Il giornalista videomaker
Interessante seminario a MIR 2019: il giornalismo nella rete 5.0 e la rivoluzione delle tecnologie.
Martedì 7 maggio si è tenuto un evento organizzato dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna in collaborazione con Italian Exhibition Group.
L’obiettivo era discutere del mutato ruolo del giornalista nelle redazioni del nostro tempo: nel giro di pochi decenni, l’uso di attrezzi “artigianali” come piombo e corda è stato soppiantato dall’introduzione di computer, videcompositori, telecamere che stanno nel palmo di una mano.
Tra i relatori, il dirigente RAI Loris Mazzetti, la giornalista del Fatto Quotidiano Giulia Zaccariello, il giornalista videomaker Valerio Lo Muzio, e a coordinare il dibattito il professore al Master di Giornalismo dell’Unibo Fabrizio Binacchi.
In particolare, è risultato interessante dal punto di vista tecnico l’intervento di Lo Muzio: il giovane professionista ha delineato con cura la figura del giornalista videomaker. Si tratta di una figura intermedia tra il tecnico video, il tecnico audio e l’autore: in veste di collaboratore, spesso freelance, il videomaker si avvia sui luoghi delle notizie con la sua attrezzatura (tutta in uno zaino, computer per il montaggio, telecamera con stativo, eventuale GoPro, microfoni radio e a filo) e gira “un pezzo”.
Il giornalista deve dunque preoccuparsi dell’aspetto tecnico, ovvero quali macchine usare, quale microfono, come trasmettere alla redazione il materiale; dell’aspetto registico, ovvero scegliere location, inquadrature, bilanciare correttamente il bianco; e naturalmente dell’aspetto giornalistico, ovvero quale storia costruire, chi intervistare. Spesso i tempi per tutto il processo sono molto limitati, intorno al quarto d’ora o poco più: la professionalità consiste nel risolvere i problemi a tempi di record, trovare soluzioni velocemente, fabbricare un contenuto per il web o la televisione senza errori madornali (controcampi errati, bilanciamenti sbagliati).
Il giornalista videomaker è oggi uno dei ruoli più richiesti: le redazioni spesso necessitano di persone capaci sui territori, in particolari fuori dalle grandi città, con una visione “laterale” sui grandi temi. Spesso sono i videomaker che inseguono una storia e poi la presentano alle grandi testate, bussando alle diverse porte fino a trovare qualcuno interessato. Una collaborazione con gli studi televisivi o le grandi testate può diventare duratura grazie a un solo primo servizio efficace e capace di raccontare un aspetto innovativo della nostra realtà.