Balliamo sul Mondo
Il musical con i più grandi successi di Luciano Ligabue in scena al Nazionale.
di Alfio Morelli e Giovanni Seltralia
Uno spettacolo prodotto da Live On Stage, che da Milano si prepara a invadere tutte le venue d’Italia con un lungo tour invernale.
Il 16 ottobre, al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano, è andata in scena una delle fortunatissime repliche del musical diretto da Chiara Noschese.
Basato su una storia originale della stessa regista, Balliamo sul Mondo include venti grandi successi di Ligabue, a partire da quello che ha ispirato il titolo dell’opera. Luciano ha contribuito naturalmente al concept e alla stesura del copione, ma il musical vive di vita propria, con un soggetto originale che corre parallelo all’immaginario del rocker: presso il Bar Mario, tredici giovani si raccontano (e cantano) in due diverse fasi della loro crescita personale, dal capodanno del 1990 a quello del 2000.
“La scrittura e la regia di Balliamo sul Mondo sono stati uno dei ‘viaggi’ più belli della mia vita: mentre scrivevo mi batteva forte il cuore per le sorti dei 13 protagonisti – afferma Chiara Noschese – mentre la musica di Luciano traghetta, con decisione, nell’emozione… l’emozione di una storia semplice, una storia di tutti e per tutti.”
Live On Stage è una società nata proprio in concomitanza con la produzione di questo show, ma la squadra sta già lavorando anche a una serie di progetti nuovi. Intanto, oltre alle date al Nazionale, per Balliamo sul Mondo è previsto un vero e proprio tour lungo tutta la stagione invernale, fino a marzo, distribuito con l’aiuto di Vivo Concerti.
La particolarità sta sicuramente nella varietà dello show, che passa agilmente da un taglio teatrale, recitato, a un’atmosfera da musical, fino a un gran finale in tutto e per tutto simile a un concerto: per questo sia i fan dell’artista, sia il pubblico di opere e musical possono godere di uno spettacolo coinvolgente e ben costruito. È grazie a una sceneggiatura valida e a scelte tecniche ben valutate, che è possibile un passaggio delle vicende tra mondi tanto diversi. Ne abbiamo parlato, come sempre, con i diretti interessati, scoprendo il lungo processo creativo alla base di uno spettacolo originale e le scelte tecniche che lo hanno caratterizzato.
Mario Zinno - Company Manager
“Io sono la figura che permette la comunicazione tra la compagnia, il cast, la crew e la produzione. Ho un passato da attore, cantante, musicista, ma da diversi anni sono anche nel mondo dell’organizzazione, della gestione degli spettacoli. Live On Stage è una ditta di produzione nata con questo spettacolo, che è stato in qualche modo il progetto capofila.
“Il processo creativo è il più emozionante; si tratta, in questo caso, di due anni di lavoro dedicati alla scrittura, alla scelta dei brani musicali, al concept; la regista Chiara Noschese ha scritto una storia inedita basata sulle canzoni di Ligabue. Dunque la narrazione si discosta dalla storia vera o propria di Luciano, ma ci sono continui riferimenti al suo immaginario: il Bar Mario, innanzitutto; la band degli Orazero, che richiama il primo gruppo dell’artista, eccetera.”
La storia a cosa è ispirata?
Si tratta di una storia pienamente italiana, molto caratteristica, che poi ovviamente tiene un occhio sui grandi musical internazionali. C’è poca danza, forse, rispetto ad altre produzioni, ma la musica ha sempre un ruolo centrale. È una storia semplice, basata sull’incontro di tredici ragazzi dell’ultimo anno di liceo, che cercano di passare insieme l’ultimo capodanno, e che si fanno una promessa: rivedersi dopo dieci anni per raccontare le sfide che hanno affrontato nelle loro vite separate, ma parallele; qualcuno non riuscirà nemmeno a tornare al secondo appuntamento. La storia è ambientata tra inizio anni Novanta e inizio Duemila: le canzoni più adatte sono inserite nel racconto e ne narrano alcuni aspetti essenziali.
Le prove quando sono iniziate?
