Gianna Nannini

Rimini 23/4/2013. Inno Tour 2013. Il video del concerto, le video interviste ai protagonisti, le foto dell'evento e l'articolo completo.

Rimini 23/4/2013. Inno Tour 2013. L'articolo, le foto del concerto e dei protagonisti e la nostra video-recensione del concerto.

di Giancarlo Messina

Le video interviste ai protagonisti:

Marco Monforte backliner

 

 

 

 

 

Il video del concerto:

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Dopo la presentazione del nuovo disco di inediti Inno, il diciottesimo della lunga e fortunata carriera di Gianna Nannini, è partito il 12 aprile dal Palalottomatica di Roma l’omonimo tour, che percorrerà l’Italia e l’Europa per concludersi il 27 luglio a Bad Krozingen, in Germania.

Il nuovo album Inno è stato registrato a Londra tra il RAK Studios e i celebri Abbey Road, nonché prodotto dalla Nannini insieme a Wil Malone, storico produttore di Black Sabbath, Iron Maiden, Verve e Depeche Mode. Non sono mancati collaboratori di prestigio internazionale, come Christian Eigner e Peter Gordeno, rispettivamente batteria, pianoforte e tastiere dei Depeche Mode, o Francis Hylton, al basso, musicista degli Incognito; appare anche un testo, per il brano Nostrastoria, scritto da Tiziano Ferro. Insomma una produzione in bello stile che sta non a caso riscuotendo un buon successo, ed è quindi viatico ad un tour denso di date.

Ad occuparsi della produzione della tournée è ancora Live Nation Italia, secondo un modello di qualità che ricalca il tour precedente, quindi con il disegno luci affidato ad un vero big come Patrick Woodroffe e l’audio nelle quotatissime mani di Marco Monforte.

Abbiamo assistito alla data di Rimini del 24 aprile al 105 Stadium, dove abbiamo potuto dare un’occhiata alla produzione e parlare con alcuni addetti ai lavori, prima, ovviamente di gustarci il concerto.

Il visual del concerto – scenografia e luci – è molto simile come chiave di lettura a quello del tour precedente, cioè in equilibrio fra elementi rock anni ‘80-’90 ed un’impostazione teatrale. I primi dati dalle luci calde dei Jarag, anche colorati con qualche giochino di prestigio, e dal disegno di gusto leggermente retrò, ma soprattutto dall’assenza di effetti digitali grafici soprattutto sul video; la seconda data invece dai quattro archi che costituiscono l’elemento principale della scenografia.

Non manca però qualche colpo di scena, come l’apparizione sul palco di una moto da una botola e lo “Stage B” che, posto vicino alla regia di sala, si alza parecchi metri e porta la Nannini in mezzo al palasport vicinissima al suo pubblico e in mezzo ad una pioggia di coriandoli (che fa sempre il suo effetto).

La parte musicale è molto curata, pur non essendo complessa sotto il punto di vista delle sequenze e dei suoni “extra palco”. È infatti un concerto molto suonato, e soprattutto suonato da una band davvero di alto livello. La diffusione sonora è impeccabile e, francamente, il “vecchio” V‑DOSC è ancora un bel sentire. Il mixaggio è decisamente votato più al rock che al pop, segno che un professionista come Monforte ha ormai una tavolozza di colori in repertorio che gli permette di spaziare con successo in tutti i generi musicali. Da seguire c’è soprattutto la voce dell’artista, acusticamente bella e tornita, di cui è possibile avvertire ogni granulosità: non sempre alla fonte impeccabile in intonazione e dinamica, ma d’altra parte non siamo ad un concerto di lirica e quella che conta davvero non è la mera tecnica esecutiva ma l’energia che una grande artista come la Nannini sa comunicare al suo pubblico. Il quale infatti la adora e partecipa moltissimo al concerto che si chiude in maniera trionfale fra gli applausi. Let’s Rock!

Riccardo Genovese e Bicio Marchi – Produzione

“Dal 18 al 31 marzo abbiamo fatto le prove musicali al Jungle Sound di Milano e, successivamente, 10 giorni di allestimento e la data zero al centro fieristico di Morbegno (Sondrio). Suoneremo in 12 palazzetti in Italia ed in altre 12 location in Europa, fino al 30 maggio.

“La nostra stima reciproca ha fatto sì che noi due non avessimo ruoli ben definiti, diciamo che siamo diventati una persona unica con il doppio dell’energia da investire nella produzione, una vera e propria macchina da guerra anche grazie alle ‘sorelline’ Laura Palestri, Giusy Ferrise, Chiara Trabalza e Federica Bellini ed ovviamente lo ‘zio’ di tutti, cioè Danilo Zuffi, a cui mando un caloroso abbraccio ed un augurio di pronta guarigione.

