Jovanotti - Lorenzo negli Stadi 2015

Lorenzo è ritornato negli stadi con una tournée estiva di tredici date e una scaletta piena di tanti dei suoi più grandi successi, proprio per far divertire il pubblico con una grande festa.

di Giancarlo Messina e Douglas Cole

1 IMG 2179Il nuovo show comincia con un cortometraggio davvero ben girato e molto accattivante. Chi si intende di critica letteraria direbbe che ci troviamo di fronte ad una prolessi: siamo in un futuro in cui tutto è standardizzato ed il cibo è sintetico. A Lorenzo, addetto a una cucina, l’ologramma di una sempre bellissima Ornella Muti dice di tornare nel passato per ristabilire il “disordine mondiale”. Potrà farlo grazie ad una sorta di corazza che gli è stata gentilmente recapitata. Tornato a casa Lorenzo scorre i DVD del passato, trova quello della città in cui si svolge il concerto e inizia ad interagire dal video col pubblico reale. Tutto trema (e trema davvero per le gran botte di sub), nube di fumo, e sul riff di Penso Positivo Lorenzo si ritrova dallo schermo sul suo palco, davanti al suo pubblico... Ottima e coinvolgente idea, per di più ben realizzata. Anzi: forse si sarebbe potuto giocare di più su questa finzione narrativa, magari tornando nel futuro e giocando ancora col pubblico, rendendolo ancora più partecipe della storia.
Dobbiamo anche subito dichiarare che noi amiamo moltissimo i concerti di Jovanotti, ci piace tutto: la musica, il pubblico, la sua grande carica, le idee scenografiche e l’aspetto tecnico, mai banali. Come ci ha personalmente detto Lorenzo in una sua intervista in esclusiva “C’è chi si fa lo yacht, a me i soldi piace spenderli nei tour!”.
Certo che anche qui di soldini ne sono stati spesi parecchi, perché si tratta di una produzione davvero notevolissima, ben oltre i 20 bilici senza considerare il doppio palco.
Il tour è stato prodotto da Trident Management di Maurizio Salvadori e da Yo Company di Marco Sorrentino, i quali hanno affidato l’organizzazione logistica a Lemonandpepper.
Lasciando spazio alle interviste agli addetti ai lavori per i dettagli tecnici, a noi compete un parere complessivo sul concerto, in particolare quello di Bologna cui abbiamo assistito.
E tale parere non può che essere decisamente positivo: un gran bel concerto, scenicamente soprattutto per l’attenta elaborazione dei contributi utilizzati sul grande schermo a forma di fulmine sul quale è sostanzialmente basato l’intero concept visual; completato dalle bellissime luci di A.J. Pen, capaci di dire la loro nonostante l’incombente video. Anche l’audio ascoltato a Bologna ci è piaciuto molto (caratterizzato tecnicamente dal posizionamento sospeso di ben 64 sub dietro lo schermo) anche se, a nostro avviso, l’idea di svolgere quasi tutto il concerto col cantante davanti al PA non agevola certo la ricerca della raffinatezza della voce: diciamo anzi che Pino Pischetola, il sound engineer, è già stato fin troppo bravo ad uscire indenne da tale situazione: come diceva il muratore pensionato che mi ha ristrutturato casa, il vecchio Pino: “L’architetto fa presto a disegnare i tondi con la matita, poi a me con la cazzuola mi viene più difficile”!
Bisogna anche dire che la passerella è stata comunque molto ben sfruttata, con l’impiego di tanto fumo e di una sapiente illuminazione che a tratti sembravano far galleggiare Lorenzo fra le nuvole.
Unico aspetto che ci sentiamo di sottolineare, ma sempre in modo costruttivo, è che, per paradosso, nonostante una scaletta di hit, la sensazione finale è stata quella di un concerto un po’ lento, almeno rispetto ai precedenti di Lorenzo, del tutto adrenalinici. Forse alcuni momenti molto intimi, come il video del film di Minervini, sono poco adatti ad uno stadio, venue piuttosto dispersiva e distraente che richiede solo gran botte ed effetti macro.
Ma queste ovviamente sono opinioni del tutto sindacabili di uno che da 25 anni si deve guardare per lavoro tutti i concerti dell’anno e forse ha la bocca come i parigini della Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo del buon Berchet (oggi mi sento in vena di citazioni letterarie); infatti questo “Lorenzo negli Stadi 2015” è, obiettivamente, un bellissimo concerto con una bellissima produzione, capace di entusiasmare il pubblico e fargli vivere una bellissima serata.

