Nicola Costamagna - Lighting designer
Dai piccoli club ai grandi palazzetti della musica italiana: la crescita di Lazza continua, e noi abbiamo intervistato i professionisti coinvolti nel suo tour.
Il nostro “ inviato” Marco Castellazzi assieme a Nicola Costamagna, lighting designer.
Jacopo Lazzarini è un giovane artista milanese che negli ultimi anni ha collezionato innumerevoli dischi d’oro e di platino. Interessati dal personaggio, abbiamo incrociato il suo tour invernale all’ultimissima occasione buona, quella di Bologna e dell’Unipol Arena.
Nicola, raccontaci come è nato il disegno luci del tour.
Io seguo Lazza dal 2019 e posso dire di conoscere molto bene lo spirito del cantante. Questa cosa mi ha aiutato a rendere lo show spettacolare e coinvolgente rimanendo aderente al significato di ogni singola canzone. Dal punto di vista tecnico, ho utilizzato solo tre tre tipologie di fari, per un totale di circa 230 fixture. Ho utilizzato i Robe Spiider prevalentemente come wash, i Robe Forte come effetti in aria e i GLP JDC1 come blinder. I proiettori sono disposti in tre blocchi: gli Spiider sono stati messi a matrice al centro, intervallati da strisce di LEDwall in controluce, cosi come per le JCD1; i Forte sono stati messi lungo i perimetri delle truss. Tutti i tre blocchi sono stati pensati per poter reggere un brano intero.
Ci sono anche degli effetti speciali, come getti di fiamme utilizzate in quattro o cinque brani. La forma del palco non a caso è di forma standard, senza la classica passerella dei palazzetti: questo ha reso lo spazio scenico familiare al cantante, con un richiamo all’inizio della sua carriera e a quei club dove Lazza si è formato. Per quanto riguarda il controllo, uso due grandMA3 light e tre Processing Unit, il tutto fornito da Agorà.
La programmazione è stata fatta con delle cue list in timecode, lasciando libero dal sync solo qualche special, le DWE e le key lights. Il concept dello show è stato sviluppato dal punto di vista scenografico da me, Max Labadini di Next Show e Davide Pedrotti di Blearred.
È uno spettacolo con un supporto video importante?
Il cuore dello show è composto da tre grandi “cerchi” video, di cui due laterali fissi e uno centrale mobile, incastonato per l’appunto in un ring di Robe Forte a sua volta completamente mobile. La scelta dei tre cerchi è stata fatta per ricordare quel mood di galassie e pianeti presente nell’album Sirio. Questa configurazione ha permesso di creare per ogni canzone delle scenografie diverse e di rendere dinamico l’intero spettacolo.
La movimentazione dei due elementi circolari centrali è permessa da motori a velocità variabile: il continuo cambio di posizionamento della truss ha comportato la sfida maggiore di questo tour, in quanto i preset di posizione dei Forte dovevano essere studiati e ottimizzati in tutte le posizioni della truss in movimento. Quando si ha un posizionamento delle luci su truss statiche, come normalmente avviene, è tutto relativamente semplice in quanto il riferimento nello spazio dei corpi illuminanti è sempre quello. Questo fa sì che le varie posizioni dei preset o delle cue partano sempre da una posizione di default e vicino al risultato voluto. Tutto cambia quando cambia la posizione fisica del proiettore, ovvero il default di riferimento dei motorizzati, e poi continua a muoversi!
C’è stata una collaborazione tra te e la parte creativa del video, in particolare per la regia dello spettacolo?
Io ho programmato offline una decina di brani, prendendo come riferimento delle reference di contenuti video ed effettistica di Notch. Intanto i contenuti video sono stati creati da Stole Stojmenov e la parte di effettistica su camera è stata gestita da Lorenzo Venturini, con il quale condivido anche la regia in sala.
Una volta arrivati a Vigevano per l’allestimento, con Davide Pedrotti abbiamo iniziato a programmare i brani sullo stage vero e proprio, e insieme a Lorenzo abbiamo allineato la parte video e luci, arrivando al risultato finale. Non c’è stata una vera e propria figura di show designer, c’è stata l’unione di più persone.
E parlando di console MA, l’avete usata in configurazione due o tre?
Ho utilizzato la versione due. Sono stato in dubbio fino all’ultimo, ma poi la mole di lavoro era tanta e i tempi sempre più ristretti, e così ho optato per una configurazione che conoscevo. Penso comunque che da questa estate inizierò a lavorare in modalità tre su altri progetti.