Goodbye Velvet
Ha chiuso a Rimini, dopo quasi 30 anni di attività, lo storico locale punto di riferimento in Italia per il circuito rock alternativo e non solo.
Il marchio Velvet è destinato a durare ancora nel tempo, ma la storica sede di Santa Aquilina – a Rimini – non ospiterà più la musica ed i concerti che per quasi tre decenni hanno scandito la nascita di un rock alternativo, di nicchia, lontano dal mainstream ma certamente di qualità e in grado di portare gruppi come Bluevertigo o Subsonica a riempire i palasport. Una musica specchio di una cultura e di un modo di vivere in cui tanti giovani di allora si sono identificati.
Una chiusura dolorosa – ma inevitabile per i sopravvenuti problemi con la proprietà del locale – che non poteva certo passare in silenzio.
Il modo migliore per terminare questa esperienza era certo quello di chiamare a raccolta non solo il numerosissimo pubblico di appassionati frequentatori del locale, ma anche alcuni degli artisti che sul palco del Velvet sono cresciuti, scrivendo la sua e la loro stessa storia.
Bisogna aggiungere che il Velvet è stata anche una palestra formativa per diversi giovani riminesi che qui hanno mosso i primi passi, qui hanno avuto la possibilità di imparare il lavoro nello show business, ed oggi dirigono con competenza e grande professionalità alcune delle più importanti produzioni italiane o molte produzioni straniere di passaggio nel nostro paese. Parliamo ad esempio di Mirko Veronesi o Matteo Chichiarelli, che i nostri lettori hanno spesso trovato protagonisti delle nostre interviste in occasione di concerti di primissimo piano (ultimo proprio quello dei Muse a Milano).
Il team del locale, capitanato da Lucia Chiavari, compagna del fondatore Thomas Balsamini, spentosi nel 2013, ha organizzato una tre giorni ricca di proposte ed iniziative, rivolta a tutti coloro, e sono tanti, che hanno trovato nell’ambiente del Velvet una grande seconda famiglia.
Siamo voluti essere presenti alla prima di queste serate, venerdì 20 maggio, durante la quale si sono esibiti diversi artisti, prima che iniziasse la notte danzante.
Ad accoglierci è proprio Matteo Chichiarelli che ha appositamente abbandonato il quinto dei sei concerti dei Muse al Forum di Assago per essere presente a questa serata.
Matteo Chichiarelli – Direttore di produzione
“Frequento il locale da 20 anni – ci dice Matteo – e sono professionalmente nato qua, come Max Muzzioli che lavora per Live Nation, Mirco Veronesi ed altri. Tanti altri ragazzi hanno fatto il mio percorso e poi si sono affermati come fonici, tecnici o direttori di produzione. Il Velvet è stato anche questo: una fucina di professionalità.
“Il programma della tre giorni è stato creato da Lucia e Mirko che hanno chiamato a raccolta parte degli artisti con cui siamo cresciuti e che sono cresciuti insieme a noi. Basti pensare che i Subsonica arrivavano qui col furgoncino, giocavamo insieme nel cortile a pallone, ed oggi riempiono i palasport.
“Il service storico del locale – continua Matteo – è sempre stato Imola Audio Scene di Gabriele Monducci che per questo evento ha cercato di soddisfare le schede tecniche dei vari gruppi, integrando il buon vecchio FloodLight residente con varie attrezzature, anche se si tratta di una serata particolare, infatti molti gruppi non sono al completo ma alcuni dei loro membri suonano in acustico.
“Teniamo moltissimo a questa serata: io ero fino a ieri a Milano per i Muse, ma sono venuto perché ho iniziato qui e volevo esserci in quest’ultimo giorno del locale.
“Il marchio Velvet – spiega Matteo – continuerà a produrre eventi qui nel circondario, ma al momento non c’è una venue adatta a riaprire il locale. Per molti di noi questa è stata una seconda famiglia, e per tanti anche la prima e la seconda casa. Il locale ha ricevuto molto dalla gente ma ha anche dato tanto. C’è sempre stato un rapporto molto amichevole con le band, che si sono sempre sentite a proprio agio; anche la sicurezza è sempre stata gestita in modo diverso dal classico buttafuori da discoteca, con modo di fare sempre molto amichevole e cortese, ed anche questo ha contribuito parecchio al successo del Velvet.