Con la compagnia abbiamo iniziato ad agosto. Prima c’era già stato il periodo di costruzione della scenografia, della scelta di attrezzi e costumi, insomma tutta la pre-produzione: la regista ha proposto bozzetti, idee, e i creativi sono andati fuori a trovare il necessario. Poi abbiamo fatto le prove qui, in una sala del teatro.
Il tour prevede anche dei palasport?
Sì, anche se si tratterà di date con una sala “tagliata” apposta: questo spettacolo ha bisogno di un ambiente molto intimo, che spesso nei palasport è difficile da ricreare; la sala sarà magari ridotta, o modificata, per richiamare l’atmosfera teatrale.
Com’è la risposta del pubblico?
Io mi intrufolo sempre a fine spettacolo per sentire i commenti, e non ne ho mai sentiti di negativi! Il pubblico è una commistione tra il pubblico di Luciano, incuriosito dal progetto, e quello del teatro e del musical, che frequenta il Teatro Nazionale con fedeltà. Abbiamo anche un ottimo ufficio stampa, Parole e Dintorni, a cui si aggiunge ovviamente l’effetto passaparola, che aiuta molto in uno spettacolo come questo in cui non c’è magari il “grande nome” teatrale di grido.
Luciano a che livello ha contribuito?
Nella stesura dei testi, principalmente, insieme a Chiara. Ha scritto parte dei dialoghi, e poi è venuto fisicamente alle prove per dare qualche consiglio o qualche indicazione registica, data la sua esperienza cinematografica. Il mio sogno a occhi aperti sarebbe vedere anche una trasposizione di questa storia sullo schermo televisivo, magari come fiction o come serie.
Stefano Romeo - Direttore di scena
“In questa occasione sono un uomo del Nazionale, ma sono stato scelto anche dalla compagnia perché potevo movimentare la macchina di questo teatro; poi, però, non li seguirò in tournée. Arriverà un ragazzo a cui passerò tutto il lavoro.
“La scena è abbastanza fissa: si compone di un lato destro con il bancone, di un lato sinistro con l’ingresso del bar, un ballatoio al centro sotto il quale suona la band. La scena prevede poi un ciclorama molto particolare che racchiude tutta la scena, che è la cosa più complessa da montare.
“Per quanto riguarda le movimentazioni, il tulle sale e scende più volte nei due atti, mentre le americane scendono verso la fine del secondo atto per il medley finale. Ci sono poi alcuni elementi di scenotecnica. Oltre ai movimenti, gestisco il cast e i tecnici in palco; mi assicuro insomma che lo show prosegua correttamente. L’aspetto che vorrei sottolineare, al di fuori della scena, è il fatto che l’attrezzeria viene tutta lavata e riutilizzata… in questi tempi di grande consumo di plastica, siamo per il riutilizzo. In teatro, in questi spettacoli, si buttano davvero troppe cose e nel nostro piccolo abbiamo cercato di rimediare.”
Credi che questo spettacolo sia più legato all’idea di teatro tradizionale o alle tecnologie?
Si lavora con molti degli aspetti della prosa, più che del musical. Questo sia per quanto riguarda la scena, sia per quanto riguarda gli attori i quali, per scelta registica, sono sempre sul palco. Ci sono due atti che si dividono per piccole differenze di allestimento, per atmosfere, per oggetti e dettagli; non si tratta di un musical alla Mary Poppins, con grandi scenografie, molte chiamate, eccetera. Qui sono l’unico tecnico sul palcoscenico e sono più che sufficiente.
Francesco Vignati - Lighting designer
“Chiara Noschese e Ligabue hanno scritto da zero questa storia. Poi siamo stati coinvolti noi professionisti, molti dei quali già collaboravamo da tempo con Chiara, come me, Gabriele Moreschi, il set designer, e Armando Vertullo, il sound designer. Ci sono voluti due anni per arrivare a questo punto, partendo proprio da zero, dalla scrittura. Noi creativi siamo entrati praticamente a copione ultimato.
“Per quanto riguarda il service luci e video, è stato coinvolto Audiolux, che ha materiale ottimo e con cui mi trovo sempre bene.”
Tu quando hai iniziato a lavorare allo show?
