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Marco Mengoni - Atlantico Tour
Ultima data a Bologna per il nuovo tour di Marco Mengoni: un vero successo con venti concerti nei palasport italiani e oltre 200 mila biglietti venduti. Ed è già pronta la ripartenza autunnale per l’Europa e l’Italia.
di Giancarlo Messina e Douglas Cole
Correva l’anno 2013 e il tour L’Essenziale di Marco Mengoni si aggiudicava il nostro Best Show, grazie ad uno spettacolo estremamente raffinato e suggestivo, seppur con una produzione tutt’altro che enorme. Abbiamo continuato a seguire la crescita della carriera di Marco, fin ad arrivare al nuovo tour, Atlantico, che segna non solo una maturità artistica ormai all’apice, ma anche la capacità di offrire al pubblico una produzione di grandi dimensioni e soprattutto di grande impatto. Merito certo anche di Live Nation che non è solita lesinare quando c’è da valorizzare il lavoro di un artista in cui crede.
Il nuovo tour è stato un successo in termini di date e di pubblico, con una richiesta di concerti tale da avere già in mano il calendario autunnale. Siamo quindi andati a vedere l’ultima data, il 30 maggio, a Bologna, per capire che tipo di show fosse stato imbastito e curare gli approfondimenti tecnici per i nostri lettori.
La produzione, come scritto sopra, è di Roberto De Luca (che abbiamo trovato quanto mai sereno e ironico dopo la sua piena assoluzione nella vicenda sul secondary ticketing… della serie “molto rumore per nulla”) che la ha affidata ad uno dei sui uomini migliori, cioè Alberto Muller. Il design è ovviamente di Giò Forma – che come noto ha firmato un contratto di esclusiva per Live Nation – con l’audio affidato ad Alberto “Mente” Butturini e le luci a cura di Jordan Babev, giovane professionista di indubbio talento che sta lavorando moltissimo in Italia, nonostante la sua “fuga” nella Perfida Albione. Gli ottimi contributi video sono invece di SUGO design.
I fornitori sono ai massimi livelli: Agorà per audio e luci, Italstage per il palco; i generatori sono di Energy Rental mentre video e automazioni di PRG; STS Communication ha invece fornito le barre LED.
Lo spettacolo ci è piaciuto moltissimo e questa valutazione comprende ovviamente anche la professionalità dell’artista e della sua band, molto ben selezionata e guidata. La produzione è importante, ma questo, di per sé, non è garanzia di qualità. Quello che qui c’è piaciuto maggiormente è l’uso non televisivo del grande schermo LED, sul quale contributi video ed immagini live, poche, sono sempre improntati ad un concetto grafico. Lo show video è infatti giocato principalmente con contributi grafici che, grazie alla grande trasparenza del LED, interagiscono con il fondale retrostante, costruito in maniera molto particolare con proiettori e alluminio, creando profondità e tridimensionalità. Insomma l’attenzione rimane sempre polarizzata sull’artista e lo show non si trasforma mai in una diretta TV. Non mancano special notevoli e movimentazioni, a partire dal tappeto di molle che “spara” sul palco Mengoni attraverso una botola; oppure i cubi che si aprono diventando schermi per le proiezioni, fino alle passerelle sospese che scendono dal tetto per portare l’artista sul pubblico (e davanti ai cluster audio!).
Luci potenti ed eleganti, con un taglio decisamente internazionale, in buona parte suonate manualmente sui brani, ed un audio impeccabile, forse ancora più coerente e solido del solito grazie alla scelta di sospendere completamente i sub: insomma Mente dà sempre prova della sua grande bravura – e ci siamo anche fatti giurare che il brano cantato di fronte e a cinque metri dall’enorme cluster di K1 non fosse in playback: mentre ce lo diceva le mani erano sul mixer e quindi non poteva nemmeno incrociare le dita… per cui c’è da credergli!
Un pubblico numerosissimo ed entusiasta dello show: ne aveva tutti i motivi.
Alberto Muller - Production director
“Lo show – dice Alberto – è molto stratificato: sembra che ci sia poca roba, invece è molta, e man mano compare sulla scena. Il palco in sé è semplice, un tavolato di 18 m × 11 m piatto. Poi man mano compaiono tre pod costruiti da PRG. Questi pod sono composti da due sezioni, tra loro indipendenti e ognuna con le sue luci: all’interno del pod superiore ci sono dei rulli da proiezione su tre facce; prima i pod vengono usati come oggetti di scena, poi come fonte di luce e infine come superfici di proiezione.
