Fabrizio “Bicio” Marchi - Direttore di produzione
Giovedì 21 settembre Claudio Baglioni è tornato a Roma con un Rock-Opera Show mozzafiato: intervistiamo i professionisti in tour.
Claudio Baglioni ci ha abituato a degli standard molto alti: quando siamo entrati nello stadio del tennis del Foro Italico di Roma, al primo colpo d’occhio abbiamo colto subito l’originalità del palco e della struttura. Andiamo dunque a indagare l’ideazione e la messa in opera di questo piccolo grande evento, dalla produzione, all’audio, all’impatto visivo, con i professionisti in tour.
Bicio, raccontaci tutto.
Il progetto parte da un’idea di Claudio Baglioni, che poi ha coinvolto varie figure professionali, compreso Orazio Caratozzolo come direttore esecutivo per Friends & Partners. Il concetto nasce per fare una serie di concerti all’aperto, con lo stadio centrale del tennis di Roma come prima venue, con una scenografia molto particolare data proprio dalla forma del luogo. Poi la produzione si sposta all’Arena di Verona, dove invece è previsto un palco più classico con copertura, e ancora al Velodromo di Palermo e infine all’Arena della Vittoria di Bari. Da Roma a Verona ci muoviamo con soli sette bilici, visto che non dobbiamo portare il palco: lo troveremo già montato per altri eventi. Per quanto riguarda il viaggio per Bari e Palermo ci muoveremo invece con ventitré bilici: oltre al ferro del palco portiamo anche la copertura per il manto erboso del campo.
Ci sono molti artisti coinvolti?
Sul palco sono esattamente in cento e uno, come i dalmata: 21 della band, 24 del coro – che in certi quadri fanno anche da performer – e 56 ballerini. Non so se il numero è venuto fuori per caso o se Claudio volesse coprire il ruolo di Crudelia De Mon. A parte gli scherzi, la scenografia in cui si muovono i performer è molto impegnativa, si sviluppa in verticale formando dei gradoni e si conclude in alto con gli schermi LED, che formano a loro volta delle quinte da cui i ballerini escono e rientrano. In alcuni quadri i ragazzi devono invece scendere le scale e passare in mezzo al pubblico.
Ormai per Claudio è un’abitudine fare questo genere di spettacoli-evento, con tanti artisti sul palco. Chi lo ha aiutato?
Questa volta si è fatto aiutare da Giuliano Peparini, che ha curato la direzione artistica e la regia teatrale. Lo spettacolo è molto impegnativo e complesso: le prove sono durate un paio di mesi, tra quelle musicali e quelle sceniche, per arrivare a debuttare il 21 settembre qui al campo Centrale del tennis del Foro Italico.
Come è nata l’idea di questo particolare traliccio per la sospensione dell’impianto audio?
A volte si deve fare di necessità virtù: noi avevamo presentato un progetto con due gru che tenevano sospeso l’impianto, idea che è stata bocciata dalla Commissione Provinciale di Vigilanza perché l’uso delle gru impedisce qualsiasi carico sospeso sopra il pubblico e sul palco. In quei casi l’area sottostante viene considerata cantiere, quindi bisogna delineare il perimetro e proteggerlo, senza la possibilità di poter occupare la zona, neanche per i ballerini sul palco. Bocciata quell’idea, abbiamo passato la palla a Italstage, che tramite il suo studio di fattibilità ci ha proposto questa soluzione, che è piaciuta molto a tutti. Per la grande gioia di Pasquale, Claudio ha detto subito: “Perché non verniciarla di nero, che è molto più elegante?”
Lo stadio del tennis è molto bello, ma come ci si approccia per la produzione?
Qui avevamo già fatto negli anni passati Capitani Coraggiosi, una serie di concerti con Baglioni e Morandi. Non è proprio il massimo della comodità, ma abbiamo lavorato in posti molto peggiori. Il vero problema che abbiamo incontrato per questa produzione è stata l’affluenza del pubblico: all’inizio addirittura non volevano darci il permesso di fare lo show in concomitanza con le partite di calcio, dato che qui siamo di fianco all’Olimpico, dove tutte le domeniche c’è una partita; poi siamo riusciti a trovare un compromesso. Nel secondo weekend ci siamo imbattuti nella Ryder Cup di golf e allora, con tutta la squadra, ci siamo dovuti spostare nel secondo weekend a dormire all’EUR, che è esattamente dall’altra parte di Roma.