Elisa – Diari Aperti Tour 2019
Per la tournée primaverile a supporto del disco, ormai platino, Diari Aperti, l’artista friulana ha fatto delle scelte ben precise che diremmo tutte azzeccate: l’intimità della scena e il dettaglio sonoro offerti dal teatro risultano perfetti per questo show.
di Douglas Cole e Alfio Morelli
Dove la tournée omonima del disco precedente On, con il suo suono più elettronico, e quella dell’ancora precedente, L’Anima Vola, riflettevano un periodo teso verso il pop e la spettacolarità, Diari Aperti rappresenta un momento di intimità e introspezione, ancor più dell’ultimo tour nei teatri del 2011, Ivy.
Questo tour ha riscontrato notevole successo, con una cinquantina di date e diverse repliche in gran parte delle sale, e con sold-out dappertutto. Ci siamo recati a Firenze, al Teatro Verdi, l’11 maggio, per intercettare la quarta replica delle cinque in questa venue.
Prodotto e distribuito da Friends&Partners e portato in tour da Giulio Koelliker – che rimane un punto fisso da quasi vent’anni nelle produzioni di Elisa – lo show di questa tournée è caratterizzato dalla stessa straordinaria attenzione ai dettagli nel suono e nell’aspetto visivo che questa artista è sempre riuscita ad ottenere. Oltre a Giulio e alla coordinatrice del tour Gioia D’Onofrio, tornano ad aiutare nella parte tecnica dell’impresa Hugo Tempesta nel ruolo di fonico di sala, Francesco De Cave al disegno luci, Riccardo Carioti alla regia monitor, Luca Nobilini a gestire il PA per Agorà, per non dimenticare i tre backliner – Alessio Guerrieri, Raffaele Marchetti e Fabio Fontana – Carlo Barbero responsabile per le proiezioni e Martina Zanetti a gestire il gobbo… insomma, una squadra consolidatissima negli ultimi anni. L’unica assenza-presenza è quella del compianto Erick Anderson.
Lasciamo ai protagonisti il compito di raccontare i dettagli della produzione e del tour.
Giulio Koelliker - Direttore di produzione
“Quella di suonare nei teatri è stata una profonda scelta artistica – racconta Giulio – non certo un escamotage per puntare sulle capienze più limitate. A dimostrare ciò è il fatto che abbiamo avuto cinquanta date esaurite quasi tutte prima che partissimo, facendo numeri con i quali potremmo tranquillamente riempire quindici palasport canonici… per esempio, solo qui a Firenze questa è la quarta data di cinque al Teatro Verdi.
“L’artista ha ritenuto che il tour di questo disco dovesse andare nei teatri. Il progetto legato a questo disco richiedeva un’esibizione con i coristi, la band, il quartetto d’archi.
“Dopo questa tranche di primavera – continua Giulio – andremo in Europa per sette date quest’estate, suonando nei club, e continuando il percorso che abbiamo iniziato l’anno scorso. È una tournée particolarmente lunga, cinquanta date in due mesi e mezzo. La produzione gira con due camion, mentre tra la band e gli altri a girare siamo in una trentina. In produzione siamo io e Gioia, con Stefano Dal Vecchio che si occupa di in e out. Gioia si impegna effettivamente anche come tour manager, seguendo la band, l’artista, gli alberghi, eccetera.
“Siamo stati abbastanza tranquilli fin dall’inizio, compresa la prima parte del calendario che era più difficile, con diversi back-to-back. All’inizio parecchie date dovevano essere secche, ma alla fine abbiamo fatto tre date qui per poi tornare per altre due, a Bologna ne abbiamo fatte tre, a Padova ne faremo quattro, eccetera… praticamente il calendario di maggio è pieno di ribattute. È una produzione che, per essere in teatro, entra abbastanza presto – circa le 8:30 –, alle 14:00 entrano i backliner, facciamo il soundcheck e via.
