Antonio Paoluzi - PA Man
Il 17 dicembre al Mandela Forum abbiamo intervistato la squadra di Biagio Antonacci.
Emanuele Adriani, Antonio Paoluzi (quelli del PA) e Carlo Carbone , intervistatore.
La scelta di Biagio e della sua produzione è stata coraggiosa. Il palco al centro è da sempre una scelta controversa: se per il pubblico è uno spettacolo appagante, per la produzione è un lavoro impegnativo. Intervistiamo gli addetti per farci raccontare la nascita e le sfide di questo tour.
Antonio, raccontaci qualcosa di questo progetto.
Abbiamo scelto di girare con quattro cluster incrociati, per rispettare la stereofonia. Nella prima tranche, quella dei palazzetti più piccoli, abbiamo montato dei cluster misti con L-Acoustics K2 e Kara. In questa seconda tranche, quella delle venue più capienti, abbiamo portato dei cluster misti L-Acoustics K1 e K2.
Per ottenere una copertura completa, abbiamo montato inoltre tre L-Acoustics 112 ai quattro angoli del palco, sopra i sub a terra, e lungo ogni lato del palco abbiamo montato quattro Edge come front-fill per coprire le prime file. Naturalmente in ogni palazzetto abbiamo dovuto rifare un’accurata taratura, sia per la parte davanti per il pubblico, sia sopratutto per la parte dietro dell’impianto e il suo impatto sul palco. Per sopperire al problema delle basse frequenze sul palco, sempre presente nel caso del PA a 360°, abbiamo sospeso una parte dei sub dietro i cluster, mentre quelli a terra li abbiamo posizionati ai quattro angoli in configurazione cardioide End Fire. In ogni venue, specialmente qui a Firenze dove il pubblico è posizionato in maniera asimmetrica, impieghiamo parecchio tempo per la taratura, che va fatta in maniera molto precisa.