Caparezza – Museica Tour

Andare ad un concerto di Caparezza è per noi sempre piacevole: per l’estrosità e l’ironia spesso geniale dell’artista, ma anche perché troviamo sempre sul palco più idee che tecnologia, tradotte con un gusto teatrale e scenografico che ci piace davvero un sacco.

di Giancarlo Messina

Andare ad un concerto di Caparezza è per noi sempre piacevole: per l’estrosità e l’ironia spesso geniale dell’artista, ma anche perché troviamo sempre sul palco più idee che tecnologia, tradotte con un gusto teatrale e scenografico che ci piace davvero un sacco.

E mai come in questo ultimo album dell’artista pugliese, da lui stesso prodotto, l’aspetto visivo è importante, se non essenziale, essendo un concept album ispirato proprio al mondo dell’arte.
È infatti una continua citazione di celeberrime opere d’arte, che diventano spunto di riflessione, o paragone, con la vita e la cultura, chiamiamola così, di tanti ragazzi di oggi, ma più in generale rivelano un atteggiamento critico, in larghi tratti ben condivisibile, verso tanti aspetti della nostra società.
Il disco, registrato a Molfetta ma mixato a Los Angeles – nientepopodimeno che da un mostro sacro come Chris Lord-Alge – sta riscuotendo un ottimo successo, cosa che ci fa molto piacere, perché certamente avrà anche mosso la curiosità in qualche giovanissimo, poco avvezzo a studiare l’Argan, verso i dipinti e le opere in questione.
Nasce da qui questo tour con una produzione di per sé piuttosto basica, ma ricca di elementi scenografici e trovate divertenti, reso compatto dalla capacità istrionica e dall’energia che Michele Salvemini – in arte Caparezza – sa sprigionare sul palco.
Per altro un tour che sta andando piuttosto bene dal punto di vista del botteghino, anche grazie al costo del biglietto estremamente contenuto, una scelta che, se penalizza il budget a disposizione, senza dubbio consente ad un più vasto pubblico di partecipare ai concerti.
Sabato 14 marzo il tour passa dalle nostre parti, così, senza pensarci due volte, decidiamo di andare a dare un’occhiata. Ci attrae anche l’idea di una produzione – Color Sound Indie – gestita in maniera differente dal giro dei soliti noti, e siamo certi di trovare tecnici e materiali di cui non parliamo troppo spesso.
Infatti, ad accoglierci è Antonio Porcelli, direttore di produzione e fonico del tour, da anni al seguito di Caparezza, quindi membro di quella grande famiglia, una sorta di clan, che lavora col riccioluto pugliese.

Antonio Porcelli – direttore di produzione...

“Lavoro con Caparezza da circa dodici anni – ci racconta Antonio – prima del grande boom, inizialmente come fonico, poi anche come direttore di produzione. Inoltre ho anche curato le registrazioni dell’ultimo disco, il primo prodotto proprio da Michele e non da Carlo Rossi, scomparso da pochi giorni e che noi tutti ricordiamo con grande riconoscenza e commozione.
“L’album è stato registrato da me e Francesco Aiello a Molfetta – continua Antonio – e poi mixato a Los Angeles da Chris Lord-Alge, nonché masterizzato da Gavin Lurssen (Foo Fighters, Ben Harper, Queens of The Stone Age, Robert Plant & Alison Krauss, Eric Clapton – ndr), esperienza che mi ha arricchito molto sotto il punto di vista professionale.
“Il tour riprende il concept del disco – spiega Antonio – quindi il palco rappresenta la sala di un museo, tutto in maniera molto artigianale, con l’obiettivo di tenere il costo del biglietto sotto i 20 euro, diminuendo anche il costo delle richieste ai promoter locali. Così è nata l’idea di eliminare le strutture, quindi il tetto, facendo tutto dal basso; inoltre doveva essere una produzione adatta ai posti piccoli come ai più grandi, così il palco è modulare e può passare da 6 m x 16 m ai 6 m x 20 m.
“Il palco è stato realizzato da Gianpaolo Tarantini, proprietario del service, con un CAD, e poi realizzato con il materiale più adatto.
“Alla fine c’è poco da fare: l’attenzione è su Michele, quindi non servono grandi effetti, ma solo delle piccole cose per stimolare la fantasia del lettore e farlo trovare in questo strano museo, insomma occorre creare intorno a Michele un contesto in cui lui, con grande bravura, riesce poi a fare entrare il pubblico.
“Il team che lavora con Michele – aggiunge Antonio – è davvero come una grande famiglia, viviamo insieme e tutti siamo disposti a fare qualsiasi cosa per il bene dello spettacolo.
“La produzione, Color Sound Indie, ha visto un’estiva di 30 date in varie venue, poi un tour europeo e qualche data negli USA, da Miami a Los Angeles; adesso si fa questo giro dei palazzetti, compreso il Forum, con dati di prevendita piuttosto buoni (ad oggi Torino 6.142 biglietti, Forum 5.887, Palalottomatica già oltre 5.000…).
“Il service del tour è GM Music di Salice Salentino che fornisce audio, luci e video.
“La produzione – conclude Antonio – è calibrata su 3000 persone, ma spesso superiamo questo numero anche di parecchio, così abbiamo due bilici per il materiale, piccoli bus per band e tecnici ed un paio di macchine. In tour siamo circa 28 persone”.

