La Perdonanza - La storica festa un segno di speranza e rinascita
A Fine agosto, si è svolta a L’Aquila la celebre festa della Perdonanza Celestiniana, un evento legato alla storia, alla religiosità e alla cultura giunto alla sua 726a edizione!
di Alfio Morelli
Pietro Angeleri era un eremita, che aveva anche fondato una propria Congregazione ecclesiastica, noto in tutta Europa per il suo ascetismo e la sua devozione. Già molto anziano, in un periodo molto travagliato per la Chiesa, evento non raro nel Medioevo, venne inaspettatamente nominato Papa e consacrato il 29 agosto del 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, che era stata costruita per sua stessa volontà e consacrata nel 1288. Prese il nome di Celestino V, papa rimasto famoso per le spontanee dimissioni che presentò al mondo appena quattro mesi dopo la sua nomina: il dantesco “colui che fece per viltade il gran rifiuto” è molto probabilmente proprio Celestino V, colpevole, agli occhi di Dante Alighieri, di aver lasciato il pontificato a Bonifacio VIII che di pio ed eremitico aveva ben poco.
Il primo atto del neo-eletto Celestino V fu proprio la concessione di un’indulgenza plenaria - ai tempi di importanza assoluta – cioè la remissione completa di ogni peccato a quanti, confessati e sinceramente pentiti, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, festa di san Giovanni Battista. Un grande atto di magnanimità cristiana, ma anche un notevole vantaggio per la città dell’Aquila, visto che tutti i pellegrinaggi portavano, e portano tuttora, un indotto economico molto significativo per la comunità. Più di un concerto di Vasco Rossi. Il successore Bonifacio VIII, che avrebbe indetto il Giubileo del 1300, cercò di annullare l’indulgenza del predecessore, ma ormai il documento papale, la Bolla del Perdono, era custodito dalla città che si oppose fermamente alla volontà del nuovo Pontefice.
Tale preambolo storico, oltre che a saziare la sete di cultura dei nostri lettori, serve anche a capire l’importanza e le radici profonde di questo evento che si ripete da ben 726 anni!
E arrivò anche l’anno dell’epidemia. Ma non nel Medioevo, bensì nel 2020! Strano ma vero.
Vista l’eccezionalità della situazione, abbiamo voluto essere presenti per assaporare di nuovo l’aria che si respira in un grosso evento, con un grande palco e un grande impianto PA, con un cartellone di artisti di tutto rispetto e, di conseguenza, anche una grande platea, pur entro i limiti del consentito. La venue è bella e imponente: sul prato antistante la basilica di Collemaggio, protetto da una copertura, sono state posizionate tutte le sedute, con il dovuto distanziamento, per le circa duemila persone che, dietro prenotazione obbligatoria e previa registrazione con tanto di nominativo e numero telefonico, hanno potuto acquistare il biglietto per assistere allo spettacolo, uno degli eventi programmati per le celebrazioni. Lo stesso spazio, prima che entrasse il pubblico, è stato sanificato a regola d’arte. Molto bella la soluzione del palco, fornito e montato da Massimo Stage con materiale Litec, con un’altezza del tetto di 24 metri, una larghezza di 27 ed una profondità di 16 metri, la cornice ideale per la facciata della basilica che fungeva da fondale. La fornitura del materiale audio video e luci è stata curata dalla ditta aquilana Fox Sound che, per l’occasione, ha chiesto anche il supporto tecnico di Agorà, il più importante service italiano che, come tutti sanno, ha sede proprio a L’Aquila. Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domanda a Carlo Volpe, socio di Fox Sound.
Come mai questa collaborazione con Agorà per questo evento?
