Mario di Cola
e l’Atelier del suono...
di Alfio Morelli
Da molto tempo inseguivamo Mario per farci raccontare un po’ di lui, ritenendolo un personaggio che ha lasciato un segno nel nostro lavoro quotidiano.
Simpatico ed espansivo, Mario sa farsi voler bene da molti; ama davvero il proprio lavoro, che affronta con grandissima passione e competenza: crediamo di non poter essere smentiti se lo definiamo uno dei professionisti italiani di maggior spessore nel settore dell’acustica professionale.
Intercettato durante il viaggio di ritorno dai uno dei sui molteplici impegni, siamo riusciti a farlo fermare in redazione e farci raccontare la sua storia:
“Come spesso accade, tutto comincia da ragazzini, con la passione per la musica. A sei anni iniziai infatti a studiare musica e a suonare nella banda del mio paese, Casoli, in provincia di Chieti. In età adolescenziale, insieme a dei miei amici, formai un gruppo musicale, in cui cercavo di suonare il basso e cantare. Del gruppo ero quello che aveva più dimestichezza con l’elettronica, quindi ero l’addetto a microfoni, casse e mixer. Comincia così a frequentare i negozi di strumenti musicali, più per curiosità, prendendo degli spunti, perché per comprare ci volevano i soldi ed in quel periodo di soldi ne giravano davvero pochi. Nel mio paese viveva un virtuoso fisarmonicista di nome Casimiro Tilli, il quale mi prese in simpatia ed un giorno, durante un suo viaggio di lavoro, mi portò con lui, presentandomi a Carlo Antonelli, un personaggio, purtroppo scomparso di recente, che sarebbe diventato molto importante per il mio futuro.
Carlo, pieno di passione per questo settore, mi mostrò delle cose, mi fece ascoltare per la prima volta i sistemi professionali, con Martin ad esempio, e mi spiegò dei concetti di elettroacustica che mi aprirono un mondo nuovo.
“Da lì a poco, finito il liceo, mi trasferii a Milano e mi iscrissi alla facoltà di ingegneria, ma, oltre a studiare, iniziai anche a frequentare l’ambiente della musica, lavorando con qualche service; tra questi datori di lavoro ricordo Paolo Bettinzoli, il quale mi permetteva anche di progettare e costruire dei sistemi. Era un periodo in cui c’era molto lavoro, passavo da un concerto ad una convention o ad un comizio, e cominciai anche ad interessarmi ad alcune installazioni, da quelle più semplici a quelle più strane, fino ad arrivare ad installazioni di arte moderna.
“Un altro personaggio importante per il mio percorso è stato Giorgio Albani, noto professionista dell’ambiente milanese, il quale mi fece approdare alla LEM Professional dove conobbi i miei compagni di merenda, Francesco “Checco” Penolazzi, Remo Orsoni, Claudio Fornasaro, Fabio Citterio e poi anche Vanis Dondi ed Amek Ferrari, con i quali ho condiviso mille lavori e mille esperienze. Proprio in quel periodo, con alcuni dei miei colleghi studenti del Politecnico decidemmo di formare un gruppo di lavoro e arrivò subito qualche cliente. In particolare un commerciante della zona di Cattolica, in provincia di Rimini, che trattava materiale professionale per discoteche e service, Andrea Piemonti di Audio Time, il quale ci commissionò il progetto di vari sistemi di alto livello.
Dal nostro gruppo uscì il progetto di un sistema denominato ATS che ebbe una bellissima accoglienza, anche se poi non ebbe un rilevante seguito commerciale per vari motivi. Tra un lavoro e l’altro ci fu anche un lungo periodo di collaborazione con Toto Cutugno, con il quale ebbi l’opportunità di girare il mondo e vedere delle realtà molto variegate, da impianti sofisticatissimi a impianti improvvisati. Il nostro compito era di portare comunque a casa la serata: sicuramente una grossa esperienza sia di tecnica che di vita. Grazie al lavoro con Toto ho conosciuto anche vari service in giro per l’Italia, tra cui quello di Salvatore Faraso, il quale mi ha fatto conoscere bene l’industria musicale napoletana e con cui ho continuato a collaborare per anni.
