Il miracolo delle catene audio - 3

Da sempre ho avuto la necessità di trattare voci, anche con un’estensione molto varia, specialmente quelle femminili, e con grandi sbalzi di dinamica. Un semplice compressore non riesce a gestire questo range...

di Luciano Graffi

Da sempre ho avuto la necessità di trattare voci, anche con un’estensione molto varia, specialmente quelle femminili, e con grandi sbalzi di dinamica. Un semplice compressore non riesce a gestire questo range, con il risultato che spesso passavo tutto il concerto con un dito sul fader per seguire gli sbalzi dinamici, non occupandomi al meglio del resto del mix.

Ad un certo punto ho scoperto una macchina che mi ha risolto tanti problemi: sto parlando dell’equalizzatore dinamico, ovvero una sorta di compressore diviso a sezioni, come un equalizzatore parametrico, dove ad ogni sezione si può assegnare una frequenza di intervento precisa e parametri di compressione o limiter diversi. In realtà questa macchina può fare molto di più: con una sorta di expander può alzare il valore di una sezione e portarlo a livello delle altre, a fronte di un livello di ingresso molto inferiore. Oppure può essere utilizzata solo nella sua sezione a frequenza più alta come de-esser, magari accoppiata ad un compressore valvolare, dal suono molto caldo e trasparente, ma dalle limitate possibilità di regolazione. Per tanto tempo questa macchina ha regnato nei miei rack, dedicata alla gestione delle voci. Nella mia immensa curiosità, un giorno ho avuto la fortuna di utilizzare un Amek 9098 by Ruper Neve, un equalizzatore con pre microfonico che per la prima volta mi ha fatto raggiungere risultati impensabili rispetto all’utilizzo del semplice filtro del banco.

La reazione che si genera ad una simile scoperta è una sorta di dipendenza che ti porta a credere che senza quel tipo di macchine non sarà più possibile ottenere un suono così accurato, anche utilizzando banchi di alta gamma come Midas XL4 o Yamaha PM 4000. In parte è vero, per cui, data l’impossibilità di tornare indietro, ho iniziato una serie di accoppiamenti erotici che mi hanno portato ad unire, sempre con ottimi risultati, preamp con compressori ed equalizzatori esterni. Nel frattempo avevo anche avuto l’occasione di utilizzare un modulo Focusrite Isa 430 mk2, una macchina infernale dalle mille possibilità, dal suono accuratissimo, ma per i miei gusti e la velocità di fonico live, di una lentezza estrema di regolazione, cioè a mio avviso con un’interfaccia non molto amichevole.

Per tanto tempo ho utilizzato preamplificatori e filtri Midas (intesi come banchi) con insertata una catena composta da TLA 100 Summit Audio come compressore valvolare e la parte di de-esser di un Bss DPR 402; le ragioni di questa catena sono riscontrabili in un costo abbastanza accessibile, un’ottima resa ed una facile reperibilità tra i materiali standard dei service.

Il problema si è riproposto quando ho dovuto utilizzare banchi diversi o addirittura passare ai primi digitali che, come sappiamo, non erano propriamente a quei livelli. È stato proprio per questa ricerca di calore che ho iniziato a provare macchine che avessero un suono “analogico” ma che potessero essere inserite in un banco digitale e, allo stesso tempo, avessero un’interfaccia semplice ed intuitiva che permettesse di tenere costantemente sotto controllo la voce principale fra i meandri di layer dei banchi digitali. Questo, devo dire, è un altro motivo per cui preferisco utilizzare macchine esterne, cioè per avere sempre il controllo visivo di quello che sta succedendo nel canale, ingresso e parametri di compressione, soprattutto se evidenziati da strumenti analogici.