“In Italia giriamo con sette bilici di produzione ed una sessantina di persone, ma non ci sono uomini chiave: una villa di prestigio ha una chiave dedicata per ogni porta che si vuole aprire, e nessuna apre l’altra; così anche nella nostra produzione tutte le figure sono indispensabili e di prestigio!

“Normalmente facciamo il load-in alle sette del mattino ed alle 15 abbiamo già la band sul palco, anche grazie al rolling stage, che comunque è uno strumento vincente solo se la produzione è stata pensata per sfruttarlo al 100%: tutti i settori infatti devono lavorare pensando che a 20 minuti dalla fine dello show il palco deve muoversi, comprese le aree tecniche, svincolate da caverie e cablaggi vari. Questa metodologia ci fa risparmiare circa quattro ore all’in ed un paio all’out.

“In Italia non abbiamo back to back, invece all’estero ne avremo qualcuno, ma con una produzione ridotta che prevede audio e luci sul posto. Così, per la parte italiana, andiamo tutti a nanna in hotel, col catering al palazzetto, mentre in Europa utilizzeremo un paio di sleeper bus (band &crew) ed il catering locale.

“Le principali aziende fornitrici sono Agorà per audio e luci, Italstage per le strutture del palco, STS per i video, Energy Rental per la scossa, Tekset per le scene e Beat the Street per i bus.

“Il design del palco e delle luci è firmato da Patrick Woodroffe, il quale ha con Gianna un rapporto ormai solido; ovviamente crediamo che anche i nostri lighting/show designer italiani siano di pari livello: qui la scelta di un professionista straniero è dettata solo dal feeling e dalle preferenze dell’artista che la produzione ha ovviamente seguito.

“In generale ci troviamo di fronte, senza ombra di dubbio, ad una grande squadra e ad una gran bella esperienza professionale, che sicuramente si trasformerà in piccoli racconti fiabeschi da raccontare ai nostri nipotini davanti al camino durante le nevose e piovose giornate invernali in attesa di una bella fiorentina da mettere sotto alla dentiera!”.

Marco Monforte – Sound engineer

“Abbiamo fatto due settimane di prove musicali al Jungle di Milano – ci racconta Marco – poi siamo stati a Morbegno una decina di giorni a montare lo show e per la data zero. Il direttore musicale è Davide Tagliapietra che guida una band accuratamente selezionata.

“Lavoriamo con un PA V‑DOSC – continua Marco – gestito ottimamente, come sempre, da Davide Grilli, ed in regia ho una DiGiCo SD7 con la nuova release del software, dotata di quelle piccole cose in più che segnano un rilevante miglioramento, come ad esempio i de-esser su ogni canale, la possibilità di funzioni ducking sui gate o il side chain sui compressori, cosa che mi mancava; nell’ultimo tour che ho fatto prima di questo, infatti, mi era arrivata la richiesta da parte del direttore musicale di una compressione pilotata da un impulso esterno, ma allora non si poteva fare con il software della console. Adesso è arrivata la stessa richiesta che ho potuto facilmente soddisfare: infatti nel brano Indimenticabile, in cui c’è una compressione molto rapida e molto importante sul basso, uso come impulso esterno lo stesso click, per creare una sensazione di pulsazione molto particolare. Grazie ai de-esser interni ho inoltre eliminato l’SPL esterno diventa superfluo, anche perché parliamo di effetti di grande qualità.

“Anche per il palco c’è una DiGiCo, una D5, gestita da Gianluca Bertoldi, con la solita condivisione dello splitter ed il trasporto del segnale in sala tramite fibra.

La voce di Gianna è preamplificata sul palco con un Millennia PreAmp posto vicino allo splitter, ed entra quindi nel circuito DiGiCo; nel mio banco, in insert, ho un Manley ELOP per tenerla immobile, seguito da un equalizzatore esterno XL42 per le correzioni; poi il segnale ritorna nel mixer dove ho un gruppo per la voce con un MaxxBass.

Spiega Marco “Gianna usa un microfono Telefunken MD81 di cui mi avevano parlato Corsellini e Stevan Martinovich: l’abbiamo provato e a Gianna è piaciuto molto. Per il resto Shure SM57 sulle chitarre, basso in DI, batteria kit Audix per cassa e tom e Shure SM57 sul rullante, con dei Neumann TLM 193 come over head.

Sul palco Felice Gosta si occupa delle batterie, Antonello Houston di Gianna e di Tagliapietra, e Gerry delle tastiere e del secondo chitarrista.

