Samuele Serra - Responsabile sequenze; Andrea DB Debernardi - Direttore musicale
La tanto attesa reunion dei Club Dogo al Forum di Assago.
Dopo anni di successi individuali, i Club Dogo hanno fatto il loro ritorno sulle scene in veste di gruppo musicale, con un nuovo album e una serie di concerti che hanno fatto registrare il tutto esaurito. Siamo andati a Milano per intervistare i professionisti coinvolti.
Andrea, qual è il concetto musicale alla base dello spettacolo?
Io ho lavorato in stretta collaborazione con Don Joe, producer dei Club Dogo. La volontà del gruppo era fin dall’inizio quella di utilizzare una soluzione classica del mondo Hip-Hop, cioè con base registrata e voce dal vivo. La discografia del gruppo va dai primi anni Duemila fino al 2012, seguita poi da una decina d’anni di vuoto, e poi il disco della reunion. Dato che in vent’anni la tecnologia nel campo musicale si è considerevolmente evoluta, si può immaginare che tipo di materiale dovevamo affrontare. Dividendoci il lavoro, io e Don Joe abbiamo preso questo materiale e abbiamo fatto un gran lavoro di preproduzione per omogenizzare i due periodi e renderli compatibili. Durante tutto questo lavoro ci siamo impegnati per non perdere l’originalità, le caratteristiche del pezzo originale. Finita la prima parte del lavoro, usando Ableton è stato possibile unire le basi con le sequenze e l’autotune, e visto che il programma lo permetteva abbiamo inserito anche la parte di teleprompter – detto anche gobbo – unito al time-code.
Poi Don Joe continua a produrre dal palco.
Sì, Don Joe è un personaggio fondamentale per lo spettacolo. All’interno della base musicale abbiamo creato degli stem che si possono gestire dal mixer DJ, quindi secondo la serata – o in base alla reazione del pubblico – può togliere delle parti, aggiungere effetti, eccetera. Questo sistema rende ogni spettacolo Hip-Hop diverso dall’altro, restituendo il senso vero di uno spettacolo live.
Samuele, invece qual è stato il tuo compito?
Il mio lavoro si è svolto in due tempi: il primo al momento delle prove, quando abbiamo creato lo spettacolo; il secondo al momento della fase operativa, quando mi sono creato una postazione a fianco del fonico di palco, con le apparecchiature per gestire le basi. Anche questo è un lavoro molto delicato, che richiede la massima attenzione: non basta fare play o stop, bisogna seguire lo svolgimento dello spettacolo, capire quando è il momento del play o attendere che l’artista finisca di dialogare con il pubblico, e poi seguire gli applausi per qualche momento in più o in meno, tenere d’occhio gli artisti, decifrare il più possibile le loro intenzioni, e seguire ogni improvvisazione che possa cambiare il programma.