Negrita – Tour 2015
Il ritorno dei Negrita nei palasport: la tranche primaverile, anteprima del più lungo tour estivo, intercettata all'Unipol Arena di Bologna.
Il nono disco in studio del gruppo aretino, appropriatamente intitolato “9”, è stato pubblicato il 24 marzo di quest’anno ed è la seconda opera discografica consecutiva dei Negrita a fare il suo debutto in testa alla classifica italiana. Battendo il ferro mentre è caldo, si sono imbarcati in una tournée in otto grandi palasport (compresi il Forum e il Palalottomatica) in 15 giorni, che costituisce la tranche primaverile di un tour estivo ben più lungo.
In qualsiasi dimensione, un concerto dei Negrita è sempre una piacevole carica energetica. Anche in veste teatrale, come l’ultima tournée “acustica” a supporto del disco di brani riproposti Deja Vù, la band è in grado di mantenere caricato ed incantato il proprio pubblico, ma la dimensione che li esalta al meglio comprende una platea con gente in piedi, una botta di controluce e pressioni sonore elevate. Magari riusciremo a vedere questo gruppo in un grande stadio un giorno ma, per adesso, i palasport ci devono bastare.
Prodotta da Andrea Pieroni per Live Nation Italia, questa tournée riattiva una squadra abbastanza consolidata per quanto riguarda il personale, ma anche i fornitori: audio, luci e schermi LED di Mister X, palco de La Diligenza, Barboni per i trasporti, CME per i generatori. Una notevole aggiunta tecnico-creativa questa volta è il video, che comporta anche la partecipazione della squadra di TeleMauri per le telecamere ed i contributi.
In produzione troviamo Francesca Fadalti per Live Nation, Simone Antoniucci a dirigere la produzione e Michele “Metallo” Marini responsabile per la logistica. Andrea Corsellini è il fonico di sala, assistito in regia da Davide Linzi e con Mattia Zantedeschi come PA engineer. Alla regia di palco troviamo Sem Cigna, mentre il direttore di palco è Alessio Martino. Il disegno luci è firmato da Jò Campana, mentre alla console luci troviamo Davide Pedrotti. Alla regia video, per TeleMauri, c’è Marino Cecada.
Abbiamo assistito alla data del 13 aprile all’Unipol Arena, la seconda data del tour e la seconda di un back-to-back dopo il Mandela Forum a Firenze. I dettagli ce li facciamo raccontare dai diretti interessati ma, per offrire un appunto generale sull’impostazione scenografica, premettiamo che il palco è schietto rock-n-roll, ma questa volta con uno schermo video come fondale e l’immancabile passerella thrust.
Simone “Ciccio” Antoniucci – direttore di produzione
Per avere informazioni sulla produzione e sulla logistica della tournée, facciamo una piccola chiacchierata con Simone Antoniucci.
“Il palco – dice Simone – è un rolling stage, de La Diligenza, che permette di ottimizzare i tempi di allestimento. È caratterizzato da una passerella e da tre elementi video... tre come i membri fondatori della band; c’è una continuità dei truss che incorniciano il video fra il soffitto e la parete di fondo.
“Il palco – continua Simone – è poco profondo ma, secondo me, potrebbe esserlo ancora meno, perché durante il concerto nessuno poi usa la profondità a livello scenografico.
“La produzione è di quattro bilici, più uno per il palco ed il generatore. I tempi della produzione sono ancora da valutare: oggi siamo entrati alle otto ed usciremo qualche ora dopo il concerto… si suppone verso le 2.30; questo ottimizza anche i costi di noleggio delle strutture, ma ha bisogno di un buon supporto, perché non ci sono margini di ritardo. Abbiamo otto date nei principali palasport e questa è la seconda: a Milano registreremo il DVD, quindi integreremo le luci come necessario”.
Chi sono i fornitori?
Le aziende sono GT Transervice di Barboni per i trasporti, CME per i gruppi elettrogeni, Mister X per tutte le tecnologie luci, audio e video, Telemauri per le telecamere.
E la squadra in produzione?
In produzione ci sono Francesca Fadalti, Michele “Metallo” Marini che si occupa della logistica, mentre io sono il direttore di produzione; Claudio Alvarez è l’head-rigger.
Andrea Corsellini – Fonico FoH
Cominciando dal lato audio per quanto riguarda il personale tecnico, ci sediamo con Andrea Corsellini.
“Io sono stato richiamato a fare questo tour – racconta Andrea – e ne sono molto felice, perché mi trovo benissimo sia con gli artisti sia con Barbacci, il produttore artistico.