Intorno all’inizio di giugno, quando ho ricevuto i primi bozzetti dallo scenografo e ho fatto le prime riunioni con la regista. Nel copione ci sono già alcuni appunti che aiutano nella scelta dei proiettori, come l’orario e il periodo dell’anno in cui avviene l’azione: questo spettacolo in particolare si concentra nel momento di due ultimi dell’anno, a dieci anni di distanza. È uno spettacolo a scena fissa, nel Bar Mario, dove gli Orazero si esibiscono circondati dagli amici; poi, le vicende li portano a un’esibizione finale, che trasforma questa ambientazione da piccolo localino a gran concerto finale; dato che la scena è sempre quella, ho dovuto usare le luci per suggerire l’idea di un vero stage. Per aiutarmi, anche il muro dietro al palchetto del locale, che è un tulle scenografato per sembrare composto da mattoncini, ha dietro un nero e dei proiettori Sagitter Pix.i 5: al momento del concerto, il nero scende, si accendono i proiettori e così il tulle a mattoncini diventa invisibile e la scena sembra quella di un palco vero e proprio; alla fine uso anche il fumo, sempre per suggerire questo cambio di atmosfera.
La batteria di proiettori SGM.
Ci sono anche scene esterne?
Sì, riesco a differenziare interno ed esterno con due livelli di luci, per far notare quando la scena si sposta in strada. Fuori la luce richiama la notte. Poi ci sono anche alcuni video proiettati su un tulle in prima americana, che scende apposta quando serve un aiuto alla narrazione; lavoriamo molto in trasparenza. In un paio di pezzi, invece, il video viene proiettato su tutta la scenografia. Illumino il PVC di sfondo solo con un doppio colore, e solo da sotto, con dei proiettori a ottica larga SGM Q-7 per il colore in basso, e dei proiettori a ottica stretta SGM P-5 per il colore in alto; volutamente ho scelto di non complicare le richieste durante il tour con un’americana apposita per l’illuminazione dall’alto.
In tour lascerai qualcosa a casa?
In tour non porterò di sicuro i Pixiebeam ProLights, che ho appeso sulle americane verticali che scendono alla fine; qui usiamo le barre motorizzate del teatro, fatte apposta per questo tipo di movimentazione, ma che naturalmente non possiamo portarci dietro e che sono difficili da trovare in tutti i teatri. Le americane sono molto alte, tutto il ciclorama dietro doveva essere libero e non potevano esserci ombre; date le americane alte più degli otto metri del ciclorama, ho dovuto usare dei proiettori potenti, come gli spot Robe DL7S Profile e i wash Claypaky K20.
Altre particolarità del disegno luci?
Ho usato un solo taglio, nello spazio che rimane dal boccascena del teatro alla parete del bar Mario, dove inizia il ciclorama. Qui ho messo due torrette con un Robe DL4S Profile e due sagomatori a LED Coemar FullSpectrum HD; non ho niente di troppo particolare, sono tutti proiettori molto utilizzati e molto validi. La storia vede poche ambientazioni, e a parte qualche “sogno” dei protagonisti, in cui devo sottolineare un cambio di realtà, per il resto la luce non varia mai del tutto. La luce deve essere naturale, morbida: non è il musical in cui parte il pezzo e c’è un cambio totale rispetto ai dialoghi, ci sono cambiamenti più morbidi e graduali.
Un altro momento particolare è quando uno dei ragazzi protagonisti della storia manda un video ai suoi amici: lo abbiamo mandato sul tulle, ma in realtà i ragazzi lo vedono sulla TV; quindi c’è stata una buona dose di lavoro per mettere in sync quello che si vede sul tulle con quello che si vede sul televisore, soprattutto per i ragazzi del video.
Dunque ti sei occupato principalmente del disegno?
Sì, io ho programmato lo show e non seguirò il tour, dove invece ci sarà Davide Monaci come operatore. Ho programmato tutto con grandMA3, anche se ovviamente in modalità MA2. Poi Davide ha messo quasi tutto lo show in time-code, dato che è uno show composto da basi, in cui solo un paio di pezzi sono suonati dal vivo. Gli attori devono fingere di suonare, e penso spesso alla fatica dell’attore “batterista”, che ha dovuto imparare a suonare per finta tutti i pezzi e, a volte, cantare allo stesso tempo!
