Steve Hackett - Off the Beaten Track

Il leggendario chitarrista progressive mette in pausa tre anni di tournée con la band elettrica per un mini-tour di quattro date esclusive in Italia, suonando in una configurazione di trio acustico. 

di Douglas Cole

a-IMG 9547In questi ultimi quattro decenni non ha forse goduto dello stesso immenso successo commerile avuto dall’altro fuggitivo, né della band che ha lasciato per perseguire la sua carriera da solista; Steve Hackett resta però, senza dubbio, uno dei musicisiti più prolifici fra quelli emersi nella scena progressive inglese degli anni ‘70. Ha infatti prodotto ventiquattro dischi in studio da solista, entrando con alcuni di questi fra i primi dieci in classifica in Inghilterra, oltre a collaborazioni con colleghi contemporanei, come il one-hit-wonder-supergroup GTR insieme a Steve Howe negli anni ‘80 e il più recente Squackett con Chris Squire (RIP).

Negli ultimi anni, Hackett ha avuto un notevole successo, in tournée con la band elettrica. Questa configurazione ha letteralmente fatto il giro del mondo diverse volte dal 2013 con, prima, uno show di classici rivisitati e, poi, a supporto del suo più recente disco, Wolflight, i cui brani in scaletta erano sempre inframmezzati da quelli co-scritti con gli altri membri della sua band nei primi anni Settanta. Nel 2013 è anche stato prodotto un set di cinque CD/DVD con un concerto intero di questa band, Live at Hammersmith e un altro box set di due CD e un DVD, Live at the Royal Albert Hall, nel 2014. 

Quest’estate, Hackett ha preso una piccola pausa dall'impegnativo calendario degli ultimi anni, dedicandosi (certamente non per la prima volta) alla chitarra classica. Hackett ha concepito un mini-tour esclusivamente per l’Italia, con quattro concerti nei quali reinterpreta in vena classica ed acustica alcuni celebri classici dagli inizi della sua carriera, parecchi brani del suo grande repertorio da solista, qualche composizione storica e alcuni pezzi creati in collaborazione con il tastierista (nonché il co-produttore e fonico di studio dei suoi recenti dischi) Roger King. Portati in Italia da Musical Box 2.0, in collaborazione con BPM, Hackett e King, insieme al polifiatista Rob Townsend, hanno proposto in quattro piazze italiane una serata di elegante virtuosismo.

Noi abbiamo costeggiato buona parte delle Marche per assistere ad una di queste serate, in una venue estiva quanto mai suggestiva: l’Arena Beniamino Gigli di Porto Recanati, data promossa da Best Eventi

La produzione italiana

A darci qualche informazione sull’organizzazione di questa serie di date è la responsabile in tour per conto di Musical Box 2.0, Vania Santi. 

“Io faccio parte della cooperativa Doc Servizi – spiega Vania – e vengo ingaggiata da diverse agenzie, ma spesso per lavorare con gli stessi artisti, quindi di frequente con le stesse agenzie. Lavoro molto spesso con Musical Box 2.0 e con BPM, anche se generalmente mi occupo soprattutto di ufficio stampa, promozione ed organizzazione logistica e meno della parte tecnica. 

Musical Box 2.0 è un’agenzia di booking che lavora soprattutto con artisti inglesi ed americani, rivendendo le tournée ai promoter locali. Si occupa principalmente dei voli aerei, trasporti, promozione e soprattuto del backline nella parte tecnica. È nata nel 2015, fondata da Massimo Della Sala, un appassionato di musica di Cesena, che ha preso più o meno il portafoglio di artisti che lavoravano principalmente con Blue Sky Promotion: Alan Parsons, Ian Anderson, Hackett, Soft Machine, Procol Harum ecc.

“I tour di questi artisti – ci dice Vania – in Italia generalmente vanno dalle tre alle sette date... mentre gli stessi artisti in Germania ne fanno quindici o venti. Ma questo dipende più dal territorio che dalla richiesta: l’Italia è stretta e lunga, e bisogna mantenere le date ad una certa distanza una dall’altra.

“Hackett non fa tour acustici dal 2007, solamente una data in Sicilia nel 2011 ed una all’estero. Però questo artista ama molto l’Italia... probabilmente grazie al rapporto speciale nato quarantacinque anni fa. È una persona con grandi interessi artistici e storici, ha fatto il viaggio di nozze in Italia, e dopo queste date tornerà in Sicilia con la moglie.

“Aveva voglia di prendere una sosta da quattro anni intensi: per un musicista, a volte, ‘fare una pausa’ vuole dire mettere in mezzo al tour qualche concerto più leggero. Anche se quando si lavora in acustico, si è molto più ‘scoperti’. 

“Il tour si chiama Off the Beaten Track, ovvero ‘Fuori dal sentiero battuto’; è stato concepito solo per l’Italia, l’anno scorso, quando era qui in tour con la band elettrica. Con questa configurazione stiamo facendo quattro date: un doppio back to back con qualche giorno in mezzo.

