Emma – Adesso Tour

Una produzione molto ambiziosa per il recente tour, “Adesso”, a supporto dell’omonimo quarto disco della cantante leccese.

a-IMG 0448di Douglas Cole e Alfio Morelli

Con grande fiducia nell’artista, F&P Group ha investito notevolmente nel tour autunnale di Emma Marrone, con un progetto particolarmente interessante in termini di scenografia e di show concept. Caratterizzato da un palco molto ampio e sviluppato in modo originale, lo show rappresenta un’evoluzione per Emma come performer: ballerini, coreografie, scene in movimento, tutto accompagnato da nuovi arrangiamenti ed approcci che rispecchiano le sonorità dell’ultimo disco. 

F&P Group ha affidato la produzione esecutiva a Mario Zappa; la regia, il set e il concept visivo dello show sono stati invece sviluppati da Mamo Pozzoli, mentre per la gestione della produzione in tour è stato incaricato Pierpaolo Baldelli

La tournée ha contato 18 date nei maggiori palasport italiani, alcune raddoppiate al Forum di Assago, al Palalottomatica di Roma e a Pala Florio di Bari.

Dietro la tournée abbiamo trovato fornitori e professionisti al più alto livello tecnico italiano: audio, luci e una parte del video sono stati fornita da Agorà, schermi e movimentazioni da Event Management, palco e struttura da La Diligenza e le scenografie da Tekset. Fonico FoH e responsabile audio Hugo Tempesta, assistito dal PA man Luca Nobilini, con Umberto Polidori a mixare per il palco. Il responsabile video per Agorà(e non per Event Management, come abbiamo erroneamente scritto nella rivista cartacea. Ci scusiamo per l'errore) è stato Fabio Ciccone, mentre Mamo ha fatto anche da operatore luci, assistito da Andrea Coppini. Contributi video a cura di Mikkel Garro Martinsen

Abbiamo assistito alla data di Rimini, al 105 Stadium, uno degli ultimi concerti del tour.

Pierpaolo BaldelliDirettore di produzione

“Il progetto nasce nel gennaio del 2016 – racconta Pierpaolo – con delle riunioni tra Mario Zappa e Mamo Pozzoli per abbozzare il progetto. Io e Franco Comanducci siamo arrivati più tardi, all’inizio dell’estate, quando il progetto era in fase di definizione. Con Franco ci siamo spostati nei capannoni di Event Management, dove abbiamo cominciato a montare il palco e costruire tutte le parti su misura che il progetto prevedeva. In questa fase c’è stato un grosso lavoro di ottimizzazione per rendere veloci e agevoli il montaggio e lo smontaggio del palco, anche in vista di diversi back-to-back.

“Il concept dello spettacolo è stato sviluppato da Mamo, assieme a Maria Rosaria Del Prete che ha curato le coreografie. Agorà ha fornito audio, luci e una parte di video assieme ad Event Management che ha anche prodotto tutte le parti custom della struttura insieme a Franco Comanducci e Tekset. È stato veramente un lavoro di gruppo e di grande sinergia fra le aziende coinvolte.

“Io e l’head rigger, Filippo Lattanzi, abbiamo dovuto lavorare per risolvere il problema degli elastici, che sembra banale, ma ti assicuro che banale non è. La coreografia prevede infatti che in certi momenti dello spettacolo i ballerini ed Emma siano attaccati a degli elastici con cui fanno dei movimenti e dei balletti sul palco inclinato, formato anche da video LED. Con quella inclinazione, e specialmente sulla superficie liscia dei video, sarebbe stato impossibile creare delle scenografie e rimanere in piedi, quindi abbiamo dovuto studiare delle imbragature per i ballerini e l’artista così da fissarli alla struttura tramite delle corde elastiche. Naturalmente queste imbragature dovevano essere quanto più invisibili possibile e le corde elastiche dovevano essere tarate per l’occorrenza: e qui siamo entrati in un mondo completamente nuovo, almeno per noi!

