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Pavarotti, un’emozione senza fine
Una produzione Friends & Partners e Pavarotti Foundation: oltre tre ore di spettacolo, nelle quali è stata ripercorsa la storia umana e artistica del grande tenore Luciano Pavarotti, amato e conosciuto in tutto il mondo, con interviste, clip di repertorio e, soprattutto, tanta musica, il 6 settembre scorso nella splendida cornice dell’Arena di Verona, a dieci anni dalla scomparsa.
di Mike Clark
Oltre tre ore di spettacolo, nelle quali è stata ripercorsa la storia umana e artistica del grande tenore Luciano Pavarotti, amato e conosciuto in tutto il mondo, con interviste, clip di repertorio e, soprattutto, tanta musica, nella splendida cornice dell’Arena di Verona a dieci anni dalla scomparsa.
Ad assicurare che la scaletta (piena di artisti, ospiti e interventi esterni) scorresse come un orologio di precisione, ci ha pensato la squadra di F&P, capitanata dal produttore esecutivo Orazio Caratozzolo.
Per un’integrazione perfettamente equilibrata fra musica lirica, orchestrale e pop e per catturare ogni sfumatura dei tributi, anche parlati, dei numerosi partecipanti (compreso un intervento di Ron Howard da Londra), è stato impegnato un team di fonici di grande esperienza. Daniele Tramontani e Marco Monforte (FoH), Umberto Polidori e Gianluca Bertoldi (palco), al timone di quattro console DiGiCo SD7 che conoscono nei minimi dettagli, ai quali si sono aggiunti Maurizio Parafioriti e Maurizio Maggi (broadcast musicale) con due SSL L500.
Un’emozione senza fine era il titolo della serata e, effettivamente, l’emozione era alta, non solamente sul palco fra gli artisti, ma anche fra i tecnici, molti dei quali avevano lavorato con Pavarotti.
Daniele Tramontani collabora da ormai una ventina di anni con la Fondazione Pavarotti, prima per alcuni concerti con il Maestro, poi come responsabile audio di alcune edizioni di Pavarotti & Friends; dopo la scomparsa di Pavarotti ha lavorato alla gestione tecnica dei concerti a lui dedicati a Modena ogni anno.
“Il mio coinvolgimento in questo progetto – spiega Daniele – insieme ad Agorà (fornitore audio e luci – ndr) è partito alcuni mesi prima della rappresentazione. In un primo meeting organizzato dalla produzione F&P con la Fondazione, sono stati definiti i contorni generali dell’operazione. Io mi sono occupato dell’aspetto audio, della channel list, degli schemi di connessione, della disponibilità dei materiali, ma anche di console, network, connessione verso terzi (RAI), etc.
“Dal punto di vista tecnico – continua Daniele – mettere in piedi questa cosa non è stato facile: c’erano oltre duecento canali audio, tre regie (palco, FoH e broadcast) l’ultima delle quali mandava il suo mix all’OB van della RAI, dove venivano aggiunti i parlati ed effettuata la messa in onda televisiva.
“Inizialmente avevo immaginato tutto MADI, non in rete, ma successivamente, per maggior sicurezza, la stessa Agorà ha chiesto di introdurre degli splitter analogici.
“Sembra abbastanza semplice – dice Daniele – invece era piuttosto complesso… per esempio, la voce di Pavarotti partiva a tempo, una persona sul palco con due computer faceva partire il click per il maestro che guidava l’orchestra e, contemporaneamente, partiva un codice SMPTE per un video server con le immagini di Pavarotti, sempre in sync. Si doveva garantire una ridondanza totale, fondamentale per un progetto così complesso e trasmesso ‘live’: niente poteva e doveva andare storto!”.
Luca Giaroli, consulente Direct Out Technologies per quanto riguardava le matrici e la ridondanza per la messa in onda del playback, collaborava con Tramontani per ottimizzare il livello di ridondanza.
