Garage Studio
Mixare a El Paso… provincia di Arezzo.
di Giancarlo Messina
Si parla spesso di fuga di cervelli dal nostro paese. Per questa volta parliamo invece di un professionista di livello internazionale che torna a lavorare in Italia.
È Fabrizio “Simoncia” Simoncioni che sette anni fa, nonostante aver lavorato con grandi artisti italiani (fra cui Litfiba, Ligabue, Negrita e molti altri) ed aver guadagnato oltre 40 dischi di platino in Italia, decide di intraprendere l’avventura americana: fa base a Città del Mexico, lavorando però prevalentemente al Sonic Ranch, megastudio di El Paso, Texas, specializzandosi in pop latino e raggiungendo addirittura una nomination nella categoria “Best Album of the Year” ai XIII Latin Grammy Awards.
Solo di recente ha deciso di tornare a vivere in Italia, nella sua Arezzo, creando, grazie all’incontro con il suo vecchio amico Fabrizio Vanni, un nuovo studio: il Garage Studio. Siamo quindi andati a vedere questa nuova realtà, interessati tanto all’aspetto tecnico quanto a quello umano, perché carpire le esperienze di chi ha vissuto e lavorato in altre realtà è sempre fonte di arricchimento. Crediamo anche per i nostri lettori.
Lo studio si trova precisamente a pochi minuti dall’antico borgo di Civitella in Val di Chiana, immerso in una tenuta di oltre 100.000 metri quadrati di verde. Il cortile è da manifesto “Benvenuti in Toscana”, con tanto di grande piscina e casolari in pietra ristrutturati, in grado di ospitare comodamente sedici persone fra grandi camini e saloni ad arco. Insomma una meraviglia da prendere in considerazione anche se non dovete mixare un disco! Se poi vi piace la buona tavola...
La proprietà è di Fabrizio Vanni, professionista con un passato da produttore, proprietario di studi e studio manager, 25 anni di dischi collaborando a lungo con produttori come Maurizio Fabrizio e Claudio Guidetti, vedendo nascere pezzi che hanno fatto la storia della musica italiana come I migliori anni della vita, Almeno tu nell’universo, Più bella cosa...
La nostra chiacchierata si svolge nella regia dello studio, sebbene fosse cominciata davanti un piatto di cinghiale in umido.
“Dopo circa 30 anni ci siamo rincontrati – racconta Simoncia – io volevo tornare in Italia, mentre Fabrizio voleva investire in uno studio importante, nonostante la crisi del settore, perché la passione è più forte del calcolo economico. Così abbiamo unito le nostre forze, pensando ad una sala di mix privata in cui io potessi svolgere il lavoro di mix-on-demand che facevo già ad El Paso. Poi, visto l’investimento, abbiamo scelto di aprire anche conto terzi, e subito abbiamo lavorato al nuovo album dei Negrita.
“La sala di mixaggio è stata progettata ex-novo, comprese mura e fondamenta – prosegue Simoncia – quindi abbiamo potuto fare tutto perfettamente, come previsto dal progetto di Studio Sound Service di Donato Masci. Infatti costruire da zero è molto più facile ed efficace che dover adattare un ambiente già esistente. Per di più, sono riuscito a mettere tre pareti della sala sottoterra, cosa che mi ha sempre dato una maggiore sensazione di stabilità. Inoltre le pareti che contengono i main monitor sono tutte in cemento armato, appoggiato su terra piena, insomma quanto di più solido si possa immaginare. In un secondo tempo sono stati posizionati risuonatori e trappole accordati con le casse per raggiungere il miglior risultato possibile.
“Abbiamo ottenuto un’acustica davvero stupefacente! – afferma Fabrizio con la luce negli occhi –. Io non do mai troppa importanza alle rilevazioni fonometriche, ma davvero qui siamo flat a livelli incredibili, tanto che uno dei dirigenti della Genelec è rimasto così sorpreso da volerci usare come studio di riferimento; anche altri colleghi sono rimasti impressionati. Io, personalmente, non ho mai ascoltato così bene una regia: sono strafelice di aver creato e poter lavorare in una realtà così valida.
