Hugo Tempesta - PA Man
Le interviste dei protagonisti del tour di “Dove volano le aquile”, l’ultimo CD del rapper napoletano Luchè.
Il 19 novembre l’RDS Stadium di Rimini ha ospitato la prima tappa del tour di Luchè. Un artista che ha fatto la storia dell’hip hop italiano, prima con il duo Co’Sang e poi con una più che rispettabile carriera solista. Andiamo ad ascoltare uno dei professionisti che ha permesso la creazione e la messa in campo di questo tour.
Raccontami il tuo ruolo e, ovviamente, l’impianto che hai montato.
Qui mi ritrovo in una veste che ho coperto per tanti anni e che mi fa sempre piacere ricoprire, System Designer e PA Manager. Insomma, assisto Albino [il fonico FOH, ndr] per l’inizio di questo tour.
L’impianto è un pacchetto ormai standardizzato, dato che le location italiane ormai si assomigliano tutte. Con verifiche e sperimentazioni nel tempo, siamo arrivati a una sorta di media calibrata e adatta a tutte le situazioni. Abbiamo un main di dodici L-Acoustics K1, più quattro K2 come downfill, che coprono la prima parte del parterre. Poi abbiamo dei side di K2, anche se già qui stiamo provando a fare la parte alta con i K1 e la parte sotto con i K2, per migliorare l’interazione tra side e main. Infine i sub appesi sono L-Acoustics K1 SB dietro al main, oltre agli SB28 a terra in configurazione ad arco elettronico, non avendo problemi di passerelle o simili.
E durante le date non variate il pacchetto?
Lo useremo uguale anche a Milano. Ovviamente cambieranno il puntamento e le inclinazioni, ma solo quelli. La configurazione si adatta a molti palazzetti. Nel caso di produzioni più delicate, che danno maggiore importanza all’intelligibilità del parlato, per esempio, allora si cambia qualcosa. Lo stesso in caso di delay per grandi venue.
Come si svolge il tuo lavoro quando entri in una venue?
Si parte da progetti già concordati con la produzione del tour. Fin da subito bisogna coordinare i punti di rigging tra produzione luci, video e audio. Poi i PA Man entrano sul presto, con i rigger che hanno già fatto i punti motore come da disegno. Quando sono due, possono dedicarsi uno al left e uno al right. Quando sono io l’autore del progetto, fornisco ai PA Man in loco anche le inclinazioni, che possono variare anche solo per gusto personale. Poi, una volta tirati su i cluster, posizionato il palco e posizionati i sub, inizia la procedura di taratura in cui si allinea il progetto fatto al computer con le caratteristiche della venue.
In quella fase si usa ancora il rumore rosa, ma anziché il grafico come una volta si usano dei setup con DSP che permettono di modificare tutto, tramite computer e controllo in rete: gli allineamenti, il processing, l’equalizzazione, eccetera. Poi c’è la fase di ottimizzazione, basata sulle richieste della produzione: i program musicali cambiano molto in base al genere e al tipo di live.
Quando tutto sembra ottimale, viene consegnato al fonico. Anche lì, in base a come lui ha caricato il banco, bisogna capire se il risultato suona carico o scarico, e si ottimizza di nuovo. Si risolve ogni problematica, si pulisce dove è possibile, e il fonico deve interfacciarsi molto con la tecnologia dell’impianto.
Infatti poi il palazzetto si riempie.
Con l’esperienza cerco di anticipare ogni cambiamento. Immagino sempre il palazzetto più pieno possibile: a quel punto le riflessioni della parte medio-alta sono le più variabili, dato che a palazzetto vuoto occorre affrontare materiali riflettenti, seggiolini, tribune di cemento, pareti verticali dritte al main, eccetera, cosa che non serve fare a palazzetto pieno. In alcuni palazzetti i problemi sono tanti pure con il pubblico, ovviamente, ma di solito la situazione comunque migliora. Quando alla fine parte lo show, si cerca di capire quali punti diventano assorbenti sonori e si cerca di compensare in tempo reale. E anche se sai la prevendite dal pomeriggio, fino alla fine non sai mai la vera quantità di pubblico, che dipende dall’agibilità del parterre, della disposizione delle tribune, eccetera.