“Abbiamo poi un LEDwall trasparente, il PURE10 di PRG, e dietro di questo un muro di lamiere composto da gabbie con luci e barre LED. L’idea del palco è partita dall’artista, poi è stata sviluppata con Santucci e in produzione abbiamo scelto i fornitori per la costruzione.
“Incluso il generatore – continua Alberto – ci muoviamo con quattordici bilici. Oggi siamo entrati alle 7:00 e alle 5:00 del pomeriggio eravamo già pronti per il soundcheck. Questa è l’ultima data prima della ripresa invernale, anche se in estate ci saranno alcuni concerti in situazioni particolari.
“Come sempre accade, dall’idea alla realizzazione succedono molte cose, e bisogna scegliere cosa fare man mano. Grazie all’ottimo rapporto con Giò Forma riusciamo sempre ad ottimizzare cercando di ottenere un bilanciamento tra costo, fattibilità e resa. Anche la scelta di appendere i sub non si è rivelata particolarmente problematica, anzi, per certi versi è anche più comoda: per l’artista e il management l’audio è sempre stato una priorità, e così per noi.
“Oltre me – aggiunge Alberto – in produzione lavorano Massimo Iacobone come site coordinator, Umberto Notaris come floor manager e Gondola come stage manager; Marta e Laura sono le assistenti di produzione, Giorgio Sala è l’head rigger ed Anna Nadotti si occupa dei camerini”.
Da sx: Alessandro Angelo, PA man; Alizee Tricart, ottimizzazione del PA; Mimmo Lettini, assistente FoH; Alberto Butturini, fonico FOH; Emanuele Adriani, PA man.
Alberto “Mente” Butturini - Fonico FOH
“Oltre alla band di Marco – racconta Mente – per questo tour sono stati aggiunti il set di percussioni di Leo D’Angilla e un corista in più, così adesso ci sono una voce maschile e due voci femminili. La band è composta da due chitarre, basso, batteria, un set di tastiere, delle sequenze per parti ritmiche e naturalmente la super voce di Marco.
“Come novità posso segnalare sulla batteria l’uso di un set completo di microfoni Schoeps, alcuni con capsule vertical, che hanno dato una svolta pazzesca al suono della batteria. Eravamo molto curiosi e Damiano (Pinazza, di Audio Network, il distributore italiano – ndr) ci ha fornito in prova questo set per tutto il tour: non so quanto possa diventare uno standard, dato il costo, ma era una curiosità che volevamo toglierci e il risultato è senza dubbio meno ottimo.
“La console è una SSL L550, con un numero ampissimo di canali utilizzato, anche perché il 95% del sound è suonato live. È un bel concerto da mixare: andiamo dall’elettronica al pop, dalla ballad blues al sudamericano, tanti colori diversi e tuttavia molto coesi nello show. Anche per questo ho più strumenti del solito che mi seguono nei recall, dato che molte sfumature non potevo tenerle bloccate sui canali, in safe, come tante volte si fa. Molte sfumature servono infatti ad adattare gli strumenti al mondo sonoro di cui faranno parte, e il banco aiuta molto. Tutto è legato in SMPTE, come tutto lo show.
“Utilizzo il mio solito rack esterno – continua Mente – con un TC Electronic System 6000; tre Waves MaxxBCL, due sul basso e uno sulla voce di Marco. Il resto è tutto sulla console. Abbiamo fatto 21 concerti davvero belli, merito anche di una nuova impostazione del PA L-Acoustics, con tutti i sub sospesi: l’immagine sonora è così incredibilmente uniforme dal punto di vista del collante tra parte alta e parte bassa, specialmente all’Arena (di Verona – ndr) abbiamo fatto degli show particolarmente belli.
“Al rack del PA, io mando un LR in AES/EBU e un LR analogico di scorta. Mixo con gli stem, che sono in safe, così, una volta ribilanciato tutto, mi porto dietro il mix senza toccare continuamente le memorie.
