Audio Factory
Gli artigiani del suono.
di Alfio Morelli
Questa volta abbiamo fatto visita ad un’azienda capitolina che da molti anni lavora nel settore dell’audio, prima come rivenditore ed installatore, poi come costruttore. Ha attirato la nostra attenzione durante gli ultimi appuntamenti fieristici nei quali ha presentato prodotti sempre nuovi, sfiziosi e molto interessanti.
Nella sede di Pavona, alla periferia di Roma, incontriamo Oreste Parmentola, uno dei soci di Audio Factory. Gli chiediamo di raccontarci la storia e l’evoluzione di questo marchio italiano.
“Dopo aver frequentato e concluso l’Istituto Superiore di Elettronica con indirizzo digitale, mi sono orientato sempre di più verso l’acustica – comincia Oreste – ed ho cominciato ad interessarmi dell’audio nello spettacolo, dapprima con piccoli lavori, poi crescendo e facendo diverse esperienze sul campo. Così, a fine anni Ottanta, ho iniziato a collaborare con Italcida di Ivo Cabrini, di Sorbolo, all’epoca uno dei pochi distributori di materiale professionale in Italia, curando le installazioni e la vendita per i marchi in tutto il Centro Sud e la Sardegna. Le cose andavano abbastanza bene per l’epoca, tanto che la stessa Martin Audio si era accorta che, sulla piazza di Roma, nel novanta per cento delle discoteche era stato installato un impianto audio Martin. Nel frattempo, con alcuni miei collaboratori di Roma, cominciavo anche a costruire qualche prodotto con il marchio Audio Factory, perché non tutti avevano le risorse economiche per affrontare l’acquisto di un impianto al top. In questo periodo abbiamo anche iniziato la collaborazione con un ingegnere aero-spaziale, appassionato di audio, che di onde e turbolenze se ne intendeva parecchio: con lui abbiamo anche sviluppato alcune teorie interessanti che vorremmo presentare in una prossima convention AES.
Ritornando al racconto, tra gli anni Novanta e Duemila, grazie a queste soluzioni eravamo in grado di proporre alle discoteche una formula commerciale molto interessante di affitto a lungo termine. La nostra produzione continuava a salire ed eravamo arrivati a dei ritmi di produzione ragguardevoli per il nostro settore. Arriviamo così al 2004, quando siamo riusciti ad utilizzare un’opportunità offerta dalla Comunità Europea ai giovani imprenditori con un progetto interessante ed innovativo. Grazie a questi finanziamenti europei siamo riusciti a fondare la società Audio Factory, acquistando una serie di macchine a controllo numerico per la lavorazione del legno e rendendoci indipendenti da aziende esterne, almeno per quello che riguardava la falegnameria. Un grosso traguardo, perché con quelle attrezzature potevamo sperimentare una serie di idee che avevamo nel cassetto ma che non avevamo mai potuto sviluppare per via dei costi proibitivi. Con la nostra nuova ditta e i nostri nuovi prodotti, abbiamo cominciato ad essere presenti alle fiere di settore, prima al SIB di Rimini nel 2006, poi pian piano a Francoforte, dove abbiamo cominciato a prendere contatti con dei distributori stranieri. Oggi esportiamo i nostri prodotti in diversi paesi, sia in Europa sia nel bacino mediterraneo: Francia, Germania, Olanda Spagna, Tunisia, Paesi Arabi, ecc. In Spagna, in particolare, abbiamo un distributore molto attivo, e possiamo vantare la presenza dei nostri prodotti in una delle più popolari discoteche di Ibiza, il DC10.
“Il nostro obiettivo commerciale – continua Oreste – è quello di avere una nostra identità riconosciuta, avere l’apprezzamento da chi usa i prodotti e non fare concorrenza ai più prestigiosi marchi internazionali, anche perché obbiettivamente non avremmo le potenzialità economiche per farlo.
Nel progettare i nostri prodotti, cerchiamo di offrire soluzioni agli utilizzatori, dai diffusori, alle elettroniche correlate, agli accessori, ai power box per la distribuzione dell’energia elettrica, ai sistemi audio per il fitness fino ad arrivare alla cosa più sfiziosa, l’Anti Shock Turntable, tutto progettato e prodotto in casa AudioFactory.
“Antishock è una base per giradischi da usare in ambienti dove ci sono delle pressioni sonore molto elevate che evita o sposta molto più in alto la soglia del feedback e delle risonanze del giradischi, smorzando le frequenze indesiderate nella gamma bassa e ultrabassa, difetto che causa gran parte delle rotture degli altoparlanti dei subwoofer. Un altro progetto di cui andiamo orgogliosi è quello che riguarda i sistemi audio pensati per i centri fitness, luoghi dove ormai la musica e le necessità ad essa correlate sono di primaria importanza, tenendo presenti i contesti, le esigenze e la scarsa conoscenza tecnica in materia degli utilizzatori che maneggiano queste apparecchiature.
Grazie alla collaborazione con il fornitore di alcuni altoparlanti, abbiamo potuto montare un componente resistente all’umidità, molto presente in questi ambienti, mentre l’elettronica di pilotaggio, potenza e controllo è stata pensata per evitare quanto più possibile distorsione ed effetto Larsen, oltre all’immunità a rumori o scrosci che normalmente si verificano quando si accendono o si collegano delle nuove sorgenti.”
Attualmente Audio Factory occupa uno spazio di 450 m2, di cui 150 solo di falegnameria e verniciatura, in cui lavorano complessivamente nove persone.
“Anche noi abbiamo un sogno nel cassetto – conclude sorridendo Oreste – anzi, dentro il cassetto abbiamo un progetto: lo sviluppo di un prodotto molto innovativo che dovrebbe prendere forma in tempi abbastanza ragionevoli. Ma per adesso è un sogno top secret!”.
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