“Come sempre – spiega Giulio – le prime riunioni sono state tra me, Elisa e Mauro Simionato, il direttore artistico di Elisa dal 2014 per live, foto e video. Abbiamo poi sviluppato le idee insieme a Francesco e Igor, compatibilmente con il fatto che dovevamo andare nei teatri, che non tutti i teatri sono uguali, che doveva essere montato sempre tutto, eccetera. Solo in quattro venue abbiamo dovuto montare la versione B, che comunque è quasi uguale alla versione A se non per qualche minimo dettaglio in meno.
“Ci sono ventuno motori, che non sono pochi in teatro. Sono sei americane, più quella piccola per i videoproiettori, più i quattro tagli. Sul palco, invece, non c’è niente, a parte le pedane della batteria e delle tastiere. L’unico fornitore tecnico è Agorà, e anche i backliner di Agorà sono gli stessi che lavorano con Elisa da sempre.
“È un tour molto bello e molto sereno – aggiunge Giulio – nonostante le tante date. La produzione è Friends&Partners: il budget lo abbiamo fatto io e Orazio Caratozzolo, poi io ho portato avanti la produzione, del resto questo è il diciottesimo anno con Elisa e posso dire di aver accumulato un po’ di esperienza nei suoi tour”.
Francesco De Cave - Lighting designer
“Quando ci siamo riuniti – racconta Francesco – io, Mauro Simionato, che è un po’ il direttore artistico di Elisa, Giulio Koelliker e Igor Ronchese, lo scenografo, abbiamo lavorato insieme, e dando ciascuno il proprio contributo siamo arrivati allo show definitivo.
“La scenografia è più un’idea: all’inizio c’è solo il sipario del teatro, mentre sul fondo ci sono dei teli in PVC opachi, completamente neri, e davanti a quelli c’è un sipario di tripolina, un sipario/fondale, sul quale proiettiamo in verticale con due videoproiettori da 20.000 ANSI lumen capovolti, sfruttando l’altezza del rapporto 16:9. Sfruttiamo solo la parte centrale per le proiezioni, proiettando prima sulla tripolina e poi sul telo nero. Il telo nero dà veramente la possibilità di fare tante cose: non c’è più il quadratone che va riempito per forza; qui, quando spegniamo i proiettori, resta tutto nero. Ci vuole più potenza, quindi abbiamo deciso di proiettare solo sui 4 m centrali del fondale da 10 m. Con le ottiche giuste, con una posizione giusta sopra il palco in prima americana – per superare tutti i visi – riusciamo a ottenere una luminosità corretta.
“Questa proiezione sul telo nero è la cosa bella dello show – continua Francesco – si lavora molto ‘in negativo’. Il video accompagna lo spettacolo: non è stata la parte dove si è voluta concentrare tutta l’attenzione, ma è comunque importante e dà un senso a quello che succede sul palco.
“Parlando di luci, il primo atto è molto teatrale, con controluce, luce solo dall’alto, lei in ombra, lei in penombra, il faro dal basso… ogni cosa che succede sul palco prevede un’accensione. Il fondale prende vita, perché ci sono 24 barre DTS Katana che proiettano sul fondale, sia sul bianco della tripolina sia sul fondale nero; quindi si generano dei fondali che si coordinano con le proiezioni in termini di luminosità, per dare un po’ di dinamica.
“Il disegno – spiega Francesco – comprende tre americane: la prima fa i frontali, la seconda i controluce, la terza i controluce per la band. Più indietro ancora abbiamo delle Katana puntate sulla parte alta dei teli e, per terra, puntate sulla parte bassa. Poi abbiamo diversi corpi sul floor e dei grandi tagli teatrali che hanno dato veramente la svolta positiva a questo show. Nel ruolo di sagomatore le teste mobili DTS EVO, per illuminare Elisa quando è seduta e al pianoforte, ovvero per quasi tutto il primo tempo. Il secondo tempo, invece, dato che si muove molto, interviene un seguipersona. Nel ruolo di PAR64 o PC uso dei Mac Aura.
