Pino Daniele - Nero a Metà

Concerto dedicato a uno degli album più importanti della musica italiana, al 17º posto sui 100 migliori dischi di sempre secondo Rolling Stone. E un’Arena di Verona gremita ha salutato con una standing ovation finale il talento napoletano.

Era il 1980: allora lo studio di registrazione era ben altra cosa rispetto ad adesso. Chi ha una certa età sa di cosa parliamo. A Carimate, in un castello del 1200, grazie ad un visionario come Antonio Casetta, erano nati gli Stone Castle Studios (oggi c’è un albergo, sic.) restati attivi solo una decina d’anni, lasciando però un segno indelebile nella musica italiana. Proprio qui nasceva in buona parte il terzo album di Pino Daniele, Nero a Metà, il cui titolo programmatico alludeva già a quel connubio di atmosfere mediterranee e di jazz, di “apucundria” e di blues, che da sempre è il marchio di fabbrica del cantautore e chitarrista napoletano.

Nel nostro vagare per mestiere da un concerto all’altro, ci capita un po’ di tutto, e tutto ci piace o ci facciamo piacere, al di là dei nostri gusti e delle nostre esperienze musicali che non interessano certo il lettore. Però, qualche volta, raramente, c’è qualche concerto che andremmo a vedere per pura passione, comprando il biglietto e sedendoci fra il pubblico. È certamente il caso di questo concerto di Pino all’Arena di Verona, celebrazione non solo di un disco e di una carriera, ma di uno stile unico, chitarristico e cantautorale. E saremmo anche curiosi di contare quanti musicisti, specie chitarristi, provenienti dal pop o dal rock più basico, Pino sia riuscito a piegare verso una musica più raffinata, grazie ai suoi arrangiamenti che per molti sono stati, e continuano ad essere, un ponte verso il jazz, la fusion o la bossanova.
Come insomma il nostro perspicace lettore avrà intuito, chi scrive è partito alla volta di Verona con grandi aspettative.
Arrivati alla venue, troviamo seduti al bar dietro l’Arena Ferdinando Salzano e Orazio Caratozzolo, rispettivamente direttore e produttore esecutivo di F&P Group, azienda che produce l’evento: un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.
Orazio ci accompagna in produzione e in pochi minuti i nostri “All Areas” al collo ci permettono di scorazzare in lungo ed in largo per l’Arena così da illustrare ai nostri onnivori lettori le difficoltà e le soluzioni adottate per questo concerto.
E a ben vedere le difficoltà non mancano. Prima di tutto perché si tratta di un evento unico, quindi senza alcuna possibilità di rodaggio in tour, ma anche perché di gente sul palco ce n’è parecchia: il gruppo acustico di Pino proveniente dal tour, la band storica di Nero a Metà e i cinquanta elementi dell’orchestra Roma Sinfonietta. Dimenticavamo gli ospiti, ben cinque, e la chitarra classica di Pino che lui preferisce riprendere con il microfono posto davanti la cassa acustica! Auguri.
Ma cominciamo a farci dare qualche informazione proprio da Orazio.

Orazio Caratozzolo – Produttore esecutivo F&P Group

“Abbiamo organizzato delle date in acustico con il quartetto – ci dice Orazio – a cui si è aggiunta un’operazione con l’orchestra che è piaciuta molto, così, in occasione del trentennale di Nero a Metà, abbiamo pensato di creare l’evento, richiamando la band che ha prodotto il disco insieme a Pino, ed abbiamo unito tutto in un unico concerto, aggiungendo anche degli ospiti.
“Ho assistito alle prove – continua Orazio – e, per uno della nostra generazione, cresciuta con questo disco che ha cambiato la nostra musica, è stata un’esperienza da brivido! La cosa ci piace così tanto che in seguito, senza orchestra, probabilmente faremo alcuni palazzetti nelle grandi città. La risposta del pubblico, infattti, è stata eccezionale: l’Arena è piena, e considerando che è di lunedì, primo settembre, quindi al ritorno dalle vacanze, con la gente distratta e senza soldi, e che siamo nel Nord Italia, è davvero un grande successo.
“Le aziende coinvolte nel progetto sono Agorà per audio, luci e schermi video, Telemauri per le riprese video, Massimo Stage per le strutture. Siamo entrati stamattina alle cinque, quindi dovevamo creare una situazione installabile in poche ore. Inoltre per il posizionamento dei musicisti e dell’orchestra le postazioni erano praticamente obbligate, così abbiamo adeguato la scenografia a queste esigenze. Uno dei grandi problemi dell’Arena, infatti, è che bisogna entrare alle cinque, montare un ground support e tutto il resto: per fortuna abbiamo fatto una bella gran pre-produzione presso i magazzini di Agorà e siamo arrivati pronti.
“Per questo concerto – aggiunge Orazio – il ground support poggia direttamente sulla pavimentazione del palco residente, che è molto solido, perché la normativa prevede 600 kg/m2 e questo è collaudato per 2500 kg/m2, quindi siamo molto tranquilli, anche se esiste la possibilità di immergere delle basi dentro il palco e lavorare partendo da terra.
“La cosa che voglio però sottolineare – conclude Orazio – è che musicalmente siamo davvero nell’eccellenza: per Pino è una serata importante, ma alle prove l’ho visto molto sereno e soprattutto contento, tanto che abbiamo fatto un giorno di prove in meno, perché si sentiva a proprio agio”.

