Goran Bregovic – If you don't go crazy, you're not normal!
Da tanti anni una garanzia per il pubblico e per gli organizzatori, il musicista, bandleader e compositore saraievese è passato in Italia questa primavera per tre date con la sua Wedding and Funeral Band.
Il 14 marzo, mentre il nostro collega sta sudando al concerto di Caparezza a Rimini, abbiamo optato per una serata un po’ diversa, sempre senza dover uscire dalla Romagna. Al Carisport di Cesena c’è la seconda tappa di una serie di tre date italiane in tre giorni, piccola parte di un’attuale tournée di tutta Europa. Portata nel Bel Paese, come sempre, da Just In Time di Mauro Diazzi, agenzia e management di Modena. In questa data, il responsabile tecnico sul posto è Paride Pironi, titolare del service TD Rent, mentre il materiale e personale tecnico sul posto arriva da DDM Eventi.
Alla venue incontriamo Paolo Cantù, tour manager per conto di Just In Time. “Tour manager” significa occuparsi un po’ di tutto, in queste produzioni molto snelle. Paolo ci racconta alcune caratteristiche di questo lavoro.
“L’artista – spiega Paolo – è spesso in Italia perché molto apprezzato; in questi giorni abbiamo fatto tre date: ieri a Firenze, questa sera a Cesena e domani a Roma. Poi lui parte per diverse date nei paesi dell’est e in Europa, per ritornare in Italia la prossima estate con altre date”.
“Bregovic – continua Paolo – è in tour mondiale perenne. Ci dà disponibilità alcune volte all’anno e l’agenzia, ovviamente, cerca di organizzare quante date possibile in questi periodi di disponibilità. È un artista che sempre raggiunge e, molto spesso, supera le aspettative. Per esempio, ieri a Firenze si aspettavano 800/900 persone e ce ne sono state 1600.
“Questa è la formazione più piccola: oltre a Goran ci sono sei musicisti e due coriste. Nella stagione estiva succede che venga con la formazione allargata, in cui si aggiungono il coro e un quartetto d’archi.
“Viaggiano con gli strumenti a fiato e la chitarra, mentre il tamburo del percussionista viene chiesto sul posto, perché cercano di viaggiare in modo molto leggero”.
“Con un pulmino – aggiunge Paolo – facciamo le trasferte dei musicisti con gli strumenti mentre una macchina viaggia con l’artista. Chiediamo tutta la produzione sul posto e, naturalmente, mandiamo un rider tecnico con le richieste che poi ritroviamo di solito in modo abbastanza preciso, anche perché il concerto non ha bisogno di materiale particolare: un buon PA e monitoraggio mentre, per le luci, chiediamo una serie di proiettori e sagomatori tutti bianchi, sempre accesi.
“Dusan Vasic, il fonico che da anni lavora con Goran, arriva nel pomeriggio, controlla che tutto sia in ordine, fa gli aggiustamenti del caso e nel tardo pomeriggio salgono sul palco i musicisti che fanno un’oretta di sound check. Alle 20 entra il pubblico e per le 21 è tutto pronto”.
Dusan Vasic – Fonico FoH
Cosa richiedete sul posto?
Un “impianto di alta qualità” con personale in grado di metterlo in funzione correttamente. Chiediamo il palco allestito con monitor, console e microfoni secondo il rider e un fonico di palco. I sistemi che richiedo in generale sono L‑Acoustics, d&b audiotechnik o Meyer Sound, in quest’ordine.
La band è basata molto sugli ottoni così, per le nostre esigenze, nella maggior parte delle venue L‑Acoustics offre un calore migliore. Meyer tende ad essere un po’ troppo potente nella banda dei 2/3 kHz, mentre d&b è molto – forse troppo – nitido per questo gruppo. Chiaramente sto generalizzando un po’ perché, secondo la venue, troviamo diversi sistemi di ogni marchio. Comunque non ritengo assolutamente di dovermi lamentare per il sistema M’elodie che ho trovato qui.