“Per la prima volta, in questo show, mi è stato concesso di mettere da parte per ¾ dello spettacolo 24 Mac Aura nascosti dietro i PVC laterali, che scopriamo solo negli ultimi cinque o sei brani quando vengono giù i teli.
“Le proiezioni vengono gestite usando WholeHog, Catalyst e due videoproiettori da 20 k. La Hog mi ha dato molte possibilità perché i Katana sono mappabili pixel per pixel, così ho potuto creare degli effetti molto interessanti.
“Stiamo molto attenti all’aspetto fotografico del palco – aggiunge Francesco – rispettando le tre regole di base: frontale, controluce e fondale non devono mai mancare. Sono molto orgoglioso delle varie idee che mi sono venute durante l’allestimento: Elisa è un’artista che porta a fare cose diverse. Io, come tutti, ho una mano, uno stile mio, ma lei riesce a tirarmi fuori qualcosa che di solito non vedo dentro di me. Lei e la sua musica mi portano a fare delle scelte diverse di programmazione. Nel complesso è un grande show.”
Hugo Tempesta - Fonico di sala
“Il tour – ci dice Hugo – si chiama Diari Aperti, come il disco che sta andando benissimo dal punto di vista discografico. Parlando con l’artista, si è voluto tenere tutto sul filone dell’album, compreso il concetto artistico diretto, intimistico, in qualche modo semplice e vero a livello espressivo. Lo show parte praticamente con tutti i brani dell’album nuovo e mette in scena un’evoluzione dinamica dai brani nuovi ai suoi tantissimi singoli.
“Abbiamo cercato di impostare tutto con una filosofia che evidenziasse la verità più assoluta, a partire dall’assenza di radiofrequenze – a parte gli ascolti, per ovvi motivi di mobilità sul palco – e l’uso di microfoni a cavo, per volere sempre dell’artista; tra l’altro sempre con un piccolo valore aggiunto in termini di qualità, lo sappiamo tutti. Per quanto riguarda gli ascolti... nel 2019 non avrebbe senso non usarli.
“Questo è il mio quarto anno con Elisa: è sempre molto stimolante lavorare con lei, perché ha idee chiarissime sul risultato che vuole raggiungere ed è coinvolta al mille per cento nella produzione musicale. È bello fare questo lavoro curando l’aspetto creativo, ovviamente senza dimenticare le solite rogne puramente tecniche e l’esigenza di prevenire problematiche e intoppi.
“Lo show è abbastanza complesso. A livello dinamico ci sono tanta escursione e tante sfumature da mantenere e da rendere percepibili. L’automazione digitale è vitale in questo caso: ho tutte le automazioni della console gestite da timecode, perché possano essere certosine. Abbiamo pre-programmato tanta roba, così che posso concentrarmi sul mix finale e sul balance.”
Ci sono così tanti cambiamenti da fare all’interno dello stesso brano da dover automatizzare in timecode?
Tutti i brani sono arrangiati in maniera strepitosa, uno per uno. Le sfumature poi possono consistere nelle code di riverbero o nell’effettistica, volutamente aggiunte da parte mia nel mix per rendere l’insieme esattamente come nella visione artistica; presuppongono anche un controllo dinamico perché a livello live i musicisti sul palco si muovono dinamicamente, influenzati dalla risposta del pubblico. Il controllo costante delle dinamiche è essenziale anche perché ci sono tantissimi microfoni, tra cui tanti condensatori, con la necessità di avere moltissime aperture e chiusure dei canali anche all’interno dello stesso brano. Elisa suona tanti strumenti durante il concerto, oltre agli svariati suonati dagli altri musicisti sul palco, perciò l’incastro deve essere magico e perfetto.
In teatro si riesce a percepire di più il lavoro sottile sulla produzione audio?
