Balamondo 2023 - Lo show
Il festival di musica popolare romagnola si apre ancora una volta al mondo, sotto lo sguardo attento dell’erede Casadei e di tanti appassionati.
di Alfio Morelli
Ogni tanto, e forse ve ne sarete accorti, torno a parlare della famiglia Casadei. Una stirpe mitologica quando si parla del ballo liscio e della cultura che vi gira intorno. Essendo nato e cresciuto sul confine tra Romagna e Marche, il mondo del liscio è un mondo che mi ha sempre coinvolto. In questo periodo si stanno inseguendo alcune ricorrenze importanti, a partire dai cinquant’anni dal lancio di “Ciao mare”, brano simbolo di una nuova generazione di appassionati del liscio. Sulla scia di questo anniversario, televisioni e giornali “calano” sulla Romagna sempre più spesso per incrociare e capire il fenomeno. Insomma, nei corsi e ricorsi della storia, in questo momento c’è un faro acceso sulla storia dei Casadei.
Era il 1928 quando il maestro Secondo Casadei fondò una sua orchestra da ballo, portando nuove sonorità e inserendo nell’organico strumenti che provenivano dal jazz, come il sassofono, la batteria e il banjo. Fu il periodo di “Romagna mia”, un brano che è diventato simbolo del movimento, oltre che di una regione geografica. Negli anni Settanta, con la morte di Secondo, suo nipote Raoul prese in mano l’orchestra e scrisse “Ciao mare”, che divenne un nuovo inno per tutto il movimento e l’inizio di una seconda giovinezza. Oggi, il testimone è passato a suo figlio Mirko, che ha nuovamente rivoluzionato l’orchestra – ormai una beach band – e che continua a lavorare duramente per valorizzare il suo genere e, ovviamente, per trovare il pezzo rappresentativo dei nostri tempi.
La storia del festival Balamondo partì da Riccione, nell’agosto del 1998. Sul palco del Balamondo Raoul Casadei volle una grande orchestra, guidata dal maestro Augusto Martelli: i musicisti dovevano valorizzare la tradizione del liscio e insieme fare da collante agli ospiti provenienti da tutto il mondo. Da allora, il Balamondo si è dimostrato davvero un festival internazionale: si ricordano le esibizioni di Gloria Gaynor, Tito Puente, Les Tambours du Bronx, Mau Mau, Ridillo, Pitura Freska, insieme alle migliori orchestre di liscio di quel momento, ovvero quelle di Bergamini, Bagutti, Renzo e Luana, Genio e Pierrots, eccetera. Nel 2003 Raoul si ritirò dalla scena pubblica, e Mirko prese la direzione artistica dell’evento.
Il DJ Joe T Vannelli.
Lo show
La formula è molto riuscita, riesce a unire in una sinergia la proposta artistica, le esigenze dei comuni e il patrocinio del FUS. Lo spettacolo è costruito per ravvivare le zone turistiche, per offrire una serata di divertimento all’aria aperta. Nella doppia data di Rimini, la location è stata allestita lungo la “palata” del porto, ovvero il molo più spazioso, mentre il palco è stato allestito su una motonave, forse come omaggio alla Nave del Sole del padre Raoul. Sulla banchina è stata ricavata una platea con le sedute, ai piedi del famoso Rockisland Rimini, locale dove Vasco Rossi prova da qualche anno i suoi tour. Per le sedute, bastava un biglietto da pochi euro. All’esterno delle barriere, il pubblico poteva assistere e ballare gratuitamente.
La serata è stata divisa in tre parti: una parte dedicata alle scuole di ballo con una serie di balli folcloristici e moderni; una parte per Mirko e la sua Popular Folk Orchestra, e infine uno spettacolo del DJ Joe T Vannelli. Non è mancata una jam session sul remix di “Ciao Mare Amore”, nato dalla collaborazione tra Mirko e Joe T Vannelli. Il pubblico era composto sia da giovani sia da diversamente giovani: alla fine della performance di Mirko, quando Joe T ha messo le mani sul mixer, gli amanti dell’aspetto folk della serata hanno lasciato il posto ai più scatenati che, forse memori delle serate di qualche decennio fa, hanno continuato a ballare anche sulle basi del DJ.
Nei giorni prossimi pubblicheremo le voci dei professionisti che hanno reso possibile questo evento. Clicca in fondo alla pagina per vedere la galleria.