“Il progetto iniziale di Daniele era ‘full-digital’ – ci dice Luca: si dovevano raccogliere tutti i segnali microfonici e di linea dagli stage rack DiGiCo e uscire in MADI puro, per poi splittare il MADI attraverso delle matrici DOTec, così da indirizzare i segnali alla registrazione, alla console broadcast e all’anello Optocore per le regie FoH e monitor.
“In seguito – continua Luca – prima delle prove di produzione a Brescia, per ottenere la massima sicurezza, si è deciso di fare in maniera tradizionale e, saltato il concetto di condividere i segnali digitalmente, sono stati impiegati oltre duecento canali di splitter analogici.
“Da questi splitter è rimasta ‘salva’ la parte del progetto che portava i segnali alle console DiGiCo attraverso gli stage rack, dai quali noi abbiamo prelevato il segnale MADI per arrivare a due matrici DOTec M1.K2, in mirror per ridondanza, e da quelle distribuire i vari segnali dei preamplificatori anche alla registrazione.
“Visto che c’erano tante tracce di contributi in playback, in particolare la voce di Pavarotti, non potevamo permetterci di avere dei problemi, quindi abbiamo curato in particolare la ridondanza della diffusione del playback. C’erano due Mac connessi a due apparati DOTec EXBOX.BLDS, utilizzati appositamente per avere la ridondanza in tempo reale, che ricevevano i flussi incrociati e sincronizzati. Grazie al loro Buffer Loop Detection System, questi assicuravano uno ‘swap’ non udibile in caso di problemi. Quindi, se fosse venuto a mancare il playback di uno dei computer, l’altro sarebbe intervenuto automaticamente. Da qui abbiamo preso due strade completamente separate verso le due matrici DoTec che distribuivano a tutti il segnale: sala, palco e broadcast, con la problematica che per la messa in onda abbiamo dovuto mettere due MADI.SRC (convertitori di frequenza di campionamento – ndr), perché il segnale era analogico. Praticamente, la messa in onda era autonoma a livello di clock, mentre sala e palco erano clockati assieme.
“Per soddisfare le esigenze della regia OB, – continua Luca – c’era uno split ulteriore dei soli microfoni dei presentatori, che chiaramente veniva diffuso a tutti, anche alla messa in onda. Quelli la RAI li prendeva in modo indipendente, così che l’OB van che gestiva la messa in onda finale, oltre al mix del concerto artistico, potesse regolare anche il livello dei singoli microfoni”.
“Nella postazione FoH – aggiunge Tramontani – io e Marco Monforte abbiamo condiviso il mix: io mi sono occupato dell’orchestra, di cui inviavo un L/R a Marco, il quale aggiungeva tutto il resto, cioè band, voci ecc., confezionando il mix finale per il pubblico.
In presenza di grandi impianti di diffusione, l’orchestra di solito richiede un elevato numero di microfoni, e infatti, in questa occasione, sono stati usati in totale un centinaio di microfoni – quasi tutti Schoeps e DPA e solo in parte AKG C414.
“Per questo progetto – dice Tramontani – la rete ottica è stata usata per condividere i segnali provenienti dagli oltre 200 convertitori tra le quattro SD7 e le due SD11, oltre a scambiare segnali ausiliari, copie di segnali, MADI, mix di scorta e ridondanze, etc. L’uso di un network sincrono affidabile, insieme ad una gestione attenta dei sistemi di connessione e delle sue ridondanze, è oggi l’elemento fondamentale nella realizzazione di eventi di questo genere”.
“Io mi sono occupato della band – aggiunge Marco Monforte – dei cantanti lirici e pop, delle sequenze e degli strumentisti ospiti, come i 2Cellos. Daniele mi mandava un mix dell’orchestra ed io lo chiudevo con band elettrica, voci, ospiti e ambienti. Il tutto supervisionato da Daniele, responsabile audio del progetto. Francesco Passeri, oltre al suo ruolo cruciale di assistente FoH, con una SD11, ha seguito e mixato i parlati, i contributi RAI, i collegamenti esterni eccetera, permettendoci di dedicarci esclusivamente al delicatissimo aspetto musicale”.