“La band è la stessa dei teatri – spiega Andrea – è cambiato il bassista e si è aggiunto un tastierista, Gando. Abbiamo fatto quattro giorni di prove al palasport di Firenze, ben adatto allo scopo.
“Con questo gruppo – precisa Andrea – basta rispettare il suono e riproporlo in sala il più vicino possibile a quello suonato sul palco, non servono cose particolarmente creative. Il palco ha 96 dB di emissione con cui devo fare i conti, per cui il virtual sound-check è sempre abbastanza relativo; bisogna prenderci la mano.
“Col service Mister X mi trovo molto bene. Il PA d&b J è un ottimo impianto e Mattia Zantedeschi è davvero un bravissimo PA engineer che ho esplicitamente richiesto per la taratura del sistema. Quest’anno Davide Linzi, con cui avevo già collaborato, mi aiuta moltissimo in tanti aspetti, ha fatto il tour teatrale e conosce molto bene il gruppo, oltre ad essere bravo”.
Per il tour Dannato Vivere usavi un Pro6: sempre Midas con Negrita?
Con la Pro9 mi trovo piuttosto bene: è l’evoluzione del Pro6, con più canali – anche se qui ne usiamo solo 48. La superficie di controllo è la stessa. Ho le scene pezzo per pezzo, ma sono punti di partenza, per cui da sera a sera bisogna sempre essere pronti a mettere a posto il sound in base a come suona il gruppo. Ci sono gli EQ in safe, così se faccio un intervento lo faccio su tutte le memorie, ma per il resto c’è un gran lavoro sui VCA tutte le sere.
Nel tour teatrale abbiamo notato qualche scelta di microfonaggio non comune. Qui cosa state usando?
I microfoni sono abbastanza standard, c’è solo un Telefunken M80 per la voce di Pau, poi le solite cose, perché il tempo per le sperimentazioni non c’è, quindi conviene andare sul sicuro.
Cosa usi in termini di outboard?
Ho il Massenburg 2020 sulla voce di Pau, i Transient Designer SPL sulla batteria e TC System 6000 per i riverberi più importanti. Per il resto, è tutto on-board: il sogno sarebbe quello di girare solo con una chiavetta, perché in un tour mondiale le economie sono importanti e le principali console ormai si trovano dappertutto.
Cosa si trova nella catena della voce dopo il Telefunken?
La voce di Pau è preamplificata col pre Midas, in insert ho il Massenburg che uso come compressore e come EQ, in cascata il modulo dinamico della console che uso come multibanda per togliere l’effetto prossimità e le esse.
Mattia Zantedeschi – PA engineer
Per avere qualche info in più sull’impianto in sala, parliamo con Mattia Zantedeschi.
“Il PA – spiega Mattia – è composto da quattordici J d&b audiotechnik come main e altri sei come side. Usiamo quattro J12 come downfill. Per le basse frequenze, abbiamo composto un sub array con 10 stack di JSub. Essendoci la passerella al centro, questo sub array viene spezzato, quindi l’arco si deve ricreare elettronicamente. Abbiamo anche delle Q7 e delle Q1, sempre d&b, come in-fill e out-fill.
“Tutto è pilotato dagli amplificatori D12 – conclude Mattia –. Il controllo avviene per mezzo del software R1 dedicato. Dalla regia, il segnale mi arriva in AES/EBU stereo, poi faccio io le varie suddivisioni. Due Lake LM44 fanno l’EQ e il tuning finale. Comunque, tutto il trasporto rimane in AES/EBU”.
Michele “Sem” Cigna – fonico di palco
Spostandoci al palco, parliamo con Sem del monitoraggio in questa produzione.
“Sul palco – spiega Sem – ci sono sei musicisti. Io lavoro con un Avid Venue Profile con stage rack e FoH rack: uso principalmente i plug-in Waves ma anche altre cose interne. In particolare ho un generatore di clock esterno che migliora molto il suono del Profile. Utilizzo anche un Pro Tools per registrare e per il virtual soundcheck, ma non molto, giusto per qualche piccolo ritocco da un palasport all’altro.
“Con il banco – continua Michele – controllo l’ascolto dei ragazzi che è principalmente wedge: una linea frontale di M2 d&b ed una posteriore con monitor LE2100 Martin Audio. I side sono noleggiati da Big Talu e sono Martin W8LC, due teste più il sub. Per la batteria di Cristiano usiamo solo due LE2100 senza alcun sub. I finali sono tutti D12 per le M2, mentre i Martin hanno i classici Lab.gruppen FP10000Q. Il monitoraggio è certamente quello di un concerto rock: i volumi sono belli forti… ma non stratosferici.