Giancarlo Sforza – show designer

“Come sempre – spiega Giancarlo – il team creativo ha il suo centro in Lorenzo. In questo caso lo spunto che lui ha lanciato era quello di uno spettacolo di grande energia positiva. A livello di riferimenti, le idee continuavano a girare intorno al mondo dei fumetti. Mentre ci scambiavamo delle e-mail, con delle immagini prese qui e là su internet, Lorenzo me ne ha mandata una da New York: era un piccolo fulmine, di 256 x 256 px, sembrava più un’emoticon che un’immagine. Questo simbolo mi ha subito acceso la lampadina: quattro ore dopo, ho mandato due proposte: la prima era questa e l’altra aveva due fulmini che andavano a scontrarsi sul palco. Per la prima volta negli ultimi cinque o sei tour, è stata presa una decisione che è piaciuta subito a tutti. Infatti questo simbolo raccoglie in sé l’energia, che è l’elemento portante di questo spettacolo, ma anche il concetto di rottura e, insieme, di fragilità.
“Ci piaceva l’idea che il pubblico, entrando nello stadio, vedesse il fulmine come un simbolo... che non si notasse quindi lo schermo video.
“Quando il figlio dell’ingegnere che si era occupato della sicurezza all’allestimento ad Ancona, un bambino di sei o sette anni, mi ha regalato un suo disegno di questo grosso fulmine, mi sono reso conto che avevamo superato la soglia della scenografia. Non vorrei essere presuntuoso, anche perché raccoglie il lavoro tutti e non solo il mio, ma questa cosa è un po’ la lingua dei Rolling Stones, un po’ come la svastica, o la croce... esce cioè dal contesto della scenografia ed entra nell’ambito dei grandi segni in cui riconoscersi, gli elementi accomunanti... intorno a quel segno ci si ritrova. E questo segno ha condizionato tutti nel costruire lo spettacolo, non un limite ma uno stimolo.
“La grande sfida – continua Sforza – è stata avere un simbolo ma che non fosse permanente. Avevamo pensato inizialmente di verniciarlo dietro, ma abbiamo scoperto che creandolo con i LED si riusciva ad ottenere un effetto quasi uguale alla verniciatura abbassando la luminosità dell’immagine man mano che scendeva il sole.
Questa anticamera è sempre una cosa importantissima per lo spettacolo, è il momento in cui avviene la transizione dalla vita quotidiana alla grande illusione di uno show. Lorenzo ci tiene a questa considerazione ed è sempre un argomento molto delicato.
Il più importante contributo video è il cortometraggio iniziale, proprio nel momento in cui si spengono le luci. Lorenzo ha scritto questo ministoria, di lui che sta nel 2184 e lavora in cucina in un fastfood... il resto è proprio cinema. La cosa più importante è che, in quel momento, tutto lo stadio diventa una sala cinematografica, con Ornella Muti che interpreta la Regina della Galassia: lei stessa si è veramente emozionata quando l’ha visto insieme a 60.000 altre persone a San Siro.
“C’è un lavoro gigantesco dietro la parte grafica e il video. Alle animazioni e agli altri contributi hanno lavorato decine di persone per quasi sei mesi. Ci sono delle animazioni fatte ad hoc, c’è un lavoro autorale, un film di Minervini, un lungometraggio presentato a Cannes, concesso per questo tour: un grande privilegio.
“C’è un lavoro brano su brano – ci dice Giancarlo – sempre con la solita filosofia nostra: l’attenzione è sempre sul palco; quindi non usiamo degli schermi laterali per mandare l’I-Mag e il palco per suonare... l’attenzione deve sempre rimanere sul palco, quindi il live e le grafiche devono essere miscelati. Abbiamo una proposta visuale, dal punto di vista artistico/musicale, molto molto importante. Devo dire che raramente mi è capitato di trovare un’interazione così potente tra live e immagini preprodotte, un così riuscito incastro tra grafica e live, comprese le riprese effettate in tempo reale.
“Anche con la passerella abbiamo provato ad alzare l’asticella: come sempre lo spettacolo di Lorenzo dipende moltissimo dalla fisicità dell’artista, quindi lui vuole essere sempre il più vicino possibile al pubblico, anche a quello più distante.
La passerella trasversale è una sorta di via lattea, ed è simbolicamente il cielo notturno spezzato dal fulmine. Infatti, la superficie della passerella è trattata con del glitter così che, di notte, quando le arrivano addosso le luci, le riflette e si illumina; infatti c’è un gran lavoro di illuminazione dedicato alla passerella, sia al bordo sia sotto di essa.
“Se questo spettacolo è più bello visto dalla platea o dalle tribune? Una delle cose alla quale teniamo molto è che lo spettacolo sia piacevole più o meno da qualsiasi punto, ma devo essere sincero... avendolo visto da cinque punti diversi, mi sono sembrati cinque diversi spettacoli. Avendo in qualche modo disegnato la forma, è chiaro che io sia un po’ più affezionato ad una vista dall’alto, da cui si apprezza la forma, ma anche sul campo, avendo questa enorme parete davanti e Lorenzo proprio sopra la testa della gente, lo show rende moltissimo”.