Sì, certo… ma quando si parla di teatri, in genere si pensa al teatrino bello dove la gente si siede in silenzio ad ascoltare. In questo tour, invece, vista la grande partecipazione, ci siamo limitati alle sale più grandi e ad alcune piazze, e il pubblico reagisce in modo molto vigoroso. Lo show parte tecnicamente da una situazione teatrale, ma con l’andamento dello show si arriva a una situazione – non vorrei esagerare – quasi da club. È giusto così, perché gran parte del repertorio meno recente di Elisa è abbastanza “pieno” a livello sonoro. Bisogna garantire la coesione tra i vari progetti musicali che arrivano da periodi diversi.
Con che materiale lavori?
In regia ho Avid S6L. È una console azzeccata per il nostro approccio, nel quale si lavora tanto con i plug-in.
Poi abbiamo tutto lo standard Agorà per i teatri: il sistema L-Acoustics Kara con SB28, con gli elementi giusti per poter giocare le varie ed eventuali situazioni. Il palco suona parecchio e non sono serviti monitor.
Il quartetto d’archi è ripreso esclusivamente da microfoni DPA. Anche qui, tutti gli strumenti sono mixati con le automazioni nelle equalizzazioni dinamiche che intervengono quando, per esempio, un rullante o un altro pezzo suonano particolarmente forte.Tutto è in equilibrio: le numerose percussioni – riprese sempre con tanti condensatori, tre backing vocals, sempre attive sul palco, vari strumenti di Elisa.
A parte la console, il mio rack in regia comprende il processore dell’impianto, ovviamente un UPS, il Mac per fare il virtual suondcheck e registrare tutte le serate su Pro Tools.
Da chi è composta la band?
La band è formata da Gianluca Ballarin, che suona il pianoforte più una serie di tastiere, tra cui i synth Moog, l’Hammond, e quella minima parte di sequenze su Pro Tools che includono qualche piccolo groove, qualche raddoppio di chitarra e alcune parti ritmiche per rinforzare il secondo tempo dove i brani tendono più al pop.
Poi abbiamo Andrea Fontana, ibrido percussionista/batterista: batteria particolarmente complessa, più un secondo kit “lo-fi” con un altro tipo di rullante, altri tipi di tom, gong drum, darbuka, djembé, eccetera, tutto nella stessa postazione. Anche le tre coriste suonano altre percussioni, cembali eccetera.
Poi c’è il bassista Matteo Bassi, con uno Stick, e un Moog Voyager per il momento synth. Poi Ringo con tutta la sfilza di chitarre, acustiche ed elettriche. E infine Elisa, che oltre a cantare suona il pianoforte, la chitarra acustica, un djembé. Siamo a due splitter, perciò siamo arrivati a 108 canali… per uno show in teatro.
Non dimentichiamo poi gli ospiti in alcune date, tipo De Gregori e Calcutta; e naturalmente il pre-show solo chitarra e voce. Per carità, non ci sono problemi, la S6L riesce a fare 196 canali su 96 bus, tutto rigorosamente a 96 kHz. Questo sistema offre grandi funzionalità, insieme al fatto che ha un gran suono: faccio un utilizzo dei plug-in abbastanza spinto e con questa console è facilitato e stabile al massimo. Gli show file si ritrovano all’istante senza problemi e senza pensare a eventuali configurazioni del firmware tra stagebox e console, ed è anche una garanzia nel momento in cui si riparte per l’estero con la chiavetta e basta, con poche altre considerazioni.
Ci racconti qualche tua catena audio?
Fondamentalmente, grazie al banco che permette di lavorare in un certo modo, riesco a realizzare tutti i percorsi complicati dei miei segnali, come i canali che vengono applicati come controllo sidechain verso altri. Tutti i canali sono ritardati, però ho dei segnali trigger a tempo zero per poter controllare in sidechain qualsiasi altro canale.