“Abbiamo anche otto IEM Sennheiser – continua Sem – perché in un punto della scaletta Drigo, Cesare e Pau percorrono tutta la passerella suonando da lì un brano, così, visto il delay fra PA e microfono, cantare in quella posizione diventa difficile senza cuffie; abbiamo quindi optato per gli IEM, perché i monitor avrebbero dato molto fastidio. Anche i backliner hanno IEM grazie ai quali possiamo comunicare più tranquillamente.
“C’è un crosspatch fra le sequenze nella postazione di Gando (tastiere – ndr) da cui esce un click che va direttamente nel mixerino di Cristiano (il batterista – ndr) e non passa da me, mentre io mando una linea a Cristiano solo con un premix delle voci di Pau in modo che le possa regolare a suo piacimento durante il concerto”.
I radiomicrofoni, invece?
I radiomicrofoni sono quattro, più un radio-jack per Pau: sei canali di Shure UR4DPlus tutti linkati nel network. Ho poi un sistema WinRadio per fare la scansione delle frequenze e, tramite il software Wireless Workbench di Shure, scelgo le frequenze in modo da evitare intermodulazioni.
Come vengono splittati i segnali tra palco e FoH?
Non abbiamo un vero splitter: tutti i segnali che arrivano dal palco entrano nello stage box Midas, dal quale prendo i segnali per il Profile. Il problema, però, è che il patch è differente: Midas ha una configurazione 24+4, quindi il secondo bocchettone parte dal canale 29, così alcuni canali non tornano sul Profile! Per questo se dal palco mi chiamano il canale 32, per me corrisponde ad un altro canale, cosa che all’inizio ci ha creato un po’ di confusione, ma alla fine era più facile cambiare la patch sul Profile, così abbiamo scelto la configurazione Midas. Inoltre in sala, per registrare, non usano Pro Tools con un sistema tipo Profile, molto facile ed immediato, ma bisogna fare tutto il patch. Insomma… alla fine Profile è ancora un ottimo banco, e se ci sai fare si riesce anche a farlo suonare bene.
Alessio Martino – direttore di palco
Mentre siamo sul palco, parliamo un attimo con lo stage manager, Alessio Martino.
“Sul palco – spiega Alessio – siamo in cinque: Raffa segue Cesare e il tastierista Gando, Emilio Simeone segue Drigo e la batteria, Enrico ‘Fichino’ Boschi fa i cambi del basso, infine c’è il fonico di palco.
“Avendo il rolling stage, riusciamo ad allestire il palco contemporaneamente alle luci. Questo comporta un gran vantaggio nei tempi di allestimento. Oggi abbiamo cominciato con il palco spostato alle 11.00 e, poi, una volta sollevate in quota le luci, posizionato il palco e per l’ora di pranzo eravamo già operativi.
“Tutti i tecnici di palco – continua Alessio – sono in IEM, un metodo di lavoro che preferisco e richiedo sempre, perché così le comunicazioni, che sono fondamentali, diventano molto facili e sicure. Io ho un microfono con cui do i vari cue di partenza e comunico con tutti i reparti. Inoltre, Sem ci manda in IEM un mixato, per capire anche cosa succede.
“Durante lo spettacolo – conclude Alessio – bisogna stare molto sul pezzo: gli artisti si muovono tanto, ci sono tanti cambi di strumenti, quasi uno ogni brano, soprattutto Pau si muove tantissimo, quindi bisogna stare attenti e concentratissimi”.
Marino Cecada – regia video
Una novità in questa tournée è l’aggiunta del video. Al fondo del palco, sono appesi tre schermi LED, disposti in verticale. Gli schermi sono forniti da Mister X, mentre regia, telecamere e contributi sono a carico di TeleMauri. A svolgere il ruolo creativo e ad occuparsi della regia dal vivo c’è Marino Cecada.
“I Negrita – ci dice Marino – usano i video dal vivo per la prima volta: si volevano vedere grandi e volevano molto live, ma con una concezione grafica in sintonia con i brani. Così, su alcuni pezzi mi sono lanciato in contributi grafici ed effetti piuttosto estremi, col risultato che anche il live pare quasi un contributo. Ci sono video pre-prodotti, grafiche e live mischiati insieme, di gusto grunge e un po’ vintage.
