Società Cooperativa Techne - Servizi per lo Spettacolo
Da ormai venticinque anni la società veronese è punto di riferimento per tecnici e produzioni: ne abbiamo parlato con tre rappresentanti d’eccezione del consiglio di amministrazione.
Frequentando il mondo delle grandi produzioni, da anni ci capita di incontrare tecnici e professionisti associati a cooperative: una forma di tutela sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro, che ancora oggi si rivela necessaria per tenere alta la professionalità del settore.
Abbiamo incontrato, nella loro sede di Verona, Barbara Franco, Luca Guidolin e Alberto Butturini, per far loro qualche domanda e per conoscere meglio la Techne e il mondo del live più in generale.
“L’attuale Techne è stata fondata nel 1994, ma esistevamo già sotto altre sembianze; la società nasce come costola di un’altra esperienza cooperativistica”, comincia Barbara, vicepresidente, per poi alternarsi con gli altri.
“Nasce dall’esigenza di creare un porto franco dedicato esclusivamente a tecnici e operatori dello spettacolo. Abbiamo scelto volutamente di non occuparci delle figure di contorno che, allora, stavano cercando spazio nel mondo cooperativistico e che volevamo tenere separate. È così nata Techne, con questa filosofia di seguire la tecnologia e i suoi sviluppi: da allora l’esperienza tecnologica è sempre stata il primo requisito per chi volesse entrare nella cooperativa. All’epoca si trattava di un mondo dove c’era tutto e niente, dove in qualche modo era davvero valido tutto; noi abbiamo pensato che valesse la pena trovare un modo per definire dal punto di vista professionale, fiscale e lavorativo le posizioni con una valenza elevata. La cooperativa si occupa dunque della tutela economica, previdenziale e assicurativa dei tecnici dello spettacolo, e insieme garantisce la preparazione e la professionalità di ogni singolo socio.”
È stato un percorso difficile?
Da quando siamo partiti, sono cambiate diverse cose: è cambiata la formazione, per esempio, che è più mirata e contemporaneamente di più ampio spettro; poi sono cambiati i controlli e, in qualche modo, è cambiata anche la considerazione di cui godono le cooperative. Ricordo bene quando, negli anni Novanta, chiamavamo le produzioni per avere dei documenti e nemmeno venivamo presi in considerazione. È stata una pista che abbiamo aperto, iniziando a formalizzare tutto, dove prima era tutto volatile. Questa volontà di garantire la legittimità ci è costata molti incarichi, ma si è rivelata la strada giusta: ad un certo punto chi non rispondeva è tornato, perché eravamo gli unici a dare risposte chiare e affidabili.
Oggi siete diventati necessari al mercato.
Io non riesco a immaginare il mercato attuale senza le cooperative, che fanno da garanti a tutta una serie di certificazioni che i tecnici si portano dietro. I tecnici devono essere inquadrati per la loro professionalità: è un modo di agire vincente, di sostegno reciproco, in cui le figure sono ben definite.
Facilitiamo la vita anche alle produzioni: la cooperativa si fa carico di alcune responsabilità, come le certificazioni dei lavoratori da mandare sui cantieri. Rispondiamo sempre con precisione alle normative, perché la responsabilità è dei rappresentati di cooperativa e non dei singoli lavoratori, o dei service, o delle produzioni. La cooperativa è come una rete di protezione: fornisce personale in regola, assicurato e qualificato; e soprattutto non siamo un costo aggiuntivo per il socio lavoratore.
Techne, in particolare, come vuole distinguersi dalle altre cooperative?
La nostra politica è sempre stata quella di non seguire la quantità. Il motivo è semplice: sia presidente sia consiglio di amministrazione vengono dalla realtà lavorativa, e qualunque decisione prendano con i consulenti si riversa anche sulla loro pelle, oltre che sui soci della cooperativa.
Non investiamo il nostro tempo nel marketing, nel portare dentro molte persone come fossero clienti: qui sono soci. Quell’energia spesa in ricerca del numero, noi possiamo spenderla in altre attività, come ricerca o innovazione. Techne non ha mai fatto campagna acquisti: quando una persona vuole entrare, manda un curriculum e noi ne verifichiamo le reali competenze. Alla fine non tutti vengono accettati, perché la nostra è una selezione secondo il profilo umano e professionale.
Questo modus operandi permette una gestione ben fatta: le segretarie conoscono tutti i soci per nome e cognome, conoscono la loro storia; la gestione è curata e personalizzata, come nelle vecchie piccole banche dove l’operatore ti conosceva personalmente. I soci sono circa trecentoquaranta e spesso coloro che passano da Verona si fermano a bere un caffè, a portarci un pensiero e per noi questo ha un grande valore.
A proposito di formazione, avete costituito un’Academy?
Esatto, organizziamo delle masterclass, che proponiamo a soci e non soci. Cerchiamo di intercettare le necessità primarie del tecnico, che sia luci, audio o rigging, contattando aziende o esperti del settore.
Per esempio, abbiamo appena tenuto un seminario sulle radiofrequenze e altri due sul live mixing; tra i relatori ci sono i soci più affermati, come Hugo Tempesta o lo stesso Luca Guidolin (presidente di Techne – ndr). Siamo sempre riusciti a garantire corsi per classi di più di venti persone, anche su due giorni. Una fortuna di avere tanti soci con grande esperienza è anche quella di poter trovare, se arriva una richiesta specifica per un corso di microfonaggio, ad esempio, un fonico esperto interno a Techne.
Cosa potete dirci riguardo ai progetti futuri?
Techne continuerà sulla strada tracciata, con principi ben chiari. Poi ovviamente si tratta di un’azienda con un fatturato, che deve stare sul mercato: questo non significa voler guadagnare, che non è il compito di una cooperativa, ma intercettare i cambiamenti del mondo dell’entertainment, rimanendo al passo o, a volte, anticipando i tempi. Dobbiamo capire in quale direzione si stanno spostando le normative, oltre alle tecnologie.
Un aspetto che portiamo avanti è la collaborazione tra cooperative, nata da alcune situazioni di emergenza che hanno dato “la sveglia” a tutti. Ricordiamo bene Tony Soddu e i suoi interventi nelle prime riunioni del comitato di sicurezza: da allora si è lavorato molto, con il nuovo Contratto Nazionale per i lavoratori dello spettacolo, con il gruppo di lavoro intorno alla rete ShowNet, eccetera. Tra gli obiettivi c’è quello di creare e diffondere un certo tipo di cultura: noi avevamo una paga minima prima ancora che fosse sancita per legge; semplicemente, a certe cifre i tecnici Techne non escono, lo sanno loro e le produzioni. Ormai non succede quasi mai che arrivino proposte incongruenti, e si tratta di un modo di pensare che vorremmo portare in tutto il settore.