Per esempio, dato che il canale della voce subisce molti rientri in questo ambiente, e dato che l’amplificazione in teatro rende ancora più avvertibile questo fatto, è fondamentale pulire il canale della voce quanto possibile: il canale della voce che si sente è ritardato, come tutti gli altri canali del mix finale, ma ho una copia di questo canale, “voce trigger”, che è a tempo zero; il segnale della voce trigger è tutto cesellato per fare esaltare la parte della prossimità della voce di Elisa che si avvicina al microfono; questo segnale viene usato in sidechain come trigger per modulare un equalizzatore dinamico che, di default, è sempre chiuso da 2500 Hz a 14000 Hz con uno shelving a −12 dB; nel momento in cui lei si avvicina al microfono e comincia a emettere quella parte cesellata della voce trigger, automaticamente si riapre l’equalizzatore dinamico sul canale delle voce cha va al mix e ho la voce che serve solo quando lei ha il microfono vicino.
Faccio la stessa cosa con interazioni tra la cassa che fa da trigger per l’equalizzatore dinamico del basso, configurato in modo simile e poi, ovviamente, per le aperture dei gate che ho dovuto mettere in quantità notevole. Insomma, ho questo centinaio di canali nel lavoro di mix, ma ho un’altra ventina di canali sotto, che sono copie di certi ingressi per il trigger delle elaborazioni.
Alle prove, avrai avuto un bel lavoro di programmazione.
Fortunatamente, con Elisa si fanno un bel po’ di giorni di prova, perché lei cerca di ottenere dei risultati ben precisi e ha bisogno del tempo necessario. Il nostro lavoro fondamentalmente è questo: ricreare quello che l’artista ha in mente, al massimo delle possibilità.
Facciamo ore ed ore di virtual giornalieri per controllare tutto… perché tutti questi elementi non sono statici, si muove tutto tra diversi brani e all’interno del brano stesso. Per fortuna la band nelle prove si è trovata a suonare insieme perfettamente da subito, e quindi c’è stato tempo sufficiente per partire con un setup dettagliato, e comunque durante le prime quattro o cinque date abbiamo continuato ad affinare ancora sempre più.
Ricky Carioti - Fonico di palco
“Sul palco – ci dice Ricky – abbiamo una band numerosa, con una variazione dinamica durante lo show che passa da una batteria suonata con le spazzole fino ai brani rock. È uno show complicato, insomma.
“Il palco è completamente muto, cioè senza amplificazione, e il monitoraggio è completamente in-ear, mentre batteria, tastiere e archi vengono monitorati tramite dei personal mixer Roland M48. Per i mixer Roland, uso degli aux in post-fader, a cui mando dei premix. Poiché la S6L funziona esclusivamente a 96 kHz e il sistema Roland soltanto a 48 kHz, i mixer Roland vengono collegati al banco Avid tramite un DoTec SRC a 32 canali in MADI che mando alla matrice Roland.”
“I microfoni sono tutti Sennheiser, a parte due UR4D usati per i servizi e per gli archetti main e spare di Elisa.”
Con quanti canali lavori?
Ho 49 mandate tra mix, riverberi e quant’altro, mentre la console ne consente fino a 52. Gli IEM radio sono un mix tra Sennheiser Serie 2000 e ew300G3. I primi otto 2000 sono cablati sull’AC 3000, mentre gli altri sono su un GX8 Professional Wireless. Le antenne sono Professional Wireless, più le Sennheiser attive, impostate con il booster in bypass perché in questa situazione non mi serve.
Gli auricolari sono un po’ misti: la corista americana usa Jerry Harvey, Elisa e io usiamo Earfonik IEM6, il batterista usa le cuffie tradizionali Sennheiser HD25… insomma un bel miscuglio. Anche per questo le mandate per i musicisti che usano cuffie diverse dalle mie sono equalizzate per rendere il tutto più omogeneo possibile.
Per quanto riguarda la gestione delle frequenze?
Nonostante tutto il sistema sia Sennheiser, per una questione di abitudine uso lo scanner Shure Axient AXT600 collegato a un Mac Pro nel suo rack. Uso questo computer sia per la registrazione in Pro Tools tramite AVB sia per il software di gestione delle frequenze Wireless Workbench.