“Per quanto riguarda i contributi grafici veri e propri – continua Marino – ne abbiamo forse solo su due pezzi. Tutti i contributi sono stati prodotti nel mio studio e sono in sync con la canzone: io coordino e faccio la messa in onda delle telecamere di Telemauri”.
Essendo la prima volta che il gruppo, che suona molto “di pancia”, utilizza il video dal vivo, è stato un lavoro delicato abituarli alla sincronizzazione con i contributi?
Per avere dei contributi perfetti, anche il gruppo si è dovuto adattare a suonare sul click agganciato al video, ma sono musicisti molto bravi e non c’è stato alcun problema.
Ci puoi dire un po’ dei mezzi?
Abbiamo tre camere presidiate, una al FoH e due sotto il palco, più tre camere remotate utili per quelle riprese in cui l’operatore darebbe fastidio: sul palco per riprendere i musicisti e una sull’americana per riprendere il pubblico. Poi abbiamo una telecamerina grandangolo fissa sulla batteria.
Il service cremonese Mister X segue Negrita da diversi anni e l’impianto audio è rimasto più o meno costante per i palasport, a parte il passaggio a d&b nel 2011. Ma la rapida evoluzione delle luci in questi anni (e la capacità di Mister X di starci dietro col magazzino) ha fatto sì che l’elenco dei proiettori utilizzati sul Helldorado Tour del 2009 oggi sembra quasi una serie di targhe in uno scavo archeologico. Le esigenze della produzione e la fantasia del lighting designer Jò Campana hanno prodotto tre scenografie completamente diverse – ed ognuna singolare – negli ultimi tre tour in palasport... senza contare quella del tour teatrale del 2013.
Luca Casadei – Responsabile luci per Mister X
Per darci qualche dritta sull’allestimento del parco luci, parliamo con Luca Casadei: “I referenti in tour per il service Mister X – ci dice Luca – siamo io e Roberto Giglioli, che è il responsabile audio. Ci sono circa 150 punti luce, tra i Viper, Pointe, HaluPix, Aura, MAC2000, strobo SGM e blinder. Montiamo tutto su sei americane: quattro da 12 metri e due da 8 metri, in truss nero, più una campata posteriore su cui appendiamo quattro ladder e tre schermi LED, tutto di proprietà di Mister X, come le due grandMA prima serie in sala, con segnale ArtNet, poi tre seguipersona Cyrano 2,5 kW.
“La maggior parte del materiale – continua Luca – è trasportato su dolly, quindi tutto viaggia già montato, anche la cabina dimmer è su carrelli; i cavi viaggiano su delle gabbie, da cui vanno solo su e giù per gli appendimenti.
“Abbiamo poi un sistema a celle di carico su ogni motore che ci permette di leggere in tempo reale il reale carico sul singolo punto motore. Questo è importante soprattutto per l’americana di controluce che fa da portante ad altri dieci motori: utilizza quattro motori da 2 tonnellate: durante la fase di montaggio e di carico il rilevamento fornito dalle celle è senza dubbio una sicurezza in più.
“C’è una bella squadra di lavoro – dice Luca – con ping-pong e biliardino al seguito! Ovviamente siamo in grado di assicurare anche in tour una certa manutenzione ordinaria del materiale, anche oggi abbiamo sistemato qualche proiettore, senza ricorrere agli spare nei bauli, che comunque abbiamo.
“I proprietari di Mister X sono giovani imprenditori – conclude Luca – persone splendide, ed io come free-lance sono molto contento di lavorare per loro: hanno creato nel tempo una bella squadra, con persone capaci e in armonia fra loro, non ci sono differenze fra i reparti. Per questo tour forniamo riggeraggio, truss, motori, steel, audio, video e luci”.
Davide Pedrotti – operatore luci
Davide aggiunge alcuni dettagli sull’aspetto scenografico e lavorativo.
“Il materiale è piuttosto abbondante: 22 Martin Professional MAC Viper, 20 Pointe della Robe, 33 Martin MAC Aura, 12 Prolights Halupix, 8 barre LED, 10 Martin MAC2000 e 22 blinder. Jò Campana ha voluto che la struttura non fosse troppo di impatto, da cui la verniciatura in nero dei truss, perché tutto è centrato sui video, cosa abbastanza nuova per i Negrita, e questo ha comportato delle scelte di regia diverse dal solito. Diciamo che Jò ha fatto da collante fra i vari reparti come set designer e regista.