Generalmente richiedo solo microfoni dinamici, perché il palco è veramente molto rumoroso. Non solo il monitoraggio è abbastanza potente, ma ci sono tante persone che si muovono abbastanza ed i condensatori riprenderebbero tutto. Per i flicorni uso di solito i Sennheiser MD421, perché sono strumenti che hanno un’emissione molto elevata. In questo caso ci sono due SM57, che vanno comunque bene. Questo è uno spettacolo che si svolge nei grandi auditori nelle città ma anche in mezzo ai campi in Grecia. perciò non faccio richieste che sarebbero difficili da soddisfare nei posti più remoti. Se dovessi esprimere una preferenza, richiederei gli RE20 EV per le trombe, perché secondo me è il microfono più adatto; però trovare gli RE20 in un villaggio in Grecia è difficile... così gli SM58 possono andare benissimo.
Il tamburo sul palco è un goč, uno strumento tradizionale dei Balcani (si chiama anche “tapan” e fa parte della famiglia dei davul, usati in tutto il sud-est dell’Europa ed in Turchia – ndr). Lo strumento ha due pelli battenti e si suona da un lato con un battente pesante di legno massello, producendo un suono con molte basse frequenze e, contemporaneamente, con molta punta. Dall’altro lato, viene usato un bastoncino flessibile per accenti e controtempo, che produce un suono caratterizzato da frequenze medio-alte. Di solito uso un Beta 52 sul lato dei bassi e un SM57 dall’altro lato. Il musicista qui ha anche un piatto montato sopra, sul quale metto un altro SM57.
E che cose portate dietro?
Io viaggio con il computer che, per questo spettacolo, è molto importante. Ho sette canali di audio in multitraccia, con grancassa, basse frequenze, alcuni strumenti... bassotuba, per esempio. Non c’è nessun tipo di triggering, a parte il mio dito.
Goran suona una “travel guitar”... una scelta di strumento basata quasi esclusivamente sulla convenienza. Abbiamo più di 100 date all’anno e siamo sempre in aereo, così ci sono sempre problemi con i bagagli, ecc. Visto che, in questo spettacolo, la chitarra non ha un ruolo da protagonista, Goran ha deciso che si poteva sacrificare un po’ a livello di suono e guadagnare moltissimo in comodità. Questa chitarra ha un piezoelettrico che, in precedenza, usavamo come trigger per fare strumenti campionati, come il bassotuba, da un computer con Logic ma era troppo ingombrante. Poi abbiamo sperimentato utilizzando un iPhone con certi suoni, ma non esiste un’applicazione per iPhone su cui poter caricare i campioni, perciò adesso lo utilizziamo pochissimo, per qualche suono in bassa frequenza. Più che altro, la chitarra usa il suono proprio dal pickup.
E riesci ad avere un buon segnale da un iPhone?
Beh... preferirei avere un amplificatore e una cassa fuori dal palco, per avere un po’ di livello, ma il punto era di semplificare e minimizzare il setup, non renderlo più complicato. Il segnale dall’iPhone è pulito ma non ha potenza, lasciandomi con pochissima headroom; ma le decisioni arrivano dall’artista.
Come ti metti d’accordo con il fonico di palco, che si trova sul posto?
Il monitoraggio è molto molto semplice. Non c’è monitoraggio incrociato quasi per niente. Le coriste chiedono solo le proprie voci nei monitor, per l’intonazione. I flicornisti e i trombettisti ascoltano nei monitor solo le sequenze, per il tempo, mentre Goran e Muharem Redžepi (che suona il goč – ndr), che hanno sempre le voci principali, hanno solo le loro voci e le sequenze. È molto semplice. Per il fonico di palco che arriva dovrebbe essere proprio una passeggiata.
Qualche volta, in certe occasioni, faccio i monitor dalla sala, ma raramente. Tecnicamente è una situazione che si può seguire dalla sala, ma con le sequenze che devo lanciare manualmente seguendo una scaletta così complicata, non ho molto tempo di tenere d’occhio il palco per le indicazioni.
