Fabrizio Moro all'Estragon di Bologna

Continua il nostro girovagare per Live Club...

Fabrizio Morodi Alfio Morelli

Per questo articolo ci siamo fermati a Bologna, presso l’Estragon, uno tra i più popolari Live Club del nostro paese. Se la struttura da fuori si presenta come un’enorme tensostruttura, guardandola da dentro ci si accorge che è invece costituita da un solido scheletro in legno con un’adeguata rifinitura di materiale grazie alla quale si ottiene un’acustica accettabile.

Posizionata nella zona Parco Nord di Bologna, divide l’enorme spazio con l’Arena Parco Nord e il Palanord, altro spazio al coperto al cui interno vengono organizzati concerti più importanti e varie manifestazioni, da quelle sportive a quelle politiche, come la festa del PD. Sarebbe più appropriato chiamarlo “parco dei divertimenti”, tanto che la sera della nostra visita, all’interno del parcheggio si era accampato un circo con tanto di tendone a quattro antenne.

La posizione logistica è altrettanto felice, trovandosi all’esterno della tangenziale bolognese, all’uscita che si immette sulla via per Ferrara.

Abbiamo fatto coincidere la nostra visita con la data di Fabrizio Moro, artista italiano che già da diversi anni calca i palcoscenici di tutti i live club d’Italia, e che al suo attivo vanta anche una vittoria al Festival di San Remo del 2007 con il brano “Pensa” nella categoria giovani.

 

L’audio e produzione in tour

Prima del concerto, incontriamo Vittorio Marchetti, fonico di sala che segue Fabrizio nelle sue 21 date nei live club italiani.

“Si tratta di un tour invernale nei club – spiega Vittorio – il primo di questo genere affrontato da Fabrizio che fin ad ora aveva avuto esperienza prevalentemente nelle piazze o comunque all’aperto. Per quel che riguarda la produzione, noi ci portiamo dietro solo il backline, mentre impianto, mixer e outboard ci vengono forniti dai locali. Ad ogni data trovo dei prodotti diversi, ad ogni soundcheck devo, quindi, ripartire da zero, ma abbiamo fatto diverse prove proprio per trovare un equilibrio dei suoni ed avere meno sorprese possibili in tour, e per ora sta andando tutto liscio. Ad ogni data mandiamo un rider tecnico con determinate richieste, e in loco troviamo il fonico di palco, quello di fiducia del locale, il quale conosce le caratteristiche acustiche dell’ambiente. Una scelta che spesso si è rivelata vincente”.

Che situazioni avete trovato in giro?

Se escludiamo Roma, dove abbiamo suonato all’Auditorio Conciliazione con un set acustico, con questo tour stiamo facendo tutti club di primo livello, e anche le attrezzature che abbaino trovato per il momento sono tutte di prima fascia: Digidesign, Midas o Yamaha, mentre come P.A. troviamo spesso Martin, oppure Meyer o JBL.

Questa sera sto lavorando con un Digidesign e l’impianto è un Martin. Comunque, per essere la prima volta nei club, il tour sta andando molto bene.

E con le luci come fate?

Ingaggiamo un tecnico luci del posto al quale io do delle dritte, ma c’è anche da dire che tanti tecnici conoscono le canzoni di Fabrizio e hanno già idea di come lavorare sui suoi brani.

Qual è l’agenzia di Fabrizio e quanti siete in tour?

L’agenzia per il tour è la Big Fish Management, mentre in tour siamo in otto persone: oltre a Fabrizio, cinque della band, il tour manager Daniele Teodorani ed io.

Quante date prevede il tour?

Si tratta di un tour di 21 date e siamo piuttosto contenti del fatto che l’ultima data, il 21 marzo, sarà a Londra. È un grosso orgoglio poter chiudere il tour a Londra, perchè è ormai diventato difficile riuscire a suonare in quella piazza.

Com’è il pubblico di Fabrizio?

Dipende dalle zone: a Roma abbiamo fatto la data zero all’Auditorium con 2000 paganti e tutto esaurito con 40 giorni di anticipo. Questa è la sesta data e di media abbiamo 600 paganti.

Daniele Teodorani, direttore di produzione/tour manager, ci spiega un po’ dell’organizzazione e logistica: “Per questo tour nei club siamo organizzati alla vecchia, molto rock’n’roll, con un furgone per musicisti fonico e strumenti, più una macchina in cui mettiamo quello che non entra nel furgone e in cui viaggiamo io e Fabrizio. La scelta anche di viaggiare molto leggeri è data dal periodo storico: o esci con uno spettacolo molto snello e di conseguenza a pochi soldi o rischi di stare a casa”.