Davide Monaci - Programmatore Luci
“Prima dell’allestimento, Francesco ha completato il disegno, e io mi sono occupato della parte di patch, di assegnare i motorizzati, della preparazione dei colori, insomma di tutto ciò che era necessario per avere una base uniforme da cui partire con le diverse macchine. In fase di allestimento, poi, mi sono poi occupato insieme a lui della programmazione e della creazione della cue list; a questa fase, è seguito poi un lavoro di collegamento tra i contributi programmati dal tecnico video e le luci programmate della console, per controllare con una sola sequenza sia video sia luci.”
Come avviene questa integrazione col video?
C’è una timeline sul player dello spettacolo, Millumin, linkata con la mia console; a livello di proiettori c’è un Panasonic che fa una proiezione frontale. Per la scena in cui proiezione e TV devono essere a tempo, usiamo un player principale che gestisce il proiettore e un secondo player che gestisce la televisione a tubo catodico in scena: nel secondo atto una memoria del banco luci dà il GO a entrambe le macchine.
Ci sono state difficoltà?
Per me è la prima volta con grandMA3, il layout è tutto nuovo, anche se il software è ancora quello precedente. Sia console sia NPU sono di nuova generazione, con immense potenzialità, ma ancora il software è quello di nove anni fa.
In quanti siete a lavorare per le luci?
Solo in due, io e l’elettricista di palco. Seguiremo poi entrambi la tournée: con questo show, molto vario nelle situazioni che presenta, e che passa da teatro a musical a concerto, ci divertiamo molto.
Tommaso Macchi - Fonico di sala
“Qui abbiamo tredici performer, sempre in scena, microfonati con capsule Sennheiser MKE 1 nascoste tra i capelli; poi ci sono dei “gelati” Shure SM58 di servizio, che servono per effetti particolari, come per esempio simulare la band live.
“Le basi sono dei multi-traccia originali della band di Ligabue, ripresi live in concerti del passato, esclusi un paio di pezzi dell’ultimo disco. Il setup è abbastanza standard per quanto riguarda il musical: in sala abbiamo una console Yamaha CL5, con una cinquantina di canali, tra multi-traccia, microfoni e una chitarra che suona dal vivo.
“QLab gira su due MacBook, mentre l’impianto è gestito da un computer. Si tratta di un d&b audiotechnik, con diversi tipi di diffusori: il main è composto da Q1, il centrale da T10, i diffusori per la sottogalleria sono ancora T10; per i palchetti laterali E8, per il frontfill E3, mentre i sub sono Q-sub. Sul palco, per gli ascolti, ci sono dei side composti da d&b C6; non abbiamo previsto in-ear, perché nel teatro musicale si usa non far tornare le clip, cioè i Sennheiser MKE 1, sul palco: i performer devono sentirsi ‘in diretta’. Gli ascolti sono solo per i gelati, quelli usati dalla band. Nel concerto finale, dove siamo in modalità concerto, preferiamo usare i due SM58: uno sempre aperto, l’altro come spare.”
Duro il lavoro dei microfonisti!
Come segui il mix?
Io devo seguire naturalmente i livelli dei ragazzi, e anche se ho un discreto numero di snapshot con tutte le dovute aperture e chiusure, i dialoghi li seguo tutti a mano con i fader. Poi, di sera in sera, la resa cambia tanto a seconda del pubblico, e anche gli stessi ragazzi non sono dei robot, quindi bisogna sempre aggiustare qualcosa.
Per quanto riguarda il palco?
C’è un mixer Yamaha TF1 che il microfonista usa per comporre un ascolto dei microfoni, per fare un primo check. Io gli mando dei gruppi separati, il mix musica e il mix voci. Da lì si controllano anche i canali di servizio, ma per sala e palco comunque gestisco tutto da qua. In tour la base tecnica dell’audio sarà ancora questa, poi nei palazzetti qualcosa si aggiungerà di sicuro. Questo CL5 però rimarrà qui, perché è del service Artwise ed è bloccato per la prossima produzione... gli troveremo un gemello.