Live Kom 013 - Vasco is back

Aggiunte le video interviste ai protagonisti: Roberto De Luca, Federico Servadei, Pasquale Aumenta, Giovanni Pinna, Andrea Corsellini e Riccardo Genovese..

Le video interviste e la recensione del concerto:

De Luca Servadei Aumenta Pinna
Corsellini Genovese Vasco

 

 

 


 

 

 

 

 

 

di Giancarlo Messina

Vasco ritorna sul palco per finire un lavoro cominciato due anni prima; e lo fa con sette magnifici concerti negli stadi a Torino e Bologna, sfoggiando una forma invidiabile!

 Il tour del 2011 era stato certamente poco fortunato: una produzione enorme schiacciava un artista davvero fuori forma e non in grado di reggere il palco, sia fisicamente sia per mancanza di concentrazione. Con la scoperta della sua malattia, lo stesso Vasco se n’era reso conto, abbandonando il tour e dando le dimissioni da rockstar. Ma le dimissioni sono state respinte. Così, dopo le attente cure, un po’ di aria fresca fra gli uomini più stretti del suo entourage, ce lo ritroviamo sul palco con la carica e l’energia dei tempi migliori. Sette concerti intensissimi che hanno graffiato una volta di più l’anima dei tantissimi fan i quali hanno fatto registrare il sold out negli stadi.

 

Abbiamo visto il concerto a Bologna e, francamente, ne siamo rimasti positivamente impressionati sotto tutti i punti di vista. Ecco le nostre riflessioni sui vari aspetti del tour.

Artista


Incredibilmente in forma! E diciamo incredibilmente perché a San Siro nel 2011 lo avevamo visto cantare a fatica, sbagliare i testi, improvvisare discorsi di poco senso. Qui lo troviamo in grande spolvero, concentrato e pieno di energia, con un’ottima emissione e tanta voglia di cantare ed esaltare il pubblico. Davvero un artista ritrovato, cosa che non può farci che un grande piacere.

Scenografia e palco


Manca il gigantismo della precedente tournée. Per fortuna, aggiungiamo noi. Pur trattandosi di un grande palco, adatto ad un grande stadio, è concettualmente la classica scatola nera coperta, sviluppata intorno allo storico logo triangolare. La scelta di non usare contributi video pre-prodotti, ma solo riprese live, per di più visualizzate solo su due schermi laterali, è assolutamente vincente, perché sottolinea l’anima rock dell’artista che, per di più, non viene schiacciato ed annullato da questo palco, bensì esaltato, poiché ne rimane sempre al centro come vero protagonista.

 

Lighting design


Dirò la verità: nei concerti di Vasco, è sempre stato difficile capire se la bellezza delle cose viste fosse dovuta alla bravura del loro disegnatore o alla sesquipedale quantità di materiale a disposizione. Il nuovo show ci fa pendere l’ago delle bilancia decisamente verso la bravura del lighting designer, perché finalmente lo abbiamo potuto vedere misurarsi con un palco tradizionale, con i proiettori vicini ai musicisti e con effetti di gusto “analogico”, come i laser o la matrice realizzata con i Robin Beam. Intendiamoci: non che stavolta il materiale luci scarseggiasse, anzi! Ma l’architettura del palco era tale da valorizzare meglio le luci ed essere a sua volta da queste valorizzata, obiettivo perfettamente riuscito al lighting designer. Impatto, atmosfere, finezze, geometrie, perfetto senso del tempo e della dinamica: niente è mancato alle luci di questo show.

Il sound


La tendenza a semplificare si è riflessa anche negli arrangiamenti. Il produttore artistico, il sempre ottimo Guido Elmi, ha operato in modalità sottrattiva; così, pur con la stessa band di sempre, i brani sembravano più potenti e con più dinamica. A ciò si aggiunge l’emissione di Vasco, come già ricordato molto più presente del recente passato. Tecnicamente la novità riguarda proprio la voce, alla quale sono stati esclusivamente dedicati ben due cluster dell’intero PA Main Clair Bros, diciamo in “configurazione U2”. Insomma al fonico Corsellini non mancava certo la possibilità di mettere in evidenza la voce, cosa che ha fatto benissimo, anche se in maniera misurata alle esigenze. Insomma: aspetto musicale e audio ai massimi livelli.

