AED Rent 
sbarca in Italia

Disponibile anche nel nostro paese la formula del noleggio “dry hire” offerta dal colosso belga.

di Giancarlo Messina

 
Daniele Melis, responsabile di AED Rent.

Il suo quartier generale è in Belgio, ma ha importanti sedi anche in Germania, Olanda, Francia e Regno Unito; e dal nuovo anno anche in Italia.
Parliamo di un colosso che vanta un enorme magazzino di materiale di fascia altissima destinato al mondo dell’intrattenimento, dall’audio alle luci, dal video alle strutture, insomma tutto quanto occorra in un evento di livello professionale.
AED, nata appunto in Belgio nel 1985 come società di noleggio di apparecchiature audio e d’illuminazione, è cresciuta a dismisura, ed oggi fornisce il materiale per oltre 60.000 concerti ed eventi in tutto il mondo. Ha nel tempo diversificato le proprie attività (AED Rent, AED Display, AED Distribution, AED Store, AED Lease, AED Second Hand e AED Studios) e conta sul libro paga oltre 250 dipendenti.
La formula che ha segnato maggiormente il successo di questa azienda è quella del cosiddetto “dry hire”, cioè il noleggio puro, senza alcuna fornitura di servizi correlati al materiale fornito, spesso nemmeno il trasporto.
Il plurimilionario magazzino di cui dispone, composto dai prodotti delle più prestigiose marche del settore, fa sì che AED sia un punto di riferimento per i service o le produzioni di mezza Europa, che possono o integrare il proprio materiale o noleggiare interamente l’occorrente per i soli giorni necessari, senza affrontare onerosi investimenti a lungo termine.
Dopo un periodo di corteggiamento e valutazioni reciproche, l’azienda belga è riuscita a coinvolgere anche degli imprenditori italiani, che hanno accettato la sfida e sono entrati in questo network. 
Il responsabile italiano è Daniele Melis, da anni impegnato con l’azienda romana TreTi soprattutto nel settore illuminotecnico e in importanti installazioni.
Molto incuriositi dalla novità, gli facciamo qualche domanda per capire meglio le possibilità offerte da AED Rent Italia.
“Abbiamo cominciato a collaborare con AED tempo fa, grazie ad High End – ci racconta Daniele – instaurando ottimi rapporti. Dopo diversi anni di reciproca stima e conoscenza, ci hanno detto di averci identificato come le persone ideali per la nascita di una AED in Italia, perché, pur essendo un’azienda del settore, non eravamo dei noleggiatori, quindi non avremmo avuto conflitti di interesse o competizioni con altri service. Ci abbiamo riflettuto per ben due anni e mezzo, ma alla fine abbiamo accettato perché pensiamo sia davvero una buona opportunità.
“Siamo diventati così un AED Rent nazionale – continua Daniele – cosa che richiede anche una certa incoscienza in termini di investimento, poiché si tratta di cifre  piuttosto impegnative. Intorno a settembre saremo operativi con un magazzino a Roma, e contiamo di aprirne un altro a Milano entro due anni. Al momento, non avendo ancora un magazzino in Italia, facciamo riferimento alla casa madre in Belgio.
“Anche per noi il core business è il noleggio puro, senza alcun tipo di servizio. Non ci occupiamo nemmeno dei trasporti, anche se spesso aiutiamo i clienti che ne fanno richiesta. Da noi si può noleggiare qualsiasi cosa: video, luci, audio, strutture in alluminio, motori, quadri elettrici, cavi, pedane... il service può completare la sua fornitura da noi, oppure noleggiare interamente tutto il necessario per l’allestimento, anche se noi abbiamo in mente più la prima ipotesi che la seconda. Ma non è detto. Parliamo di materiali di alto livello: Claypaky, High End, L-Acoustics, Shure, Sennheiser e tanti altri: insomma quasi tutti i marchi top sono disponibili”.
Chiediamo come, partendo dall’esperienza di rivenditori, questo tipo di business possa non andare in contrasto con gli interessi di TreTi:
“Per evitare ogni forma di contrasto, abbiamo deciso di separare del tutto le aziende – ci spiega Daniele –; io stesso, da quando ho intrapreso la strada con AED, non mi sono più occupato delle attività di TreTi. Si tratta insomma di due strutture completamente separate, anche perché il lavoro è molto differente e coinvolge anche settori di cui non ci siamo mai occupati molto come, ad esempio, il mondo dell’audio.
La nostra organizzazione è molto differente: ad esempio riusciamo a proporre un’offerta di preventivo entro quattro ore dalla richiesta, perché nel campo del noleggio le tempistiche sono molto importanti. Inoltre diamo solitamente al cliente sei giorni dedicati al trasporto inclusi nel noleggio: tre all’andata e tre al ritorno del materiale, significa che al massimo in tre giorni il materiale è disponibile in Italia. E appena ci sarà il magazzino in Italia sarà tutto ancora più snello”.
Siamo curiosi di sapere come è stata accolta fin adesso dal mercato italiano questa nuova realtà: “Siamo molto contenti – risponde Daniele – perché le richieste superano le nostre aspettative: abbiamo cominciato il 29 dicembre e al momento il lavoro va meglio di quanto immaginassimo, ed è destinato a crescere, perché stiamo iniziando a conoscere solo adesso molti service che trattano solo audio o solo video. Pian piano insomma entreremo sempre più nell’intero mercato.
“Certamente in Italia siamo una realtà unica, soprattutto perché abbiamo alle spalle un colosso come AED che dispone di quantità di materiali enormi e di qualità in ogni settore. Anche i costi sono abbastanza competitivi, perché la casa madre è molto attenta a questo aspetto. Ad esempio, proprio per essere più competitiva nei Ledwall, AED sta producendo una propria linea di schermi, Luxibel, che riusciremo a proporre a prezzi più vantaggiosi rispetto agli attuali”.
Finita la chiacchierata con Daniele, che ringraziamo per disponibilità, riflettiamo sugli scenari che questa nuova realtà potrebbe aprire. Come abbiamo già scritto nell’editoriale del numero scorso, sarebbe perfino immaginabile un modello di business che escluda il service così come l’abbiamo fin ad oggi concepito, lì dove una produzione potrebbe affidarsi ad una società, o cooperativa, di soli professionisti in grado di gestire il materiale interamente noleggiato. Per certi versi sembra un po’ una situazione estrema, ma per alcuni tipi di lavoro forse nemmeno più di tanto.
Vedremo come il nostro mercato accoglierà questa nuova possibilità. 

 

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