.
È un impianto abbastanza nuovo, che conosco abbastanza bene. La caratteristica principale che lo distingue dagli altri PA è il fatto di essere un sistema cardioide, che ci libera da tutti quei problemi sul palco che normalmente dobbiamo correggere. Altro plus di questo impianto sono le dimensioni: monta due 12” frontali, e così risulta un cabinet più piccolo dei classici 15”. I coni da 10”, che sfrutta lateralmente per il sistema cardioide, si accoppiano con quelli frontali restituendo una bella botta in basso, che non fa rimpiangere il 15”. Altra cosa da non sottovalutare, sia in Arena che in tanti altri posti, è il processore con il quale gestire lo steering, per non far uscire il suono fuori dell’arena. Durante le prove ci hanno dato come limite massimo 75 dB all’esterno dell’Arena, e non ne hanno mai misurati più di 68. questo ci ha dato la possibilità di lavorare con qualche dB il più.
Qual è la configurazione definitiva?
Su ogni lato abbiamo montato dodici d&b audiotechnik GSL frontali, più altri dieci come side. Poi abbiamo montato sei SL-GSUB, per la prima volta sospesi, più altri sei a terra. Devo dire che è un ottimo impianto: l’ho usato anche in situazioni live, con un bel mix, ed è tanta roba.
Maurizio Parafioriti e Giorgio Savarese - Produttori musicali e responsabili playback
Maurizio, di cosa vi occupate nello specifico?
Il nostro lavoro è diviso in due fasi: la prima è quella di pre produzione, in cui arriva tutto il materiale dagli artisti, che deve essere lavorato e ottimizzato al tipo di evento. Poi durante la serata in Arena ci occupiamo di mandare le basi, gestiamo l’autotune e la registrazione della serata, che poi consegnamo alla RAI per la post produzione.
Che programmi utilizzate?
Per l’editing usiamo Pro Tools, mentre per il play out preferiamo Logic Pro. Poi c’è anche una fase di registrazione in cui usiamo Reaper. Quest’anno abbiamo usato il processore audio Prodigy, su cui abbiamo convogliato tutte queste funzioni, che ha semplificato di molto il lavoro.
Che tipo di materiale vi arriva prima della serata?
Dall’MP3 alla registrazione fatta su vecchi master degli anni Sessanta. C’è di tutto e di più. Il materiale corrisponde quasi sempre all’età dell’artista: meno sono giovani e più il materiale è datato e difficile da lavorare.
Chi fa partire la base?
Noi non siamo agganciati al timecode, ma facciamo partire manualmente il pezzo: seguiamo il regista e il direttore di palco, che ci danno il play. Poi basta seguire Amadeus, che da buon ex-DJ fa capire sempre quando è il momento di partire. Con il pezzo è programmata anche una traccia di timecode, pensata per allacciare le luci e sopratutto il video.