Pesaro
Capitale italiana della cultura 2024
Nel lontano 16 marzo 2022 venne l’investitura ufficiale di Pesaro come Capitale italiana della cultura per l’anno 2024, e dopo tanto lavoro il momento è finalmente arrivato. La città è stata protagonista, per tutto l’anno 2024, della vita culturale del paese, e ha saputo sorprendere non solo per la sua ricca offerta turistica, ma anche per le numerose iniziative nel campo dell’innovazione tecnologica. La nostra redazione, che come sapete è legata al territorio marchigiano, ha voluto indagare questo aspetto, evidenziando come la città abbia saputo coniugare tradizione e futuro in maniera efficace.
Abbiamo approfondito in particolare tre iniziative che, secondo la nostra esperienza, hanno dimostrato come Pesaro sia diventata un polo attrattivo non solo per gli amanti dell’arte e della storia più “tradizionali”, ma anche per gli appassionati di tecnologia.
Per prima cosa il concerto in realtà aumentata KAGAMI, in memoria di Ryuichi Sakamoto; poi la Sonosfera dei Musei Civici, un’installazione di grande efficacia che conosciamo ormai da qualche anno; e infine la Biosfera, icona della manifestazione e in continuità con la storia cittadina. Insomma, tre iniziative che vanno oltre la normale concezione di “eventificio” e di manifestazione passeggera, e che cercano di lasciare un segno duraturo sulla città e sul pubblico che vi ha preso parte.
KAGAMI
Per prima cosa ci siamo recati all'Auditorium Scavolini, dove abbiamo assistito a un evento che molto probabilmente influenzerà gli spettacoli visivi e musicali dei prossimi anni. Nel bel mezzo di un teatro moderno e all’avanguardia, con un’acustica impeccabile, gli organizzatori hanno installato uno spazio intimo per il pubblico: gli spettatori – una cinquantina alla volta – siedono in un cerchio di circa un centinaio di metri quadri, e vengono forniti di occhiali speciali per la visione di realtà aumentata e immersiva – per inciso, visori dal valore di almeno tremilacinquecento Euro. L’occasione è quella di assistere a un concerto di Ryuichi Sakamoto in 3D: è possibile dunque vedere il compositore – prematuramente scomparso – seduto al suo pianoforte a coda, che esegue alcune delle sue più famose composizioni; quando è iniziato il concerto, abbiamo potuto ammirare il musicista immerso in impressionanti immagini digitali create e armonizzate con il brano. Non solo: durante l’esibizione del maestro, ci siamo potuti alzare, muovere e girare intorno al pianoforte mentre l’artista continuava a suonare con la naturalezza e l’autenticità del fotorealismo.
Questa produzione è stata pensata e prodotta da Tin Drum, un collettivo tecnologico che comprende designer, programmatori, artisti e scienziati di Pittsburgh, Pennsylvania. Alla presentazione era presente Tomaso Cariboni, unico italiano in Tin Drum, e non ci siamo fatti scappare l’opportunità di fare due chiacchiere con lui alla fine dell’evento.
Tomaso Cariboni, ci può fare una piccola presentazione di Tin Drum?
Siamo una banda di nerd appassionati di dati e ricerca tecnologica, sparsi per tutto il mondo. Per questo evento, abbiamo utilizzato il materiale raccolto da 48 telecamere durante l’ultimo concerto di Sakamoto, per rendere un’immagine a 360 gradi, assemblata e corretta più volte. Alla fine abbiamo un’opera mai realizzata prima, che è frutto di una sperimentazione continua e che ha coinvolto l’intero team. Tin Drum è un collettivo riunito da Todd Eckert, il fondatore, che si occupa esclusivamente di esplorare ciò che è possibile nel mondo della realtà aumentata, applicata all’arte, al design, alla musica. Si tratta di un team molto piccolo, i cui membri vivono in almeno 3 diversi continenti, benché la sede principale sia a New York. Tin Drum ha prodotto fino ad oggi tre spettacoli, che sono stati presentati in varie sedi in giro per il mondo, e ha in programma almeno altrettanti progetti in diverse fasi di sviluppo.
