Ciao Felice. Fai buon viaggio

In ricordo di Felice Manzo.

Ciao Felice. Fai buon viaggio

di Francesco Galarà

È passato circa un mese da quando Felice ha lasciato la sua amata Bea e le affettuose “canine” creando sgomento e incredulità tra tutti noi amici, partner e clienti. Ancora non riesco a realizzare, tant’è che spesso cerco il cellulare per chiamarlo, come se fosse ancora tra noi. Conosco Felice sin dagli anni dell’adolescenza in cui si facevano i primi esperimenti di trasmissioni delle neonate Radio libere o pirata, come erano definite dagli organi ufficiali.
Entrambi abbiamo fatto parte della “Generazione Beat”, fans sfegatati dei Beatles e di tutti gli emuli nati in quegli anni; ci siamo frequentati per tutta la vita e a tratti abbiamo collaborato seguendo un percorso di crescita personale e professionale.
Felice ha avuto un Padrino: Albert Ernest Howell, Direttore del British Institute di Torino, che lo ha seguito come si segue un figlio e gli ha consentito di imparare la lingua di Albione, grazie a cui ha avuto accesso a un mondo a noi sconosciuto ed è stato ingaggiato dalla produzione del film cult The Italian Job girato a Torino nel 1969, come “Ufficiale di collegamento” tra la produzione e le maestranze italiane.
LEMI era la sua creatura: in diverse epoche storiche è stato progettista, sviluppatore e costruttore di dispositivi elettronici applicati alla musica ed importatore e distributore di apparecchiature elettroniche, senza mai abbandonare i servizi di assistenza tecnica e riparazione di apparecchiature elettroniche audio e digitali, collaborando con tutte le aziende costruttrici nazionali e internazionali.

Un giorno ci rivedremo.

Dave Smith

“Ho incontrato Felice per la prima volta molti anni fa, credo alla fine degli anni ’70, quando presentai per la prima volta il Prophet-5. Da allora siamo stati in costante contatto e Felice è diventato per me un ottimo amico. Ci si incontrava sempre durante i vari Trade Show e altrove nel corso degli anni. Ovviamente, con la sua LEMI è stato anche il nostro business partner italiano, sia per i Sequential Circuits originali che, negli ultimi 20 anni, con DSI/Sequential. Mi mancheranno il suo sorriso e la sua energia positiva e tutti i contributi che Felice ha apportato alla nostra industria nel corso degli anni… ma anche andare in sella ai suoi Segway a zonzo per Torino!”

Roger Linn

“Ero amico di Felice da tanti anni. Per questo la sua malattia, comparsa così rapidamente, in modo del tutto inaspettato, lasciandogli così poco tempo da passare su questa terra, ha colto tutti come una terribile notizia. Ci siamo sentiti poco prima della sua scomparsa ed è stato difficile accettare che quest’uomo vitale se ne sarebbe andato presto.
“Ai miei occhi in Felice, ovviamente italiano, ma educato in Inghilterra, grazie al suo padrino inglese, convivevano due personalità: l’inglese calmo e riservato e l’italiano più spontaneo, vivace, sbarazzino e divertente. Curiosamente il Felice ‘italiano’ parlava con un timbro più alto di un’ottava rispetto al Felice inglese, a volte anche cambiando a metà frase. Mi sono spesso divertito a cercare di ingannare l’inglese Felice, facendolo passare all’italiano Felice.
“Ricordo un momento speciale: mia moglie Ingrid ed io siamo stati con Felice e Bea a Capodanno 2006, abbiamo festeggiato in un delizioso ristorante a Torino. Circa cinque minuti prima di mezzanotte, ho rimosso la fascetta di sicurezza dal tappo dalla bottiglia di champagne, in previsione di rimuovere più facilmente il tappo stesso a mezzanotte. Quasi immediatamente, la pressione lo ha fatto schizzare, rimbalzando sul soffitto e atterrando in un piatto da dessert del tavolo accanto a noi, rompendolo in mille pezzi. L’inglese Felice era imbarazzato, ma l’italiano Felice e io riuscimmo a malapena a contenere il nostro divertimento.
Felice manca tantissimo, a me e a mia moglie Ingrid”.


Roger ed Ingrid Linn, con Felice Manzo

Marino Paire

“Ho conosciuto Felice nei primi anni ’80 per necessità: avevo un’apparecchiatura musicale mal funzionante e lui me la riparò, ma per riaverla mi toccò andare alla Lemi una sera dopo cena: Felice spesso lavorava fino a tardi.
“Quella sera è nata la nostra amicizia e negli anni successivi mi coinvolse in numerose iniziative attinenti al suo lavoro e ai nostri comuni interessi informatico-musicali.