“Da una ricerca – continua Pierpaolo – siamo approdati ad un’azienda di Biella specializzata nel bungee jumping che al suo interno ha anche una sezione che si occupa di spettacolo, con la quale avevano già lavorato nell’ambiente televisivo e nel  cinema. Per la costruzione di tutti questi elastici abbiamo dovuto fornire una serie di indicazioni, perché vengono prodotti su misura: vietato sbagliare, perché sono anche molto costosi! Occorreva quindi essere molto precisi sul tipo tipo di estensione che dovevano avere, il tipo di cedevolezza, la forza di richiamo, su che inclinazione si sarebbero mossi i personaggi ed il loro peso. Una volta ricevuti gli elastici, abbiamo cominciato le prove ed anche la coreografa ha dovuto adattarsi alla situazione in alcune scene. Alla fine dell’esperienza devo dire che sicuramente è stato un arricchimento importante per la mia professionalità, una voce particolare da aggiungere al mio curriculum.

Portate dietro tutta la produzione, palco compreso?

Il palco è abbastanza complicato, con molte parti customizzate che devono essere montate seguendo un ordine ben definito. Siamo così costretti a viaggiare con tutto il materiale al seguito. Normalmente arriviamo la sera prima dello show, predisponiamo tutto il riggheraggio e iniziamo a montare. I motori sono ben 72 e devono sostenere una struttura che pesa in totale 27 tonnellate. La mattina seguente, attorno alle sette, arriva la crew e per la pausa pranzo tutto è montato, lasciando per il pomeriggio le rifiniture e le pulizie. A metà pomeriggio arrivano tutta la band e l’artista per il sound check; alle sette, come si suol dire, “facciamo porta”.

La produzione tecnica conta in tour 36 persone, alle quali se ne aggiungono altre trenta per la parte artistica, quindi un totale di 66 persone. Siamo riusciti anche a fare dei back-to-back, quando le distanze lo permettevano, con la stessa struttura, mentre in venue distanti oltre i quattrocento chilometri abbiamo dovuto integrare in parte un secondo palco con un pre montaggio.

Per l’energia cosa chiedete?

Anche in questo caso siamo autonomi: viaggiamo con dei generatori montati su un bilico e per lo spettacolo siamo autonomi. Al local promoter chiediamo solo la corrente per i motori, i segui e il catering.

Mamo PozzoliLighting/Set/Show Designer

“F&P – ci dice Mamo – mi ha chiesto di comporre un progetto un po’ fuori degli schemi, perché c’era la volontà da parte loro di investire sul nuovo tour di Emma. L’artista aveva espresso il desiderio di mettere in mostra le sfaccettature della sua personalità che vanno oltre lo spettacolo musicale, entrando in aspetti anche coreografici e creando uno show più complesso, da qui la presenza delle coreografie e dei quattro ballerini.

“Curare l’intero progetto – quindi disegnare il set, il palco, le automazioni, le luci, lo show concept e la regia – mi permette di lavorare a 360°, ma comporta un periodo di incubazione molto lungo, in questo caso ben sei mesi di lavoro, perché questo show è  particolarmente ambizioso. 

“Ho chiamato a lavorare con me dei collaboratori di fiducia – continua Mamo – sia dal punto di vista tecnico che creativo. L’unica persona che mi è stato chiesto di includere nella processo creativo è Macia (Maria Rosaria) Del Prete, la coreografa, con la quale l’artista collabora da tempo su vari video-clip e altri lavori. Così il team creativo si è formato tra me, Macia e Mikkel Garro, il visual designer che ho chiamato a supportarmi in questo progetto. Insieme ad Emma, abbiamo sviscerato tutti i brani per decidere quali dovevano essere coreografati e le posizioni in scaletta. Un grande merito di Emma è che ha presentato i brani in scaletta sei mesi prima dello show: il mio lavoro è stato nettamente facilitato da questo. 

“Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, i miei collaboratori sono stati Angelo Dinella per la parte riguardante il timecode ed il setup della console, mentre Alessio Dorini è stato l’aiuto-regista. In questo caso, Alessio serviva come il mio alter-ego, che lavorasse di giorno durante le prove, perché io dovevo fare la parte luci di notte. Lavorare con Mikkel è sempre un piacere, perché ha un approccio molto ‘da luciaio’ – chiaro, scuro, strobo, buio, ecc.

