ARREL Audio - Il laboratorio delle idee

La nuova azienda nasce dall'esperienza di Livio Argentini, nome storico dell'audio italiano, creatore di prodotti rinomati a livello internazionale per genialità e qualità.

 
Livio Argentini, a sinistra, insieme al prof. Marco Re

di Alfio Morelli

Arrel Audio è il proseguimento ideale della lunga esperienza di Livio Argentini nel campo della produzione di apparecchi di alto livello dedicati all’audio. Ad affiancarlo è il Prof. Marco Re, docente di Elettronica Digitale presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e fondatore del Master in “Ingegneria del suono e dello spettacolo” presso lo stesso ateneo, master che ha visto fra i docenti lo stesso Livio Argentini ed è anche stato l’occasione per l’incontro dei due attuali soci.
Insomma una combinazione di esperienza costruttiva di decenni con una solidissima base scientifica.
Chi si muove nel mondo dell’audio professionale avrà, se non usato, senza meno sentito parlare dei prodotti Argentini, specie i mixer, che ancora godono di un’ottima reputazione fra gli appassionati per la loro particolarissima sonorità.
Molti sanno che Livio è stato anche un precursore nell’ingegnerizzazione dei registratori multitraccia ed ha inventato alcune soluzioni spesso adottate in altri prodotti diffusi in tutto il mondo, come ad esempio i potenziometri dei mixer di colore diverso in base alle funzioni svolte, nonché i potenziometri rotativi... al contrario! Cioè montati alla rovescia, per ottimizzare lo spazio di manovra del fonico.

 
Alcuni prodotti Arrel

Con questa nuova realtà, i due soci si prefiggono lo scopo di ingrandire l’azienda artigianale di Livio, cercando di industrializzarla maggiormente, aprendosi anche ad altri settori commerciali e integrando la parte analogica con servocontroli digitali, “perché l’audio è e rimarrà analogico – ci dice Livio sorridendo con il suo inconfondibile accento romano – : la voce è analogica, l’orecchio è analogico, gli altoparlanti sono analogici! Il digitale ha fatto enormi progressi, ma sarebbe davvero eccezionale se nascesse e morisse interamente digitale, senza conversioni”.

Essendo sempre un piacere chiacchierare di audio con un guru come Argentini, gli chiediamo se lui vede un’evoluzione per l’audio analogico o se siamo già allo stato dell’arte possibile:
“Oggi l’analogico è al 99,99% delle proprie possibilità – ci risponde – il digitale invece è ancora una tecnologia nuova, che ha ampi margini di miglioramento. Nell’analogico una soluzione innovativa potrebbe venire dai nuovi materiali: ad esempio è potenzialmente possibile creare un altoparlante realizzato con una grande pellicola attaccata a un muro; infatti aumentando la superficie diminuisce lo spostamento dell’ipotetico pistone: così se esistesse un materiale in grado di variare di volume o di espandersi al variare del segnale elettrico, in una parete sonora di quattro o cinque metri quadri basterebbe lo spostamento molto ridotto per riprodurre le basse frequenze in maniera eccezionale. È certo una soluzione futuristica, ma con le nuove tecnologie dei materiali potrebbe essere possibile!

“Un altro campo estremamente interessante – continua Livio con l’entusiasmo di un ragazzino –  è quello dei superconduttori, oggi realizzati con materiali che a temperature molto basse hanno resistenza zero: finora si è lavorato in azoto liquido (a 160° sotto zero), cosa piuttosto scomoda per uno studio di registrazione! Adesso iniziano a lavorare a temperatura ambiente, e la cosa che mi ha sconvolto di più è che alcuni di questi superconduttori a temperatura ambiente sono fatti di... ceramica! Materiale isolante per eccellenza!
“Questi conduttori potrebbero costituire un grande passo avanti nell’elettronica analogica, abbattendo definitivamente il rumore di fondo e dei componenti. Si tratta al momento di tecnologie aerospaziali costosissime... ma un domani potrebbero essere disponibili anche per noi parenti poveri dell’audio”.

Nonostante la bellezza della discussione, chiediamo a Livio di ritornare alla Arrel e di spiegarci a cosa stanno lavorando.
“Stiamo abbandonando la produzione audio classica – ci spiega – perché non essendoci più la console al centro dello studio, il mercato delle macchine outboard è morto: equalizzatori, compressori stand-alone sono ormai una nicchia piccolissima.
“Così stiamo rivolgendoci a due mercati principali, di cui uno è quello dei moduli serie PA500, il nuovo standard di componenti da rack. È una soluzione solo apparentemente più economica, ma sicuramente più flessibile, perché consente di costruire pian piano il rack o cambiare velocemente i moduli; altro mercato in evoluzione è quello dei sintetizzatori modulari in formato eurorack: qui stiamo inserendo la tecnologia audio ‘seria’, cioè non solo pensando alla generazione del suono ma anche alla parte audio finale, che nei prodotti industriali a volte è sottovalutata.
“Una cosa particolare è che noi garantiamo a vita i nostri apparecchi, e la cosa non ci pesa affatto, perché davvero non si rompono mai; inoltre la nostra filosofia è quella di creare macchine sempre riparabili da chiunque, perché un prodotto si può anche danneggiare perché cade o prende una botta. Secondo noi un normale tecnico deve essere in grado di riparare il nostro prodotto”.

 
Il nuovo altoparlante triassiale in fase di progettazione

Nel laboratorio di Livio, notiamo qualcosa di realmente strano, e lì per lì non riusciamo bene a capire di cosa si tratti. Così chiediamo delucidazioni al padrone di casa: “È un oggetto nuovo, un nuovo progetto molto ambizioso, nato come idea molti anni fa. Si tratta di un monitor near-field molto particolare che si propone di risolvere un problema sempre più sentito. In molti studi moderni infatti gli ascolti sono molto vicini al fonico, sia per ragioni di spazio, sia per minimizzare la risposta dell’ambiente. La contropartita è che un anche piccolo movimento della testa crea notevoli rotazioni di fase. Così abbiamo creato un monitor a tre vie triassiale, cioè con un woofer, un midrange e un tweeter sullo stesso asse. Inoltre i punti di crossover sono molto bassi, a 200 e 2000 Hz, in modo di avere in un solo altoparlante la maggior parte del suono del mix, minimizzando così ogni tipo di fuori fase. È il primo near-field triassiale al mondo”.
Livio continua parlandoci anche di altri settori per cui stanno sviluppando apparecchi, come quello degli intercom, in cui le grandi aziende hanno puntato tutto sull’elettronica magari trascurando proprio una eccelsa qualità sonora.“Con Marco Re litighiamo continuamente – conclude scherzando Livio Argentini – perché io ho una visione molto pratica, lui una base teorica di altissimo livello, e non sempre vediamo le cose allo stesso modo, ma alla fine credo che il risultato sia un’ottima integrazione delle nostre specifiche esperienze”.

Insomma Arrel prosegue e proseguirà la storia di questo italiano genialoide che ha fatto conoscere il suo nome ovunque e che, come lui stesso ci racconta, molti ragazzi nati quando “Argentini” era un marchio ormai fuori produzione, ancora conoscono e apprezzano i suoi mixer e lo accolgono come una celebrità! 

 Contatti: ARREL AUDIO

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