Silvano Latteo, presidente DTS Illuminazione
Un uomo con in testa la tecnologia, ma con i piedi ben piantati nella terra.
di Alfio Morelli
Posso dire di avere scoperto nel mio vicino di casa un personaggio semplice, concreto, con le idee molto chiare sul mondo che lo circonda. Lo ritengo un vicino di casa perché abitiamo a qualche chilometro di distanza – io a Gabicce Mare e lui a Misano Adriatico – e perché da trent’anni lavoriamo nello stesso settore; ma, pur conoscendoci e sapendo l’uno dell’altro, non avevamo mai avuto occasione di approfondire la nostra conoscenza.
Conosco l’azienda di cui è presidente, la DTS, dagli anni ’90, quando per caso capitai nella sua officina e vidi per la prima volta un robot che costruiva i PAR 64, rimanendo entusiasta di quella tecnologia, usata per costruire un prodotto così semplice. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Oggi, senza pericolo di essere smentito, credo che sia possibile collocare il marchio DTS nella top ten dei produttori di luci per lo spettacolo a livello mondiale.
Così, dopo tanto tempo, ho deciso di prendere un appuntamento per incontrare Silvano Latteo, presidente appunto della DTS, per fare la sua conoscenza e farmi raccontare la sua storia da imprenditore.
Incontro così Silvano nel suo ufficio, dove inizia il racconto della sua storia: “Tutto nasce con mio zio Tullio – mi spiega con l’immancabile accento romagnolo – che diede vita ad un laboratorio che lavorava conto terzi: ancora quando parlo di lui mi viene il nodo in gola, perché era veramente un genio ed un maestro di vita. Non so se ricordi le lampade con le fibre ottiche che cambiavano colore? le produceva lui; così come il rubinetto fissato al suo stesso getto d’acqua, che ancora oggi si vede in giro. Poi all’improvviso, nell’Ottantacinque, purtroppo ci lasciò, quindi i miei fratelli, che già lavoravano nell’azienda, coinvolsero anche me, che all’epoca lavoravo in banca, che ho dovuto lasciare per curare gli affari di famiglia. Devo essere sincero: la scelta non fu per me troppo difficile, perché c’èra già qualcosa dentro che mi attirava in questo tipo di attività”.
Come siete entrati nel settore dello spettacolo?
Negli anni Novanta lavoravamo già per grossi marchi dell’illuminazione, producendo lampade o fari per illuminazione civile. Conoscemmo i fratelli Leardini dell’Amplilux, che ci fecero produrre una serie di PAR, che all’epoca loro esportavano anche all’estero. Noi riuscimmo a creare un prodotto affidabile ad un prezzo molto competitivo, e credemmo tanto in quel mercato che decidemmo di investire in un robot per la produzione. Quella scelta per noi fu la svolta, perché altre aziende ci cominciarono a chiedere il prodotto e cominciammo a venderlo anche all’estero. Proprio grazie a quel prodotto il nostro marchio cominciò ad essere conosciuto in tutti i mercati mondiali. Poi, grazie all’assunzione di un ingegnere elettronico, cominciammo a produrre anche proiettori con l’elettronica interna: era il tempo delle discoteche, con un mercato frenetico ed in continua espansione. Furono infatti anni pieni di soddisfazione.
Fino alla fine degli anni Novanta, eravate visti dal mercato come un marchio un po’ in ombra, mentre a partire dall’inizio del Duemila il marchio ha avuto uno slancio fino a trovare un posto in mezzo ai grandi: cosa è successo?
Ti sembreranno delle frasi fatte, ma semplicemente abbiamo creduto nel “made in Italy”, non ci siamo fatti illudere dalle chimere orientali. Abbiamo creduto che produrre in Italia desse un valore aggiunto al prodotto, ed in più noi siamo una famiglia molto unita, ciascuno di noi ha voglia di lavorare ed ama il proprio lavoro. Infatti, attualmente, ben nove persone della nostra famiglia lavorando in azienda: dei miei fratelli uno è all’ufficio tecnico, l’altro in produzione, mentre mia sorella è alla contabilità e cosi via tutti gli altri. Abbiamo investito come nessun altro nelle macchine automatiche: l’ultima deve arrivare in questi giorni e costa più di un milione di Euro. Realizziamo i nostri prodotti con molta cura, tanto che probabilmente siamo gli unici a dare tre anni di garanzia sui prodotti. Inoltre, con umiltà, abbiamo sempre ascoltato e fatto tesoro di quello che ci dicevano gli addetti ai lavori, riuscendo in questi ultimi anni a sfornare dei prodotti con una tecnologia al top che non sfigurano assolutamente vicino ai marchi più blasonati. Penso che sia questo il mix per il quale oggi il nostro marchio è rispettato a livello internazionale.
Ma oltre a lavorare, Silvano che hobby ha?
Vengo da una famiglia di contadini che ci ha trasmesso l’amore per la terra e la natura, così appena posso, ed ho del tempo libero, vado in campagna, nella nostra terra a fare il contadino. C’è chi va in bicicletta, chi corre a piedi, chi va in palestra... io mi rilasso in campagna curando la terra. Parte di questa passione l’abbiamo trasmessa anche in azienda; infatti una parte molto importante del nostro progetto è il rispetto per l’ambiente, si cerca sempre di usare materiale riciclabile con il minor impatto ambientale possibile, questa a volte anche a discapito di qualche economia. Attualmente, ad esempio, abbiamo la produzione divisa in tre siti lontani tra loro qualche chilometro, così per gli spostamenti nostri e dei nostri dipendenti abbiamo acquistato due auto completamente elettriche.
Quali sono i tuoi programmi futuri?
Forse non sono un imprenditore modello ma, al contrario dei miei colleghi, i miei obbiettivi non sono in assoluto il fatturato e i guadagni che ci può dare l’azienda, cosa che comunque non rinnego. I miei obbiettivi principali li possiamo riassumere così: la qualità e l’unione delle nostre famiglie, riuscire a rimanere competitivi sul mercato e continuare ad avere la stima dei nostri clienti. Tutto il resto non è fondamentale né per me né per i miei fratelli.
Come tutti anche tu avrai un sogno nel cassetto?
Il sogno nel mio cassetto rispecchia la nostra mentalità, che i nostri figli diano continuità alla nostra azienda come noi abbiamo fatto con nostro zio Tullio.
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