“La scelta presa a monte, condivisa con l’artista, era di non usare video live. Chiaramente, però, è un’artista molto fotogenica, così per tenere in evidenza questo aspetto, abbiamo fatto delle riprese nelle settimane precedenti, con luci particolari e lei in movimento... senza un nesso labiale, solo per utilizzare immagini sue come fondale in alcuni brani. Questi vengono riprodotti alcuni in bianco e nero, alcuni con degli effetti.

“Abbiamo scelto di fare tutto in timecode – aggiunge Mamo – perché ci sono degli attacchi e degli stacchi musicali che non si riuscirebbero mai a gestire in manuale.

Quanto era difficile “vendere” un palco con una rampa da 35° ad una coreografa? 

Finalmente sono riuscito ad unire la mia passione per l’arrampicata allo show design! Sulla carta, 35° non sembra così ripida, ma starci sopra non è  facile. Ho usato già nel passato degli schermi LED calpestabili, ma montarne uno in obliquo non l’avevo ancora visto fare a nessun altro. Questa rampa inclinata, che chiamiamo “lo scivolo”, è proprio il fulcro del progetto. Dei pod con display LED e luci fanno una parte speculare a questa rampa nella scenografia, quando sono nella posizione di default nello show. Ovviamente sfruttiamo anche le loro movimentazioni.

Quando viene inclinato, il LED floor non ha più trazione, mentre l’idea è stata che ci potessero essere delle performance esattamente sopra questo scivolo, con i ballerini o l’artista fermi a metà. Quindi, da subito, ho proposto di usare delle corde e delle imbragature: materiale da arrampicata.

Abbiamo fatto un premontaggio della struttura nel magazzino di Event Management: ho portato le mie attrezzature da arrampicata e abbiamo provato le opzioni per poter stare in piedi a metà sullo scivolo. Poi ci è venuto in mente di usare degli elastici. La coreografa è stata molto brava e ha chiamato una sua collega che regolarmente lavora con le danze verticali. Questa, invece, diciamo che è una danza obliqua! Emma e i ballerini si sono allenati sulla rampa per due settimane prima di arrivare alle prove, così erano già padroni della situazione. 

Ci sono anche dei gradini tra un LED calpestabile e l’altro, no? 

Ho pensato di spezzare in tre lo schermo inclinato e, tra le parti video, di fare delle piccole scalettature, dei piccoli listelli di legno avvitati alla superficie che offrono un po’ di presa per salire e, molto importante, anche per scendere. Sostanzialmente, nelle venue più piccole, quando l’artista è in cima alla rampa si trova a 4,5 m da terra e a tre metri del soffitto! Inoltre, quando il palco viene illuminato in controluce, tutto si riflette su queste scale che uso quindi anche per creare un po’ di volume.

Questi sono solo una piccola parte dei LED, però. Sulla sommità dello scivolo, ci sono due schermi: uno principale, che sta fisso sul fondale, ed uno mobile in senso orizzontale che si apre e si chiude a sipario, creando un corridoio di tre metri per le coreografie, ma anche per permettere l’apertura e la chiusura della piattaforma in cima allo scivolo. Lo sfruttiamo per fare un’apertura progressiva durante lo show... prima del settimo pezzo non si vede niente dietro, perché un kabuki nero chiude integralmente la scena. Quando il telo cade si svela lo schermo, chiuso, che si apre a metà concerto quando Emma fa un set “acustico”. Durante il resto dello show, si apre e si chiude lo schermo superiore per permettere alcuni interventi coreografici, dei quali uno completamente dietro lo schermo semitrasparente.

Una produzione non facile da portare in tour!

Doveva essere di quattro bilici che, alla fine, sono diventati sette. Pierpaolo ha fatto dei salti mortali... abbiamo cercato di pre-assemblare il più possibile. Ci sono degli oggetti preparati, come i pod che viaggiano finiti sui dolly, le cabine, ma... c’è proprio tanta roba. Spesso ricorriamo al pre-rigging, inoltre il palco è un rolling stage e lo scivolo viaggia montato. La parte sotto e dietro dello scivolo ospita i quickchange di Emma e dei ballerini, ma anche gli attrezzi, le scale a chiocciola, le rampe... È molto complicato progettare palchi pensando anche agli spazi tecnici, ma è un aspetto che dà soddisfazione!

C’è qualche chicca tecnica sulle luci?