“Anni e anni dopo ci ritrovammo coinvolti in un'azienda di distribuzione di prodotti informatici dedicati alla musica a Milano. Così ho vissuto per più di dieci anni a stretto contatto con lui e ho imparato a conoscerlo meglio.
“Come socio era un grande accentratore, come molti suoi partner, nella vita e nel lavoro, hanno subito realizzato. Ma lasciava comunque spazio alle idee e alle parole degli altri; anche se poi il solco da lui scavato, quello che lui voleva seguire, era spesso talmente profondo che, bene o male, quasi sempre si finiva col ricascarci dentro, se capite quel che intendo…
“Ma c’era anche Felice, l’amico…
“Posso dire senza alcuna remora che era una di quelle persone che se solo riuscivi ad insinuarti fra le righe delle sue parole, non potevi non volergli bene davvero.
“Durante molti viaggi insieme, spesso lunghissimi, si entrava in confidenza e nelle sue parole, fra quelle righe, mi rendevo conto che le sue figure di tecnico, di imprenditore, di commerciante molto spesso offuscavano molte cose della sua persona, anzi spesso le usava proprio per nascondersi. Certo, il suo lavoro lo faceva con grande passione, ma in fondo era una persona molto curiosa della vita e faceva molte domande, con una storia alle spalle, a tratti dura e difficile, che gli ha insegnato però a guardar bene e vedere oltre le apparenze e i luoghi comuni.

“Ho sempre apprezzato la sua forza, il suo modo di affrontare le difficoltà attingendo a quel minimo di buon umore e ironia con cui riusciva ad alleggerire molte situazioni gravi: bastava una semplice battuta con la sua voce particolare che, nelle occasioni di entusiasmo improvviso, vagava nei registri alti e metteva chiunque fosse presente di buon umore.
“Felice per me è stato anche un maestro: oltre a tutte le tecnologie innovative che mi ha illustrato e spesso anche insegnato a utilizzare, mi ha fatto comprendere tante e tante volte che la cosa più importante del vivere non è lo scopo, non è arrivare a destinazione ma il percorso che si compie per arrivarci, il durante, le soste, l’attesa, gli incontri che si fanno nel frattempo, quel che si vede, che si ascolta, che s’impara, che si desidera lungo quella strada.
“E quindi, ciao Felice…e grazie!”


Antonio Monzino

“Mi sembra di aver conosciuto Felice da sempre e ho iniziato ad avvalermi della sua preziosa, puntuale e professionale collaborazione quando nel ‘secolo scorso’, abbiamo ottenuto in Monzino, la distribuzione per l’Italia del Moog.
“Pur avendo in azienda tecnici specializzati ed un laboratorio di assistenza tecnica, ci si vedeva alle fiere in giro per il mondo e sempre due parole con lui non erano solo di circostanza ma commenti e valutazioni su nuovi prodotti che via via venivano presentati nella galassia della strumentazione nell’area della tecnologia elettronica, prima analogica poi digitale, che si affiancava agli strumenti musicali tradizionali dove io e la mia famiglia eravamo cresciuti, le sue parole mi aiutavano a capire cosa aspettarmi anche dai prodotti della concorrenza.
“Successivamente, con i cambiamenti e la crescita avvenuta negli anni con la distribuzione di Yamaha, i nostri rapporti si erano intensificati e credo che ciò abbia coinciso con la sviluppo della sua attività anche al di fuori del suo territorio di residenza.
“Svolgeva il suo lavoro con grandissima passione e ho visto i suoi occhi brillare quando, essendo in procinto di organizzare una mostra di strumenti del suo mondo vintage, quelli che aveva conservato ed altri recuperati da amici musicisti, gli ho fatto vedere e poi prestato per la sua mostra un Clavioline della Selmer, forse uno dei primi strumenti monofonici inventati, che aveva una piccola tastiera da collocare sotto la tastiera del pianoforte, dotata di amplificatore e altoparlante in mobiletto staccato, Clavioline riproduceva i suoni di alcuni altri strumenti: clarinetto, tromba, violino, ecc…
“L’ultima volta che ci siamo salutati personalmente è stato lo scorso anno nel cortile della Mogar a Lainate. Durante un incontro casuale mi aveva accennato ad un suo progetto per una macchina dei suoni di cui non ricordo molto, ma gli dissi che il suo progetto avrebbe avuto il mio appoggio incondizionato perché lavorare e collaborare con una persona speciale come Felice era qualcosa che nella vita non succede a tutti.
“La notizia del suo ricovero e repentina scomparsa mi ha lasciato incredulo e senza parole. Certamente la sua figura rimarrà nella mia memoria tra quelle che ho avuto la fortuna di conoscere e che hanno segnato in modo significativo il mio lungo percorso di vita umana e professionale”.