“La voce di Marco – continua Mente – è trattata con de-esser in testa seguito da un EQ dinamico a quattro bande; ho poi un compressore dinamico ed un altro de-esser in coda per togliere le ultime cose. Da lì entro nel MaxxBCL, che tiene la voce bella ferma ed è molto utile vista l’estensione di Marco sia in frequenza, sia in dinamica.
“Una cosa che può essere interessante, che adopero da tempo, è l’uso un po’ particolare di un expander sul microfono di Marco: il segnale principale della voce deve essere ritardato rispetto al resto della band, così sdoppio il canale e utilizzo il segnale non ritardato come side chain per aprire o chiudere l’expander sul main: quando il livello della voce si abbassa – quindi quando Marco non canta – l’expander chiude il canale della voce vera e propria, evitando rientri sgraditi, per poi riaprirlo appena il segnale supera una certa soglia, ovviamente molto bassa. Questo è un piccolo trucchetto per pulire il mix dai rientri sul microfono.
“Per quanto riguarda il momento in cui Marco canta sospeso sulla passerella volante proprio davanti al cluster, non ci sono assolutamente aiuti esterni e tutto rimane live: io cerco di alleggerire il cluster dalla voce giocando un po’ col panpot e con attenzione al volume. In generale la mia esperienza mi dice che più un impianto è flat più è difficile che si inneschino feedback, mentre se ci sono correzioni notevoli tutto diventa più difficile. In questo caso un PA di questo tipo mi aiuta parecchio”.
Stevan Martinovic - Fonico di palco
Cominciamo chiedendo a Stevan il motivo della presenza di una seconda console SSL nella sua regia.
“Abbiamo un sistema ridondante – spiega Stevan – ma questa volta abbiamo scelto di mettere la console di ridondanza non in sala, ma sul palco; anche perché la console di palco ha un sistema di ausiliarie più complesso da gestire. Per emergenza, qualora si presentasse un problema con il mixer di sala, c’è il mix di emergenza che va giù e può essere usato finché non si riavvia o risolve il problema. Ci è capitata una situazione difficile ma grazie a questo sistema e nessuno si è accorto di niente.
“A proposito del materiale audio sul palco, una particolarità notevole riguarda questo set di microfoni Schoeps che stiamo provando sulla batteria: sono dei preamplificatori CMC 6 con capsule più gli attenuatori Pad 20. Sul rullante e sui tre tom le capsule sono le MK 4V ‘verticali’, mentre sugli overhead e sulla cassa sono delle capsule a ripresa assiale, normali. Abbiamo una capsula cardioide MK 4V verticale sul rullante top; una supercardioide MK 41V verticale sul rullante sotto; tre ipercardioidi MK 41V sui tom; due normali cardioidi MK 4 sugli overhead; sulla cassa la capsula è la cardioide wide MK 21, leggermente più larga, che permette una coerenza maggiore sulla parte bassa. Per il resto abbiamo un Sennheiser E 914 sul hi-hat, un AKG C 480 sul ride, uno Shure Beta91 e un SubKick sulla cassa.
“Sul palco tutti usano in-ear, misti tra Sennheiser 2000 e ew300 G3, tranne il batterista che ha un sub e un suo mixerino Mackie, a cui mando mix drum, mix band, voce e click.
“Per i radiomicrofoni, invece, usiamo Sennheiser 6000, con capsule DPA d:facto per Marco mentre per i cori abbiamo dei Sennheiser 2000 con capsule 935. Il resto è standard.
“I backliner – aggiunge Stevan – sono Michele Vannucchi per stage left, Simone Valenga, personal di Marco, e Massimo Flego per stage right”.
Mimmo Lettini - Assistente FoH
“Il disegno del sistema – ci dice Mimmo – è stato fatto da Maxime Menelec con l’assistenza di Alizee che è rimasta in tournée, lavorando in squadra insieme a noi.
“Ultimamente ci sono stati aggiornamenti e miglioramenti nei software di L-Acoustics – LA Network Manager e SoundVision – che ora lavorano insieme, nel senso che LA Network Manager può importare i parametri da SoundVision proprio per tirare fuori un’immagine sonora precisa e presente.
“L’impianto è sempre lo stesso – continua Mimmo – ma sulla parte medio-alta viene tarato principalmente da SoundVision, con le correzioni da fare poi quotidianamente nelle varie venue tramite il nostro tuning. Le parti basse e medio-basse, invece, come consuetudine vengono fatte da noi.