L’audio in sala

Per avere invece lumi sull’organizzazione tecnica audio, ci spostiamo verso il FoH, dove facciamo qualche domanda al sound engineer Fabrizio Facioni, al lavoro con Pino dal ‘90 in studio e live dal 2000:
“Sul palco – spiega Fabrizio – c’è una sezione acustica, con batteria, contrabbasso, due chitarre classiche e pianoforte, oltre all’orchestra di 50 elementi; c’è poi una sezione elettrica e percussioni con la band di Nero a Metà. La prima parte del concerto è molto soft, con due chitarre classiche riprese con un Sennheiser MD 441 e due DPA, stessi microfoni usati per pianoforte e batteria. La parte elettrica è invece ripresa con un microfonaggio standard.
“Sul palco ci sono tre postazioni mix: su una console Massimo Flego esegue un pre-mix dell’orchestra e mi manda le varie sezioni divise in stem, un altro banco segue la parte acustica di Pino, ed un terzo controlla il set elettrico. Io riprendo tutto qui in FoH e faccio il mix finale con una Venue D‑Show, console usata durante le precedenti date del gruppo acustico e scelta soprattutto per non rifarne il set-up, anche se poi per l’occasione sono stati aggiunti alcuni canali con l’uso di un’estensione. Sul primo layer della console ho i canali della parte acustica, sul secondo della parte elettrica, mentre sull’estensione ho messo archi e ospiti, la cui presenza è molto gradita anche se complica un po’ le cose. Ogni artista avrà il proprio fonico che gestirà il canale della voce, tutto al volo e senza prove, ma sono tutti professionisti che conosco e non ci saranno problemi”.

Fabrizio usa soltanto dei riverberi esterni, con un TC Electronics, per orchestra e gruppo elettrico, il resto di effetti e dinamiche è tutto interno alla console. Ci spiega che il problema principale non viene tanto dall’orchestra o dal gruppo acustico, ma dai volumi del gruppo Nero a Metà, anche perché in chiusura di concerto sono previsti due pezzi suonati e cantati da tutti: “In qualche modo faremo – ci dice sorridendo – anche se certo qualcosina bisognerà chiudere o portare più indietro, anche perché i microfoni aperti saranno più di cento”.