I dettagli tecnici, di cui i nostri lettori sono sempre ghiotti, ce li siamo fatti raccontare dai professionisti in tour.

 


Roberto De Luca – A.D. Live Nation Italia  Produttore

Quando è stata presa la decisione di tornare in tour dopo il ritiro dalle scene annunciato lo scorso anno?
In realtà si trattava di una dimissione da rockstar, ma le dimissioni sono state respinte e siamo tornati a suonare in questi sette concerti con risultati molto importanti. È il Vasco di sempre, anzi meglio, con un’ottima voce ed una grande presenza sul palco. Come ho detto anche a lui, forse questi sono i concerti migliori da quando collaboriamo insieme, cioè da 17 anni!


Perché solo Torino e Bologna?
Il tour del 2011 si era interrotto a Torino e da qui volevamo riprendere, completando con Bologna, dove erano stati cancellati i concerti; mancava solo Udine, dove logisticamente non siamo riusciti ad andare.

Quando un grosso tour come quello del 2011 si interrompe, quali problemi di gestione si creano?
Grossi problemi: bisogna innanzitutto risarcire i biglietti, ed è una fatica per noi e per il pubblico. Inoltre sotto il profilo organizzativo è un enorme disagio: ad esempio a Torino era già tutto montato, così occorre trovare gli accordi con i vari fornitori. Fortunatamente eravamo assicurati, per cui il lato economico è stato parzialmente coperto ed abbiamo evitato di farci molto molto male.

Danilo Zuffi, direttore di produzione storico di Vasco non c’è per motivi di salute: come sta adesso?
Danilo sta meglio ed è già a San Siro a preparare Bon Jovi. Ha avuto seri problemi cardiaci ed adesso si sta riprendendo bene. Diciamo che se prima lavorava a dieci tour contemporaneamente adesso lavora solo ad 8. Riccardo Genovese lo sta sostituendo degnamente perché lavorano insieme da sempre, ed infatti tutto è andato benissimo.

Che cosa ti ha lasciato questa “Operazione Vasco 2.0”?
Io la chiamerei “Operazione Vasco 7.0”, e il primo aggettivo che mi viene in mente è “sorprendente”, perché esaurire tutti i biglietti in tutti e sette i concerti in grandi stadi di due sole città è davvero una cosa quasi inaspettata. A Bologna avremmo potuto addirittura farne altri. Il fenomeno Vasco Rossi d’altra parte bisogna comprenderlo: è l’unico artista davvero trasversale, con un pubblico che si rinnova di continuo; basta guardare per capire che andiamo dai quindicenni ai sessantenni. E lui riesce a comunicare a tutti con la stessa intensità.

Come sono i rapporti con le amministrazioni che vi ospitano?
In un periodo di crisi come questo, la musica live è quella che sta resistendo meglio di tutti. Oggi a Bologna non ho trovato un taxi libero, ed è così da diversi giorni! I concerti di queste dimensioni portano un indotto economico molto importante per la città che li ospita, parliamo di svariati milioni di euro. Ritengo quindi che le pubbliche amministrazioni dovrebbero essere più sensibili nell’accoglierci, come ha fatto il Comune di Bologna che in questa occasione, ad esempio, ha messo a disposizione delle navette dalla stazione allo stadio a titolo gratuito. La gente che arriva deve essere aiutata perché porta benessere: spende nei ristoranti, negli alberghi, in benzina, sulle autostrade e in mille altre cose. Le nostre sono attività che non godono di alcun finanziamento, ma danno lavoro a molte persone direttamente e a molte altre indirettamente, portando risorse alla città che le ospita; quindi quello che vorrei è una maggior attenzione verso le nostre attività.
 

Riccardo Genovese Direttore di produzione


Siamo partiti con i progetti a gennaio, interpellando tutti i vari fornitori. In fase di progettazione ci siamo accorti che, in effetti, non c’è una gran differenza fra una struttura quasi residente, da usare in due sole venue, come questa, ed una che deve girare molto, perché comunque devi dare all’artista tutto quello di cui ha bisogno e nulla può essere trascurato. Ci siamo avvalsi di tutta quella che ormai può essere definita “la famiglia di Vasco”, perché pensa che su circa 100 persone al lavoro di nuove ce ne saranno 4 o 5. Ci conosciamo così bene che ormai le cose vanno lisce, anche se con molto sudore e molta fatica.
Il disegno del palco è di Giò Forma, le luci di Giovanni Pinna, il fonico è Corsellini che usa un PA di Audio Rent, il palco è di Italstage che, fra l’altro, ci ha fornito delle nuove bellissime transenne.


