Marco Ravelli - Fonico di sala

Il tour nei palazzetti dei Pinguini Tattici Nucleari si ferma al Forum di Assago.

Marco Ravelli - Fonico di sala

Anche noi siamo rimasti colpiti dal successo strepitoso dei Pinguini Tattici Nucleari. Dietro le quinte, siamo stati felici di incontrare tante facce nuove per le nostre interviste. Vedendo il successo di questo tour, siamo certi che il meglio deve ancora venire.

Marco, non ci siamo mai incontrati. Raccontami un po’ la tua storia.

Io ho studiato musica fin da piccolo, e visto che mio padre è un tecnico del suono in studio, ho sempre frequentato questi ambienti. Finito il liceo, mi sono iscritto alla Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo. Lì ho incontrato una serie di insegnanti di livello che mi hanno accompagnato nella mia crescita professionale, dandomi delle basi veramente solide per questo lavoro.

Come hai conosciuto i Pinguini?

Anche questo è stato molto naturale: io li conosco dagli esordi, e ho iniziato a lavorare con loro già dagli oratori, quando si suonava gratis. Poi la nostra amicizia si è consolidata e mi hanno portato con loro durante tutta la loro crescita, fino ad arrivare qua. Ormai mi considero un piccolo pinguino anch’io.

Con che tipo di setup lavori?

Nel tour estivo avevamo una console Avid, ma ora l’abbiamo sostituita con l’attuale DiGiCo Quantum 7. Ho trovato dei lati positivi e negativi in entrambe le situazioni: qui ho apprezzato la possibilità di lavorare sia in sala che sul palco con lo stesso mixer, e visto che mi trovo molto bene e mi fido del collega sul palco, abbiamo deciso di posizionare due SD-Rack sul palco e lasciare che lui gestisca i gain di entrambi.

Dal disco al live, avete cambiato qualche sonorità?  

In accordo con i ragazzi, abbiamo deciso di cambiare un po’ la resa dinamica dei pezzi. Sul disco bisogna tenere una dinamica abbastanza piatta per tutte le esigenze dei mezzi d’ascolto, mentre per il live abbiamo preferito lasciare più libera la dinamica dei pezzi, in modo che anche il pubblico avesse una sensazione diversa dal disco. Poi io durante il concerto tendo a essere abbastanza moderato, ma è una caratteristica che non posso mantenere sempre: il pubblico dei Pinguini canta dalla prima all’ultima canzone, e quando dodicimila persone cantano tutte insieme, sono costretto per forza di cose ad andare un po’ su con il master.

Che differenza trovi nel lavorare all’aperto e al chiuso? 

Sono due facce della stessa medaglia. All’aperto l’impianto è molto più libero e non subisce riflessioni, ma noi avevamo una passerella molto lunga in mezzo al pubblico che mi obbligava a rimanere limitato con la voce. All’interno abbiamo una passerella molto più corta, ho più libertà con la voce, ma di contro devo combattere con le riflessioni.

Che catena usi sulla voce?

Riccardo canta in un microfono sE Electronics V7: io entro in un canale del banco usando il pre-amp interno, inserisco un filtro passa alti, e poi subito esco e vado nell’Apollo, dove ho un trattamento della voce multibanda; da lì, esco e vado in un Focusrite, di cui uso esclusivamente la manopola per la regolazione degli acuti. Conoscendo molto bene l’artista e tutti i suoi pezzi, già so quando devo aumentare o diminuire gli acuti, e avendo la manopola a portata di mano, rimane un’operazione molto comoda. Vado poi in un distressor, per una piccola compressione di qualche db, e infine rientro nel banco. Per il resto uso i plugin del banco, che comunque sono di qualità.