Richiedi specificamente banchi Avid?
In realtà la mia preferita per questo show è la Yamaha PM5D. Ma, per esempio, per le tre date in Italia adesso ho tre diverse console. Ieri una Midas Pro2, oggi Digidesign e domani una Yamaha CL5. Ho degli showfile preparati per una quindicina di diverse console. Li mando in anticipo, quando il service locale mi dice quale console userò.
È molto difficile mixare questo ensemble?
Sono solo 24 canali in totale, comprese le sequenze dal computer, ma bisogna conoscere il materiale perfettamente e come reagiscono i musicisti in ogni momento. Ho sempre la mani sui fader perché ogni centimetro tra i fiati e i microfoni conta e i musicisti sul palco si muovono molto. Inoltre la disposizione sul palco non è particolarmente idonea all’ascolto tra loro, così tendono a spingere molto e io devo stare attentissimo alle dinamiche. In questo tipo di venue non è così problematico ma nei teatri, in particolare, il livello acustico degli strumenti a fiato e delle percussioni che arriva dal palco nelle medie e alte frequenze è già quasi sufficiente; in quei casi devo concentrarmi sul rinforzare le basse frequenze e mixare le voci.
Lo show
Uno spettacolo dell’orchestrina unica di Bregovic è sempre un’esperienza piacevole. L’ensemble e la musica dell’appropriatamente nominata Wedding and Funeral Band, (la formazione allargata, quella con il coro ed il quartetto d’archi, si chiama Wedding and Funeral Orchestra - ndr) dobbiamo dire, sembrano però sempre un po’ fuori contesto quando sono presentati in un contesto un po’ ingessato. Bregovic viene da una storia di rockettaro e gira da anni con un’orchestrina ed una musica per i matrimoni e le feste. Questo spirito è stato forse un po’ perso da parte del pubblico, che sembrava essere arrivato per una serie di seminari sulla cultura bosniaca ed un’esibizione di arte etnica sponsorizzati dal Lions Club cittadino. Lo spettacolo sarebbe molto più gradevole come parte di una festa di matrimonio, una sagra estiva in piazza o in una birreria... ci vorrebbe proprio gente che balla e gozzoviglia per dargli il contesto giusto.
C’è, in realtà, poco da dire a livello tecnico per quanto riguarda l’audio. Un sound designer potrebbe investire moltissimo tempo in una ripresa, un mix ed un rinforzo che porterebbero ad una perfezione di localizzazione dei musicisti sul palco ed un ascolto perfettamente fedele in ogni posizione della sala. Però l’impianto per questo gruppo è semplicemente un mezzo per far sentire le voci e le sequenze ad un livello appropriato per controbilanciare la potenza degli ottoni. Si sente tutto e bene, mentre le basse frequenze sono rinforzate per dare un ascolto gradevole... abbastanza per mascherare quelli che sarebbero i rimbombi naturali dei fiati e il goc in questo palazzetto.
Una pecca c’è stata: un guasto software (chiaramente non presente durante il soundcheck) relativo ad un banco di fader sulla console monitor, all’inizio dello spettacolo, ha lasciato senza ascolti i musicisti appena saliti sul palco, dopo un ingresso suonato dai lati del pubblico con gli ottoni. Nonostante la gravità del guasto, ci ha proprio sorpreso come l’artista abbia gestito la situazione: fermando il tutto nel brano di apertura, con tanto di teso silenzio e segnali verso le quinte. Dopo un po’ di tempo, che è sembrato un’eternità, la band ha lasciato il palco per aspettare che si risolvesse il problema. È stato così scomodo ed inopportuno che eravamo quasi tutti convinti che fosse una gag. Chiaramente il problema si è risolto in pochi minuti e lo spettacolo è poi proceduto bene ma, essendo un gruppo che fa oltre 100 date all’anno con un equipe tecnica diversa ogni sera, ci sembrava strano che non fossero perfettamente preparati in qualche modo per l’eventualità.
E poi la regola non era “the show must go on”?
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