“Quando una produzione è grande – continua Vania – come, per esempio, quella di Ian Anderson, può essere abbastanza autonoma, e noi chiediamo al promoter solo il palco e la promozione locale. Per altre cose più piccole, invece, portiamo praticamente solo i musicisti e gli strumenti; tutto il resto si trova sul posto. Di solito, il promoter ha un service audio e luci di riferimento con cui lavorano per diversi eventi, come Best Eventi fa con Extreme Service, in questo caso. Per cercare di aiutare ulteriormente, anche se il backline è a carico del promoter locale, l’agenzia chiede un preventivo al nostro noleggiatore di riferimento – Mokke’s – per tutte le date del tour, così, offrendo un’alternativa magari più economica, i musicisti riescono avere lo stesso riferimento per il backline in tutte le date. 

“Viaggiamo in sette persone con un pullman, di solito un 19-posti... ma oggi abbiamo un 36-posti perché abbiamo forato! 

Infatti, anche Steve ci ha chiesto: ‘Perché quando eravamo qui con la band intera, i tecnici e tutto viaggiavamo con i furgoni piccoli, mentre questa volta viaggiamo in sette, senza niente, e abbiamo il bus grande?’. 

“C’è una logica un po’ contorta – precisa Vania –: con le produzioni più grandi, conviene girare con i furgoni a 9 posti, perché con quei mezzi non ci sono limitazioni sugli orari per i viaggi. Quando c’è una produzione che deve entrare alle 10:00 di mattina con i tecnici, un mezzo più grande deve essere fermo da mezzanotte o l’una massimo... il che vuole dire che l’ultima trasferta non si può fare. Con i mezzi più piccoli, invece, gli orari di viaggio sono completamente flessibili. Con un gruppo acustico come questo, che non ha problemi ad entrare alle tre o le quattro di pomeriggio, i mezzi più grandi si possono usare perché ci si sta con gli orari di trasferta”.

Massimo Morlacchi - Extreme Service

“Seguiamo solo questa data di Steve Hackett, tramite l’agenzia Best Eventi, di Andrea Cipolla – ci dice Massimo –. È uno dei due eventi che stiamo seguendo questa settimana per questo cliente.

“La loro richiesta era abbastanza semplice, ovviamente. La richiesta luci non l’hanno neanche fatta. Abbiamo portato noi qualcosa per assicurare un’illuminazione adeguata ad un trio acustico. 

“Non abbiamo bisogno di enormi pressioni sonore, abbiamo portato l’impianto Meyer Sound M’elodie e ne abbiamo appeso sette moduli per lato, più un paio per i front-fill. I sub sono quattro 700‑HP in linea davanti. Il tutto è controllato da un Galileo 616, mentre in regia c’è una DiGiCo SD8. Sul palco ci sono i monitor Martin Audio LE12J.

“Di luci – aggiunge Massimo – abbiamo portato il minimo indispensabile: 16 teste mobili, metà spot e metà wash, un paio di blinder... abbastanza per coprire una situazione generica e senza particolari indicazioni. Le luci le facciamo noi, con un nostro operatore.

“Lavoriamo con Steve Hackett per la seconda volta, infatti l’anno scorso abbiamo fatto anche una data con la produzione più grande, in cui avevamo montato un impianto Meyer Sound MICA e un impianto luci imponente. In quel caso, avevano dietro il loro operatore luci. In questo caso la nostra squadra è composta da quattro persone.

“Montiamo in questa piazza per la prima volta, e, nonostante lo scarico sia veramente scomodo, quando l’impianto è tarato bene ha una bella acustica.

“Altri ci avevano detto – conclude Massimo – che era una venue difficile, ma forse parlavano di situazioni più grandi. Con uno show e un impianto di queste dimensioni, l’abbiamo trovata ottimale... anche perché la copertura acustica è stata pensata per 45 metri, cioè un po’ oltre il mixer di sala, cercando di evitare qualsiasi riflessione dal muro in fondo. Abbiamo anche inclinato gli array di M’elodie un po’ verso il centro, ma l’apertura di 100° comunque causerà dei riflessi dai muri laterali. Però, se il fonico mantiene i livelli del soundcheck, non ci sarà nessun problema”. 

Benedict Fenner – Fonico

Trovare il fonico di sala inglese che comunica in Italiano è sicuramente un vantaggio per tutta la produzione e per il service fornitore. In questo caso, sono doppiamente fortunati ad avere Ben Fenner nel ruolo di fonico in tour. Fenner nasce professionalmente nel periodo im cui gli artisti italiani si spostavano fino a Monaco di Baviera per le loro registrazioni discografiche, così Ben ha lavorato con tantissimi artisti e produttori italiani in Germania ed in Italia. Infatti, per dirne una, è stato il fonico residente a Weryton Studios (vicino a Monaco) responsabile della registrazione delle voci sul disco dei Righeira per cui ha mixato il tormentone Vamos alla Playa. Successivamente è stato collaboratore e fonico (in studio e dal vivo) di Franco Battiato per diversi anni. Ha contribuito al progetto di Logic Studios, di nuovo per La Bionda e, altrove, ha anche prodotto un disco dei Cranberries. Sarà interessante parlare con Fenner anche in qualche altra occasione, magari quando ci saranno più di otto canali.