“Siamo partiti dalle macchine – racconta – in particolare da questa meravigliosa console analogica SSL 9000, che abbiamo trovato in vendita al Forward di Roma, dove è stata sostituita da un’altra regia di mastering, anche perché loro hanno già una Neve nello Studio A. Fra l’altro l’abbiamo acquistata con tutti gli ottimi cablaggi ad hoc, risparmiando denaro ma soprattutto tempo, perché è bastato creare le canaline e stendere i cavi per essere già operativi. La 9000 è un miglioramento della 4000, macchina a cui ero più abituato, che con i suoi quattro bus supplementari di uscita corrisponde perfettamente alla mia nuova tecnica di mixaggio. Ci ho fatto subito il mix del nuovo album dei Negrita ed è stata una rivelazione incredibile: ha la rotondità della 4000 ma con un suono più vellutato e dinamica eccezionale, specie sulle basse.
“Parliamo di una macchina che costava 1 miliardo di vecchie lire e che ad oggi si trova fra i 50.000 ed i 100.000 euro, anche se ovviamente ha dei costi di manutenzione notevoli. Rimane però uno strumento indispensabile per accedere ad un certo livello del mercato, perché una console del genere offre una tavolozza di colori che una superficie di controllo digitale non potrà mai avere. Chiaramente è una console che deve lavorare ad alte temperature: servono almeno tre ore da quando si accende prima di lavorarci.
“Come ascolti – prosegue Simoncia – ho sempre usato Genelec, anche se di solito non mixo sui main, che reputo gli ascolti per i discografici; ma in questo caso è pazzesco, perché riesco a mixare anche a basso volume sulle 1034 con il sub 7073; come nearfield ho spesso usato le 1031 Genelec, ma poi negli Stati Uniti mi hanno convinto a passare alle KRK, V8 o E8R; venendo qua, Fabrizio aveva nel suo vecchio studio le V88, cioè le V8 ma col doppio cono: le ho ascoltate un po’ diffidente, ma me ne sono subito innamorato ed ho deciso di usarle. Poi ho le classiche Yamaha NS10 e il classico Tivoli. Quando mixo, in realtà, mi piace cambiare in continuazione volume e sorgente, per avere sempre un ascolto medio di quello che sto facendo, ed ottenere un buon ascolto su ogni tipo di diffusione, dalla cassa esoterica alle cassettine.
“E poi le outboard – dice Simoncia girandosi verso i rack posti dietro la regia – :a me piacciono dei giocattolini piuttosto costosi... ho due dbx 165, due Distressor EL‑8x, due bellissimi Chandler Germanium Compressors, per me imprescindibili sulle batterie, dei Valley People Gain Brain, poi degli Shadow Hills che con i Maag EQ4 costituiscono parte della mia catena sul master; poi Neve 1073+Urei 1176 customizzati da noi, Summit Audio TLA 100 e Tube Tech CL1B questo si aggiunge una chicca che ho scoperto negli US, cioè il più bel riverbero del mondo, carissimo ma stupendo, tanto che tutti i più grandi professionisti sono concordi nel nominarlo come la prima macchina nelle loro preferenze: il Bricasti M7! Giusto oggi è poi arrivato un nuovo fratellino, un AMS DMX 15‑80s digital che io uso sulle voci. Poi abbiamo un Pro Tools HD4 56 ch.: per il momento i convertitori sono le 192 con un Master Clock OCX dell’Antelope che, non ci crederai, cambia mostruosamente il suono dei convertitori. Io non sono un amante delle ‘pippe esoteriche’, ma ti dico che davvero con questa macchina i convertitori suonano meglio perché eliminano il problema del jitter e quindi si ottiene una immagine più stabile, tridimensionale e rotonda. È un apparecchio imprescindibile.
Gli unici plugin che uso quando mixo sono gli UAD della Universal Audio (ho due sistemi UAD2 quad istallati, uno su pci e uno satellite con il bundle completo di plugin), perché li ritengo decisamente all’altezza dei loro omologhi hardware.
Certamente il prossimo step sarà quello di prendere 56 convertitori di altissima gamma e vorrei anche un secondo Pro Tools su cui stampare il mix, cosa che faremo presto.