...e sound engineer

Parlando da fonico di sala, invece, ci spiega Antonio: “Il set-up in regia è semplice: sulla cassa ho SubKick, AKG D112 e Shure Beta 91, mentre rullanti e tom sono sommati passivamente, top+bottom in controfase, con il classico ‘baffo’, poi rientrano in un unico canale; gli OH non sono sopra i piatti ma sotto di questi, proprio per riprendere solo il suono dei piatti. Poi batteria elettronica, basso con DI e microfono, oltre a un Beyer M88 e due microfoni per la chitarra. Una cosa particolare riguarda tutte le tastiere, collegate con un controller che trasmette il MIDI via wi-fi ad un Mac con Main Stage, questo dalla postazione fissa, dalla tastiera portatile e dal pianoforte di carta che a un certo punto entra in scena.
“I musicisti usano trasmettitori Line6 per il chitarrista, che io trovo molto buoni, e Sennheiser per tutto il resto.
“A me – continua Antonio – non piacciono i plug-in digitali: essendo beta tester per una nota casa di plug-in, li ho analizzati tutti con molta attenzione: quelli di vecchia generazione emulavano la risposta in frequenza e in fase, ma non emulavano le armoniche. Così molti plug-in hanno la skin di certe macchine ma non hanno nulla a che fare con l’originale. Nella nuova generazione, gli equalizzatori vanno bene, ma i compressori soffrono di aliasing, soprattutto se usati con attacco e rilascio veloci; dalle mie analisi, è risultato che spesso plug-in molto famosi hanno tantissimo aliasing, anche quelli con molti disegnini di valvole e manopoloni, mentre alcuni economici sono fatti meglio sotto questo punto di vista.
“Devo comunque utilizzarli – dice Antonio – perché oggi funziona così e perché alla fine stiamo parlando di niente: alla gente non importa nulla, vogliono vedere Michele a suo agio sul palco, vengono per vedere e sentire lui. Il concerto richiede un buon uso di effetti: noi usiamo riverberi Yamaha, un riverbero che entra in un flanger, e alcune voci distorte su alcuni pezzi.
“L’unica cosa esterna alla console Yamaha CL5 – continua Antonio – è un bus-compressor, costruito da VDL di Forlì, che uso in uscita sul master prima del Lake; questo perché abbiamo pezzi rock, folk e pop le cui dinamiche variano in maniera estrema, e questo espediente mi aiuta a rendere tutto più omogeneo. Insieme a Danilo, il PA engineer, abbiamo deciso che eventuali variazioni di EQ sul master siano fatte dal Lake, così non uso EQ miei sul master.
“Sulla voce di Michele ho un primo compressore molto veloce per togliere i picchi, poi un altro che alza tutto, seguito da un EQ dinamico, perché Michele quando canta usa una voce nasale che non è la sua voce naturale, ma creata ad hoc sul palco, così non si deve togliere la componente nasale, perché è proprio la caratteristica della sua voce.
“Sul palco troviamo alla console Fabio Fabia ed i backliner Nicola Quarto e Cesare Frassanito.
“Fabio – conclude Antonio – utilizza un’altra CL5. Il segnale viaggia in formato Dante per le regie, mentre le out per il PA sono in analogico”.

Danilo Stramaglia – PA engineer

A darci qualche informazione sulla configurazione dell’impianto audio è il PA engineer Danilo Stramaglia.
“Il service, seguito in tour dal proprietario Gianpaolo Tarantini, fornisce 24 sistemi Proel Axiom 3210P, 24 sub da 21” e altre 24 Y10 Adamson per i side, quando serve. Nelle venue più grosse, come Milano e Roma, useremo il LiSA2 di Vanis e l’Axiom come side, infatti Vanis Dondi ci affiancherà in queste date più impegnative integrando col suo materiale il nostro PA.
“L’impianto – continua Danilo – è amplificato con Powersoft – due K20 per i sub e i K10 per le teste – e processato con due Dolby Lake in regia da cui esco in stereo, anche per i sub.
“Abbiamo avuto la fortuna di avere in prova questa nuova tecnologia per le basse frequenze, la M‑Force di Powersoft, un progetto innovativo che offre davvero risultati eccezionali: adesso, per quanto dotati di ottimi subwoofer tradizionali, ne sentiamo la mancanza! M‑Force scende molto in basso, ma con un suono sempre fermissimo. Qui invece, per le 24 casse da 21”, sto usando tre linee di sub ritardate con un delay elettronico.
“Le luci non sono sospese – conclude Danilo – ma io riesco sempre ad appendere il PA, o al tetto dei palazzetti, o alle torri della nostra scenografia. È importante dire che, confrontandoci col promoter, sappiamo prima le zone del palazzetto da sonorizzare, così montiamo solo quello che serve, risparmiando e riuscendo anche ad essere più chirurgici nella sonorizzazione”.