Il PA consisteva in 15 + 15 K1 sul main, con tre K2 downfill, 14 + 14 K2 come side e 24 KS28, i nuovi sub L-Acoustics, montati in una configurazione cardioide arcuata, con sopra otto 12xt a fare da front-fill. Tutto governato da due Galileo e dalla rete L-Acoustics (nonché dal fedele SIM di Tramontani). Sono stati impiegati 42 amplificatori LA8 per tutta la parte appesa, oltre a nove LA12X nuovi per i sub.
Dietro le quinte, Umberto Polidori spiega: “La mia SD7 gestisce i ritorni per la band (la sezione ritmica) tramite ascolti a cavo Shure P9HW con un mix L/R, escluso il batterista, il quale ha un mixerino Mackie con una gestione separata. Gestisco, inoltre, gli ascolti dei cantanti ospiti (pop e lirici), che utilizzano IEM Sennheiser SR2050 e wedge monitor L-Acoustics 112xt, e i parlati dei presentatori e gli ospiti”.
Gianluca Bertoldi, invece, gestiva gli ascolti di tutta l’orchestra, tramite altri Sennheiser SR2050, con più di 70 bodypack, e gli ascolti dei direttori di orchestra, sempre tramite IEM e due wedge monitor L-Acoustics 108P.
“In tutte e due le consolle – ci ha detto Gianluca – transitavano tramite anello Optocore i segnali provenienti da quattro SD-Rack DiGiCo, un totale di 224 canali di input di cui 168 utilizzati.
“Tramite l’anello Optocore, Umberto mi mandava dei premix della band e delle voci sulla mia console ed io ‘ricambiavo’ con dei premix delle sezioni di orchestra”.
Gli input venivano splittati in analogico passivamente tramite Radial 0X8, e indirizzati sugli SD-Rack del sistema DiGiCo Monitor/FoH e sugli splitter SSL della regia broadcast. Per lo splitter di tutti i microfoni del canto si è scelto di usare Midas DL431 attivi, in modo che la RAI avesse i microfoni splittati da gestire autonomamente per i parlati.
Un’altra SD11 gestiva le comunicazioni tra le varie postazioni: Monitor, FoH, Broadcast, Video, Sequenze, Direttori d’orchestra, Stage Manager e Backliner.
Sul palco c’erano anche due registratori, ognuno con sei schede MADI, in grado di registrare sei flussi MADI da 64 canali ciascuno. Lorenzo “Moka” Tomassini era responsabile della registrazione della serata e delle prove (permettendo ai fonici di eseguire dei soundcheck virtuali senza la presenza degli orchestrali o degli artisti).
Giovanni Blasi, un altro veterano della scena pro audio, segue la rete commerciale della Solid State Logic in Italia da anni e spiega: “Ero all’Arena in veste di supporto, perché per il mix musicale broadcast erano impiegate due superfici di controllo SSL Live L500 che controllavano lo stesso motore, e i due fonici – Maurizio Parafioriti e Maurizio Maggi – hanno deciso di dividere le sessioni. Ovviamente era tutto ridondante e, in caso di problemi, la macchina che faceva da remote poteva diventare il motore”.
Tramontani aggiunge: “Abbiamo ‘recuperato’ Maggi dal mondo del video, al quale recentemente si è dedicato sempre di più, e ne sono contento, perché è uno dei depositari del lavoro che abbiamo fatto a Pavarotti & Friends, quindi costituiva una sorte di continuità”.
Maurizio Parafioriti è un fonico con oltre vent’anni di esperienza in studio di registrazione (in particolare con la scuola dei cantautori bolognese). Ultimamente lavora sempre più anche nel settore del broadcast e ha grande competenza nel settore negli spettacoli musicali, lavorando sia con RAI sia con Mediaset.