Mi servivano due special importanti. Il primo è generato con i Clay Paky K20 B•Eye, dei quali sto usando quasi tutte le funzioni interne. È un potentissimo generatore di effetti. Usando lo zoom insieme agli shape diventano punti di illuminamazione dinamici che colpiscono, si disperdono e poi colpiscono ancora. Addirittura li sto usando anche sullo scivolo come key light. Sono formidabili per illuminare i ballerini e l’artista in modo dinamico ma non abbagliante: li uso infatti a meno di un metro dalle facce delle persone, ed ho dovuto imparare a dosarne l’intensità attentamente.

L’altro prodotto che sto usando sono i nuovi Vari*Lite VL4000 Spot, ne ho 12 usati come profile. Ho tenuto questi Vari*Lite fuori dalla cue list del resto dello show: brano per brano fanno degli special come keylight sui ballerini, sull’artista... Per quanto riguarda la programmazione delle luci ti dico solo che ho avuto... quattro notti di lavoro!

Francesco Diaco Responsabile automazioni

“Il sistema che usiamo è Kinesys a velocità variabile – spiega Francesco – che permette di regolare velocità, accelerazione e decelerazione. Ci sono 12 motori per i pod con schermi e luci. Poi, per lo schermo che si apre e chiude, usiamo dei carrelli Event Management controllati da Kinesys: grazie ad un encoder, il controller Kinesys riesce a leggere la posizione del carrello e posizionarlo correttamente. 

“Le movimentazioni vengono sincronizzate con lo spettacolo, praticamente, dai cue manuali mandati da me. In alcuni punti mando il ‘go’ per le cue partendo da un certo movimento dell’artista, in parecchi mando le cue quando parte il timecode e, su un paio di brani, mando le cue al nero.

“Per quanto riguarda i display LED, il pavimento LED è con modello da 8 mm, lo stesso usato per Cremonini e per la Pausini. Lo schermo che si apre e chiude è un PixLED F25, mentre il back e i pod sono Acronn 9 mm, forniti da Agorà. 

“Tutto il video viene gestito dai media server Pandoras Box, pilotati dalle console luci”.

Pierfrancesco “Hugo” Tempesta Fonico FoH

“Questa è la mia terza uscita con Emma – racconta Hugo – ma è il primo tour con il disco nuovo. È stato completamente rivoluzionato, nella parte creativa, perché un nuovo produttore musicale, Luca Mattioni, ha co-prodotto il disco insieme a lei. Perciò c’è una nuova band, salvo due elementi del vecchio gruppo. La squadra tecnica è quella che ha già fatto l’ultimo tour e abbiamo semplicemente perfezionato alcune cose.

“La band è standard: batteria, basso, due chitarristi, il produttore che si occupa della gestione delle sequenze e tutta la parte di synth, un pianista che, quando serve, collabora alla parte acustica delle chitarre, e poi una singola corista. Gran parte degli arrangiamenti del disco nuovo sono creati da layer di synth. Essendo tutti in sequenza, si rischiava di impacchettare tutto quanto un po’ troppo, così, insieme al produttore, abbiamo scelto cosa suonare live. Alla fine siamo dotati di parecchi strumenti: Moog, Wurlitzer, Prophet, Rhodes, ecc. perché le parti suonate danno una dinamica umana che ci piace molto.

“Essendoci una grande presenza di tastiere, c’è un gran numero di DI. Per il basso abbiamo una situazione sempre con un segnale pre e uno post del processore del musicista. Per quanto riguarda le chitarre, una lavora con un Kemper, per cui senza microfono, l’altra è in vintage style con lap steel, perciò c’è un Fender Twin con microfono.

“Il setup del PA è sempre K1, con K2 come downfill e K2 come side, poi con l’integrazione di K2 o KARA come extra side dove necessario. I sub sono sempre SB28... in L/C/R: c’è uno stack di sei centrali, con due girati, rinforzo dell’in-fill delle ARCS II per il pit primario. Poi c’è un extra rinforzino sotto il gobbo per quelle poche persone che sono appoggiate in primissima fila. 

“Le trombe delle K1 e K2 sono tutte completamente aperte, a parte l’ultimo K2 in fondo. Il palco è un po’ largo, ma con le ARCS abbiamo trovato il giusto compromesso per la copertura del centro.