Massimiliano “Bull” Agostini – Lighting designer

“La scelta di non avere appendimenti per i frontali – spiega Bull – nasce dall’esigenza di mantenere limitato il budget richiesto al local promoter, visto anche il prezzo limitato del biglietto. Abbiamo quindi una sola americana controluce e dei tagli laterali, con un’americana sostenuta da due torrette laterali.
“Ho poi due seguipersona, indispensabili per illuminare gli oggetti di scena, cosa molto importante anche per agevolare i fotografi e rendere chiari gli elementi al pubblico. Inoltre ho dei domino dal basso e dei PAR.
“Come materiale luci – continua Massimiliano – abbiamo scelto Sagitter e ProLights, prodotti che danno buona luce, a volte magari un po’ ‘scattosi’ nei movimenti, cosa che si riesce comunque a gestire impostando bene il disegno luci.
“Ho 12 ProLights Unico, che io imposto sulla console come fossero degli Sharpy, perché hanno gli stessi parametri, 8 Beam, 12 Reflex, 12 Sagitter PictoLED, tipo wash LED, 8 strobo, 12 accecatori a quattro lampade, poi le ribalta, i PAR e i domino sparsi per il palco.
“Lo show è molto basato sulla scenografia – continua Bull – con il concept di ricreare l’idea del museo con le sue opere d’arte, idea riproposta anche dallo schermo che ha una cornice a mo’ di quadro.
“Il disegno luci è molto colorato, ma senza ‘pizzeria’: rosso, blu, giallo… molto bianco nei ritornelli, soprattutto con gli Unico, ed i Beam; di solito imposto un colore di sfondo ed uno di effetto.
“Uso una Avolites Expert Pro, una macchina che aumenta molto le potenzialità di Avolites, conservando però i tanti fader con cui si può vivere lo spettacolo in maniera molto diretta.
“Ho abbinato anche una superficie Touch di supporto che usiamo per i puntamenti.
“Il video – conclude Massimiliano – è, invece, composto da moduli LedCompass8, distribuiti da Music & Lights, mentre in regia c’è Maki Lonero che usa un PC con Arkaos GrandVJ 1.6.5, controllato da un iPad”.

Lo show

Quando il concerto sta per iniziare, estraiamo dallo zaino la Canon da caccia grossa per il safari fotografico da sotto palco. Così ci divertiamo a cogliere alcuni dettagli degli artisti, ma anche del pubblico, davvero eterogeneo per età e tasso alcolemico.
Dopo qualche brano, andiamo a cercare di capire qualcosa della visione totale del palco nonché dell’audio, visto che i 10 centimetri dai sub non sono rinomatamente la posizione ideale per l’ascolto.
L’audio è ottimo: Antonio lamenta, con fare perfezionistico, la mancanza di una maggiore fermezza sulle basse frequenze, ma noi, e credo non gli dispiacerà, dobbiamo contraddirlo, perché il suono ci piace così, e crediamo che difficilmente sarebbe migliorabile sotto questo aspetto, soprattutto in un 105 Stadium con l’ultimo anello lasciato vuoto. Antonio è anzi molto bravo nell’amalgamare il sound dei brani in scaletta, molto diversi come genere ed arrangiamento. Il mix è davvero differente dalla consueta musica leggera italiana che prevede la voce dell’artista mezzo metro avanti al resto: qui è molto calata nel mix, e se risulta comunque per lo più intelligibile – e diciamo “per lo più” – è grazie alla sapiente distribuzione delle frequenze che le stanno intorno. Certo il pubblico numeroso ed entusiasta non si perde una sillaba, visto che canta quasi ogni canzone, comprese quelle del nuovo album, con divertita partecipazione.
Il visual dello show vede protagonista il grosso video centrale, ottimo per definizione e soprattutto per la qualità dei contributi video, molto ben studiati e pre-prodotti da Roberto Tafuro: da lontano il grande schermo rischia un po’ di ammazzare l’artista, ma è una scommessa inevitabile.
Le luci, quasi un contorno allo show, sono ben gestite, con ordine ed eleganza, dal lighting designer che fa quello che può, perché illuminare una scena senza luci frontali o laterali sospese non è certo facile per nessuno. Comunque ciò che conta è l’atmosfera, ben ricreata puntando sui colori più che sugli effetti speciali, in uno stile teatrale che ben si addice allo show.
Insomma una serata davvero molto divertente, con Caparezza che non si limita a cantare ma crea un vero show, con molte chiacchiere e battute argute… sempre nello stile un po’ dissacrante e diretto che lo caratterizza ma soprattutto tenendo la scena in maniera navigata e calamitando l’attenzione del pubblico. Un plauso dunque alla produzione e all’artista: bastano due bilici e buone idee per fare una bella serata in un palazzo dello sport.

Caparezza

CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLA GALLERIA FOTOGRAFICA
gall icon

Vuoi vedere altre foto e rimanere aggiornato sugli ultimi concerti? CLICCA QUI!

vuoi restare sempre aggiornato sulle novità di settore? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Clicca qui per accedere alla galleria fotografica
(48 Foto)