Ma veniamo al mercato, che ci offre una gamma ormai incredibilmente vasta di prodotti. Iniziamo da quello che sto utilizzando maggiormente in questo momento e che reputo un ottimo compromesso qualità-prezzo, con un suono molto particolare dato dal filtro semiparametrico, se vuoi un po’ limitato, dall’eufonico stadio di ingresso valvolare e dal validissimo compressore ottico. Sto parlando dell’Avalon VT 737sp, una macchina che si pone in una fascia di prezzo medio alta ed è caratterizzata da una grande semplicità di utilizzo, grazie ad un’interfaccia veramente amichevole.

Rimanendo più o meno sulla stessa fascia, possiamo provare il Tube‑Tech MMC 1A che aggiunge un compressore ottico multibanda. Come non farsi poi ammaliare dal look vintage del Manley VoxBox, unità valvolare che sta spopolando nei rack ricchi italiani e che fa fare una gran bella figura anche allo Shure 58?

 

Il Summit MPC 100A è invece un preamplificatore valvolare con un compressore/limiter valvolare in un’unica unità. Accetta linea, microfono e segnali di ingresso Hi‑Z. Il preamplificatore fornisce un suono caldo decisamente “valvolare”, ottimo per il trattamento in analogico prima del trasferimento al dominio digitale. Oltre ad un’ottima sonorità ed un approccio user friendly, l’MPC 100A ha la rinomata robustezza costruttiva caratteristica della famiglia di prodotti della Summit Audio.

Abbandonando il vintage look, per gli amanti del suono Solid State troviamo l’SSL XLogic Channel: modulo preamplificatore, D.I., equalizzatore (quattro bande) e compressore/gate. XLogic Channel dispone dell’identico sistema DC-coupled Super Analogue Processing delle leggendarie console della serie XL 9000 K, di cui è una diretta evoluzione, permette di lavorare su una banda passante maggiore di quella dei registratori a 192 kHz, con una gamma dinamica di molto superiore a quella dei comuni convertitori A/D a 24 bit.

Una macchina con look analogico ma implementazioni digitali è il TL Audio Vp1, un processore valvolare con uscite digitali 24/96.

Non potevo non chiudere questa carrellata con la Rolls dei channel strip, il GML 2020, input channel integrato in classe A.

Questo sogno consiste in un’unità del leggendario pre microfonico GML 8300 combinato con una variante a 4 bande dell’equalizzatore parametrico GML 8200 e con la versione completa del controller di gamma dinamica GML 8900. Questo potentissimo channel strip racchiude in sé addirittura alcune caratteristiche non presenti nelle unità stand-alone da cui deriva: input microfonico, di linea e Direct Instrument selezionabili, un filtro passa alti del secondo ordine e dei selettori Phase Reverse e Phantom Power montati sul pannello anteriore, con l’aggiunta di un accurato input-meter a LED. Il potenziometro che controlla il guadagno d’ingresso, con una precisione di 5 dB per step, ha un’escursione da ‑10 dB di attenuazione a un boost di 70 dB e consente la massima resa con qualsiasi tipo di sorgente, dai microfoni a nastro a basso livello di output alle tastiere semi-professionali. Entrambe le sezioni di equalizzazione e di controllo dinamico sono indipendentemente bypassabili ed è possibile collegare fino a otto unità 2020 per lavorare con sistemi multicanale (naturalmente per il controllo in uscita). Una peculiarità che rende estremamente versatile il 2020 consiste nella possibilità di posizionare la sezione di equalizzazione alternativamente prima o dopo la sezione di controllo dinamico, o di inserirla nella side-chain del compressore con il semplice tocco di un interruttore.

Mi piaceva concludere con queste note tecniche per evidenziare le altissime prestazioni raggiunte da queste macchine ma… non dimenticate che le vostre orecchie sono le sole in grado di giudicare il risultato migliore: non stancatevi quindi di provare, di sperimentare varie soluzioni, a cominciare da quelle più ovvie ed economiche per formarvi una memoria audio che vi permetta di valutare al meglio gli immancabili risultati.