“Inoltre sono stato attentissimo ai problemi elettrici: ogni rack ha un proprio Furman con filtro di corrente e stabilizzatore, ciascuno con un trasformatore separato e isolato; non a caso in tutto lo studio non c’è mezza ronza, anche col volume al massimo, anche grazie alla console che è un gioiello e alle cure del mio bravissimo assistente Marco Romanelli.
“Alla regia si aggiungono poi due sale cablate, con sistema di cuffie e telecamere, piano a coda, batteria Ludwig. Ma diciamo che le sale di ripresa sono pensate per gli overdub o situazioni particolari”.
Simoncia ci spiega la sua innovativa tecnica di mixaggio ibrido basata sugli stem separati, grazie alla quale riesce ad aumentare la dinamica complessiva del mix di almeno 6÷8 dB e ad ottenere un grande controllo, aspetto quanto mai importante per chi mixa on demand. L’argomento ci pare così interessante che gli chiediamo di scrivere per i nostri lettori un articolo ad hoc. Lo farà?
Quello che, invece, ci preme approfondire è l’aspetto logistico e commerciale che lo lega al continente americano, visto che ad oggi l’80% del suo lavoro è proprio per produzioni d’oltreoceano. Insomma gli chiediamo senza tanti peli sulla lingua: “Ma perché dal Texas mandano a mixare i pezzi da te ad Arezzo?”.
“La realtà del mercato è diversa – ci spiega – lì non importa la tua nazionalità ma la tua capacità, se ti ritengono valido ti vengono a cercare, e vogliono proprio te. Io ho vissuto sette anni a Città del Messico, immerso in quel gusto, in una realtà che ho assimilato. In Italia è difficile che cerchino un preciso ingegnere per il suono, uno vale l’altro. Lì invece, già in fase di preproduzione, l’artista, la casa discografica ed il produttore scelgono il nome del fonico più adatto a quel progetto. Così, una volta entrato, mi sono guadagnato una fetta di mercato. Altra cosa importante logisticamente, è che lì non si mixa col fiato del produttore sul collo, anche perché i produttori sono spesso in giro, lavorando su più dischi contemporaneamente, ed è raro che vengano in studio a sentire come stai lavorando. Si fidano molto del fonico, limitandosi ad ascoltare il risultato finale e dando le correzioni necessarie; quindi, che io sia ad El Paso o ad Arezzo, alla fine cambia poco.
“Loro mi spediscono un HD con sessioni, audio file ed anche un rough-mix, per avere un’idea. Io mixo e mando tramite internet, in pochi minuti, il wav stereo che produttore ed artista, cosa importantissima, possono ascoltare sui loro ascolti; poi mandano le correzioni del caso, io eseguo e, quando tutto è ok, rimando l’HD e tutto è finito. Se poi si tratta di un singolo si fa addirittura tutto on-line. Oggi il mix-on-demand è diffusissimo, direi che sta diventando uno standard, tanto che i migliori engineer lavorano ormai da casa, alcuni direttamente ‘in-box’. Altra differenza rispetto all’Italia, è che io di solito consegno ad un cliente solo il mix finale, non gli stem, o più mix con voce su o giù... perché è come se ad un pittore si commissionasse un quadro con più giallo, meno giallo, più rosso o meno rosso! Anche perché non voglio che un mio mixaggio venga stravolto in mastering, fase che infatti seguo sempre molto da vicino.
“Devo confessare che le mie quotazioni sono salite di molto grazie alla nomination al Grammy, perché quando sono arrivato in America, nonostante i miei 45 dischi di platino, ero nessuno, perché Ligabue o Carmen Consoli non sanno nemmeno chi siano. Una nomination al Grammy come sound engineer invece fa salire vertiginosamente il tuo valore, perché entri nelle liste che tutti i grandi produttori consultano, hai i tuoi demo on-line, iniziano a chiamarti persone che non hai mai visto e conosciuto. Pensa che, grazie al Grammy, ho avuto anche un riconoscimento da parte del governo degli Stati Uniti con un permesso di soggiorno e lavoro illimitato come “persona con speciali capacità artistiche”. Tutto sommato erano nominati solo otto dischi al mondo... non male direi... Ovviamente io vado spesso in America, tre quattro volte all’anno – conclude Fabrizio – e twitto più in spagnolo che in italiano, perché devo e voglio assolutamente mantenere quanto costruito in questi sette anni”.