Franco Scavino

“Con Felice siamo sempre stati amici, tanto che veniva spesso a farmi visita con Bea presso la mia casa in montagna e non rari erano i nostri pranzi a Torino. Mi torna in mente questo episodio avvenuto durante un viaggio di ritorno dal NAMM con stop a New York: avevamo deciso di andare alle cascate del Niagara. In un primo tempo in elicottero, ma poi decidemmo di noleggiare un’auto (6-7 ore di viaggio): fu un viaggio bellissimo e avventuroso con pernottamento lungo il tragitto. Ovviamente ricordo le cene e gli inviti con i grandi cervelli dei marchi più prestigiosi USA: Bob Moog, Dave Smith, Tom Oberheim nel 1979”.

Giamba Zerpelloni

“Anche se i nostri incontri erano sempre fugaci: durante le fiere, oppure sull’aereo per andare in fiera al Namm, amavamo sempre fare il punto della situazione e ottenere una chiara immagine del momento che stavamo attraversando. Ci ha lasciato una bella persona e certamente un uomo che ha saputo interpretare l’evoluzione dell’elettronica attraverso l’assistenza della stessa, le intuizione di prodotti accessori (qualche suo prodotto tipo master-clock, centraline midi ecc.. ce l’ho ancora), quindi profondo conoscitore delle tecnologie che negli anni hanno avuto una veloce evoluzione, diciamo Pre e post MIDI. Ha anche saputo costruire negli ultimi anni la rappresentanza di Dave Smith synth, quindi rimanendo anche collegato con l’aspetto commerciale, ma sempre tecnologico puro. Insomma credo che il vero vuoto che ha lasciato, oltre che affettivo per molti, sia la mancanza di continuità del suo sapere. E questa scuola non potrà farla nessuno al suo posto”. 

Luigi Venegoni

“Felice Manzo, una forza della natura, mi mancherà davvero tanto, non solo per la sua genialità ma anche per la sua simpatia, la sua specchiata onestà ed il suo essere a suo modo simpatico e divertente.
“Nei primi anni ‘80 conobbi la LEMI, assoluto riferimento per tutti i musicisti, piemontesi e non, che avevano bisogno di riparazioni e consulenze per i loro strumenti musicali.
“Nel 1981 avevo appena rinnovato la mia piccola attività musicale; Il Dynamo Sound Studio registrazione a 16 tracce, Mixer a 32 canali ed un prestigioso parco microfoni e strumenti musicali necessari a realizzare le varie produzioni.
“Muovevamo anche i primi passi nell’uso del computer per realizzare complessi arrangiamenti multi-timbrici, utilizzando la tecnologia MIDI. Felice, allora il più grande esperto italiano nello sviluppo di protocolli MIDI, era amico e collaboratore di Dave Smith, inventore del MIDI e ideatore della famigerata linea di sintetizzatori Prophet e, in seguito, Emu.
“Io ero specializzato nella realizzazione di musiche composte e sincronizzate al video (pubblicità, documentari, sigle per convention ed eventi) e furono le famose interfacce MIDI e i sincronizzatori SMPTE realizzati da Felice a consentirci di realizzare un sistema ideale per comporre, sincronizzando musica e immagini.
"Utilizzando le macchine realizzate da Felice, io e l’eccellente tastierista Silvano Borgatta fondammo il ‘Dynamic Duo’, formazione che eseguiva concerti basati sull’utilizzo di computer e drum machine. Felice fu così entusiasta del nostro progetto che ci arruolò come dimostratori dei suoi prodotti, chiedendoci di presenziare alle varie fiere della Musica, tra le quali il Sim di Milano. Lo scopo era presentare nuovi marchingegni elettronici atti a connettere e sincronizzare tutte le nostre attrezzature. Questa iniziativa fu preziosa nel farci apprezzare tra i primi esperti di utilizzo delle tastiere elettroniche per la composizione.
“Attraverso la sua sponsorizzazione io diventai anche dimostratore praticamente per tutte le aziende produttrici di tastiere e synth. Tempo dopo, l’avvento di software quali Creator, Notator, Cubase e Logic rivoluzionò il mercato. Ma Felice era così ‘clever’ che si mosse velocemente per acquisire la rappresentanza della piattaforma Logic in Italia, collaborando col mio ex socio Marino Paire, uno dei più grandi esperti al mondo di software musicali. Tutte le sue iniziative erano brillanti e avevano successo, Felice sapeva davvero il fatto suo!
“Fino a pochi mesi fa Felice ha continuato a essere un punto di riferimento per i musicisti, e tutti gli sono particolarmente grati per il suo costante impegno nel realizzare e riparare strumenti musicali.
“Sono stati anni, nei quali io e Felice abbiamo incrociato le nostre reciproche competenze, poi, causa la drastica trasformazione del settore musicale degli ultimi 20 anni, le occasioni sono diminuite. Non certo la stima infinita che provo per lui.
“Purtroppo se ne è andato un personaggio fondamentale nell’innovazione tecnologica della musica degli ultimi 50 anni. Ma sono sicuro che, anche dov’è adesso, si inventerà qualcosa di mirabolante. Addio Felice, ti ricorderò sempre con affetto”.