Giorgio Ioan – direttore di produzione per Lemonandpepper

“La produzione è di Trident Management – ci dice Giorgio – in collaborazione col management di Lorenzo, la Yo Company di Marco Sorrentino. Audio e luci sono di Agorà, i video di STS Communication, il palco de La Diligenza, i laser di Laser Entertainment, mentre torri delay e generatori sono forniti da Italstage. Lemonandpepper si occupa come sempre dell’organizzazione logistica della produzione.
“Il progetto ed il concept dello show sono di Lorenzo, insieme a Giancarlo Sforza, Sergio Pappalettera e Carlo Zorati. Poi c’è tutta una lunga lista di collaboratori che sarebbe lunga da elencare.
“Ovviamente – continua Giorgio – la parte esecutiva della produzione, quindi la gestione del budget e la scelta dei fornitori è tutta di Salvadori; voglio sottolineare l’ottimo lavoro svolto da Franco Comanducci de La Diligenza nella messa in opera del disegno scenografico: ha infatti inventato le torri per creare gli sbalzi, e ci siamo trovati molto bene nel lavorare insieme.
“Anche il reparto del controllo video è molto interessante, ci sono tanti Pandoras che gestiscono porzioni di video per passare da 4:3 a 16:9 in 4K, un aspetto molto articolato. I ragazzi di STS, insieme a Michele Truglio e Max Sabini della regia live, con Bazza, Dado e tutto lo staff hanno fatto un grande lavoro per quanto riguarda la messa a punto di tutto lo show.
“Il disegno del fulmine creato dallo schermo va a conficcarsi idealmente nel prato, e le passerelle si estendono dal punto d’impatto. A.J., il LD, ha fatto, secondo me, un disegno molto bello: ci ha fatto usare 280 Sunstrip lungo la passerella con cui riesce a farla pulsare, a mandare le sequenziali alternate, ma anche illuminarla. Con il posizionamento sottostante di tutti i proiettori, delle macchine del fumo e delle strobo, la passerella diventa molto interessante: ci sono momenti in cui sembra galleggiare su un lago ghiacciato.
“I tempi della produzione non sono lunghissimi, lavorando con due strutture: partendo dallo show-day, andiamo indietro a -5: cinque giorni prima facciamo tutte le coperture; al -4, -3 e -2 c’è tutto il montaggio del palco. Al giorno -2, si scarica il materiale della produzione integrale. Poi, al giorno -1, c’è il setup. Il giorno dello show c’è solo il montaggio del backline e delle regie.
“Tutta la produzione esce la notte dopo lo spettacolo, mentre i giorni +1 e +2 sono per lo smontaggio della struttura.
“In produzione – continua Giorgio – lavoriamo io e Stefano Coppelli, Stefano Baccarin e Marco Silvaggi. Inoltre Matteo Xerri è il responsabile della struttura ‘verde’, mentre Paolo Rizzi è il responsabile della ‘blu’.
“In tutto lavorano alla produzione una settantina di persone. I bilici sono 12 per la produzione vera e propria, due di generatori ed uno di transenne, oltre a nove di palco per ogni struttura.
“La cosa più bella di questo tour – conclude Giorgio – è che lavoriamo davvero in famiglia: siamo talmente amici e fratelli che tutto funziona benissimo ed in armonia. C’è un’alchimia tale che rende proprio piacevole lavorare in questo modo”.