Come è nata la collaborazione con Pesaro?
È nata in seguito ai contatti portati avanti da un nostro collaboratore che si occupa specificatamente di organizzare il tour mondiale del concerto KAGAMI, che è in corso in questi mesi. Dopo Pesaro, KAGAMI verrà presentato nel mese di ottobre a Singapore e da lì in altre città dell’estremo oriente, comprese alcune in Australia.
Come è nata l’idea, e quali passaggi ha dovuto seguire?
Todd Eckert e Ryuichi Sakamoto sono stati sodali per tanti anni, amici ed esploratori. KAGAMI nasce da una conversazione quasi casuale tra i due, che verteva sulla possibilità di lasciare una traccia della propria arte che non fosse solo racchiusa in un disco o in un video. La genesi di KAGAMI nella forma odierna ha impegnato Tin Drum per parecchio tempo, tenendo conto che la data di registrazione del concerto dal vivo a Tokyo è di dicembre 2020, mentre la data della prima presentazione pubblica a New York è di marzo dello scorso anno. Sono passati tre anni e mezzo.
Per quanto riguarda il sistema, provo a riassumere. Da un punto di vista tecnico, KAGAMI combina una serie di tecnologie di ripresa e post-produzione complesse e stratificate. Le riprese sono state effettuate con una batteria di 48 telecamere posizionate a 360° intorno al soggetto e al pianoforte che stava suonando, con l’obiettivo di ottenere un’immagine volumetrica della performance. Allo stesso tempo, una serie di target sono stati applicati al volto, alle mani e agli abiti indossati dal performer per generare un modello mesh in motion capture. I dati così generati sono stati poi elaborati per ottenere una prima rappresentazione volumetrica delle esecuzioni.
I dati provenienti da mocap [motion capture, ndr] sono stati utilizzati per migliorare e trasformare il modello 3D, al fine di ricostruire le geometrie, le informazioni e le texture che non erano soddisfacenti nel modello volcap [volumetric capture, ndr]. Questa fase di miglioramento e ricostruzione utilizza tecnologie basate sulle reti neurali per generare informazioni e dati attualmente assenti nel modello volcap. Inoltre, vengono utilizzate tecniche di modellazione e animazione più standard per la ricostruzione e/o il miglioramento di una serie di dettagli, come le mani, i capelli, il vestito, le scarpe e infine gli occhiali dell’interprete. Il processo di sviluppo e di ricerca condotto durante la rigenerazione e l’ottimizzazione del modello 3D dell’interprete ci ha portato alla fine alla creazione di un modello che garantisce una resa visiva il più naturale e realistica possibile nel dispositivo, fondendo alcuni elementi generati da noi con il modello volumetrico originale. Questa fase di fusione ha comportato la risoluzione di una serie di problemi relativi ai punti di ancoraggio dei modelli generati – o rigenerati – con la geometria attuale del modello volcap. Di base, per arrivare alla forma finale che avete visto in KAGAMI, abbiamo utilizzato dei dataset provenienti dalla registrazione volumetrica, dal tracciamento dei marker in fase di registrazione, da headscan di alta qualità (LightCage data), da dati addizionali generati da riprese video 2D e infine dai dati MIDI raccolti nel corso dell’esecuzione dal vivo.
Questo evento viene proposto come pacchetto completo, o chiedete parte della produzione in loco?
Tin Drum fornisce tutto quello che occorre per presentare KAGAMI al pubblico, incluso il noleggio dell’attrezzatura hardware necessaria, la nostra presenza per l’allestimento e la gestione dello spettacolo durante la presentazione e il disallestimento delle parti che ci spettano. Chi decide di comprare lo spettacolo per metterlo in scena riceve anche istruzioni tecniche dettagliate su tutto quello che occorre in aggiunta – impianto luci e audio, caratteristiche e dimensioni del luogo di presentazione, eccetera.
Gli occhiali sono un prodotto di serie o hanno delle caratteristiche particolari?
