Marco Morini - Fonico di sala

Una serata di musica e cultura con The Beatbox e lo show "Magical Mistery Story - The Beatles live again".

Marco Morini - Fonico di sala

The Beatbox non è solo una band tributo ai Beatles, è un vero e proprio viaggio musicale attraverso l’epopea del leggendario quartetto di Liverpool. Nel Teatro delle Muse di Ancona, abbiamo assistito allo show narrato da Carlo Massarini e curato dalla tribute band più famosa dei Fab Four. Una bella serata che ci siamo fatti raccontare dai professionisti coinvolti.

Marco, è la prima volta che ci incontriamo. Racconta qualcosa di te.

Il mio lavoro principale non è quello di fonico: io sono principalmente un autore, e scrivo per gli audiovisivi o per i film. È anche vero che nella mia vita professionale passo molto tempo dietro ai mixer di studio, ed è vero che per un periodo della mia vita ho fatto il musicista; insomma, alla fine conosco i vari aspetti del mestiere. Sono stato coinvolto in questo lavoro perché sono molto amico degli autori del progetto, e quindi non ho potuto dire di no. Non ne sono pentito, e devo dire che mi sto divertendo parecchio.

Come fai a restituire i suoni originali degli anni Sessanta?

Abbiamo cercato di usare tutti gli strumenti dell’epoca, ovvero batteria, amplificatori, chitarre, compreso il basso Höfner con impugnatura mancina, per ricreare il più possibile i suoni originali. Probabilmente si potrebbe fare anche di meglio, ma ci vorrebbero delle apparecchiature che non sono compatibili con questo tipo di produzione. Io avevo chiesto una console SSL con un rack di outboard, ma l’idea non è passata. Mi hanno promesso però che a giorni arriverà un mixer Midas, in sostituzione dell’attuale Behringer X32.

Durante il soundcheck ti ho visto lavorare con un tablet, in mezzo alla sala.

Nei teatri che frequentiamo normalmente il posto dedicato alle regie è quasi sempre in fondo alla platea e sotto la galleria, ovvero il posto peggiore per fare i suoni. Mi sono organizzato con un iPad, in cui ho replicato il mixer, e così faccio il sound check posizionandomi nella parte centrale della platea, dove sta il punto ottimale del teatro. Una volta trovato il sound adatto, durante il concerto cerco di intervenire il meno possibile sui suoni ma lavorare prevalentemente sui livelli. Per avere un controllo maggiore ho organizzato il controllo del PA in tre sezioni separate: una sezione L+R per i satelliti, una sezione in mono per i sub, e una terza sezione per i frontfill; questo mi permette di avere un controllo supplementare del bilanciamento una volta che il pubblico è entrato in sala.