Fabrizio Moro - Figli di nessuno Tour
Il cantautore romano, in ascesa dal trionfo di Sanremo ed Eurovision, porta in tour il nuovo disco con una produzione intelligente e un sistema Bose perfetto per ogni situazione.
di Alfio Morelli e Giovanni Seltralia
Un artista dalla grande presenza come Fabrizio Moro è sempre diviso tra l’impeto della rockstar e l’intimismo dell’autore. Per venire incontro a queste due dimensioni, non facili da conciliare, Friends&Partners ha organizzato per l’artista un tour atipico, con le prima date nei palazzetti di Roma e Milano e un seguito nei teatri della Penisola.
Il successo di pubblico è stato immediato, sia nella doppia al Palalottomatica sia nella data al Forum di Assago; poi, con un piccolo ridimensionamento che non tradisce il disegno originale, il bilico è partito per la tranche teatrale.
Fabrizio si dimostra come sempre un performer capace di divertire, e il lato visual segue i suoi movimenti con contributi grafici sui LEDwall e luci dinamiche; non mancano, poi, momenti più raccolti più in linea con i tipi di venue.
Ci siamo recati presso il teatro La Fenice di Senigallia, il 30 novembre, per farci raccontare i dettagli di questa produzione, e in sede abbiamo trovato una squadra affiatata e soddisfatta per gli ottimi risultati delle date.
La produzione
“Questo è un tour partito nei palasport già a ottobre – racconta il direttore di produzione Daniele Teodorani – dopo un lungo periodo di allestimento a Roma che ha dovuto tenere conto dei cambi di venue e del seguito teatrale. Aggiungendo qualche giorno di lavoro, infatti, siamo riusciti a partire con un allestimento facilmente riducibile in corsa, senza snaturare lo show.
“Le prime date sono state al Palalottomatica, all’EUR di Roma, poi al Forum di Assago; Fabrizio è un artista in grande crescita e abbiamo triplicato il pubblico rispetto alla platea milanese di soli tre anni fa. Il giro finirà il 19 dicembre a Sanremo.
“I totem LEDwall, la scenografia, il disegno del palco sono rimasti anche per la parte teatrale; il tour Figli di Nessuno porta in giro l’ultimo disco di Fabrizio, quindi abbiamo lavorato molto per dare continuità a due parti così diverse del tour e con venue concettualmente così distanti. Lo spettacolo rimane piuttosto rock, anche quando ci spostiamo in teatro.
“L’agenzia è Friends&Partners, mentre il service coinvolto per audio, luci e video è Rooster srl; come collante c’è il management storico di Fabrizio, Fattoria Management, che è praticamente una famiglia. Viaggiamo con un solo bilico, ma molto pieno: la produzione qui è snella e ottimizzata, infatti restituisce l’idea di una produzione ricca. Siamo in tutto dieci persone di produzione, più la band e i ragazzi del service.”
Da sx: Mirko Cascio,fonico di sala; Luigi Giandonato, PA Man; Stefano Sebastianelli, operatore luci; Fabio Lecce, fonico di palco; Daniele Marzi, operatore video.
L’audio
“Il setup è semplice – inizia Mirko Cascio, fonico di sala – basato su una console DiGiCo SD10, con in aggiunta i rack Waves per l’effettistica. Il microfonaggio è standard, anche se il set di batteria è complicato dal fatto che include diversi campioni elettronici per cassa, rullante e altri pezzi; la batteria è tutta triggerata, ma solo per pilotare gate, riverberi ed effetti, non per il suono.
“Sul palco ci sono due chitarre, basso, batteria, tastiere, sax e infine Fabrizio. L’artista usa una capsula sE Electronics V7 MC1, che è ormai una garanzia quando si calcano palchi e passerelle ad alto rischio di innesco.