Per l’evento all’Arena, ha anche collaborato con il direttore d’orchestra Leonardo DeAmicis sul recupero e restauro della voce di Pavarotti, come spiega: “Abbiamo estratto la voce anche da vecchi video RAI – dei vecchi pezzi suonati molto liberamente – quindi mettere il ‘click’ è stato tutt’altro che facile, ma era un passaggio necessario per permettere all’orchestra di suonare con la voce di Pavarotti”.
A garantire la presenza virtuale di Pavarotti durante lo spettacolo, sono stati utilizzati alcuni grandi schermi LED forniti da STS Communication di Bresso (MI), integrati nel set progettato dallo scenografo Marco Calzavara. Nello specifico, c’erano due grandi portali sul palco, composti con 78 m2 di Winvision 8,75 mm e 108 m2 di Acronn Ultra Wave 8,9 mm, mentre i due schermi laterali consistevano in 98 m2 di moduli LEDCompass8. Sul fondo del palco, dove entravano in scena gli artisti e gli ospiti fra le due sezioni dell’orchestra, erano installati 90 m2 di Acronn AirLED 5,2 mm.
Per quanto riguarda i contenuti, la società che si è occupata dell’evento è stata Unidea Group di Fabio Pastore.
I contributi erano di due tipi: i duetti virtuali, gestiti tramite timecode, e quelli “live”, gestiti dal tecnico media server, Lorenzo Romeo.
I contributi video sono stati realizzati dai grafici Luca Pieracci e Diego De Angelis, utilizzando Adobe After Effects e Cinema 4D, mentre i contributi per i duetti virtuali sono stati realizzati da Vittorio Stasi e Luca Pieracci e montati con Adobe Premiere.
Romeo ci ha spiegato: “Trovare pezzi di Pavarotti adatti all’inserimento nei vari brani non è stato facile, perché non esistevano registrazioni di telecamere che inquadrassero solo il Maestro, quindi si è dovuto ricorrere a spezzoni da vari filmati, che sono stati ricomposti, mettendo in sincronia i labiali di Pavarotti con la voce nella traccia audio”.
Per la gestione dell’impianto LED è stato usato Dataton Watchout con il software WOCube, realizzato da Romeo, che trasforma Watchout in una macchina per eventi live.
“Abbiamo impiegato 12 uscite 1920x1080 per gestire tutti i LED wall – ha aggiunto Romeo – sei main e sei di backup a caldo smistati da una matrice Lightware MX 16x16DVI”. Unidea si è anche occupata della messa in onda dell’infografica tramite la sua regia mobile, con l’utilizzo del software proprietario DegesonPlay”.
Al timone della regia luci (un paio di MA Lighting grandMA2 Light) di fianco alla console FoH, c’erano il direttore della fotografia Marco Lucarelli, il LD e operatore Andrea Coppini e il secondo operatore luci Mimmo L’Abbate, responsabile dei bianchi.
I motorizzati erano Clay Paky (48 Alpha Profile 1500, 40 wash A.leda B•EYE K20 e 12 proiettori ibridi Mythos 2 ), Martin Professional (24 wash MAC Aura), Robe (24 Pointe), DTS (8 EVO e 24 Brick), e 40 Robe Robin LEDWash1200 (utilizzati per l’illuminazione del pubblico). Il resto del rig era composto da 24 sagomatori ProLights LED Eclipse, 60 blinder e quattro seguipersona Lycian 2 kW.
Dal punto di vista artistico, oltre alla “reunion” virtuale dei Tre Tenori, che hanno modificato l’idea e la percezione della lirica in tutto il mondo, tra i momenti più emozionanti della serata, i due duetti virtuali con Zucchero (Così Celeste e Miserere), e con Fiorella Mannoia, che ha restituito le emozioni del duetto di Caruso (un momento magico, anche grazie al flauto del maestro Griminelli). Altri momenti da brivido sono stati l’esibizione di Giorgia con una versione di Imagine arrangiata dal maestro De Amicis, e la notevole esibizione di Nek nell’Ave Maria. Strepitose le giovani voci liriche della Fondazione Pavarotti… veramente una grandissima emozione!
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