Assoconcerti - Il mercato italiano della musica dal vivo

L'intervista a Bruno Sconocchia, presidente della nuova associazione degli organizzatori e produttori di musica dal vivo.

Assoconcerti - Il mercato italiano della musica dal vivo

La Redazione

Dopo una vera e propria scissione dalla realtà “madre” di Assomusica, Assoconcerti muove i primi passi come nuova associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo. Con una serie di obiettivi non facili, a partire dalla definizione di un codice dello spettacolo che tuteli le figure professionali di questo mondo. Noi abbiamo scomodato Bruno Sconocchia, presidente della nuova realtà italiana, per farci raccontare le motivazioni alla base di questa scissione e le finalità della nuova associazione.

Bruno, in passato hai curato il management di nomi come Fabrizio De André, Lucio Dalla, Gino Paoli e Zucchero, solo per citarne alcuni. Dopo dieci anni, ti ritroviamo come presidente di Assoconcerti. Cosa è successo?

Dopo 30 anni di entusiasmante e sicuramente gratificante lavoro in prima fila, "con la morte di Lucio Dalla, quel maledetto 1 marzo 2012", mi sono preso non uno, ma ben 10 anni sabbatici. Ma quando i miei colleghi mi hanno chiamato, ho risposto subito. A livello personale, la motivazione più grande sta nel fatto che ho avuto tanto da questo lavoro, e con questo nuovo impegno spero di restituire qualcosa. Quelli della mia generazione hanno ricevuto il testimone dai grandi del nostro settore, coloro che veramente hanno inventato questo lavoro: penso a Mamone, David Zard, Francesco Sanavio, che hanno portato per primi in Italia artisti come Pink Floyd, Led Zeppelin, Rolling Stones, Lou Reed. Erano tempi in cui io andavo a distribuire i biglietti alle tabaccherie, facevo i volantini da solo e così tutto il resto. Eravamo i veri artigiani dello spettacolo. Poi le cose sono cambiate: il mercato è cresciuto, e così le esigenze e anche le professionalità. Il settore è diventato, nell'accezione migliore del termine, un’industria. Pensa che, dagli ultimi dati forniti dall’annuario della SIAE, relativi al 2022, il nostro settore specifico, quello definito “Pop, Rock e leggera”, ha raggiunto ricavi per quasi 700 milioni di euro e rappresenta quasi il 50% dell’intero settore dello spettacolo dal vivo!

La morte del Presidente Spera ha influito su questa scissione?

Diciamo che il Covid e la morte di Spera hanno solo accelerato l’avvenimento, ma era nell’aria già da prima: bisognava voltare pagina. Il nostro lavoro va affrontato in maniera completamente diversa, ci dobbiamo confrontare con un mercato internazionale, dobbiamo promuovere i nostri artisti all’estero, dobbiamo lavorare rispettando sempre più stringenti regole di sicurezza, dobbiamo fare crescere delle figure professionali preparate e crearne di nuove.

Pensi che si creeranno dei conflitti tra le due associazioni?

Assolutamente no, o almeno spero. La scissione è avvenuta perché all’interno di Assomusica stavano emergendo sensibilità diverse e aveva preso il sopravvento un gruppo dirigente che a nostro parere non esprimeva la tendenza di cui parlavo sopra. Ma ciò non toglie che le due associazioni possano e anzi debbano coesistere e trovare terreni comuni di cooperazione.  In fondo, anche tra gli industriali, i commercianti, gli artigiani, i lavoratori, convivono associazioni diverse, anche quando portano avanti interessi simili. Così penso che dovranno operare le nostre due associazioni.

Tutti i diritti che avevate acquisito, siete riusciti a portarli con voi?

Naturalmente abbiamo dovuto ristabilire i contatti con le Istituzioni e i diversi Enti per confermare e in alcuni casi anche migliorare le convenzioni in essere, ma come previsto non c’è stato alcun tipo di problema, anche perché la nuova associazione rappresenta, in termini di fatturato e di numero di presenze, il 90% del nostro settore.

State lavorando a nuovi progetti?

Assolutamente sì. Intanto abbiamo avanzato al Ministero della Cultura le nostre proposte per finalizzare quello che è stato definito il “Codice dello Spettacolo”, un documento che vorrebbe offrire un quadro legislativo organico che affronti le varie questioni legate al mondo dello spettacolo dal vivo, prima di tutte il censimento e l’inquadramento delle figure professionali che operano nel nostro mondo, oltre al grande tema della semplificazione normativa di cui le nostre aziende sentono grande bisogno. Altro tema importante: la questione degli spazi dove tenere gli spettacoli. Innanzi tutto, in questo settore esiste una enorme disparità tra Nord e Sud, con una concentrazione di spazi nel primo. Inoltre, oltre la metà degli spettacoli finiscono con essere tenuti nei tre mesi estivi, anche questo per larga parte a causa della mancanza di spazi adeguati al coperto, da poter essere utilizzati nei mesi invernali, e, ancor di più, concentrati quasi esclusivamente nelle regioni del Nord. La creazione di nuovi contenitori e l’adeguamento di quelli esistenti potrebbe essere un modo per spalmare i concerti lungo tutto l’anno, risolvendo anche, almeno in parte, il problema della discontinuità e precarietà che caratterizza il lavoro nel settore dello spettacolo. Per rimanere su questo tema, riteniamo che sarebbe opportuno attivare corsi di formazione professionale specifici. Abbiamo bisogno di professionisti formati. E al mondo degli operatori e dei tecnici mi permetto di rivolgere un invito a darsi forme organizzative e associative. Apriamo tavoli di confronto e di dialogo. Se serve, Assoconcerti è pronta a dare una mano, anche finanziaria. Ancora un capitolo importante su cui stiamo presentando proposte alle istituzioni coinvolte, in primis il Ministero della Cultura e quello degli Affari Esteri: l’internazionalizzazione della musica italiana, la promozione all’estero, ad esempio attraverso gli Istituti Italiani di Cultura, della musica e degli artisti italiani. Lo strumento che proponiamo è, sul modello del cinema, il tax credit, cioè un meccanismo di deducibilità di parte degli investimenti effettuati dagli imprenditori in tale senso. Un terreno che ci vedrà sicuramente insieme alla SIAE, alla FIMI e agli altri attori della musica italiana. Questi sono solo alcuni degli obiettivi che abbiamo in agenda nel breve periodo. Speriamo che le Istituzioni si dimostrino sensibili.

Nella passata stagione, il mercato del live è andato bene. Quest’anno è andato meglio. Secondo te quanto durerà questo trend?

Non ho la sfera di cristallo, ma immagino che, finita l’onda lunga dei concerti da recuperare, il mercato si stabilizzerà. Non credo un calo, solo un assestamento. Questo pensiero deriva dalla costatazione che, in un’epoca dove la solitudine e la depressione sono diventati la vera malattia soprattutto delle giovani generazioni, la musica dal vivo si sta dimostrando la più grande occasione per uscire di casa, socializzare, condividere delle emozioni con i propri simili. Oggi puoi avere tutto tramite internet, puoi ordinare la pizza o i pantaloni all’ultima moda, puoi vedere i film e lo sport, puoi chattare con i tuoi amici, ascoltare musica, immergerti in mille social network. Ma vuoi mettere incontrare la gente vera, quella in carne ed ossa, magari assistendo a uno spettacolo dal vivo, ogni volta unico e irripetibile! In fondo, con il nostro lavoro ricopriamo anche un compito sociale. 


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