Ci occupiamo dell’allestimento e della fornitura di materiali per questa manifestazione da diversi anni, ma questa è un’edizione speciale, perché la Festa del Perdono celestiniano è stata designata dall’UNESCO nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Per questo l’amministrazione comunale ha deciso di dare più visibilità all’evento, organizzando, oltre alle tante altre manifestazioni, anche questa serata di apertura con un evento di prestigio. Con i fratelli De Amicis di Agorà ci conosciamo e ci rispettiamo da sempre, con Wolfango abbiamo anche condiviso parte degli studi, e spesso e volentieri ci scambiamo dei reciproci favori, ma visto il magazzino succede più spesso che li faccia lui a me! Inoltre come direttore artistico della manifestazione è stato designato Leonardo De Amicis, coadiuvato dalla sorella Vittoriana, così ho chiesto a Wolfango di fornirmi tutto il materiale per il main PA e le regie e, naturalmente, i professionisti per montare e gestire al meglio il materiale. Con i miei ragazzi e il mio materiale, rigorosamente Meyer Sound, abbiamo invece allestito le due torri delay e i palchi di Piazza Duomo, dove si sono esibiti altri artisti in altre serate, e dei giardini della Villa Comunale dove, oltre all’audio, abbiamo montato anche le luci e gli schermi LED per poter seguire in diretta gli spettacoli che si svolgevano sul palco della Basilica di Collemaggio”.
È stata una bella esperienza poter incontrare di nuovo i personaggi conosciuti nell’altra vita pre Covid e vedere e sentire un allestimento ai massimi livelli di professionalità. Il PA era composto da due cluster di L-Acoustics K1 e K2 e da altri due cluster delay, posti a una cinquantina di metri, composti da Meyer LYON, pilotato da due mixer DiGiCo. Il parco luci era composto da un mix tra Robe e Prolights, ai quali si aggiungevano schermi Acronn, insomma fra il meglio che oggi il mercato offre.
Al di là degli aspetti tecnici, l’evento è stato per noi la prima occasione di confrontarci con la nuova situazione post lock-down e con gli addetti ai lavori. Fra le mille sfaccettature del momento critico che stiamo passando, il primo aspetto è certo costituito dalle tante normative imposte, dall’uso della mascherina anche nei luoghi aperti, alla registrazione con nominativo e numero di telefono fino a tutte le dichiarazioni del caso. Tutte norme, certamente giuste sotto il profilo sanitario, che fanno però perdere molto tempo, creando inevitabilmente delle file. Altra vista inquietante, prima dell’ingresso del pubblico, il passaggio di uomini con tanto di tuta, occhiali, respiratore e macchinario a spalla che sanificavano tutto il sito dove da lì a poco sarebbe entrato il pubblico. Fin qui poco male: è il prezzo da pagare per passare qualche momento piacevole in sicurezza.
La sensazione più negativa l’ho invece avuta dal confronto con i tecnici che, da decenni, incontro ai grandi eventi. Non ci siamo limitati a parlare di tecnologia ma anche dell’esperienza che hanno passato in questo periodo di fermo: tutti mi hanno confermato che è stato un periodo molto duro da superare, e mi hanno anche confermato che la ditta per cui lavorano, Agorà, gli è stata comunque molto vicina sia in termini di lavoro sia in termini economici, tenendo in qualche modo accesa la speranza di poter ricominciare al più presto la routine lavorativa di prima. Negli occhi di queste persone però ho notato una mancanza, e spero vivamente di sbagliarmi: non c’era più quel fuoco di passione per questo lavoro. Mi è sembrato di cogliere un atteggiamento quasi demotivato, con molta professionalità e molta serietà ma con meno passione di prima.
I lettori mi perdoneranno il paragone, ma a me pare un atteggiamento simile a quello di un innamorato davanti al tradimento della sua amata: ci si può riconciliare, ma nel rapporto non ci sarà più quel fuoco e quella fiducia di prima. Forse era un rapporto sbagliato fin dall’inizio: forse ci sentivamo così sicuri e padroni di noi stessi che non siamo stati attenti a quella che era la reale situazione lavorativa. Assenza di regole professionali, assenza di tutele, nessun riconoscimento o salvaguardia dei propri diritti lavorativi... Tanto ce n’era per tutti e tutto sommato con qualche servizio ogni mese si sbarcava il lunario anche dignitosamente. Poi è arrivato questo “coso” insignificante, tanto piccolo che bisogna usare il microscopio per vederlo, che ha fermato il mondo, facendoci capire che piccoli e insignificanti siamo noi.