“Quest’implementazione ha fatto sì che l’impianto sia ancora più preciso e l’impressione all’ascolto è che non ci siano delle frequenze che risultano in qualche modo fastidiose. Ovviamente avere Butturini al mixer rimane un fattore importante, da questo punto di vista.
“L’impressione all’ascolto è quella di sentire un impianto near-field in studio, nonostante sia un impianto enorme con tutte le solite problematiche che rimangono nell’uso in palasport. Lascio spiegare da Alizee la configurazione dell’impianto, di cui si sta occupando lei.”
La configurazione “tutto in aria” dell’impianto main.
Alizee Tricart - Ottimizzazione del PA
“In questa tournée – spiega Alizee – lavoro per Maxime Menelec e la sua azienda, Upoint, che si occupa di consulenza e design audio. Per questo spettacolo, Agorà ha chiesto a Upoint di creare il design, così eccomi a seguire il design in tour.
“L’idea dietro il design dell’impianto era di avere un suono più coerente possibile su tutto il pubblico usando i sub appesi per avere delle basse omogenee, una fase lineare al massimo. Cerchiamo infatti di ottenere la massima coerenza e il modo migliore per farlo è di usare un sistema intero appeso anziché due sistemi separati tra le casse appese e quelle a terra. Avere tutta la diffusione che arriva da una singola posizione già aiuta moltissimo ad arrivare a questo obiettivo. Ogni lato del sistema main comprende quindi tre linee. C’è un array principale di 12 L-Acoustics K1 + 2 K2, dietro al quale si trova una linea di otto K1-SB, una configurazione abbastanza standard. Invece di disporre i rinforzi per le frequenze basse e infra a terra ai lati o in linea con il frontepalco, però, abbiamo appeso ad ogni lato e molto vicino agli array K1 e K1-SB una doppia configurazione cardiode di KS28 – sei unità delle quali due invertite.
“Chiaramente – continua Alizee – tutto deve essere progettato in base al disegno della produzione e, con l’altezza di appendimento dell’impianto e i KS28 appesi, operando in configurazione direttiva ci risultava un buco di copertura nelle basse frequenze nelle prime file davanti all’impianto appeso. Per questo abbiamo dovuto accettare un piccolo compromesso e aggiungere quattro KS28 a terra per coprire questi buchi, ma è un utilizzo analogo a quello dei front-fill – abbiamo anche quelli – che servono a coprire solo quelle zone specifiche e con volumi molto bassi per non interferire con l’impianto appeso in modo significativo.
“SoundVision permette di calcolare gli angoli e i filtri FIR in modo di ottenere sempre qualcosa di omogeneo sul pubblico nel suo complesso. Quindi il software ci mette in condizioni di modificare qualsiasi cosa in funzione di quel che si sente, che è sempre un po’ diverso. È uno strumento veramente efficace”.
Jordan Babev - Lighting designer
“Marco – ci dice Jordan – ha le idee piuttosto chiare su come deve essere il suo spettacolo a livello di concept e di racconto. Ha affidato a Claudio Santucci di Giò Forma set e show design, ed hanno coinvolto me come lighting designer. I contributi video sono di Sugo Design, mentre Romain Sabella, di Clonwerk, ha seguito tutto la parte tecnica di messa in onda: costruzione di timecode, showcall, ecc.
“Il concetto dello spettacolo è quello del ‘palco in costruzione’: si parte da zero, con il palco molto scarno, per arrivare in crescendo verso l’esplosione finale.
“Per quanto riguarda il disegno luci – continua Jordan – occorreva creare tre livelli di set. Claudio ha disegnato questi tre pod quadrati composti da due ‘fette’ che si aprono e si chiudono utilizzando una movimentazione Movecat, il nuovo sistema di PRG.
“All’interno di questi pod sono arrotolati degli schermi per la proiezione, per cui si possono aprire con gli schermi allungabili tra le due fette, oppure senza niente dentro. Ci sono inoltre luci sia sotto sia sopra. Insomma sono elementi scenografici che ci danno parecchie opzioni e costituiscono il primo livello di scenografia, si aprono e chiudono sopra la band.
