Senza energia non c'è vita: gli show dopo l'emergenza
Il punto di Mirco Veronesi: "Vorrei insieme a voi parlare del post Coronavirus in relazione al mondo dello spettacolo."
di Mirco Veronesi
Nessuno di noi poteva immaginare di vivere una situazione come quella attuale, degna della sceneggiatura di un film apocalittico. Da diversi anni e da più parti si sentivano commenti del tipo “non si può continuare in questo modo”, “siamo troppi e ci sono troppi interessi”, ed eccoci qui completamente isolati da tutto e collegati tra noi solo da moduli tecnologici, orfani di qualsiasi contatto umano e ancora non completamente consapevoli che da oggi in poi tutto sarà diverso anzi niente sarà più come prima.
Lasciando a chi di dovere le analisi più approfondite, vorrei insieme a voi parlare del post Coronavirus in relazione al mondo dello spettacolo. La mia è una libera interpretazione che deve necessariamente “abbandonare” – almeno per un attimo – la tragicità degli eventi che stanno capitando, per immergersi in un argomento così “frivolo” e “leggero” come quello degli show.
Fatta questa premessa, cerco di individuare spunti interessanti dandovi occasione di interpretare e immaginare uno scenario nuovo, portando all’interno del nostro lavoro tutte le forti emozioni vissute, mettere nel giusto ordine le priorità della vita trasmettendo il messaggio che renderà ogni show piacevole e liberatorio, magari imperdibile, ma comunque unico.
Ci aspetta un lavoro molto difficile con aspetti contrastanti, anzi diametralmente opposti: avremo la responsabilità di rendere ancora più sicuri i luoghi degli eventi, dovremo curare le ferite emotive regalando spettacoli concreti ma capaci nello stesso tempo di portarci in una dimensione onirica, dovremo “approfittare” di quanto successo per impedire di dimenticarci chi ci sta vicino, per accogliere il pubblico con un sorriso, per fare in modo che la passione superi l’egoismo mettendo le tecnologie al nostro servizio e non il contrario.
In questo periodo mi tengo in contatto con tante persone diverse, per capire come sarebbe giusto “ripartire”, per individuare il percorso giusto da tracciare, per avere una meta da raggiungere, senza trascurare niente e nessuno.
La mia impressione è che stavamo tutti correndo senza sapere dove, come se ognuno seguisse quello davanti ma nessuno sapesse esattamente dove andare quindi adesso è necessario partire con una meta da raggiungere anzi con uno scopo da perseguire rispettando il pianeta che ci ospita e tutti i nostri compagni di viaggio, nessuno escluso.
Molti di noi si stanno chiedendo: “La gente verrà ai concerti, sarà disposta a stare in luoghi super affollati senza avere paura, riuscendo ad abbandonarsi completamente per potersi godere a pieno lo spettacolo?”
Noi non possiamo saperlo, ma dobbiamo appunto rendere tutto più sicuro, farci trovare pronti ad accogliere chi ci ha dato fiducia e vivere con loro momenti intensi che ci ripaghino degli sforzi fatti, con la speranza di guardarci negli occhi a fine show per scoprire che l’essere umano sa diventare meraviglioso, quando vuole.
Proviamo a inserire nel discorso altri aspetti: sarà necessario rendere sicuro il luogo in cui si lavora, ma occorrono da parte nostra lucidità, voglia, coraggio e onestà; dovremo darci parecchio da fare. Innanzitutto dobbiamo convincerci che i cambiamenti, necessari e richiesti da molti a più voce, devono partire da noi stessi; le parole dovranno lasciare spazio ai fatti, altrimenti tutta la sofferenza di questi mesi sarà stata inutile e non c’è cosa peggiore del non imparare dagli errori o peggio ancora dagli orrori.
Siamo tutti a casa con tanto tempo per riflettere e dobbiamo trasformare questo momento difficile in una occasione per tutti: ci hanno separati e finora ognuno ha fatto la sua corsa, curato il suo “orticello” personale, ma è arrivato il momento di capire che prima di prendere bisogna dare. Si sono formati in questi giorni diversi gruppi per parlare di come affrontare i problemi che l’annullamento di qualsiasi evento ha generato, ma nessuno sa quando si potrà ricominciare a lavorare, cosa sarà cambiato e se ci sarà lavoro per tutti.
Mi piacerebbe molto promuovere da queste pagine un confronto tra le varie parti del nostro mondo, ma bisogna evitare che diventi lo sfogo individuale di tanti e soprattutto che la polemica superi la voglia di ascoltare. Possiamo “disegnare” insieme come costruire un evento o come gestire un tour come se fosse un configuratore per auto, dove ogni optional prevede un costo, con le corrette priorità, nel rispetto del pubblico, di chi ci paga e di noi stessi.
Sono fiducioso che questa sia un'occasione per cambiare tanto, migliorando le condizioni di ognuno attraverso il confronto con tutti e, a questo proposito, ritengo fondamentale mettere sul tavolo le varie esigenze che necessariamente devono convergere verso lo stesso scopo pur partendo da punti di vista diversi.
La risorsa più preziosa del nostro mondo siamo noi stessi, ma adesso più che mai dobbiamo avere più fiducia in chi ci sta vicino e far prevalere la passione sull'avidità e sull’egoismo, perché l’egoismo genera solitudine e annulla l’energia, ma senza energia non c’è vita, non c’è futuro.