“Ho lavorato con Steve per la prima volta nel 1992 – racconta Ben – ma in studio. Dal vivo lo seguo dal 2003. Adesso, visto che ha questo rapporto creativo molto stretto con Roger King, il tastierista, Roger – che è anche un noto fonico di studio – lavora in studio sui progetti discografici. Io, invece, faccio il fonico dal vivo, registro tutti i progetti live e ho mixato gli ultimi tre dischi dal vivo.

“Nell’ultimo paio di anni è stato molto attivo con il suo progetto della band elettrica e abbiamo fatto vari tour con quello. In alcuni casi è tornato anche su alcune piazze ben tre volte con quella formazione, ogni volta con un programma diverso. Steve l’ha sempre fatto, ma è un po’ di anni che non facciamo una tournée con questa configurazione, in trio con un paio dei suoi musicisti preferiti.

“L’audio qui – spiega Ben – è una cosa minimalista: ho solo un ingresso in stereo dalla tastiera di Roger... neanche dalla tastiera, in effetti, perché l’uscita è del computer sul quale usa Mainstage e la tastiera è semplicemente un controller MIDI.

“Abbiamo flauto, flauto contralto e tin whistle sul microfono in alto, poi il sassofono soprano sul microfono in basso. Le chitarre di Steve, che sono delle Alvarez-Yairi, escono dal piezo e passano tramite un Fishman Aura DI, che ne modifica il suono notevolmente. 

“Sto facendo un piccolo esperimento, stasera: in un paio di brani eseguiti da solo, Steve fa un po’ di percussione sulla tavola della chitarra. Visto che questa non viene rilevata per niente dai piezo sotto la sella, ho deciso di mettere uno Shure SM81

“La mia richiesta complessiva – ci dice Ben – è solo un PA di una qualità decente che fornisca una copertura adeguata in tutta la venue. Chiedo due Shure Beta57 per gli strumenti a fiato, due DI per il Mac di Roger, l’Aura è una DI in sé, e stasera avevo chiesto un condensatore in più... mi hanno proposto alcune alternative e lo Shure SM81 sembrava il più robusto della lista, perché sembrava ci fosse un po’ di vento qui stasera. Poi, chiaramente, una console.

“Questo show non è così facile, perché richiede un PA con un suono piuttosto Hi‑Fi, però, oggigiorno non è difficile trovare un livello di competenza adeguato, ed anche i marchi di impianto meno blasonati, quelli di queste dimensioni qui, suonano molto bene... dipende sempre di più da chi li imposta. 

“Chiaramente – aggiunge Ben – non è un problema fare anche il monitoraggio dal FoH in questo show: sono in tre e preferiscono dei wedge. Per i concerti della band elettrica, invece, sono tutti in IEM, ma c’è anche un fonico di palco.

“Per quanto riguarda la console, la mia unica specifica è ‘avere una console decente’. Se la console fornita è analogica, devo avere anche un Lexicon PCM91 e un TC Electronic D‑Two per poter contare su un bel riverbero e un bel delay. A Steve piace un riverbero molto lungo e ricco. Ieri sera, per la prima volta mi hanno dato un processore di riverbero Lexicon PCM92, che non avevo mai usato. Installati all’interno c’erano solo dei programmi ‘Hall’, ma aveva un suono assolutamente fantastico. Ho chiesto se lo potessi prendere in prestito per il resto degli spettacoli ma... no, non è venuto via con me!

“La mia console preferita – conclude Ben – in questi contesti è la Yamaha CL5. Quando facciamo lo show della band elettrica ne portiamo una dietro. Quando abbiamo iniziato con quei concerti, avevo una chiavetta con salvati diversi show per diverse console, ma poi abbiamo cominciato a portare la CL5 dietro per semplificare. Aiuta a semplificare anche le registrazioni: ho messo il Dante Virtual Soundcard nel MacBook Pro, e con un singolo cavo CAT5 registro fino a 64 canali direttamente su Logic... gli show della band elettrica sono tutti intorno ai 48 canali. Forse preferirei usare Pro Tools, ma con hardware non Avid consente solo 32 canali di registrazione”.

Lo show

Questo concerto offre qualcosa di speciale ai nostalgici della progressive inglese, come pure agli intenditori di chitarra classica. Hackett, King e Townsend sono un trio con una nota telepatia e Hackett, anche in questo contesto, si dimostra sempre un maestro nelle innovazioni tecniche per le quali è conosciuto da quarant’anni. C’è un’ottima miscela fra repertorio per la chitarra classica, composizioni nuove e, chiaramente, rivisitazioni dei suoi pezzi composti insieme ai Genesis agli esordi (incredibilmente, sono arrivato al penultimo paragrafo di un articolo su Steve Hackett prima di scrivere la parola “Genesis”).

Il suono? Ottimo – ma proprio ottimo – come ci si aspetterebbe in un contesto di volume controllato con un impianto Meyer e un fonico di questo spessore. Complimenti! 

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