Il K1 è proprio adatto a questo contesto, anche perché, mediamente, ho circa 105 dB di pubblico!

Noto una differenza importante in regia...

Nell’ultimo tour usavamo la console SSL L500, mentre adesso siamo usciti con le Midas ProX, le prime due che girano in Italia. Appartiene alla Serie Pro ma, in realtà, il DSP è stato completamente modificato. Il nuovo processore Neutron ha una velocità di elaborazione di 4 gigaflops, più o meno sette volte più potente di quello di una Pro9. È cambiato anche il sistema di networking interno e il protocollo dei DSP con il quale dialogano tra di loro. Quindi il sistema è molto più veloce e la capacità di gestione è notevole: 188 canali in ingresso e 96 bus stereo in uscita, 36 matrici, 24 ritorni d’effetto, una capacità di calcolo con i suoi effetti interni che sorprende – ora si possono avere tre rack di effetti interni, 24 macchine. Si trovano riverberi TC Electronics a bordo, un processore e matrice per gestire PA che equivale al Lake. La superficie è comunque ancora molto simile ai Pro6 o Pro9: è stato  cambiato solo il pannello centrale per poter gestire tutti questi bus in uscita. Inoltre, poiché ci sono così tanti canali in ingresso, hanno aggiunto anche altri “POP group”.

Sul palco, anche Umberto Polidori sta usando una ProX: siamo in rete AES50, utilizziamo gli stagebox DL431 della XL8, perciò c’è il guadagno separato. È un sistema plug-and-play, stabilissimo, con cui mi trovo molto bene. 

Faccio il processing primario dalla console; per quanto riguarda l’outboard ho un Manley ELOP per la voce che mi serve per avvicinarla come stadio primario, poi uso un Distressor per il basso e un altro per il rullante. 

L’equalizzazione primaria della voce viene fatta nel canale della console; questo segnale poi viene mandato in un gruppo su cui inserisco la mia catena solita di plug-in per la voce: de-esser, compressore multibanda, un equalizzatore finale per correggere le imperfezioni della sala che variano da venue in venue.

La vera differenza è che sto lavorando con la tecnica del sidechain: lavoro tutto a stem e tutti i microfoni della cassa vanno in un gruppo mono di cassa; poi il basso e via di seguito, tutto separato a gruppi. Nel canale del basso utilizzo un parametrico, controllato dal segnale della cassa. Quindi vado a levare la fondamentale della cassa al basso per creare automaticamente lo spazio tra cassa e basso. Faccio la stessa cosa con tutti i layer di sequenze e synth – tutto quello che potrebbe creare problemi di intelligibilità nella voce – usando la voce stessa come segnale di controllo. Quindi lavoro su tutti i gruppi di synth: dove ci sono le fondamentali della voce che possono essere critiche, uso sempre il compressore multibanda Waves C6, con cui vado a pulire tutto lo stem di synth e sequenze. È una tecnica da studio che trovo comoda anche nel live... non c’è niente di fantascientifico.

Inoltre ho introdotto per questo tour una novità che era piaciuta a me e al produttore: le sequenze passano completamente in MADI. Ho adottato due computer sincronizzati tra loro con due UB-MADI DiGiCo. Attraverso una miracolosa scatoletta EXBox BLDS della Direct Out Technologies, inseriamo nello stream MADI un file drone inaudibile che viene generato da un’applicazione sempre Direct Out. L’EXBox è poi in grado di verificare, campione per campione, la presenza del drone nello stream. Nel caso di un errore, anche solo un errore di buffering, commuta in modo inaudibile sull’altro stream, esattamente al singolo campione. Abbiamo la possibilità di gestire le sequenze senza essere vincolati ad otto o dieci canali per stare dentro le famose switch Radial, ma spacchettandole anche nell’ordine di 24 canali per il mix con una semplicissima connessione BNC. Funziona in modo fantastico... questo switch MADI per la ridondanza potrebbe essere usato in tanti altri reparti.

Umberto PolidoriFonico di palco

“Emma e i ballerini usano gli IEM via radio – spiega Umberto – metà della band è in IEM, mentre l’altra metà ha il monitoraggio in cuffia via cavo, perché sono statici. 