“Usiamo l’impianto Bose ShowMatch – interviene Luigi Giandonato, PA Man – e in generale il setup prevede dodici teste per lato e dodici sub in totale, dunque con rapporto di due a uno. Oggi non abbiamo montato i sub con l’arco elettronico perché abbiamo dovuto posizionare una via di fuga davanti, e siamo stati costretti a trovare una soluzione diversa; dato che l’arco elettronico non era possibile, abbiamo scelto la posizione vicina ai cluster, senza configurazione cardioide. Per quanto riguarda le teste, i moduli ShowMatch che usiamo hanno un’apertura verticale di 5° per il main e di 10° per i downfill; non abbiamo ritenuto necessario portare i modelli con apertura da 20°. In base alla venue, se possiamo appendiamo dieci o dodici cabinet, se invece dobbiamo stare in stack mettiamo un sub a terra e otto casse in appoggio, un’operazione semplice con questo impianto. In questo tour, ShowMatch fa egregiamente il suo lavoro, è abbastanza naturale come suono e ha una grande potenza, in relazione con il cabinet piccolo e leggero. In teatro va bene, dieci cabinet sono sui 350 kg quindi l’appendimento è quasi sempre possibile. I sub, poi, suonano morbidi, ma fermi quando necessario. I finali sono Powersoft; il sistema è collegato via Dante, con un backup analogico; in regia uso il Lake come matrice, che converte in Dante il segnale AES/EBU che arriva dal banco.
“Abbiamo una settantina di canali, che non sono pochi: solo la batteria necessita di 24 canali, poi aggiungi una decina di canali di sequenze, e ancora tastiere, cori, sax, chitarre, eccetera.”
“In regia sul palco – prende la parola Fabio Lecce, fonico di palco – controllo gli ascolti con una DiGiCo SD12, principalmente in-ear; solo il batterista ha un mixerino separato, mentre tutti gli altri usano in-ear. Sono poi previsti due monitor solo per Fabrizio, per situazioni in cui cerca un po’ di contatto con il pubblico e toglie una cuffia.
“L’unico elemento di outboard esterno che uso è un riverbero per la voce di Fabrizio; nelle cuffie lui ascolta un mix bilanciato di tutta la band, con la sua voce non troppo fuori. Gli in-ear sono tutti Earfonik su misura, con ricetrasmissione a radiofrequenza Shure PSM1000. Dobbiamo ricalcolare le frequenze quasi a ogni data, ma fa parte del mestiere!”
Il visual
“Il disegno è di Jò Campana – racconta Stefano Sebastianelli, operatore luci – , mentre io monto e lavoro in regia durante il tour. Io sono qui con la produzione, mentre i backliner e gli altri ragazzi sono con il service.
“Principalmente come prodotti usiamo le strobo e i wash Stark di ProLights, oltre ai MegaPointe di Robe; non ci sono special, usiamo solo gruppi di spot, di wash e di strobo. Lo spettacolo è un po’ un misto tra la realtà teatrale in cui ci troviamo e il carattere rock dell’artista.
“Sono sempre in contatto con l’operatore video, che è collegato in time code con le sequenze. Il video è presente in ogni pezzo, a parte il breve momento acustico, e le luci devono sempre integrarsi a dovere; le luci non hanno time code, lavoro a mano con una cue list. In regia ho grandMA2.”
“Io mi occupo del montaggio dei LEDwall – continua Daniele Marzi, operatore video – e del media server per la messa in onda dello show. Lo schermo è un infiLED 4,6 mm: abbiamo quattro totem, due a destra e due a sinistra, alti 3 m e larghi 1 m, e un totem centrale alto 3 m e largo 6 m. La risoluzione è di 2360 px x 864 px, calcolando tra un totem e l’altro degli spazi di 50 px, per aumentare la profondità di scena.
“Tutto lo show video è in time-code, e ogni canzone ha il proprio contributo specifico; per la messa in onda stiamo usando il server Resolume Arena, l’ultima versione. Il setup è semplice, ma è perfetto per questo tipo di tour; per le prime date nei palazzetti, in aggiunta, c’era solo qualcosina in più ma l’impatto visivo era circa lo stesso.
“Tutte le clip sono preparate da un grafico, studiate insieme all’artista in base alla canzone o alla sensazione che desiderava trasmettere; io poi le ho programmate in time code. Si tratta perlopiù di contributi grafici, le clip video non sono previste, rispecchiano bene quello che avviene sul palco e viene detto nelle canzoni.”