È una gran bella produzione e siamo molto felici del lavoro svolto, l’unico dispiacere è che sia già finito il tour. Nel futuro vedremo...
Il palco è alto 19 metri e, fortunatamente, abbiamo scelto di coprirlo, perché a Torino abbiamo preso un sacco di acqua e ce la siamo cavata benissimo.


Progettare e mettere in opera una struttura del genere richiede sempre più lavoro e figure professionali. Servono tanti ingegneri: uno strutturale che collauda e valuta la validità del progetto; un altro dirige i lavori durante il montaggio e lo smontaggio, poi serve un ingegnere per la sicurezza sul cantiere, mentre un ingegnere si occupa di tutta la parte elettrica e controlla che tutto quello che noi installiamo sia conforme. Tutte le loro relazioni creano il pacchetto che viene dato alla Commissione. Sì, abbiamo molti controlli, ma questo ci fa piacere, perché noi stessi ci sentiamo più garantiti.
Come vedi il direttore di produzione è una figura non riconosciuta, che non firma niente e non ha responsabilità legali, anche se poi siamo quelli che fanno quagliare tutto. La situazione, in effetti, non è chiara in diversi punti e sarebbe bene fare definitiva chiarezza.


La nostra squadra è quella di sempre: Laura Palestri, Giusy Ferrise, Fabio Colasanti, Matteo Gaudimundo, due nuove stagiste, oltre ovviamente alla dirigenza con Roberto De Luca e la signora Lodi.
Chiudo con un saluto a Danilo Zuffi: sono momenti di commozione, ma facciamo i duri e cerchiamo di dire qualcosa di sensato. Anche questo progetto è stato fatto insieme a lui e voglio dire “grazie” ma soprattutto “riposati, per favore”!


 Giovanni Pinna  Lighting designer


Il mondo dei tour per me, come lighting designer, è veramente accessorio, quando capita è un divertimento, ma già da un po’ mi occupo di altro, soprattutto installazioni all’estero, specie in Oriente, e di tanti eventi, dalla moda alle presentazioni di prodotti. Per fortuna sono stato in grado di differenziare il lavoro, perché il live in Italia è davvero diventato uno spianto, non solo per i budget, ma anche per lo scarso riconoscimento che viene attribuito alla nostra figura professionale.


In questa produzione l’intento era di creare una situazione più sobria, artisticamente parlando. Così siamo partiti dal logo, sviluppando l’idea dei triangoli con grossi elementi sul palco; io ho poi sviluppato anche le strutture esterne al palco seguendo la stessa idea delle diagonali, ponendo le americane con angoli inusuali. Con Vasco non ho mai avuto le sorgenti così vicine alla band, e questo crea una situazione molto più concentrata; in effetti abbiamo meno materiale rispetto al 2011, ma qui rende quasi di più proprio per la vicinanza dei proiettori al palco.
Lo stage è chiuso, una scelta utile in caso di pioggia ma anche scenograficamente importante: la scatola nera rende tutto più raccolto ed inoltre è un gran vantaggio per il fumo, la cui permanenza all’aperto diventa davvero un gran problema.


Abbiamo anche degli special molto d’impatto. La cosa più particolare è data dai laser: oltre a tre teste da 22 W, abbiamo un nuovo prodotto, delle barre laser, “laser batten” appunto, che contengono dieci sorgenti laser ciascuna, comandabili singolarmente come canali dimmer. Ne abbiamo 64, quindi 640 punti laser indipendenti sotto la mia console, mentre i tre laser RGB sono comandati dall’operatore. L’impatto è decisamente molto forte ed è un’anteprima mondiale assoluta.
Il service luci è Limelite: ho una squadra eccezionale che mi mette in condizione di lavorare al meglio. Devo dire che raramente ho visto gente così brava in grado di preparare tutto nel migliore dei modi in pochissimo tempo.