“Parliamo di un posto che riesce a tenere fino a 2500 persone, diviso in diversi ambienti, che richiede quindi molto personale, insomma molto impegnativo da gestire. Speriamo in futuro di poter riaprire da qualche altra parte per continuare questa esperienza.
“I giovanissimi della zona si sono sentiti spiazzati da questa chiusura, perché era uno dei pochi punti di riferimento per un genere preciso, quelli della mia età invece hanno avuto un tuffo al cuore, perché era per tutti un pezzo della propria storia, i frequentatori erano una grande famiglia, quasi ci si conosceva tutti, si stava insieme all’insegna della buona musica, della sperimentazione, di uno stile di vista tranquillo che non gradisce troppo gli ambienti delle classiche discoteche di tendenza.
“Parlavo proprio ieri con Paul, stage manager dei Muse, i quali anche loro hanno suonato al Velvet, credo nel 2001, ed ho capito che in tutta Europa molti gruppi, anche americani, fanno fatica a suonare, perché il circuito dei locali si è dimezzato, non ci sono più di una ventina di club in cui suonare. Questo significa che avremo sempre meno gruppi che vengono dal basso, e alla lunga sarà un problema, perché è nei club che si impara a stare davvero sul palco, a gestire il pubblico in ogni situazione.
“Concludo dicendo ‘grazie’ al Velvet, perché se oggi riesco a mantenere la mia famiglia lavorando nella musica è proprio grazie al lavoro imparato qui, cominciando a spingere i bauli e percorrendo poi tutte le tappe della produzione fin ad oggi, con la gestione di grandi festival italiani e grandi produzioni internazionali”.
Anche Max Muzzioli, oggi impegnato soprattutto col ramo fiorentino di Live Nation, ci parla del suo rapporto con questo locale:
“Sono arrivato al Velvet al fianco di un amico DJ che metteva i dischi qui e allo Slego, agli inizi degli anni ’90; poi nel ’93 ho cominciato a lavorare dal basso, spingendo i bauli, curando ogni estate il trasferimento del locale dallo Slego, che era la location invernale, al Velvet. Sono stato sempre più responsabilizzato, lavorando con Mirko Veronesi, che era il braccio destro di Thomas, il proprietario. Sono stati gli anni più belli della mia vita… poi dal 2002 ho cominciato a lavorare come freelance grazie ai contatti avuti proprio tramite il Velvet.
“Già allora i rock club stavano cambiando, e pian piano la musica ha sempre più perso valore, diventando quasi un sottofondo da ascensore.
“Oggi un locale come il Velvet forse non ha più tanta ragione di esistere: pochi ventenni di oggi, per quello che è la mia esperienza, hanno nella musica e nel ritrovo in un club un modo per divertirsi ed identificarsi. Anche i personaggi del mondo musicale non hanno più lo stesso carisma… A noi che facciamo questo mestiere non resta che adattarci”.
Insomma parole un po’ amare, ma che segnano un evidente mutamento generazionale.
Sia in Matteo che in Max abbiamo però letto un sincero e profondo dispiacere per la fine di un’esperienza che, sebbene anche per loro ormai di passaggio, ha costituito un momento fondamentale della loro vita, e non solo di quella professionale.
Così andiamo anche noi ad immergerci fra la folla straripante che continua ad arrivare per vedere cosa succede sul palco della sala centrale. Si esibiscono tanti artisti, e tutti sottolineano con sincerità il loro rapporto col Velvet ed il dispiacere per la sua chiusura, compreso il giovane sindaco di Rimini; qualcuno ha gli occhi lucidi: i La Crus fanno una reunion per l’occasione, i Mau Mau non vogliono mancare, come Alioscia e Giuseppe dalla crew Casino Royale, Cristiano Godano dei Marlene e Manuel Agnelli degli Afterhours.
Tutti amici del Velvet, che contribuiscono con la loro musica a rendere più forte l’incipiente nostalgia ma anche l’orgoglio per quello che è stato.
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