“Nel frattempo con il mio nuovo gruppo di lavoro milanese preparammo un White Paper sulle guide d’onda, che presentammo ad un convegno AES a New York. In quell’occasione venni contattato anche dalla JBL che mi invitò in azienda per un colloquio in vista di una possibile collaborazione. Sempre in quel periodo collaboravo anche con Amek&Vanis con il loro studio mobile il “White Mobile”. Con loro affrontavo lavori molto prestigiosi, da MTV alla trasmissione Night Express all’ultima registrazione dal vivo di Fabrizio De Andrè, per citarne alcune. Cominciai a collaborare assiduamente anche con il service di Vanis, Laboratorio Musica di Novi di Modena. Lavorando insieme entravamo sempre più in sintonia, finché un giorno i soci si dissero disposti a finanziare un progetto per la realizzazione di un impianto line array proprietario, quando questa tecnologia era davvero agli albori.
Il gruppo di lavoro milanese si mise a lavorare al progetto, lavoro che portò alla realizzazione del LiSA, primo sistema line array in Italia, un sistema che ancora oggi non sfigura con marchi più blasonati. Presentammo il LiSA anche al primo Sound Power, durante il SIB di Rimini nel 2002: in quell’occasione conobbi sia la Proel, con cui ho collaborato molto tempo, sia alcune persone che venivano dal Sud America e che mi coinvolsero in una lunga serie di lavori in Brasile e in Argentina, dove conobbi anche alcuni grossi service che ogni tanto mi chiamano per nuovi progetti”.
Ma sul tuo bigliettino da visita che qualifica hai scritto?
Quando parlo di me è sottointeso che parlo anche del mio gruppo di lavoro, il quale viene coinvolto in tutti i miei progetti.
La principale attività di cui mi occupo è quella di progettare sistemi di altoparlanti ma vengo contattato anche per vari altri compiti: dal dettaglio in un progetto sviluppato, o modifiche di progetti, fino all’intero progetto di installazione di un sistema, acustico o elettroacustico. Mi piace definire l’attività del mio gruppo un “Atelier”. L’ultimo esempio è stato il lavoro all’Arena di Verona: in collaborazione con la K‑Array abbiamo sviluppato il progetto elettroacustico di “Sound Enhancing” per migliorare l’ascolto delle opere liriche, eseguendo anche l’installazione e l’ottimizzazione del sistema stesso.
Mi piace molto lavorare con le aziende italiane, abbiamo vari prodotti di prestigio sul nostro mercato: del resto anche se guardiamo all’interno dei marchi più blasonati è facile trovare dei componenti italiani; e poi abbiamo quel poco di pazzia e di originalità in più che ci distingue! Ma proprio in questi mesi sto portando avanti anche una collaborazione con varie aziende estere: in Cina, ad esempio, sto lavorando alla produzione di impianti di alto livello rivolti al loro mercato interno, un’esperienza che mi sta portando a conoscere più a fondo l’industria ed il mercato cinese.
Vedi qualche nuova tecnologia all’orizzonte?
Non ci sono enormi innovazioni in arrivo nel breve termine, tranne alcuni sistemi innovativi nel campo dei trasduttori, che comunque sono ancora poco rappresentativi perché antieconomici. Sono sempre più convinto che il nostro settore sia molto conservativo, ma per trovare delle nuove soluzioni bisogna approcciare il problema da punti di vista diversi. Ci sono, ad esempio, due persone con cui collaboro che su questo piano mi hanno insegnato molto.
Quando diversi anni fa Claudio Lastrucci ha presentato l’amplificatore Powersoft, molti lo avevano preso per matto perché proponeva una soluzione non convenzionale: oggi quel concetto si può dire che è diventato uno standard. Così pure Alessandro Tatini di K‑Array: qualche anno fa molti non avrebbero investito un euro su quel marchio, oggi è conosciuto e rispettato in tutto il mondo. Sono solo due esempi di progettisti che hanno affrontato il problema in modo non ortodosso, o perlomeno non conformista, e personalmente penso sia la giusta via per trovare nuove soluzioni.
L’ultima domanda: il tuo sogno nel cassetto?
Diventare un vero “Atelier” dell’elettroacustica ed in particolare di sistemi di altoparlanti ad alte prestazioni.
contatti: Mario Di Cola