Il batterista ha un mixerino con batteria separata, band, sequenza e click. Inoltre ha un sub e anche uno shaker sotto il seggiolino. Il tastierista, che è anche il produttore, ha un mixerino tramite il quale riesce controllare le sue tastiere. Gli mando sempre un mix della band; alla fine anche lui rientra in un IEM. Emma ascolta un mix generico, un balance di tutto. Lavoro con tutto in post, così seguo praticamente un unico balance e riesco ad avere tutto sotto controllo e correggere immediatamente qualunque cosa.

“I radio – aggiunge Umberto – sono degli e935 per i coristi e gli ospiti eventuali, mentre con Emma stiamo usando uno Shure UR4D con una capsula Beta 58. I chitarristi sono collegati tutti via cavo”.

Come console monitor, come trovi la ProX?

Suona benissimo – 96 kHz, preampli Midas, bellissimi compressori e bellissimi filtri – cose che mancano ad altre console. Siamo però con la prima release del software che ancora non è così versatile come altre console. Alcuni passaggi importanti, come routing, editing, recall, risultano ancora un po’ macchinosi. Per eseguire certe operazioni devo fare diversi passi, mentre su altre console è più immediato.

Abbiamo il guadagno completamente separato, però, con gli splitter che stiamo usando e, inoltre, una cosa molto positiva è che non sto usando nessun outboard esterno. Ho solo un Manley che uso di default per tenere il suono un po’ più fermo. La potenza della nuova ProX è molto importante per l’uso in regia monitor, anche se sicuramente il software è da migliorare. 

Italo LombardoGobbo elettronico

L’ultima volta ci siamo incontrati facevi il fonico per Bersani, adesso ti troviamo come gobbista: cos’è successo?

Quella di fonico è la mia attività principale, finché mi vogliono, ma durante gli anni, sia per passione che per arrotondare, mi sono creato una seconda attività come costruttore di accessori. In questo tour mi trovi a fare il gobbista perché sto lavorando con un software da me creato.

Da quando lavori a questo progetto?

È nato diversi anni fa da una richiesta di Samuele Bersani di avere un monitor con i testi sul palco. Da una ricerca in rete ho scoperto che esistevano già dei programmi che gestivano dei testi, ma non prevedevano l’inserimento di un timecode o avevano dei prezzi proibitivi. Quindi, con l’aiuto del programmatore Tommaso Selvetti, oggi collaboratore di K-Array, ci siamo impegnati nel progettare questo nuovo software. Abbiamo iniziato con i Negramaro e oggi che il sistema è maturo abbiamo in giro diverse licenze.

Come funziona il sistema?

Tutto sommato è abbastanza semplice. Naturalmente, però, per poterlo sfruttare a pieno occorre conoscerlo bene. Principalmente è composto da un computer e da una chiavetta al cui interno è caricato il programma. Sul monitor del computer si presenta in tre macro aree: una in cui scorre il programma, poi replicato sul monitor dell’artista, una parte dedicata ai controlli e una terza parte con tutta la libreria dei pezzi in scaletta. Una volta caricata tutta la scaletta con i testi, occorre creare dei blocchi di due o tre righe che scorrono. Forse questa è la parte più complicata, perché oltre ad allacciarlo al time code del brano, si deve personalizzare il testo. C’è chi lo richiede bianco con sfondo nero e chi lo vuole nero con sfondo bianco, chi vuole il testo colorato, c’è chi vuole lo sfondo colorato, chi tutto maiuscolo ecc, insomma difficilmente trovi un artista con cui utilizzare completamente il lavoro della tournée precedente. Però, una volta trovata la via, fila tutto liscio.

Può funzionare anche senza operatore?

Certo. Per esempio con Bersani ho il sistema sul palco e lo controllo dalla regia di sala. Consiglio comunque in situazioni abbastanza impegnative di avere sempre un operatore presente. Ad esempio può sempre succedere che la scaletta subisca delle variazioni, oppure che l’artista in mezzo a una canzone decida uno special... in quel caso l’operatore interviene manualmente e tutto prosegue bene.