Come PA, la produzione ha scelto di andare sul sicuro ed affidarsi al pluri-collaudato V-DOSC montato secondo il progetto del sound designer Daniele Tramontani; il monitoraggio sul palco è misto, con due piccoli monitor per la parte elettrica, mentre durante il set acustico Pino ascolta praticamente live, dagli strumenti stessi; per il resto cuffie, esclusi i due batteristi che usano piccoli sub.
La voce di Pino parte da un microfono DPA D:Facto, il cui segnale è convertito in digitale nello stage box e poi trattato con un compressore interno molto leggero, insomma tutto nella maniera più semplice possibile. Per il contrabbasso si usa sia una DI sia un microfono DPA 4099, mentre la batteria di Golino è interamente ripresa con microfoni DPA, come il pianoforte e le chitarre.
“Il mio lavoro consiste nel riportare fedelmente i suoni acustici – conclude Fabrizio –  e di cercare quelle sonorità del 1980 riproposte dagli stessi musicisti; diciamo che cerco di fare meno danni possibile. Quando si lavora, Pino mi lascia molta libertà, quello che lui richiede è proprio la fedeltà della ripresa al suono originale, senza stravolgimenti; ascoltiamo insieme alcune cose e magari io faccio delle proposte, ma poi è sempre lui a decidere. Qui il suono di chitarre e bassi proviene dagli amplificatori posti sul palco, ma che suonano con volumi piuttosto contenuti”.
In regia Fabrizio lavora con Massimo Barbieri e Plinio Pitoni, assistente di Fabrizio in tour: “Il banco è stato ampliato con un ‘riportino’ che gestisce orchestra e ospiti – ci spiega Plinio – e sul quale lavora Massimo; il suo mix ritorna a Fabrizio che usa un VCA dedicato proprio al master dell’orchestra. I fonici dei vari ospiti si alterneranno in questa postazione quando canteranno i loro artisti per gestire un unico fader con la voce. Da segnalare che a Caserta e a Cassino abbiamo usato il PA K‑Array e ci siamo trovati molto bene, anche se per l’Arena la produzione ha scelto una soluzione più collaudata con il classico V‑DOSC”.
A gestire il PA troviamo infatti Daniele Tramontani, Marco Marchitelli ed Emanuele Adriani.

Stefano Dinarello – Sound engineer

“Condividiamo gli ingressi in MADI – spiega Stefano – quindi usiamo una doppia scheda MADI. La console dedicata alla ‘band B’, cioè quella di Nero a Metà, gestisce gli ascolti in Aviom di questa band e gli IEM degli ospiti, io con la mia console gestisco gli ascolti della band acustica più il monitoraggio attivo, dei side grandi esterni e dei side più piccoli usati per la situazione acustica, più altri monitor per Senese e il chitarrista.
“Il banco della band B è pieno, quindi 24 mandate, mentre io uso una ventina di mandate. I canali ingresso sono 53 per l’orchestra, 46 per la band B e 34 per l’altra band.
“Il banco dell’orchestra – continua Stefano – raccoglie tutti i canali dell’orchestra e fa dei premix per il banco di sala che vengono raccolti anche nei 48 canali del mio splitter. Per il monitoraggio dell’orchestra ho un ulteriore premix stereo, anche se sul palco non serve molto, c’è un ascolto molto acustico. In pratica sul palco cerchiamo di ricreare una situazione in stile sala prove; ad esempio la batteria di destra è monitorata dai side di destra e le percussioni, che sono a sinistra, dal side di sinistra, proprio per creare un ambiente acustico e realistico”.

Sul palco, come backliner troviamo Marco De Murtas che segue l’orchestra, Flego che fa il fonico dell’orchestra e monta un set-up di percussioni, Felice Gosta che cura le due batterie e i bassi, Michele Vannucchi che è il personal di Pino con chitarre e doppio set-up di tastiere. Alessio è invece il direttore di palco.
“Pino – aggiunge Stefano –vuole ascoltare a bassi volumi le sorgenti sonore che provengono da dove si trovano fisicamente, quindi molto localizzate, per ricreare il fairplay e la gestione delle dinamiche: infatti non uso compressioni, solo un limiter che in pratica non lavora quasi mai”.

Luca Morson – Sound engineer

“Stefano ha realizzato il progetto del flusso audio – ci dice Luca – io ho il compito di gestire la band di Nero a Metà e gli ospiti: Biondi, Elisa, Mannoia, Renga ed Emma.
“Il vero problema è interfacciare le varie console: la seconda console mixa l’orchestra e manda degli stem in sala, poi manda anche dei L&R alla mia console e a quella di Stefano. Io e Stefano ci scambiamo i mix tramite MADI, così io vedo tutti i suoi canali e viceversa, perché poi negli ultimi pezzi sarà tutto aperto. Queste console Venue vanno ancora benissimo, l’unico problema è che ormai siamo viziati dai mille canali disponibili delle nuove console digitali, mentre qui siamo limitati ai 24 out, quindi occorre giocare con le matrici, e in questo gli Aviom sono molto comodi, perché mandiamo i direct out dal banco di alcuni canali senza impiegare le ausiliarie. Abbiamo due sistemi Aviom separati, uno gestito dalla console di Stefano col set-up del tour, mentre io mando per il resto degli artisti dei segnali diversi”.

