Intervista a Roberto De Luca – Live Nation Italia
“Come committenti della ripresa, il nostro compito è quello di farci trovare vivi e pronti per ridare lavoro a tutti quelli cui lo davamo prima e far ripartire tutto il settore”
Conosciamo Roberto da tanti anni: certamente ci troviamo di fronte ad una delle persone più competenti in assoluto quando si parla del mondo dei concerti nel nostro paese.
Da tempo è alla guida di Live Nation Italia, azienda con la quale gestisce gli spettacoli di alcuni dei più importanti artisti italiani, da Vasco a Ferro a Cremonini, giusto per citare i primi che ci vengono in mente.
Abbiamo sempre apprezzato la sua capacità di unire passione e responsabilità manageriali, con la personalità che gli ha consentito di affrontare e superare con successo anche i momenti più burrascosi; ed anche la sua disponibilità nei nostri confronti, della quale abbiamo approfittato per fargli alcune domande riguardanti il difficile momento che lo show business sta attraversando.
Roberto, nella situazione attuale, qual è il primo problema che ti viene in mente?
Una delle difficoltà maggiori che ci troviamo di fronte è l’incertezza. Ad oggi non solo non si sa quando potremo tornare a fare i concerti – e questo ovviamente non può saperlo nessuno – ma il Governo non ha fissato nemmeno una data entro la quale certamente non si potranno fare concerti: è un continuo rimandare… aprile, maggio, poi giugno. Questo è un grosso problema che non ci permette di essere chiari col pubblico e con gli artisti, perché tutti noi dobbiamo attenerci alle disposizioni. In questa situazione non posso comunicare ufficialmente nessuno slittamento di data, per cui subentrano una serie di problemi annessi non da poco, dalla validità dei biglietti, ai voucher, alle prenotazioni delle venue. La prima cosa fondamentale è quindi quella di chiedere al Governo di fissare una data certa entro la quale sicuramente non ci saranno eventi col pubblico. Ciò ovviamente non significa che dal giorno dopo si potrà ricominciare. Ad esempio stabilire che fino ad agosto non si potranno fare concerti, come accaduto in Belgio, Olanda, Francia, Germania… paesi in cui hanno dato delle date certe. Questo ci permetterebbe di dare una precisa comunicazione al pubblico sull’uso dei biglietti e dei voucher. Tutto questo lo abbiamo riferito ai rappresentati del Governo e vedremo quali disposizioni in proposito conterrà il decreto di maggio. È una delle nostre semplicissime richieste che non necessitano di coperture finanziarie.
Questo aiuterebbe quindi anche la gestione voucher su cui c’è una certa tensione…
Certo, perché al momento la possibilità di utilizzare i voucher è fissata fino al 3 di maggio, ma va certamente prolungata dai 12 ai 18 mesi. Anche questa è una richiesta precisa che abbiamo fatto e che non necessità di copertura economica. Come quella di mantenere validi i biglietti per le date che saranno spostate e non annullate.
Parli al plurale per indicare la categoria delle aziende di Assomusica, della quale però non fai parte, se non erro.
Sì, ci stiamo battendo insieme come categoria e, sebbene io non ne faccia parte, sto collaborando molto con Assomusica per riuscire a far pervenire con efficacia le nostre richieste, alcune delle quali, ripeto, non hanno bisogno nemmeno di copertura finanziaria, come quella di avere un nostro rappresentante presente al tavolo delle decisioni, quanto meno per dare indicazioni da un punto di vista professionale e realistico.
Quali sono invece le richieste che richiedono copertura finanziaria?
Sono alcuni punti precisi che, come sappiamo, non potranno avere immediato riscontro ma che risolverebbero molti problemi del settore. Il primo punto è il recupero semplificato del credito IVA, e parliamo di decine di milioni di Euro, cosa che permetterebbe ad aziende che sono oggi ad introiti zero ma con spese elevate, di avere una liquidità tale da poter affrontare i propri costi, come gli stipendi dei tanti dipendenti. Molti dei miei dipendenti ad esempio sono già in FIS (Fondo d’Integrazione Salariale, ndr), altri ce li metteremo; ma, come sai, col FIS una parte dello stipendio è pagata comunque dall’azienda, cosa che noi stiamo ovviamente facendo.