L’altro special di grande impatto è costituito dai Robin LED Beam 100. A quelli forniti del service ne ho aggiunti molti altri avuti in dote dalla ROBE, così ho potuto creare una matrice, ovviamente triangolare, molto densa, con passo di 90 cm per 60, con 78 pezzi. A differenza dei laser che non si possono usare molto, i LED Beam sono molto presenti da metà concerto in poi e danno moltissimo sui grossi stacchi, sui tanti effetti, e devo dire che mi hanno davvero soddisfatto molto per velocità e risposta immediata ai controlli.


Abbiamo anche molti pezzi di Clay Paky: 60 Alpha Spot HPE 1500 e parecchi Wash, oltre ad un’importante batteria di Shotlight Wash, poi 54 Sharpy che ho cercato di utilizzare un po’ meno come beam e più come luci di contorno, sono stati ad esempio molto utili usati sulla band, per far dei disegni, usati in maniera molto statica con tanti gobos. Inoltre ho dei GLP Impression 120 RZ.

Ovviamente il pubblico fa parte della scenografia, anche se partiamo con la luce del sole ed i primi pezzi sono solo quasi bianchi con tantissima luce. Per il pubblico, cosa inusuale, ho montato dei pod speciali formati da un’americana da 1 metro e da due tubi da 2 metri; ognuna monta un Alpha Beam 1500 e quattro Molefay. Mi ritrovo con gli unici bianchi sul pubblico, a parte i Jarag, molto in alto, a 25 metri, così posso usarli più spesso, perché si distinguono dal resto. Anche il floor esterno lavora molto sul pubblico, con molti colori e molti gobos: Vasco chiede di vedere il suo pubblico, quindi lo assecondo.

Sto usando anche alcuni proiettori per la prima volta, come gli otto Robe Robin Pointe fronte palco che mi stanno dando molto sulla band e sulla scenografia: sono dei beam ed hanno un enorme zoom ed un grosso frost; girati verso la band o la scenografia mi aiutano molto in stacchi ed in vari momenti dello show, perché sono molto potenti grazie ad una lampada da soli 280 Watt.

Operiamo con tre Grand MA in multi-user su due mondi. Marco Piva segue la programmazione dei 300 metri di minstrip sui profili dei triangoli pilotati da Cathalist, poi io triggero tutto con delle macro inserite nella mia cue list. Durante lo show il banco è presidiato da Fabrizio Moggio che si assicura che tutto proceda perfettamente, ma ovviamente è anche ben in grado di metterci le mani all’occorrenza. Poi io ho il mio spare e la mia console full-size.


 Andrea Corsellini Sound engineer


Anche se il canovaccio musicale è quello del 2011, abbiamo dovuto rifare delle prove, perché alcune canzoni sono cambiate. Guido ha fatto un gran lavoro sugli arrangiamenti, e su 26 pezzi solo 5 hanno sequenze, per altro minime, per il resto è tutto totalmente suonato.
Ho ridotto quindi il numero dei canali, adesso ne ho meno di 50, cosa che non mi succedeva da anni. Il set-up della regia prevede console Midas XL8, Summit Everest sulla voce di Vasco, per la compressione valvolare, Manley Elop sulle chitarre, Waves Maxx BCL, ormai per me un corredo indispensabile, poi i Transient Designer.


La voce di Vasco è totalmente senza riverberi, per il resto uso quelli del banco, ma in maniera minimalista; insomma tutto è all’insegna dell’essenziale.
Vasco canta con uno Shure KMS9 che va diretto al preamplificatore del Midas, viene compresso in insert con il Summit, ed in cascata va al secondo compressore BCL che ha il compito di avvicinare la voce; da lì va all’equalizzatore dinamico del banco che uso come de-esser e per rafforzare la gamma medio-bassa nelle canzoni in cui Vasco canta ovviamente più piano.


Per mettermi al riparo da eventuali cali di voce, abbiamo scelto di configurare il PA con i cluster interni di i-5 dedicati solo alla voce, cosa che per altro mi dà un headroom sulla voce pazzesco. Da sottolineare che mentre i cluster col programma musicale vanno equalizzati, i cluster dedicati alla voce sono clamorosamente flat, senza nemmeno un intervento: basta l’equalizzatore del mixer per avere un ascolto perfetto. In totale ho su ogni lato 18 sistemi di main con 36 sub appesi, ed altri 18 sistemi dedicati alla voce, oltre a 40 subwoofer a terra sotto il palco.