“Sono molto felice – aggiunge Marco – di aver convinto tutti della necessità di montare il PA in posizione ottimale, cioè con il piombo dell’ultima cassa a filo col palco, come in tutti i tour di alto livello internazionale che girano il mondo. Non capisco perché spesso da noi non si usi questa semplice accortezza. Ho spiegato alla produzione che non posizionare correttamente il PA è come guidare un’auto velocissima con i finestrini aperti: certamente si può fare, si guida, ma diventa tutto più difficile e si arriva a casa rimbambiti; tutti soffrono se il PA è posizionato male, dall’artista ai tecnici. È la mia unica richiesta fatta alla produzione, e devo ammettere che tutti ne hanno capito l’importanza: non è un capriccio, ma un aspetto importante che cambia radicalmente la qualità del risultato.

“Poi c’è la gestione dello ‘Stage B’, posto proprio di fronte al PA: noi usiamo tutta la tecnologia a disposizione per affrontare questo aspetto, infatti l’innesco è sempre molto lontano dalla soglia. Abbiamo un equalizzatore sul Galileo che comanda il cluster e nel pomeriggio proviamo il volume, il margine prima dell’innesco e facciamo in modo di essere sempre dentro un range di totale sicurezza.

Conclude Marco: “È una bella produzione, ci stiamo tutti divertendo, e devo aggiungere che questo show è filato liscio con molta facilità: i suoni ed il balance ottimali sono venuti fuori subito, senza grandi ostacoli da superare, nonostante sia un concerto musicalmente molto suonato; ma i musicisti sono bravissimi, sanno cosa e come fare. Inoltre Gianna può lanciarsi dove vuole senza rischi di innesti grazie alla posizione ed alla gestione del PA, ancora una volta molto ben tarato dall’ottimo Grilli”.

Davide Grilli – PA Engineer

Davide racconta: “Sono il responsabile in tour per il Service Agorà e ricopro anche le figure di PA Engineer ed assistente al fonico durante il concerto; mi occupo inoltre della registrazione audio degli show. In questo tour usiamo il ‘vecchio’ V‑DOSC, che ancora fa la sua bella figura. A Roma, durante le due date, ci sono venuti a trovare tanti nostri colleghi che hanno fatto molti complimenti a Marco per essere riuscito ad ottenere un ottimo risultato: un pizzico di merito me lo prendo anch’io per avere settato bene il PA. Come dotazione per questo tour abbiamo 48 diffusori, di solito divisi in 14 pezzi per ogni lato per il main e in altri 10 per lato per i side. Si tratta di un impianto abbastanza versatile, riusciamo ad adattarlo ad ogni situazione; per esempio a Roma abbiamo usato 16 sistemi per il main ed otto per i side.

“Per la parte bassa usiamo due tipologie di sub: gli SB15, montati con la disposizione GASS (Grilli Audio Sub System), e gli SB28, per avere un’estensione maggiore sulle frequenze più basse.

Continua Davide: “Marco è riuscito ad ottenere che il PA fosse posizionato un po’ più avanti e un po’ più in alto del solito, così sopra i sub centrali abbiamo disposto quattro gruppi di casse formati da due dV‑DOSC per coprire il triangolo delle prime file, uno spazio molto importante perché coinvolge la sicurezza del pubblico delle prime file: un PA non controllato bene può fare molto male, poiché è molto vicino agli spettatori, mentre se è ben equilibrato può coinvolgere emotivamente il pubblico che, scaldandosi, trasmette tutta la sua carica all’artista sul palco, il quale a sua volta gliela restituisce. È insomma quella sorta di feedback magico che a volte determina la differenza fra un buon concerto ed uno mediocre.

“Ci aiuta molto nella taratura il nuovo LA Network/2. Questo programma, accoppiato al Galileo, ci permette di controllare direttamente dal PC portatile ogni singolo canale dei finali, con regolazioni di livello, compressione equalizzazione e ritardo, dandoci anche la possibilità di fare dei gruppi di canali e dei sottogruppi.

“La registrazione del concerto avviene tramite un semplice Mac portatile collegato ad una scheda audio della RME: con una spesa di circa 2000 euro ho un sistema recording che mi permette di registrare, oltre al L + R, ben 24 tracce. Otteniamo una registrazione impeccabile, soprattutto perché usiamo sul palco, prima di entrare nello splitter, un sistema di ripresa del suono molto curato, con elettroniche di alto livello quali Neve, Millenia e API; inoltre abbiamo tre panoramici per riprendere l’ambiente ed il pubblico.

“Da segnalare – conclude Davide – il sistema di interfono ‘made in Agorà’ che, oltre alle comunicazioni tradizionali, consente anche comunicazioni punto-punto, tra musicista e musicista, e tra musicista e fonico”.