Gli chiediamo di concludere parlando delle prospettive di questa avventura appena cominciata: “Lo studio è aperto da pochissimo – ci risponde entusiasta – ma ho già mixato cinque album, fra cui uno italiano, quello dei Negrita. Mi piacerebbe ampliare la parte di artisti italiani, perché sono certo che la gente stia tornando ad usare le orecchie, e che la cifra da investire anche per uno studio di altissimo livello come il nostro sia tutt’altro che proibitiva. A nostro vantaggio – dico di quelli che lavorano in un certo modo – c’è anche l’accordo dei principali distributori di musica on-line, prima fra tutto i‑Tunes, per cui dal prossimo giugno non saranno più messi in vendita brani con una head-room inferiore ai 6 dB, quindi bisognerà far suonare bene i pezzi, e non basterà il plug-in da 100 dollari che schiaccia tutto e alza il volume.
“Inoltre la location è davvero spettacolare, e riscuoterà grande successo con le produzioni straniere, anche perché i nostri prezzi sono abbordabilissimi. Parliamo di due ville con otto camere da letto doppie, tutte con bagno privato, con saloni, caminetti, sala biliardo, verande a totale disposizione dello studio. Ci sono anche una grande piscina ed un parco di 100.000 metri quadrati intorno. Il fascino della Toscana qui è al massimo, tanto che a breve un trio messicano verrà qui non solo per mixare con me, ma anche per farsi una vacanza”.
Non possiamo che essere d’accordo con l’ottimismo di Simoncia, perché il posto è davvero spettacolare... almeno quanto la regia, che davvero suona in maniera eccelsa, come raramente ci è sembrato di sentire. Crediamo inoltre che l’esperienza internazionale di Fabrizio possa essere una grande possibilità per le produzioni italiane, e costituire, unita al fascino del luogo e della Toscana, una grande attrattiva per le produzioni straniere.
CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLA GALLERIA FOTOGRAFICA
Scheda Tecnica:
Console
Solid State Logic SL 9000 J 56 ch (112 automated in mix)
Main monitors
Genelec 1034b + sub 7073A
Nearfield monitors
KRK V88 + Yamaha NS-10 Studio (NAD amp)
DAW
Pro Tools 10 HD4 con Avid 192s 56-out/32-in
Master clock
Antelope OCX
Plugin
Universal Audio UAD 2 quad system+quad satellite w/ all plugin bundle
Waves Audio 9 completi
Brainworx completi
FabFilters completi
DrMS
N.I. completi
Arturia completi
e tanti altri
Outboard
2 Chandler ltd. Germanium compressore
2 dbx 165A compressore
2 Maag EQ4
2 Empirical Labs Distressor EL-8x limiter
1 Shadow Hills Dual Vandergraph Buss compressore
2 Shadow Hills Mono Gama preamp
1 Avalon 747sp EQ/compressore
1 Summit Audio TLA 100 limiter
1 Tube Tech CL-1b compressore
8 Valley People Gain Brain II compressore
2 Valley People Keepex gate
2 BAE 1073D preamp
1 AMS DMX 15-80s digital stereo delay
1 Bricasti M7 digital reverb
1 Lexicon 480L
1 Lexicon 300L
1 Lexicon PCM 70
1 Lexicon PCM 42
1 Yamaha SPX 1000
2 Roland SDE3000 digital delay
2 ch Neve 1073+Urei 1176 custom clone
1 SSL Stereo buss comp G clone
3 Dolby 365 A
Microfoni
2 Neumann U87Ai (2)
2 Neumann KM 184 (2)
1 Neumann U47 fet
4 Senheiser MD 521 (4)
3 Shure SM57 (3)
1 Unidyne SM57
1 Shure the Green Bullet
2 AKG C 414 TL (2)
4 AKG C 451 (4)
1 AKG D 112
2 AKG C 567 (2)
1 Yamaha Subkick
1 Rhøde NT2
1 Electro Voice PL20
Strumenti & misc
Piano Yamaha C3
Batteria Pearl Session Series
Ensonique MR
Roland JV8
Eyeball® by Kaotica
Hear Technologies HB4P headphone mixer system