La mia postazione non è centrale, ma ovviamente occorre adattarsi, perché Vasco tiene molto alla visibilità, così sia io sia Pinna lavoriamo di fronte ai cluster e cerchiamo di preparare al meglio tutto prima: alla fine per il pubblico è molto più importante far sentire le cose giuste al momento giusto che non la perfetta linearità sui 450 Hz!
Non manca la passerella, e cantare davanti ai cluster ovviamente crea sempre dei problemi, soprattutto quando devo alzare molto sulle parti basse, perché poi subentra una legge fisica ben precisa che tutti conoscono,… diciamo che bisogna faticare parecchio in questo senso.
Claudio “Klaus” Hausherr lavora anche con Audio Rent, quindi l’ho richiesto come assistente in regia e la sua presenza si è rivelata preziosissima; mi ha anche sostituito durante le prove quando ero via con il tour europeo di Ramazzotti e non ha fatto rimpiangere la mia assenza: c’è grande amicizia e grande sinergia.


Deddi Servadei Monitor engineer


Sono rimasto fedele al mio Midas H4000, mixer super analogico, come me! Il monitoraggio è ibrido, con IEM per chi si muove o a cavo per le postazioni fisse. Usiamo Powerplay Berhinger, mentre il batterista ha bisogno di un mixerino, perché gli rilancio dodici canali di vari suoni che lui vuole sentire e poi si fa da solo un mixaggio, con i click, i suoi servizi e le varie cose.
Abbiamo poi due linee di side, una frontale, con quattro S4 Clair Bros e una side-back per le pedane. Ho quattro Clair Bros 12 AM nella postazione di Vasco, oltre ad una linea di front stage, divisa L+R con dieci Clair Bros 12 AM amplificati con i nuovi finali Lab Gruppen 20.000 che fanno una differenza sostanziale.


In tutto ho 44 canali di input, compresi due ambienti che uso sul palco per gli IEM, per isolare meno possibile gli artisti, oltre ai vari servizi, talkback, CD, rilanci vari che tornano comodi; al batterista ad esempio, non piacciono i tom con i gate, così a lui do una linea senza gate mentre agli altri mando il segnale processato con i gate per non portare il disturbo delle spiattate e l’eco dei tamburi. Ho anche dei rilanci sulla voce di Vasco, solo per lui, perché faccio delle sgasate sulla sua voce in cuffia quando canta in bassa tonalità, per dargli un volume adeguato. Come numero di mandate esterne uso tutte le 24 mono e le otto stereo del banco.


Ovviamente diverse outboard: TLA100 sul titolare, poi Manley su acustiche e sax, su voci e cori dbx160, su cassa, rullante e tamburi inserto gate SPL Transient Designer.
Vasco non ha richieste speciali, e per me è una soddisfazione, perché vuol dire che in tanti anni insieme ho capito cosa vuole ascoltare; mi chiede infatti solo piccole correzioni, ed anche Diego Spagnoli mi dà delle dritte per la regolazione di fino.
Abbiamo anche le sequenze su quattro canali stereo, ma dentro c’è pochissima roba.


Un aspetto delicato è quello delle radiofrequenze: col digitale terrestre è un disastro, a Torino ho avuto grossissimi problemi, 12 ore al giorno scanner accesi per capire dove infilarci. Durante lo show può anche arrivare una portante inaspettata, così abbiamo preparato una serie di bodypack settati su altre frequenze da usare all’occorrenza.


Pasquale Aumenta  Italstage


Per questo tour forniamo una struttura mista acciaio-alluminio. Quella orizzontale è in travi d’allumino 700, con la caratteristica di non essere saldate ma avvitate pezzo per pezzo, quindi più robuste. La struttura verticale è invece in acciaio.
Abbiamo anche una teleria nuova, tenuta su da guide in alluminio che ci fanno risparmiare molto tempo, perché si monta tutto a terra e poi si tirano su insieme alla struttura; infatti un palco del genere si monta in soli due giorni e mezzo o tre al massimo. Questo aiuta anche a ridurre la gente che lavora in quota, perché tutto si monta preferibilmente a terra.