Per quanto riguarda la gestione, siamo riusciti a renderlo abbastanza semplice, qualsiasi tecnico che ha un minimo di dimestichezza con il computer è in grado di gestirlo; ma in fase di programmazione non è stato poi così semplice. Potrei concludere con una battuta di un noto mobilificio brianzolo: “Provare per credere”.

a-IMG 0503Lo show

Innanzitutto c’è da dire che la scenografia di questo show è veramente stupenda. L’effetto della scena che sembra crescere dall’inizio alla fine dello spettacolo, come un robot dei “Transformers”, è tra i migliori che abbiamo mai visto; anche l’illuminazione riesce a passare da una scenografia intima da cantante solista, all’esplosione in un’enorme gala da diva. Emma ce la mette tutta e deve essere veramente uno show fisicamente pesante, particolarmente per mantenere l’illusione dei balli “antigravità” sullo scivolo. Abbiamo avuto l’impressione che sia stato piuttosto scioccante, per il pubblico di questa artista, la trasformazione del suo personaggio da interprete a performer.

Anche nell’ambiente difficile di un 105 Stadium con un po’ troppa superficie scoperta, l’audio risultava molto buono. Il mix e lo stile della musica sono ben diversi dall’ultima volta che abbiamo sentito questa artista, ma Hugo sembra aver fatto un ottimo lavoro nell’adattarsi alle novità.

I nostri complimenti agli addetti ai lavori per tutta questa bellissima ed originale produzione. 

 

PERSONALE E AZIENDE
Band
Direttore musicale Luca Mattioni
Chitarra Ryan Haberfield
Chitarra e synth Roberto Angelini
Tastiere Max Greco
Batteria Alex Tourjoussen
Basso Luca Visigalli
Cori Arianna Mereu
Ballerini
Coreografa Maria Rosaria del Prete
Assistente coreografa Claudia Mangini
Ballerini Jonathan Gerlo
Gabriele Esposito
Daniele Sibilli
Anthony Donadio 
Management Francesca Savini
F&P Group 
Ferdinando Salzano
Orazio Caratozzolo
Mario Zappa
Ivana Coluccia
Francesca Bevilacqua
Riccardo Brambilla
Francesco Colombo
Laura Battista
Massimo Moretti
Viviana Guarneri
Michele Bordogna
Marco Facchini
Giovanni Schembari
Produzione
Direttore div. produzione F&P Group   Orazio Caratozzolo
Vice Dir. div. prod. F&P Group Mario Zappa
Direttore di produzione Pierpaolo Baldelli
Coordinamento artista Giovanna Salvatori
Responsabile logistica Valentina Parigi
Site coordinator Marco Silvaggi
Assistente di produzione Martina Cera
Responsabile camerini Lorena Nolli
Serena Gargano
Artist personal assistant Francesco Carvelli
Lighting designer/show concept Mamo Pozzoli
Contributi video Mikkel Garro
Fonico FoH Hugo Tempesta
Head rigger Filippo Lattanzi
Rigger Alessio Pambianco
Prompter Italo Lombardo
Macchinisti Davide Giannoni
Damiano Pellegrino
Service audio/luci Agorà 
Fonico di palco Umberto Polidori
Backliner Maurizio Magliocchi
Simone Vitaliani
Domenico Colangelo
Assistente FoH Luca Nobilini
PA Man Emanuele Adriani
Alessandro Angelo
Tecnici luci Andrea Coppini
Pino Miselli
Fabio Galantucci
Jacopo Germiniasi
Alfonso Mastrangelo 
Service video Event Management
Agorà
Tecnici video Fabio Ciccone
Matteo Rinaldi
Fabrizio Lopes
Alex Limones
Automazioni Event Management
Responsabile automazioni Francesco Diaco
Palco La Diligenza
Responsabile Davide Giannoni
Skaff Francesco Asimi
Vincenzo Simeone
Gaetano Mercinelli
Scenografia/effetti scenici Tekset
Igor Ronchese
Gruppo Elettrogeno CME
Gruppista Giovanni Barbato
Merchandising Oltre il Merchandising  
Antonio Martinelli
Trasporti Rock Road
Antonio Celli
Marcello Marcelli
Domenico Grifa
Benito Aresti
Ippolito Domenico
Alessio Bianchetti
Gerardo Tecce
Sabatino Avagliano
Catering  Chef on Tour
Alessandro Silvaggi
Emanuele Silvaggi

 

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