Il video

Troviamo in Arena anche Maurizio Maggi, fonico senior presente in tanti tour di Pino, oggi al video con la sua “TeleMauri”.
“Il nostro compito – ci spiega – è rilanciare delle immagini live sugli schermi laterali forniti da Agorà, oltre a effettuare una registrazione in isocamera come documentazione. Lo spettacolo è tutto live, senza contributi video, cosa che realizziamo tramite 12 camere, tutte in HD, quattro presidiate e altre miste fra robotizzate, carrellini e action fisse. Personale molto snello e mai invasivo sul palco: io poi mixo i segnali e faccio il program inviato sugli schermi.
L’idea è proprio quella di far vedere chi è seduto lontano, non ci sono aspetti particolarmente creativi. Ho chiesto al lighting di curare un po’ la fotografia per valorizzare gli incarnati, anche se in effetti non abbiamo fatto prove e sarà tutto “buona la prima” – conclude Maurizio.
Il responsabile per gli schermi video LED di Agorà è Stefano “Flash” Ranalli che ci fa notare la particolare struttura autoportante inventata per l’occasione, con una torretta Layher zavorrata ed un sistema di piastre doppio aliscaf per attaccare il LED, senza l’uso di americane o flying-bar. Soluzione veloce, economica ed efficiente!

Ivano Ursini – Lighting designer

“Lavoro con Pino Daniele da oltre 10 anni – dice Ivano – e ho la fortuna di conoscere molto bene i brani e gli arrangiamenti che cerco sempre di seguire con il mio disegno luci. Per questo evento unico ho dovuto creare una situazione per lavorare in manuale, per ricreare a braccio le atmosfere dei brani. Ci sono un po’ di idee diverse per variare le atmosfere secondo la band che suona al momento, perché dall’acustico all’elettrico c’è musicalmente una grande differenza: giochi con gli Sharpy, ma anche dei Jarag illuminati frontalmente per riempire la scena. Non essendo in tour, abbiamo montato e testato tutto da Agorà, così da poter installare tutto oggi in tranquillità. Abbiamo tre americane dritte da tirare su, oltre ad un fondale nero. Il parco luci è formato da Clay Paky Sharpy e Alpha Profile 1500, Robe Robin e Wash 1200 e Chromelech Jarag, a terra ho anche dei Wash Robe 300 per colorare il palco ed il fondale, tutto comandato da una console MA. Faccio i puntamenti direttamente dal palco insieme all’operatore Carlo Pastore, per velocizzare tutto.
“Insomma, c’è una parte teatrale con dei quadri colorati, ma anche nella parte elettrica non ci sono comunque tantissimi effetti, rimane sempre una cosa piuttosto sobria.
Per dare la giusta fotografia alle riprese video, ho dei seguipersona 4000 montati in platea e dei bianchi sull’orchestra e su Pino, inoltre farò una color correction con i motorizzati per gli incarnati.
“Il concetto di fondo in una situazione del genere – conclude Ivano – è ottimizzare i tempi di installazione e creare comunque uno spettacolo bello da vedere che accompagni l’eccezionale aspetto musicale”.

Il concerto

Bello. Sentirsi suonare in faccia tutto Nero a Metà da questi musicisti qui ha una componente di libidine non indifferente; e se qualcosa è inevitabilmente cambiata da 30 anni a questa parte, poco importa. Anche il quartetto è piacevole da ascoltare e gli arrangiamenti orchestrali decisamente azzeccati. La voce di Pino è sempre la stessa, come la voglia di suonare, a volte con un entusiasmo da ragazzino come nell’uso insistito dello swell.
Il disegno luci è perfettamente quello che deve essere, senza eccessi ma molto d’atmosfera, calato sulla musica con grande feeling, ed anche il sound in Arena è ottimo, solo con qualche sali-scendi inevitabile sul volume della voce degli ospiti. A proposito: proprio gli ospiti, a nostro avviso, sono stati l’unica nota un po’ stonata del concerto, e non certo per il valore dei singoli artisti che è di eccelso livello; ma vedere improvvisare guardando il gobbo in una situazione da karaoke da bar, senza saper bene chi deve cantare e quando non è proprio entusiasmante, e forse un’oretta di prove in più avrebbe giovato parecchio alla situazione.
Ma questi sono dettagli. Il pubblico di Verona decreta la standing ovation al grande artista napoletano, ormai un pezzo di storia della nostra musica leggera. Che a volte poi tanto leggera non è.

 

pino

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