Fin quando sarà data questa possibilità…
Sì, infatti un’altra richiesta è proprio il prolungamento del FIS per la nostra categoria, perché saremo gli ultimi a ripartire. Le altre richieste riguardano lo split payment, cioè il pagamento di IVA direttamente allo stato, e il Fondo di emergenza per lo spettacolo, art. 89 D.L. 17 marzo 2020 nr.18, che dovrebbe essere ripartito in base al fatturato, con la precedenza a quelle società che non percepiscono altri fondi dallo stato, cioè il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo, ndr); questo credo sia già stato recepito, con lo stanziamento da parte del ministro Franceschini di un fondo di 20 milioni per quelle aziende che appunto non fanno parte del FUS.
Avete pensato a degli aiuti per i lavoratori dello spettacolo?
Certamente: come sai, Live Nation ha già stanziato 10 milioni di Euro ed io ho già fornito dei nominativi per quanto riguarda l’Italia. Inoltre stiamo sottolineando l’importanza che il reddito di emergenza vada a proteggere le figure professionali “invisibili”, come sono molti lavoratori dello spettacolo.
Come troverete i vostri partner dopo un anno di stop? Non hai paura di trovarti in difficoltà con i fornitori di servizi quando ce ne sarà bisogno?
È un momento difficile, ma io ho una grande fiducia nelle capacità di noi italiani e della gente dello spettacolo in particolare: noi di questo settore siamo gente per cui tutto deve funzionare oggi, non esiste la possibilità di posticipare uno show, siamo gente pratica, con una grande inventiva e capacità di adattarsi e trovare soluzioni; sono convinto che alla fine di questi terribili giorni troveremo qualche problema, ma sono convinto che ce la faremo ancora una volta. Sento spesso i vari service audio, video, strutture… non sono certo allegri, però non li sento disperati, li sento con una grande volontà di ricominciare. Stanno soffrendo, come tutti noi. Il nostro compito di produttori è quello di mantenere i nostri dipendenti, di far trovare tutto pronto alla ripartenza; come committenti della ripresa dovremo essere in grado di ridare lavoro a tutti quelli cui lo davamo prima e far ripartire tutto il sistema.
Qualcuno ti ha chiesto degli anticipi sui lavori futuri?
Nessuno, ma se vedessi qualcuno in serie difficoltà è un discorso che potremmo prendere in considerazione: Live Nation è una grande società, con le spalle larghe, ma non ha capacità infinite. Noi abbiamo rapporti particolarmente intensi con alcune società di fornitori e se dovessimo realmente capire che ci sono delle difficoltà prenderemmo in considerazione cosa fare e cosa poter fare. Sicuramente non si possono aprire le casse a chiunque, ma occorrerebbe valutare di volta in volta. Anche a noi arriva un messaggio chiaro: “Spendete il meno possibile”, perché bisogna mantenere liquidità, che significa mantenere la nostra azienda, e quindi poter tornare a far lavorare le altre a cascata. Se le nostre aziende scomparissero diventerebbe molto più dura per tutti fornitori. Non è questione di egoismo, ma di pura realtà: noi lavoriamo se qualcuno canta, ma gli altri lavorano se noi facciamo cantare qualcuno! Insomma dobbiamo tutti farci trovare vivi alla ripartenza.
Come vivono gli artisti questi momenti?
Ovviamente l’artista è il capo della filiera ed è anche il più privilegiato: se parliamo di artisti di un certo livello non è certo la mancanza di lavoro per un anno che crea problemi di sopravvivenza. Ma l’artista ha bisogno di fare l’artista, tutti chiedono informazioni, anche perché i loro fan chiedono notizie ed anche loro non sanno cosa rispondere. Certo che tutti hanno un grande desiderio di ritornare, quindi credo ci saranno nuove e belle energie da mettere in campo, appena si potrà.
Alternative ai concerti?
Ai concerti il pubblico si fa i selfie col telefono rivolto verso il palco. Hai mai visto uno che si fa la foto con il computer? La musica live non può essere pensata se non dal vivo, col sudore dell’artista e della gente, con l’aggregazione, col sentirsi parte di un grande evento. Insomma io sono contrario ad ogni surrogato del live: la musica dal vivo non può essere sostituita da niente.
Quanto tempo ci vorrà perché tutto torni in bolla?
Non ne ho la più pallida idea. Tutti speriamo il prima possibile e non voglio lanciarmi in ipotesi, spero assolutamente domani.