Il software WWB è collegato allo scanner AXT600 con cui uso due antenne omnidirezionali, Sennheiser A-1031, dedicate solo allo scanner. Come mi ha insegnato il buon Gianluca Bertoldi, escludo manualmente nel software alcune bande e alcuni canali e incastro tutto il resto, inserendo manualmente nel software le frequenze dei trasmettitori Sennheiser.
Come hai lavorato ai diversi mix?
Elisa ha un mix di ascolto generale, molto musicale, con la voce leggermente in risalto. La band è formidabile, e si vede già dagli ascolti, che sono tutti di questo tipo. Io sono partito nelle prove con l’impostare solo i guadagni e lasciare i fader a zero. In questo modo i musicisti rapidamente si sono assestati a suonare insieme e autoregolarsi le dinamiche; quando dopo il primo paio di giorni si sono aggiunti gli archi, ho usato lo stesso principio.
Uso parecchia effettistica; ho fatto una scelta di plugin all’inizio, con cui mi trovo benissimo: McDSP, Sony Oxford, e come compressore Empirical Labs Arousor. Per esempio, la catena che uso sulla voce di Elisa comprende un compressore Avid, tarato con un sidechain e con un notch a 2500 Hz come trigger, poi uso l’eq dinamico McDSP AE600 dove ho sei bande attive e sei fisse, e le uso tutte perché in ogni brano cambia la movimentazione dinamica dell’equalizzatore. Sui brani dove canta più morbida, lo faccio intervenire di meno sulla medio-alta e più per pulire la medio-bassa. Sui brani dove spinge di più, interviene maggiormente sulla banda medio-alta. Dopodiché la voce va in un Oxford Inflator, che è una sorta di compressore parallelo ed enfatizzatore di armoniche, per dare un po’ di grana. Poi entra in un Arousor, che non comprime ma lavora come softclipper, enhancer di armoniche. Da questo entra ed esce pari, non guadagna ma non perde nulla, ma aggiunge un po’ di calore nelle cuffie. Poi passa per un SuprEsser Sonnox, che è un plugin molto complesso da usare ma che permette un intervento molto preciso. Tutto questo passa in un gruppo che viene ulteriormente equalizzato e va all’IEM. Il routing della voce è abbastanza complesso, come vedi. Tutto automatizzato tramite snapshot brano per brano.
Per il resto della band, c’è una valanga di riverberi; uso dei Pultec sulla cassa, un Arousor sul rullante sopra, un enhancer di sub-armoniche sul gong drum. Sulle coriste uso un compressore multi-banda e dei Pultec, ancora per dare un po’ di spinta. Come delay uso un McDSP con il quale mi trovo molto bene, per il resto dei Reverb One dell’Avid.
Il vantaggio dell’S6L è che tutto questo gira in nativo sul processore della console, senza la complicazione di entrare e uscire da processori esterni. È molto comodo perché, quando andiamo all’estero, porto la sessione e la chiavetta con le licenze e arriva un total recall fedelissimo. Fare la stessa cosa con plugin che girano su un server esterno è un grande rischio, perché basterebbe una release diversa o plugin diversi e non tornerebbero le mie impostazioni.
Per il monitoraggio, S6L è il banco più bello che io abbia mai usato, presente e con una dinamica ottima. Quando lo conosci bene è molto rapido in ogni operazione.
In caso di problemi, c’è uno splitter AVB ridondante, che riesce a commutare in meno di un secondo la perdita di una fibra. Il preampli è unico, ma la compensazione del guadagno è così trasparente che non sapremo mai la differenza. Il tutto fluisce in un flusso AVB che entra in Pro Tools Ultimate, collegato a una funzione Venue che consente di registrare e riprodurre direttamente dal banco. Poi nella registrazione, quando vengono cambiate le snapshot durante lo show, Pro Tools automaticamente inserisce i mark nella timeline.
