Adriano Brocca - Fonico di palco
Il 17 dicembre al Mandela Forum abbiamo intervistato la squadra di Biagio Antonacci.
La scelta di Biagio e della sua produzione è stata coraggiosa. Il palco al centro è da sempre una scelta controversa: se per il pubblico è uno spettacolo appagante, per la produzione è un lavoro impegnativo. Intervistiamo gli addetti per farci raccontare la nascita e le sfide di questo tour.
Adriano, quali sono le differenze tra un palco tradizionale e uno a 360°?
La prima differenza sta nel fatto che normalmente, in un palco tradizionale, spesso mi devo posizionare sotto il palco. Da un certo punto di vista può anche essere meglio: ti costruisci un tuo ambiente di lavoro e sei fuori da tutto. Qui invece sono alla luce del sole, quasi in mezzo alla gente; per lo meno in questa posizione vedo bene i musicisti e possiamo perfino comunicare con gli sguardi. Per lo svolgimento pratico del mio lavoro, non ci sono grosse differenze.
Qual è il tuo setup?
Lavoro con un DiGiCo SD7 che, tra ingressi e uscite, conta un centinaio di canali da gestire. I musicisti sono tutti dotati di in-ear monitor, e il batterista ha chiesto diversi canali che si gestisce tramite un piccolo mixer.
C’è qualche particolarità?
Sto usando un sistema ridondante di Waves SuperRack, un plugin evoluto pensato per il live. Posso dire di avere qui di tutto e di più! In questo ultimo periodo gli artisti e i musicisti sono sempre più esigenti, e vogliono in cuffia un mix molto completo e curato. Questo ci impegna parecchio, ma allo stesso tempo ci gratifica.
Mi stai dicendo che al tuo mixer si potrebbe allacciare anche un PA?
Forse un PA no, dato che devo fare uscire un segnale molto compresso, da ascoltare con degli auricolari minuscoli. Direi piuttosto che potrebbe andare bene per una trasmissione TV o via internet.