Andrea Bocelli - Music for Hope

Il concerto del cantante italiano, trasmesso su YouTube e dalla RAI, campione di visualizzazioni in tutto il mondo. Il lavoro dei tecnici.

Andrea Bocelli - Music for Hope

di Giancarlo Messina

In questo periodo di lock-down sono pochissimi gli eventi di cui parlare e, purtroppo, anche pochissimi i tecnici al lavoro.

Abbiamo così colto al volo la possibilità di approfondire gli aspetti tecnici, ma anche logistici, del concerto pasquale di Andrea Bocelli dal Duomo di Milano, che è stato seguito da quasi tre milioni di persone collegate in diretta. Ad oggi, dopo quattro giorni, ha già totalizzato qualcosa come 36.557.395 visualizzazioni, considerando il solo canale ufficiale, raggiungendo il primo posto in tendenza su YouTube negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Italia, in Canada e in tutta l’America Latina. Insomma un vero successo planetario, nonché il più grande evento di musica classica in streaming di tutti i tempi.

L’evento, prodotto da Sugar Music e Universal Music Group, grazie al generoso contributo di YouTube, è stato promosso e reso possibile dal Comune di Milano e dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, e ha visto il tenore accompagnato da Emanuele Vianelli, organista titolare della cattedrale che ospita il più grande organo d’Italia e tra i più grandi strumenti a canne del mondo. Andrea Bocelli ha partecipato in forma totalmente gratuita (con la collaborazione di Almud e Maverick Management). Nessuno ha potuto partecipare al concerto, nemmeno la stampa, infatti gli unici ad essere presenti sono stati i tecnici e il personale indispensabile alla realizzazione dell’evento.

Ne abbiamo parlato con Amek&Vanis, ai quali la produzione si è rivolta per l’utilizzo del loro studio mobile, indispensabile per la gestione dell’audio richiesto in un duplice formato, destinato cioè sia alla trasmissione broadcast della RAI sia allo streaming YouTube.

Ci colleghiamo con Sandro (Amek) e Vanis in teleconferenza, anche perché, dopo questo lavoro, entrambi hanno scelto di mettersi in quarantena volontaria per salvaguardare le proprie famiglie.

Un’intervista interessante per due aspetti: da un lato la parte tecnica, dall’altro quella relativa alla situazione contingente, in cui muoversi o andare al catering, cioè cose banalissime, risultano alquanto complicate.

Quali sono state le caratteristiche tecniche di questo lavoro?

“Ci hanno chiamato giovedì sera per ufficializzare il nostro intervento – racconta Vanis – ; inizialmente il concerto avrebbe dovuto essere trasmesso solo su YouTube, ma poi si è deciso per la trasmissione RAI, così l’evento è diventato più istituzionale e hanno voluto uno standard qualitativo più alto. L’allestimento audio e luci al Duomo è stato fatto da Phonolux di Milano; era presente anche un service per il video del quale però non ricordo il nome. 

“Noi avevamo il compito, con il nostro studio mobile, di mixare i microfoni: quattro per l’organo e due per Bocelli, un condensatore davanti, su asta, ed una capsula in mezzo ai capelli. Bocelli cantava in due postazioni diverse, cioè sull’altare, vicino all’organista, e poi sul sagrato della chiesa. Da questa postazione, non potendo sentire l’organo, cantava su una base ProTools. Noi quindi realizzavamo due mix diversi: uno finalizzato allo streaming e uno finalizzato alla trasmissione televisiva”. 

Come avete organizzato il lavoro all’interno del White Mobile?

“Abbiamo usato la nostra DiGiCo SD7, installata nello studio mobile, per realizzare i due mix diversi in contemporanea – ci spiega Amek: di due somme trattate in modi differenti, sia nella dinamica sia nell’equalizzazione, per cui abbiamo dovuto alternare ovviamente l’ascolto dei due mix sui monitor. Sarebbe stato certo più comodo avere due regie, ma lo scarso preavviso non ci ha permesso di organizzarci in questo senso”.

I mix per i social media saranno probabilmente qualcosa in cui i fonici si dovranno sempre più specializzare: quali sono tecnicamente le differenze fra un mix per YouTube ed uno per il broadcast?