Lo show
La combinazione Tempesta/Nobilini/L-Acoustics ormai è una garanzia, in particolare quando viene applicata alla creatività e alla dinamica di questa artista. Con Elisa, Hugo ha l’opportunità di mettere in mostra l’intera gamma delle sue capacità, dall’attenzione al mix agli infiniti dettagli di una produzione quasi discografica – in particolare nella prima parte, più intima e dinamica – fino all’ottimo controllo dell’impianto in uno spazio limitato come il teatro, quando durante il secondo tempo Elisa scatena una raffica di hit più energiche e più adatte ai palasport… non un’impresa facile quando si lavora con un ensemble così numeroso su un palco piccolo. Insomma, audio promosso a pieni voti.
L’evoluzione dello show visivo copre dall’inizio alla fine una gamma dinamica vasta quanto quella dell’audio. Si parte dai primissimi brani, effettivamente molto teatrali: Katana impiegate come cyc e piazzati di colori carichi forniti dai tagli e dai proiettori a pioggia. La comparsa di proiezioni sulla tenda nera, insieme a un maggiore uso dei proiettori a terra, comporta un cambio di atmosfera con un’illuminazione più piena dei performer. Passando al secondo tempo, le luci cominciano a entrare in regime da concerto pop/rock con qualche beam a mezz’aria e cambiamenti più rapidi. De Cave ci propone anche una riuscitissima tenda di luce – stile Svoboda – ad arcobaleno, creata con le Katana; negli ultimi brani entra invece in gioco la matrice di proiettori montata sul fondale, fino a quel momento tenuta nascosta per garantire un crescendo al momento voluto.
Non manca una gag carina che sfrutta le persone del pubblico: ogni spettatore è stato munito all’inizio dello show di un palloncino bianco da gonfiare, da illuminare tramite il proprio cellulare per creare ambience nella sala durante il giusto brano. Quando infine lo show entra in modalità pseudo-palasport, i palloncini ovviamente vengono lanciati per la sala e aumentano l’atmosfera da festa.
Insomma uno show davvero molto molto bello e ben riuscito sotto ogni aspetto.
Produzione e booking | Friends & Partners | |
Ferdinando Salzano | ||
Produttore esecutivo | Orazio Caratozzolo | |
Resp. divisione concerti | Ivana Coluccia | |
Audio,luci e video | Agorà | |
Wolfango De Amicis | ||
Vittorio De Amicis | ||
Scenografie | Tekset | |
Igor Ronchese | ||
Direttore artistico | Mauro Simionato | |
Personale in Tour | ||
Band | ||
Guitars | Andrea Rigonat | |
Drums | Andrea Fontana | |
Keyboards | Gianluca Ballarin | |
Bass | Matteo Bassi | |
Backing Vocals | Roberta Montanari | |
Sharlotte Gibson | ||
Jessica Childress | ||
Violin | Serafino Tedesi | |
Violin | Paolo Costanzo | |
Viola | Matteo Del Soldà | |
Cello | Andrea Anzalone | |
Produzione | ||
Production manager | Giulio Koelliker | |
Tour coordinator | Gioia D’Onofrio | |
Stage manager | Stefano Dal Vecchio | |
F.o.H. engineer | Hugo Tempesta | |
Monitor engineer | Ricky Carioti | |
Lighting designer | Francesco De Cave | |
Prompter | Martina Zanetti | |
Backliner | Alessio Guerrieri | |
Raffaele Marchetti | ||
Fabio Fontana | ||
PA Man | Luca Nobilini | |
Lighting techs | Stefano Franchini | |
Arturo Contaldi | ||
Emanuele Vangelatos | ||
Video | Carlo Barbero | |
Carpenter | Samuel Masili | |
Dressing rooms | Sonia Canu | |
Truck drivers | Marcelli Marcello | |
Protuc Veaceslav | ||
Drivers | Luca Patuelli | |
Fracesco Carvelli | ||
Massimo Lari |