I device sono degli headset Magic Leap 2 di serie. Tuttavia in fase di sviluppo e ottimizzazione abbiamo collaborato gomito a gomito con gli sviluppatori di Magic Leap per risolvere una serie di problemi e ostacoli tecnici che dovevamo risolvere. La collaborazione con Magic Leap è stata fondamentale per poter intervenire a livello hardware e migliorare le prestazioni dei dispositivi.
Per la sua complessità di preparazione, lo spettacolo è concepito per un pubblico limitato a 20/30 persone, o si potrebbe estendere anche a un pubblico più numeroso?
In linea teorica non ci sono limitazioni per il numero di persone che assistono in contemporanea allo spettacolo. Tuttavia esistono una serie di problemi pratici legati al numero di dispositivi utilizzati e sincronizzati che si possono usare insieme. Per esempio le capacità del network di gestire così tanti agent in contemporanea, o la difficoltà di preparare e far indossare così tanti device al pubblico, e altre ancora. Al momento abbiamo testato KAGAMI con successo con oltre cento persone di pubblico. Per ora non avremmo comunque abbastanza dispositivi per ospitare un numero maggiore di persone, e a Pesaro la sala accoglie fino a 84 persone alla volta.
Può essere esteso per un concerto live?
Sicuramente sì. Si tratta di realtà aumentata, e quindi mischia la realtà con altri elementi percepibili solo attraverso gli headset. Uno dei progetti in sviluppo da Tin Drum esplora proprio la possibilità di “aumentare” l’esperienza del pubblico che assiste a un balletto. Speriamo di poter andare avanti e produrre questo progetto.
Questa tecnologia immersiva ha già uno sviluppo maturo o ci sono spazi per lo sviluppo?
La tecnologia è attualmente allo stadio di un neonato. Nonostante la visione della realtà aumentata sia ormai acquisita dal pubblico tramite le diverse visualizzazioni che di essa ha dato il cinema – basti pensare che Minority Report è un film del 2002! – la realtà aumentata, specie nello sviluppo dell’hardware, è ancora al livello della valigia dei primi telefoni cellulari. Forse l’arrivo di Apple sul mercato potrà darci una mano? Non lo sappiamo.
Sonosfera
Dall’Auditorium ci siamo sposati per i vicoli del centro storico di Pesaro fino a raggiungere Palazzo Mosca, sede dei Musei Civici della Città. All’interno di questo museo, già da qualche anno, è stata collocata la Sonosfera: una costruzione semi-sferica unica al mondo per caratteristiche tecnologiche e funzionali, che ha ottenuto un brevetto internazionale a opera del professor David Monacchi, docente del Conservatorio Rossini.
Sono molteplici i contenuti che si possono ascoltare all’interno della Sonosfera, da quelli legati alle sinfonie degli ecosistemi naturali, con la loro biodiversità in estinzione, all’esplorazione inedita dell’opera di Gioachino Rossini, come pure ad altri programmi musicali ed extra-musicali.
Il pubblico si siede in una doppia scalinata circolare, simile a un anfiteatro. La Sonosfera è stata costruita per essere acusticamente perfetta, isolata dall’esterno e completamente fono-assorbente all’interno: il suono proviene da 45 altoparlanti posizionati sull’intera superficie semi-sferica, intorno al pubblico e sotto la cavea, che restituiscono al centro un campo sonoro sferico molto prossimo alla realtà. I contenuti audiovisivi sono invece proiettati da 6 proiettori su una schermo a 360° ad alta definizione. L’esperienza che se ne ricava è quella di una vera e propria immersione in un panorama sonoro e visivo, con un’esplorazione sensoriale dello spazio molto potente.