Giorgio Marotti

“Parlare di Felice Manzo, per me ‘Felicino’, significa fare un salto all’indietro nel tempo di mezzo secolo! All’epoca lavoravo in qualità di dimostratore di organi elettronici presso la ditta Restagno di Torino e Felicino abitava, con i genitori ed un fratellino, in un’ampia soffitta di fronte al negozio. Essendo lui appassionato di musica, ci conoscemmo in un locale dove io suonavo e in quell’occasione mi disse che seguiva dei corsi di formazione elettronica per corrispondenza. Successivamente mi invitò a casa sua per farmi ascoltare un amplificatore che aveva costruito (a 17 anni!). Nel giro di breve tempo lo proposi come tecnico al Sig. Restagno e da allora non ricordo uno strumento che non fosse stato in grado di riparare. Era semplicemente GENIALE! Le invenzioni che ha realizzato in seguito ne sono la prova”.
“Ciao, amico mio”.

Ignazio Vagnone

“Felice era – e fa un male terribile parlarne al passato – una persona ricca. Ricca di esperienza, di conoscenza, di simpatia, di curiosità, di relazioni, in una parola di umanità. Fuori dalla sfera professionale, nella quale eccelleva, voglio ricordare una serata bellissima, passata a girare per la nostra Torino con i Segway, con la mia famiglia, raccontandoci curiosità e aneddoti, con il suo humor inconfondibile. Ci manca già e ci mancherà ogni giorno”.

Umberto Mari

“Conosco Felice da circa quarant’anni, quando era ancora in corso Matteotti a Torino. Io gli portavo alcuni prodotti elettronici da riparare.
“Un giorno, credo di ricordare nell’anno 1990, Felice mi telefonò per chiedermi se avessi avuto piacere di dargli assistenza per le chitarre e i bassi che prendeva in riparazione dalle varie aziende. Per me fu una grossa opportunità, perché mi introduceva così in un circuito importante e come si è dimostrato, anche duraturo nel tempo.
“Ho sempre ammirato la sua serietà e puntualità sia come persona che come professionista, e ciò mi ha insegnato molto. Era una persona molto onesta e sincera, infatti con il passare del tempo, e delle collaborazioni, eravamo anche diventati amici, nonostante il mio carattere a volte un po’ brusco, ma lui aveva capito come ero! Si parlava di tante cose, anche non inerenti al nostro lavoro, e spesso si scherzava e si rideva su battute che ci scambiavamo.
“Specialmente quando veniva a caricare le chitarre sulla sua ultima nuova Jeep ibrida, che io definivo ‘il camioncino’... quante risate ci siamo fatti.
“Era un gran lavoratore e professionista nel suo campo, forse ineguagliabile! L’idea che non ci sia più mi fa stare male”.

Marco Valente

“Sono al lavoro, giovedì mattina, quando ricevo una chiamata sul cellulare: è Felice. Al mio pensiero che la telefonata avrebbe confermato la dimissione dall’ospedale sono invece seguiti due struggenti minuti di incredulità e – soprattutto – di caldo, affettuoso, commovente, potente saluto di Felice; saluto col quale si accomiatava dalla vita e mi comunicava il suo ringraziamento per gli anni di lavoro vissuti insieme.
“Con le lacrime che scorrevano sul viso ho rivissuto in due minuti quei quasi venticinque anni trascorsi; anni sereni, sorridenti, scanditi dalle sue risposte puntuali, dalla disponibilità totale, dalla passione, l’impegno e l’abnegazione che non ha mai lesinato.
“Una cordialità che è sempre andata oltre il mero rapporto lavorativo e che la telefonata ricevuta – seppur nella dolorosità – ritengo possa farmi inserire nel novero degli ‘amici’.
“Addio Felice. Addio amico mio”.

Piero Daga

“Ciao, che dire… persona intelligente sopra la media, perspicace e sincero. Il mio rapporto con lui è stato solo lavorativo, siamo sempre andati d’accordo, entrambi abituati al fare sbrigativo ma essenziale, ci sentivamo perlopiù per telefono, ogni tanto ci vedevamo, sempre per lavoro e anche se eravamo presi qualche risata veniva fuori”.

Salvo Zocco

“Sorridente, irresistibilmente positivo, con un’aura di pacatezza e signorilità. Per decenni a distanza ma insieme, invariabilmente suggeriva: la soluzione c’è, dobbiamo solo trovarla”.


Ringrazio tutti coloro i quali hanno voluto dare un contributo scrivendo un breve ricordo di Felice Manzo.


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