Marco Bazzano – Operatore Pandoras Box per STS

“La squadra video STS è composta, oltre che da me, da Saverio Maris al mixer video, Matteo Napoli, Francesco La Gamba e Piero Costante operatori alle telecamere. Io mi occupo del controllo camere e della gestione di Pandoras per gli effetti. Il sistema è usato in modo molto semplice e basilare: viene proiettata un’immagine ovale adattata agli schermi ai lati del palco che misurano 7,5 x 4,5 metri, ed è anche utilizzato qualche effetto sulle riprese live per variare un po’ le immagini. I tre operatori gestiscono tre telecamere Sony, di cui una in regia FoH con un’ottica da 36x, poi abbiamo una telecamera non presidiata ed una con brandeggio che gestisco io dalla regia video dietro il palco”.

Roland Greil – Lighting director

“Io sono il direttore luci in tour – racconta il gioviale Roland – mentre il progetto è di Patrick Woodroffe che ha creato il disegno luci ed il palco. Il mio compito è di far funzionare tutto, facendolo ad ogni sera più bello e sempre conforme agli standard di PWLD (Patrick Woodroffe Lighting Design). La programmazione è stata effettuata insieme a Tim Routledge, con cui ho condiviso la creazione dello spettacolo: Tim ha avuto delle idee, io altre... poi, quando è arrivato Patrick, ha ovviamente messo del suo ed amalgamato le nostre cose”.

“Abbiamo provato per ben nove giorni a Morbegno, un tempo molto lungo per uno spettacolo di queste dimensioni, però certamente una bella cosa, perché non abbiamo dovuto fare le notti né orari troppo lunghi: siamo sempre andati via dalla venue intorno le otto di sera, insomma giorni di lavoro quasi “normali”, forse come dovrebbe essere sempre.

“Prime di arrivare alle prove, avevamo già fatto il breakdown di tutte le canzoni e scritto tutte le cue – strofe, ritornelli, break, ponti ecc – e li avevamo già inseriti nella console. Ovviamente erano cue vuote – non c’era una vera programmazione – ma erano pronte da riempire con le scene che volevamo creare per lo spettacolo.

“Il parco luci – continua Roland – è abbastanza semplice e standard, perché l’idea di base è di rimanere nel mondo del rock-and-roll di vecchia scuola, anche se alla fine c’è una fusione di più stili. Abbiamo un buon aspetto teatrale sul palco e, allo stesso momento abbiamo elementi del vero rock-and-roll – poco video, niente effetti digitali grafici – perché se ascolti la musica della signora Nannini è veramente rock anni ‘80 e ‘90... perciò le luci sono un po’ con quel gusto lì.

“Gli elementi principali sono i quattro archi in fondo al palco. Stiamo usando questi bellissimi piccoli proiettori italiani, Sharpy, sugli archi. Sono piccoli, veloci, potenti e li usiamo sia per il fascio stretto, come tutti li usano, sia per mettere dei gobo. Abbiamo anche gli spot Clay Paky, che sono molto belli, poi qualche wash a LED per terra, per dare un po’ di eye candy.

“Lungo le pedane dei musicisti – spiega Roland – abbiamo dei Jarag, che usiamo per un po’ di grafica, ma con l’incandescenza. Stiamo facendo una piccola magia con questi, usando i LED wash per terra: puntiamo i LED verso i riflettori dei Jarag, così viene fuori un’ottima illusione di avere luce colorata da quelli. È tutta una questione di un puntamento preciso e fatto per bene ogni sera. Uno dei lavori principali che ho in tournée è proprio questo.

“Per il controllo stiamo usando due GrandMA 2 Light. Una è la console per lo spettacolo e l’altra è il backup. Mi piace molto questo sistema perché, per prima cosa, è affidabilissimo; inoltre è molto versatile: come dicevo prima, in preproduzione abbiamo inserito tutte le cue, ma non abbiamo dovuto usare la console per questo, solo una specie di software di trascrizione sui computer a casa con le canzoni. Poi il lavoro s’importa sulla console che è così già pronta per programmare. Ci sono tantissime belle console in giro adesso, ma io adoro lavorare con la GrandMA soprattutto perché è molto molto affidabile.

“Mandiamo segnali al parco luce tramite un NPU ed un 2 Port Node (ognuno sempre con un backup). Da quest’ultimo, vengono generati dieci universi DMX per il palco, che poi vengono mandati su rame in modo classico. Al palco B, invece, mandiamo DMX direttamente dalla console.

“Per i seguipersone, abbiamo sviluppato le cue insieme, ma il nostro brillante lighting crew chief Daniele Di Santis, sta dirigendo gli spot, perché il suo italiano è decisamente meglio del mio. Devo dire assolutamente che il lighting crew italiano è eccezionale, che sta facendo un lavoro fantastico, che il materiale e di prima scelta e mantenuta in modo impeccabile.

Conclude Roland: “È la mia prima volta di lavorare con una produzione completamente italiana – io sono l’unico non-italiano – e sono veramente stupito dal loro lavoro e dalla loro professionalità, ed è tutta brava gente in questa tournée. Il catering è troppo buono, perché sto ingrassando a visto d’occhio”.

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