“La differenza nel trattamento del mix è notevole – continua Amek –: YouTube ha una codifica a 128, quindi molto bassa, bisogna perciò fare attenzione alle varie compressioni, ma soprattutto a quanto porti il tuo livello RMS, cioè il valore medio del mix, perché se si esagera viene fuori un papocchio e basta. Noi abbiamo cercato di stare tranquilli, con un RMS volutamente molto basso, anche in funzione del tipo di musica, ovviamente, lasciando la dinamica più libera possibile in assoluto. Forse all’inizio siamo stati un po’ più bassi, ma questo serviva anche per enfatizzare l’ultimo brano. Abbiamo dovuto inoltre lavorare anche sulle frequenze: è difficile prevedere quello che succederà, infatti con il tecnico di Bocelli, Andrea Taglia, avevamo chiesto un canale YouTube dedicato per ascoltare il risultato audio effettivo durante le prove; purtroppo questo è arrivato troppo tardi e non ho avuto la possibilità di ascoltarlo prima della registrazione. Di solito gli estremi di banda sono più castigati, ma dipende anche da quanto si va a comprimere e, ancora, dal livello RMS.

Per il mix RAI bisogna invece stare dentro i famosi - 23 LUFS – Loudness Unit Full Scale, sistema di misura del broadcast, un livello medio per tutta durata del brano o della diretta. L’idea è quella che lo spettatore, passando da un canale all’altro, non dovrebbe percepire sbalzi di volume eccessivi”.

Una volta mixati i segnali, dove andavano i vostri mix?

“I due mixaggi andavano a un mezzo broadcast che si occupava sia delle riprese video sia degli smistamenti dei segnali e incorporava l’audio sul video – riprende Vanis. C’era inoltre una postazione di trasmissione su YouTube, mentre un altro program veniva consegnato ad un sistema RAI. Occorre tener presente che entrambe le trasmissioni non erano davvero in diretta ma in differita di qualche ora, perché noi abbiamo finito di registrare verso le 18:15, mentre il concerto è andato in onda alle 19:00 su YouTube dopo un piccolo editing, soprattutto per tagliare i tempi morti; in RAI invece è stato trasmesso qualche ora dopo”.

Veniamo alla parte più tristemente folcloristica del lavoro: cosa ha comportato muoversi dall’Emilia fino a Milano e poi gestire la situazione in pieno centro cittadino in questo periodo di lock-down?

“Per poter lavorare bisogna rientrare nelle categorie autorizzate in base al codice Ateco – spiega Vanis –. Noi, come studio mobile, rientriamo in queste categorie, così abbiamo potuto fare una lettera di incarico ai nostri collaboratori, facendo loro acquisire il diritto ad operare. Siamo partiti e tornati da Reggio Emilia a Milano e in effetti siamo stati fermati solo all’ingresso di Reggio e ovviamente all’ingresso della zona limitrofa al Duomo, dove è schierata la Polizia. Noi avevamo già registrato le nostre targhe per avere l’autorizzazione, tramite la produzione, a posteggiare proprio accanto al Duomo”.

“Viaggiare col bilico non è un problema – continua Amek – invece sull’auto è indispensabile avere la lettera di incarico del lavoro e l’autocertificazione pronta. Ovviamente sono stati del tutto obbligatori tutti gli strumenti di protezione, cioè mascherina, guanti e gel disinfettante; anche andare dal Duomo all’albergo era un po’ complicato, insomma bisognava andare in giro con sei dichiarazioni diverse in tasca, secondo lo spostamento che si doveva fare. Ci hanno fermati ad esempio dei vigili urbani mentre andavamo al catering allestito a Palazzo Marino, ovviamente predisposto con tutte le distanze minime di sicurezza, così come il ristorante dell’Hotel.

“Siamo andati là con la voglia di fare questo evento, ma anche con la paura di andare un po’ nella tana del lupo. Infatti adesso siamo in quarantena volontaria: io ho una stanza in cui ho messo un letto, separato dal resto della famiglia… sono buoni e mi portano anche da mangiare!”

“Questo evento è un po’ un esperimento riuscito – conclude Vanis –: una band potrebbe allestire un palcoscenico e fare uno streaming di alta qualità on line a pagamento. I fan potrebbero partecipare pagando un piccola cifra: certo viene meno l’impatto emotivo, ma il pubblico potrebbe dire “io c’ero”. Bisognerebbe vedere chi si sente di produrre una cosa del genere, perché i costi non sarebbero comunque bassi. Ma se Vasco ha fatto 220.000 persone dal vivo magari in streaming riuscirebbe comunque a sostenere le spese e guadagnarci anche. Poi c’è il problema della banda internet… perché ci stiamo accorgendo che le nostre infrastrutture non sono del tutto all’altezza”.

Chiudiamo il nostro Meet e ringraziamo Amek e Vanis per averci raccontato questa esperienza alquanto particolare in questo periodo quasi surreale che tutti noi stiamo subendo. 


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