On the Road, Again
In memoria di Alessandro Cappuccini
Per certi versi conservo una sorta di memoria storica, e tanti inediti, di questo settore, visto ovviamente dai miei punti di osservazione.
Io lo conoscevo e la sua vita professionale si è svolta nella mia città.
Ho comprato i controsoffitti della mia ditta da lui, seguendo il suo consiglio di acustico. Non avrei potuto fornirmi altrove, dato il rispetto che gli porto.
Alessandro Capuccini fondò la Cabotron qui a Parma, insieme ad altri.
Ne era la mente tecnica e il progettista.
Negli anni precedenti era alla Davoli e con il suo apporto vennero approntati anche gli impianti e gli amplificatori usati dai Beatles.
Per irrigidire i frontali e dare un tocco di distinzione, in Cabotron sul legno di talune casse, veniva applicato un foglio di acciaio, in bella vista.
A quei tempi la leggerezza degli apparati non era un fattore importante, anzi.
I tecnici facevano a gara a chi trasportava di più e il peso delle apparecchiature veniva considerato un segno di qualità, di sostanza.
Senti come pesa, si diceva.
Cabotron si pose da subito come il costruttore di soluzione di pregio e senza dubbio la materia prima, "dentro", c’era. Sandro sosteneva al tempo la validità dei trasformatori d’uscita sui finali professionali, adottati anche da alcuni McIntosh di alta potenza, amplificatori HI-FI allora leggendari. Non si poteva certo dire che negli ampli della Cabotron scarseggiasse il rame. C’era quello degli enormi trasformatori di alimentazione seguito da quello dei trasformatori di uscita.
In quel modo, sottolineava Sandro, si poteva scaricare l’intera potenza dell’ampli su qualsiasi carico, lasciando libertà all’utilizzatore ci collegare quante casse o altoparlanti volesse in serie o parallelo o serie/parallelo. L’ampli inoltre, era libero di lavorare sempre in condizioni note ed ideali.
Si parlava di tempi in cui le potenze estraibili dai transistor e dalle valvole del tempo era modesta rispetto agli standard attuali ed era impensabile collegare direttamente gli stadi di uscita a carichi nominali inferiori ai 4 Ohm.
Alessandro si faceva carico delle sue convinzioni e le applicava a dispetto dei costi.
La ditta ebbe successo. E continuò ad averne.
Ad un certo punto decisero di adottare componenti JBL. Prima i tweeter, i famosi “nasi” e i driver a compressione, con i quali servivano in certi casi le frequenze da 350 Hz i su. Così in basso impiegavano un componente con un enorme magnete, membrana fenolica e una (giocoforza grande) tromba del costruttore Californiano, per poi salire in frequenza con gli altri driver, con membrane in alluminio prima e in titanio poi, quando quella tecnologia si rese disponibile.
Cabotron divenne il maggiore utilizzatore di componenti JBL in Europa, ne usava più di Martin Audio. Correvano gli 80.
JBL stessa si interessò a Cabotron con l’intenzione di acquistarla. Non si misero d'accordo.
Erano altre ditte, in altri momenti storici.
Però vedete, quanto il mondo era piccolo, anche prima di Internet?
Da anni Capuccini si era dedicato al settore delle misure e degli interventi acustici, il cosiddetto “tecnico competente in acustica”. Lavorava in ambito industriale e, ebbene sì, faceva anche rilievi durante i concerti.
È stata in una di queste occasioni, di notte, che in uno sfortunato incidente automobilistico, Sandro è stato investito in una strada senza illuminazione. On the road, a 71 anni.
È spirato poco dopo all’ospedale.