Pierpaolo Baldelli - Direttore di produzione
Il 17 dicembre al Mandela Forum abbiamo intervistato la squadra di Biagio Antonacci.
La scelta di Biagio e della sua produzione è stata coraggiosa. Il palco al centro è da sempre una scelta controversa: se per il pubblico è uno spettacolo appagante, per la produzione è un lavoro impegnativo. Intervistiamo gli addetti per farci raccontare la nascita e le sfide di questo tour.
Pierpaolo, quali sono le differenze tra una produzione tradizionale e una con palco centrale?
Il palco al centro obbliga ad affrontare il lavoro in un modo diverso rispetto a un palco tradizionale: siamo passati talmente tante volte nei palazzetti italiani che ormai è diventata quasi una routine, ma in una produzione con il palco centrale le varianti possono essere tante. Intanto i punti di appendimento non sono gli stessi: occorre assicurarsi che la venue nella quale andrai a montare la tua produzione abbia le caratteristiche adatte, le portate del soffitto, le certificazioni del caso, eccetera. Poi bisogna studiare attentamente dove passare con le linee di segnale e di corrente, che non vadano in conflitto con un parterre con le sedute attorno al palco.
Con questa configurazione guadagnate dei posti per il pubblico?
Sicuramente qualcosa si recupera, ma altrettanto sicuramente non è questo il motivo principale per cui lo facciamo, altrimenti tutti gli spettacoli avrebbero il palco al centro. È più quello che si perde a livello di tempo nell’allestimento, di quello che si guadagna con il recupero dei posti.
Quali sono i tempi di montaggio?
In questo tour arriviamo il giorno prima per fare il pre-rigging; in qualche caso, dove non c’è la possibilità di appendere al centro, dobbiamo anche montare il ground support. Concluso questo primo step, entrano luci e video. A fine giornata entra il palco e si stendono le linee del gruppo elettrogeno. Il giorno dopo cominciamo con l’audio, che a 360° necessita di una certa cura, poi regie, back-line e rifiniture. Nel pomeriggio si tiene il soundcheck e la sera lo show.
Abbiamo fatto le prove di tutto già a ottobre, quando siamo partiti con le prove musicali, mentre a fine ottobre abbiamo fatto l’allestimento a Jesolo. Poi siamo partiti per la prima trance di quattro date a novembre nei palazzetti più piccoli, e poi la seconda metà di dicembre con altre quattro date nei palazzetti più grandi. Il tour riprenderà a maggio, con un’altra decine di date.
Come mai questo start e stop?
Per il motivo più banale: non ci sono disponibilità di palazzetti, bisogna districarsi tra le tante date dei vari artisti che devono ancora smaltire tutte le date del periodo Covid. Spero che per la stagione estiva si sia risolta la situazione, perché se da un lato è una cosa buona – si tratta pur sempre di lavoro – dall’altro mancano i professionisti e il materiale, le produzioni si accavallano ed è un po’ stressante.