“Upstage – spiega Jordan – abbiamo uno schermo a LED estremamente trasparente, il PURE10 di PRG. Dietro questo, abbiamo un altro livello, costituito da due elevatori a pantografo, quelli usati nei cantieri, che salgono e scendono ospitando gli artisti, visibili attraverso lo schermo.
“Un quarto livello è formato dal backwall composto da una matrice di luci che si alterna a delle lamiere ondulate, da cantiere, proprio per dare quel senso di lavori in corso.
“Inoltre – continua Jordan – sul palco abbiamo due trabattelli da muratore veri e propri, con sopra due followspot e due operatori. Questi questi fanno proprio parte dello spettacolo: salgono e scendono, si accendono, si spengono e vengono movimentati e disposti in modo diverso durante lo show.
“Infine, ci sono due ponti praticabili sui quali sale l’artista che viene trasportato sopra il pubblico e vicino agli anelli. Insomma uno show molto ricco di effetti e trovate.
“Come proiettori, sto usando alcuni dei miei preferiti nelle varie tipologie: come strobo abbiamo i GLP JDC1, un prodotto che mi piace moltissimo con il potentissimo strobo e i LED RGB controllabili a pixel… ed è anche motorizzato in tilt. Questi sono sparsi un po’ dappertutto. Poi abbiamo dei GLP X4Bar20, disposti sui ponti: sono molto potenti ed anche questi hanno il tilt motorizzato. Dentro i pod abbiamo inoltre degli ICON Edge PRG, un faro spot/beam ibrido molto potente, ed i nostri amati K20 Claypaky, disposti in giro ed usati sia come keylight sia come effettistica.
“In effetti – dice Jordan – questo è uno spettacolo con pochissimi spot, perché ho preferito utilizzare più wash, con grosse accensioni, blocchi che escono attraverso gli ostacoli, bagnando più le zone. A terra ci sono poi i VL4000 Vari*Lite e due ladder ai lati dello schermo, ognuno con 5 × 3 MagicPanel-FX Ayrton.
“Il kabuki che fa da sipario viene utilizzato per la prima parte dello show, con la scenografia molto scarna: tutto il primo brano infatti prevede il kabuki che nasconde completamente il resto del palco, con effetti di ombre cinesi e lampi con gli altri musicisti e coristi dietro, in trasparenza.
“Abbiamo costruito per l’ingresso dell’artista una botola, da noi denominata ‘toaster’ (tostapane – ndr): in cima alla passerella c’è un buco di 1 m x 1 m, con dentro un trampolino che serve da catapulta. Marco passa da sotto, entra dentro e all’inizio del primo brano viene ‘sparato’ sul palco in mezzo al fumo e davanti al kabuki.
“Tutti i reparti sono sincronizzati con SMPTE. Da Cristian Rigano parte il timecode che viene distribuito a tutti i mondi di produzione. Per quanto riguarda le luci, io non riesco mai a fare tutto in timecode, perché mi annoio troppo, ma anche perché ci sono tante variabili tra le venue e sarebbe molto faticoso riprogrammare tutto, meglio eseguire le modifiche dal vivo manualmente. Così ovviamente ricevo il timecode e ho le cuelist in timecode, ma solo una base, perché il 60-70% dello show rimane con interventi manuali.
“Un punto interessante – aggiunge Jordan – che continua a stupirmi, nonostante sia ormai consolidato, è che tutte le chiamate di scena vengono fatte da un computer con Reaper: il timecode entra in questo computer e fa partire le tracce con le chiamate di scena per tutti: per esempio, il timecode dà il cue al playback di Reaper con la traccia ‘Standby per Kabuki... 1, 2, 3, Go.’ Essenzialmente è uno showcaller automatizzato”.
Joergen Ellefsen, operatore d3 (sx), e Vincent Steenhoek, programmatore video.
Vincent Steenhoek - Programmatore video
“Sono un freelance – ci spiega Vincent – incaricato da PRG per risolvere eventuali problemi che potrebbero presentarsi in corsa e per dare supporto all’altro operatore.
“In regia abbiamo due grandMA che formano un sistema ridondante di controllo degli schermi in movimento e dei rollerdrop. Abbiamo uno schermo LED trasparente e pilotiamo le proiezioni dai lati e da sopra il FoH su dei pod che scendono e salgono. Usiamo due server Disguise 4X4pro, con i contributi e gli effetti.