La parte sommitale della teleria è fatta con dei gonfiabili che tengono benissimo l’acqua ed inoltre attutiscono il rumore dell’acqua che cade.
Con Live Nation abbiamo una buona intesa: credo che la velocità nelle risposte, la flessibilità e il materiale sempre aggiornato e all’avanguardia siano la nostra arma vincente in questo mercato; strutture di questo tipo hanno bisogno di tempo, ma certo noi siamo strutturati per rispondere velocemente ad ogni richiesta. Cerchiamo anche di essere economicamente competitivi, ed il fatto di avere depositi in varie parti di Italia ci aiuta a contenere i prezzi del trasporto; inoltre abbiamo diversi mezzi di nostra proprietà che possiamo tenere pieni senza fare troppi sacrifici: 40 rimorchi e una decina di TIR.


Abbiamo anche squadre molto veloci, fra cui un gruppo di ungheresi che sono straordinari e che ci assicurano competenza e sicurezza. Siamo inoltre in grado di fornire più strutture contemporaneamente, infatti oltre a Vasco abbiamo fuori Ramazzotti, con una struttura di 45 tonnellate di portata, montata in tre giorni e smontata in un giorno e mezzo, sempre nella massima sicurezza.
La società EPS è invece un’altra nostra compagnia specializzata nella copertura dei prati, con prodotti in alluminio, plastica o gomma. Anche le strutture devono essere posizionate in sicurezza, perché sono molto pesanti.
Inoltre, sotto la guida dei creativi, siamo in grado di realizzare strutture ad hoc come quella di 46 metri del 2011, una delle più alte al mondo insieme a quella degli U2.

Ovviamente curiamo sempre e continuamente la manutenzione del materiale: abbiamo due persone a Milano, due a Udine e quattro, a volte otto, a Napoli che fanno solo quello: controllare il materiale al suo rientro. Periodicamente, inoltre, facciamo controlli con scanner e controlli meccanici per garantire la sicurezza, cosa importante soprattutto quando si lavora con l’alluminio.
Questo palco di Vasco adesso andrà diviso: una parte andrà a Milano per Negramaro e Depeche Mode, un’altra a Roma per gli stessi concerti.

 

Ryan Hagan – Direttore ER Productions

Abbiamo lavorato con Vasco sul KOM’11, chiamati da Claudio Santucci che ha progettato il palco.
Quest’anno abbiamo questo nuovo prodotto, batten laser che ha destato molto interesse in Giovanni, integrato con  altri tre sistemi full-color per seguire il tema “triangolare” dello show. Abbiamo quindi tre unità laser a diodo RGBB, pompate otticamente, da 21 W, proprio tra i migliori che esistono sul mercato, controllati da un sistema Pangolin.


Inoltre ci sono 70 unità del nostro nuovo modello di batten laser intorno al palco. Ma, parlando di spettacolo laser, non si può omettere l’elemento cruciale, cioè i 14 generatori di fumo Look Solutions Viper DeLuxe.
È molto difficile cablare uno stadio intero, perciò controlliamo questi tramite WDMX Lumen Wireless.

Il nuovo prodotto si chiama “Lase Array”. È un proiettore laser con controllo diretto DMX, cosa piuttosto rara per i laser, perché generalmente hanno bisogno di software su un PC esterno per operare. In questo modello monocromatico, ognuno dei dieci diodi ha un controllo in sola intensità... ma questo permette ogni tipo di chase e fade. Il fatto di essere autonomamente controllabile in DMX è un’innovazione non da poco, perché noi lo dobbiamo semplicemente montare e puntare, mentre il controllo va interamente al direttore luci che può farne ciò che vuole. Questo è bello per noi, ma anche per il LD che comincia a sentirsi più creativo con i laser... senza parlare del fatto che, avendone il controllo, tende spontaneamente ad abbassare le altre luci per evidenziarli maggiormente!


Questo nuovo prodotto, che è essenzialmente una barra con dieci diodi laser, si può organizzare anche in matrici. Questo vuole dire che, essendo controllabile in DMX, con un media server ed una console luce che gestisce pixel mapping in DMX si possono mandare anche dei contenuti video o grafici alla matrice. Per il momento la risoluzione di una matrice di questi sarebbe solo 100 mm, ma già il fatto di poter riprodurre contributi in tre dimensioni nel fumo è un effetto fortissimo.
Per il momento abbiamo solo il modello con dieci diodi rossi, ma abbiamo appena finito la prima produzione di modelli in blu e verde e spero che nella prima parte dell’anno sarà pronto il modello RGB.

 

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