Il suono di Vasco
Terminiamo il servizio sull'audio del tour di Vasco con un commento di Mario Di Cola e le impressioni finali di Alfio Morelli.
Commento di Mario Di Cola
Grazie all’abilità di Andrea Corsellini, al supporto di Luca Nobilini e a tutto il lavoro svolto dalla squadra di Agorà, il risultato è stato eccellente e di grande impatto. È stato innanzitutto emozionante scoprire come il mix e l’equilibrio timbrico fossero praticamente ottimi già dal brano di apertura. Questo, secondo me, è un risultato notevole poiché abbiamo tutti la consapevolezza che abitualmente ci sia un po’ da ‘aggiustare’ il suono all’inizio di un concerto. In questo caso sembrava già tutto perfetto dalle prime note, non c’era praticamente nulla da ‘aggiustare’. Il mix era molto curato, con un’imponente gamma bassa molto dinamica, molto articolata, ma mai, mai, eccessiva. Non c’era praticamente nulla fuori posto e al tempo stesso era emozionante nella timbrica con scelte anche di grande personalità. E la voce di Vasco, che in fondo era il vero motivo per cui tutta quella gente si era ritrovata lì, come anche Andrea stesso ci ha sottolineato, era in ogni momento potente, chiara, intellegibile a qualunque pressione sonora. Riguardo a questo, si potrebbe dire che, anche con qualche dB di meno ci si sarebbe emozionati lo stesso. Vale anche la pena di osservare che il sistema a cluster raddoppiati (Voce + Band) può offrire pero’ un piccolo limite, un inaspettato ‘tallone di Achille’. La voce era sempre perfetta a qualunque livello, ma in alcuni passaggi, quando il sistema della band raggiungeva il limite massimo, si poteva percepire leggermente l’effetto dell’intervento dei limiter di protezione dei trasduttori, e quindi in generale un po’ di fatica dell’impianto in tali passaggi. In quei momenti il risultato generale appariva come scomporsi a tratti, improvvisamente e per qualche istante. Ci si può facilmente immaginare che, con un tale setup, sia sempre e solo il sistema della band a toccare il limite massimo e non quello della voce. Questo ‘scomporsi’ del suono, infatti, non ha mai riguardato la voce. Forse un volume generale di un paio di dB più basso avrebbe evitato queste momentanee imperfezioni. Per il resto… un risultato semplicemente meraviglioso.
A destra Luca Nobilini PA Man, intervistato da Mario Di Cola.
Commento di Alfio Morelli
Risultato finale: punteggio pieno, e si sa che non sto facendo nessuna concessione. Comunque, considerando che la potenza c’era in abbondanza, se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, il volume generale del PA era un po’ eccessivo. Forse qualche dB in meno avrebbe consentito maggiore headroom e maggiore dinamica, permettendo sia di evidenziare certi special, sia di dare risalto e maggiore emotività ad alcuni momenti del concerto. Questa è ovviamente solo una considerazione personale, che non toglie nulla dal grande lavoro svolto da tutti i tecnici, a cui porgo ancora tutti i miei complimenti.
Come dice il nome del tour, Siamo qui!, e questo è quello che oggi conta.