“Anche se ci sono delle cue manuali, tutto è sincronizzato al 90% in SMPTE, ovviamente perché il coordinamento tra contributi, movimentazioni e musica è del tutto fondamentale con questo tipo di produzione. La maggior parte dei contributi è in playback, con un 90% di grafica e poco video, spesso combinato con l’IMAG, al quale applichiamo frequentemente dei Notch.
“Noi riceviamo il live dalla regia telecamere, lo mandiamo ai server per essere elaborato insieme ai contributi di prepreoduzione e poi mandiamo il segnale agli schermi e ai proiettori dalla nostra regia”.
Production | Live Nation Italia | |
Production director | Alberto Muller | |
Tour manager | Pamela Allvin | |
Tour accountant | Nicoletta Martinelli | |
Site coordinator | Massimo Iacoboni | |
Umberto Notaris | ||
Production assistants | Laura Ceriotti | |
Marta Pasetti | ||
Lighting designers | Jordan Babev | |
Davide Pedrotti | ||
F.o.H. sound engineer | Alberto Butturini | |
Carpenter | Damiano Pellegrino | |
Stage tech/carpenter | Fabrizio Cardinale | |
Stage manager | Alessandro Soccoli | |
Carpenter | Petrit Qarraj | |
Dressing room assistant | Anna Nadotti | |
Audio & lights | Agorà | |
Monitor engineer | Stevan Martinovic | |
Backliner | Michele Vannucchi | |
Simone Palenga | ||
Flego Massimo | ||
CVE | Domenico Lettini | |
PA man | Emanuele Adriani | |
Sound design | Maxime Menelec | |
Alizee Tricart | ||
Alessandro Angelo | ||
Light crew chief | Marco Carancini | |
Light techs | Francesco Ettorre | |
Giovanni De Santis | ||
Gianluigi Germiniasi | ||
Video & automation | PRG | |
Crewchief | Bernd Bisson | |
Motion techs | James Billany | |
Ruben Simons | ||
Gilles Neyens | ||
Oper motion | Márcio Silva | |
Tech video LED | Michael Dawes | |
Tech video proj | Percy Vermeulen | |
Oper video d3 - a | Nicholas Di Fonzo | |
Oper video d3 - b | Joergen Ellefsen | |
Video programmer | Vincent Steenhoek | |
Camera director | Daan Ceulemans | |
Camera tech | Nicholas Smet | |
Strip led | STS Communication | |
STS rep | Hamza Choukri | |
Project | Antonio La Rosa | |
STS tech | Omar Curto | |
Tour riggers | ||
Head tour rigger | Giorgio Sala | |
Tour rigger | Grzegorz Tarnowski | |
Climbing riggers | ||
Head rigger | Vit Rohlicek | |
Riggers | Jaroslav Sir | |
Tomas Krivsky | ||
Jiri Bazant | ||
Ales Harnak | ||
Jan Brejcha | ||
Laser | ER Productions | |
Laser techs | Jimmy Boucher | |
Alex Oita | ||
Palco | Italstage | |
Scaff | Popa Georgian | |
Vladucu Marian | ||
Ciornei Dumitru | ||
Autista | Riccio Carmine | |
Generators | Energy Rental | |
Generetor op | Vincenzio Siepi | |
Trucking | ||
Head driver | Valerio Visconti | |
Drivers | Daniele Greco | |
Sergio Scala | ||
Claudio Ferroni | ||
Ciprian Barnoaeia | ||
Battista Buttari | ||
Marco Cappelli | ||
Roberto Olmati | ||
Marco Cipolletti | ||
Dunare Ionel | ||
Trucking | ||
Frits Jansen | ||
Gheorghe Ghincov | ||
Paul Avatamanitei | ||
Catering | ||
Cuoca | Paola Impellizzeri | |
Aiuto cuoca | Valentina Vitiello | |
Cuoco | Fulvio Candeloro | |
Cuoco | Stefano Delle Sedie | |
Aiuto cuoco | Alessandro Delle Sedie | |
Merchandising | ||
Resp | Antonio Martinelli | |
Fabio Martinelli | ||
Merchandising | Davide Mevo | |
Marco Filo | ||
Sergio Ruggiano | ||
Marco Uccella | ||
Pasquale Conte |