 

Lo staff sul posto

Per sapere un po’ di più del locale e la dotazione tecnica, parliamo con alcuni della crew sul posto, cominciando con Francesco Dinnella, fonico di palco residente.

“Il locale – spiega Francesco – è gestito da una cooperativa che organizza, in parte, serate proprie, con concerti, festival e quant’altro, e in parte affitta il locale ad agenzie esterne, le quali organizzano concerti o eventi ma anche presentazioni... insomma uno spazio polivalente”.

Qual è la strumentazione tecnica residente?

Abbiamo un V-8 Martin, quattro sistemi per parte appesi più un downfill del VL Mini, più quattro sub VSX per parte. Tutto controllato dall’AudioCore, il programma di controllo Martin. In più abbiamo due front-fill, sempre regolati a parte con il loro ritardo, e due delay che sono situati a 15 metri dal palco. Come banco abbiamo un Digidesign Profile; fino a qualche tempo fa avevamo un PM5000 Yamaha, ma ora ci siamo digitalizzati.

A Davide Bisetti, fonico di sala residente e assistente di regia in questa serata, chiediamo di descriverci la dotazione standard che offrono alle band che suonano all’Estragon.

“Sul palco – ci dice Davide – c’è un banco digitale Soundcraft Vi1, che suona abbastanza bene ed è molto versatile: ci dà la possibilità di gestire anche situazioni ben più complesse. Le spie sono delle Martin L12J, mentre per quel che riguarda gli in ear monitor, solitamente i dispositivi wireless vengono portati dalla band, ma questa sera usiamo un nostro Shure PSM600, antico ma sempre valido. Inoltre abbiamo gli splitter attivi, degli XTA attivi 48 canali”.

Quindi, siete pronti ad ospitare sia la produzione intera, sia la mezza, sia solo il backline?

Sì, siamo pronti ed organizzati per qualsiasi esigenza, sia che arrivi una produzione completa o solo l’artista coi musicisti senza strumenti.

Enzo Del Monte è l’operatore luci stasera. A lui chiediamo un po’ del parco luci residente.

“Montate in americana – Spiega Enzo – abbiamo dodici testemobili, iSpot 575 della Coemar. Poi ci sono della barre con dei PAR64, tre strobo, una macchina del fumo, un proiettore con uno schermo bianco sullo sfondo e, come controllo, un’Avolites Pearl 2004”.

Siamo nel pomeriggio, le mani sul mixer ancora non le hai messe e le luci non sono ancora state accese: qual è il tuo metodo di lavoro?

Conoscendo bene il locale, ma non conoscendo generalmente i pezzi che ogni sera vengono suonati, mi programmo il mixer in modo da poter improvvisare. Chiaramente faccio i puntamenti e richiedo per tempo la lista dei brani al tour manager e, quando non ho neanche quella, mi faccio almeno dire quali sono i pezzi più lenti e se c’è una scena che devo caricare in modo particolare o se servono toni più languidi o delle esigenze particolari, poi improvviso durante la serata.

Quali sono le situazioni più ricorrenti?

Dipende, ci capitano tutte. Ci capitano gli artisti che arrivano dall’America che magari volano senza portarsi neanche gli strumenti e richiedendo tutto sul posto, oppure quelli che arrivano al massimo con i tecnici; poi ci sono le produzioni che arrivano con tutto al seguito, e poi le varie situazioni intermedie. Ma noi siamo pronti a tutto, anche a smontare l’attrezzatura residente per far spazio a quella che arriva.

Quante persone lavorano all’Estragon?

Siamo circa venti persone e, se consideriamo anche i buttafuori, il numero sale. Ma non siamo solo un locale, siamo anche un ristorante, che si trova qui dietro, ed eravamo un’etichetta e una casa di produzione di tour che si chiamava Estragon Booking e che ora si è fusa con Virus dando vita a BPM concerti.

 

Lo show

La serata bolognese non è stata delle migliori come affluenza di pubblico: anche se le fan più scalmanate sono arrivate due ore prima dall’apertura delle porte, la serata avrà contato circa trecento spettatori. Il risultato sonoro lo possiamo classificare come più che soddisfacente, magari con un volume un filino alto in proporzione al pubblico. Anche il risultato delle luci è stato più che dignitoso, considerata ovviamente la situazione tutt’altro che semplice.

 

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