La Sonosfera fa parte del patrimonio del Museo Nazionale Rossini, e nel 2014 ha ottenuto un brevetto internazionale: ciò significa che si tratta di un dispositivo dalle caratteristiche uniche al mondo. I contenuti sono studiati anch’essi per valorizzare queste caratteristiche, a partire da quelli riguardanti la musica del geniale compositore di Pesaro, Rossini, fino al pluripremiato progetto Fragments of Extinction. Questo studio di paesaggi sonori provenienti dalle foreste primarie equatoriali, registrati durante spedizioni in tutto il mondo, è stato amato dal grande pubblico e sarà il primo contenuto culturale pronto per poter essere distribuito su scala internazionale. Visti gli attuali drastici mutamenti del clima e degli habitat naturali a livello globale, è infatti di fondamentale importanza portare all’attenzione del pubblico la “sesta estinzione di massa”. L’esperienza diretta e in tempo reale del suono degli ecosistemi intatti che si vive all’interno della Sonosfera costituisce uno strumento di consapevolezza potente verso il cambio di paradigma e la transizione ecologica. Grazie alla coinvolgente esperienza sensoriale, la Sonosfera rappresenta uno straordinario strumento di divulgazione, ma arriva a coprire una serie di domini legati alla ricerca nelle scienze e nell’arte, all’educazione ecologica ed estetica. Sono in fase di studio anche applicazioni in ambito terapeutico legate alla specificità di uno strumento immersivo così avanzato e per questo capace di sollecitare stati di rilassamento profondo o di interagire con disturbi dello spettro autistico o disturbi sensoriali più in genere.
La Sonosfera è fruibile sei mesi l’anno, come strumento multifunzionale semistabile a Palazzo Mosca; per il resto potrà viaggiare nel mondo portando i contenuti prodotti a Pesaro in musei e istituzioni culturali europee e internazionali.
Biosfera
Ad accogliere i turisti, da oltre vent’anni a Pesaro è localizzata una scultura molto amata dai pesaresi: adagiata su una fontana che si affaccia sul mare, si trova la Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro, chiamata familiarmente "la palla di Pomodoro". Realizzata in bronzo nel 1998, questa scultura è diventata un punto di riferimento per i cittadini, un luogo di incontro e un simbolo della città. L’opera è una piccola icona della cultura contemporanea, connessa con il lavoro intellettuale di Pomodoro e delle ultime avanguardie italiane; durante questo speciale 2024 della cultura, non poteva dunque mancare una rivisitazione della Sfera Grande: la Biosfera.
Il tributo rimanda a quell’Albero della vita che divenne icona di EXPO2015: una meraviglia tutta italiana, ideata da Marco Balich e sviluppata tecnicamente da Giò Forma. Nasce così la Biosfera: l’installazione scultoreo-digitale misura 4 metri di diametro e sfrutta la luce di oltre 2,5 milioni di LED; la continuità ideale con la Sfera Grande è garantita dai tanti contenuti audio-visivi che l’attraversano durante l’anno culturale, e non solo. “L’idea della Biosfera nasce dall’esigenza di avere un simbolo di Pesaro 2024, un’icona che potesse incarnare e raccontare La natura della cultura della nostra Capitale: la sfida culturale e il rilancio della Pace, che camminano parallelamente a quella della sostenibilità” ha spiegato Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e oggi parlamentare europeo. “La Biosfera, ispirata all’Albero della vita di EXPO2015, costituisce un’icona, un oggetto di design e di alta tecnologia, che ci renderà ancora più attrattivi e più competitivi. Ma allo stesso tempo che farà riflettere sul cambiamento climatico.”
La Biosfera è stata pensata sia come icona, sia come attrazione turistica: per sei volte al giorno racconta arte, musica e permette di scoprire le meraviglie del territorio, oltre a interagire con il pubblico. Insieme alle opere ricorrenti durante l’anno, all’interno della sfera sono stati inseriti molti contenuti artistici, musicali o scientifici scaturiti da collaborazioni con artisti, musicisti, designer, ricercatori, scuole e altri enti. A pensare e progettare l’installazione sono stati Federico Rossi e Andrea Santicchia di Artifact Studio; Federico Rossi è professore associato in architettura digitale alla London South Bank University, mentre Andrea Santicchia è un artista transdisciplinare e docente presso il corso di Interaction Design alla IUAV di Venezia.