“La programmazione è stata realizzata da me, seguendo ovviamente le linee guida di Jò. Le luci hanno trovato una buona interazione con il video, che è molto luminoso, ma tutto lo show è basato sui colori, con una partenza molto di impatto. Tutto lo spettacolo è molto programmato, anche se non manca qualche accento manuale, ma il dito è fisso sui “go” delle cue, programmate al BPM, perché i video avevano comunque bisogno di essere perfettamente sul pezzo.
“Oggi avevamo un back-to-back – conclude Davide – e mi hanno dato tutto acceso alle 11 del mattino: una gran bella squadra con cui è bello lavorare”.
Lo show
Ripeto, come premesso, che un concerto dei Negrita è sempre divertente. La band ha da subito il controllo della sala e il livello energetico fluttua soltanto quando Pau, Drigo, Cesare e Co. decidono di permetterlo.
Sull’audio, c’è poco da dire... a Corsellini piace il volume, ma con un equilibrio tra calore ed intelligibilità che rimane un punto di riferimento nel rock italiano. La voce è sempre lì dove deve essere e mantiene la stessa presenza e definizione anche quando il microfono si trova in mezzo al pubblico sulla lunga passerella centrale. Il “guitar-driven” mix è potente ma mai abrasivo.
L’aggiunta del video ha cambiato un po’ il carattere dello spettacolo visivo. Questo gruppo beneficia dell’I-Mag, ed i contributi grafici veramente si esaltano in un paio di brani, ma è raro il concerto in cui il video non tenda a dominare. Gli schermi caratterizzano il concerto e la presenza di essi nella scenografia forse ha tolto un po’ di spazio alle possibilità di creare scene uniche ed interessanti come lo stage-scape infernale di Helldorado o i truss esplosivi di Dannato Vivere. Per non intenderci male, lo spettacolo visivo qui è di prima classe, è solo che i design di Jò splendono ancora di più quando ha la possibilità di giocare in tre dimensioni, anziché incorniciare schermi. Le luci, comunque, hanno dei momenti proprio speciali. In particolare, l’uso dei gobo in controluce e sul pubblico in certi momenti è eccezionale.
Consigliato.
Jò Campana – show designer
Non avendo avuto la possibilità di intervistarlo a Bologna, poiché non ha seguito tutte le date del tour, abbiamo raggiunto Jò nei giorni seguenti e ci siamo fatti dare qualche dettaglio in più sul suo ruolo e sul visual di questo bel concerto dei Negrita, gruppo che egli segue da moltissimi anni.
“Fra alcune proposte meno convenzionali – ci spiega – è stato scelto dalla band e dal management questo progetto col grande schermo, una soluzione che inizialmente mi ha lasciato un po’ perplesso, conoscendo bene la storia del gruppo, anche se ormai è vero che i grandi schermi vengono impiegati anche dai rocchettari più incalliti e famosi al mondo.
“Così il mio ruolo di show designer, cioè di colui che ha il compito di curare l’intero visual dello spettacolo, si è sviluppato intorno a questo importante riferimento iniziale. Ho cercato però di rendere il palco, nonostante il grande schermo, meno televisivo e meno pop, dividendo lo schermo in tre sezioni separate, in grado di visualizzare tre immagini diverse ma anche un’unica immagine, perfettamente percepita nonostante lo spazio fra le sezioni. Anche i video sono stati scelti in questa direzione, con grafiche molto particolari, immagini live trattate e tagli poco convenzionali. Inoltre in questi spazi ho piazzato molti proiettori, puntati verso il pubblico, per incattivire la scena con controluce di stampo più rock.
“Io mi sono personalmente occupato un po’ di quella che possiamo definire la regia, il design globale dello spettacolo – continua Jò –; ho quindi curato il set e il disegno luci, affidando poi a degli ottimi professionisti il lavoro pratico su immagini e programmazioni. Le immagini e le grafiche sono state infatti sviluppate da Marino Cecada, al lavoro per TeleMauri, mentre la programmazione delle luci è stata interamente realizzata da Davide Pedrotti, ovviamente sempre sotto la mia supervisione, che poi significa approvare l’ottimo lavoro già svolto con qualche piccola modifica qui e là.
“È questo un modo di lavorare poco italiano, perché spesso nei tour italiani, per ragioni di budget, si tende a concentrare tutto in un unico professionista, mentre in Europa e nel resto del Mondo è una suddivisione del lavoro piuttosto abituale.
“La band è rimasta entusiasta del risultato finale – conclude Campana – e devo dire che, nonostante qualche mia perplessità iniziale, il palco e lo show hanno rappresentato davvero molto bene il mondo artistico dei Negrita, con potenza e stile”.
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