L’audio

Pino Pischetola – sound engineer

“La produzione musicale – spiega Pino – è di Lorenzo e della band, soprattutto con Onori, Rigano e Saturno, e le prove musicali del tour sono state fatte a Cortona, alla Fortezza.
“La scaletta prevede quattro o cinque brani del nuovo disco, ma è per lo più basata sui suoi grandi successi, ed è quindi molto divertente.
“Per questo tour ho scelto di usare una nuova console, la SSL Live L500, quindi ho dovuto impostare tutto ex-novo, ma mi piace cambiare ed affrontare ogni lavoro in maniera diversa, un po’ quello che mi succede in studio.
“Il concerto è molto prodotto – ci dice Pino – ma ci sono poche basi, è molto suonato, anche la stesura delle tastiere che spesso si mette in base qui è tutta suonata live: gli arrangiamenti sono complessi ma sono prevalentemente suonati. Anche gli stili sono diversi per ogni brano, perché abbiamo cercato di valorizzare individualmente ogni canzone.
“Ho anche scelto di non usare outboard analogico, infatti tutti i collegamenti al mixer sono in AES/EBU a 96 kHz ed ho configurato un mio PC sul quale ho aggiornato tutti i processori e sul quale girano i vari plug-in.
“La prima novità del tour è che, seguendo la follia di Lorenzo, usiamo un Pioneer RMX1000 da DJ per scratchare direttamente sul master dello stadio! Non uso ovviamente i suoi convertitori, ma l’ho collegato come fosse un plug-in. In teoria potrei fare anche uno stop in stile vinile sull’intero concerto, cosa che in effetti faccio su un pezzo! Inoltre in vari momenti dello show, sia io sia Lorenzo facciamo gli effetti da DJ dal vivo sulla band! Infatti Lorenzo ha sul palco un Orbit Neumark che, tramite un patch, interviene in MIDI per fare questi effetti da DJ sul master del concerto! Insomma: una follia! Ma molto divertente!
“C’è anche un’altra idea – dice Pino – a dir poco strana: in un brano, la band suona quattro canzoni contemporaneamente, dividendosi le parti nei vari strumenti, ed io con una tastiera MIDI cambio le scene del mixer in modo da far sentire strumenti diversi; così, secondo quello che cambio, la gente sente suonare una canzone piuttosto che un’altra, da Non m’annoio a Falla girare, mentre Lorenzo canta improvvisando su quello che gli mando io.
“Uso anche molto il mixer con le automazioni via MIDI in Nuendo, ad esempio con la voce filtrata nelle strofe che poi si apre nei ritornelli… alla fine, a ben pensarci, è tutto piuttosto complesso.
“La catena della voce – spiega Pino – parte finalmente da un microfono nuovo, un DPA D:Facto II che è stato promosso; è un condensatore di buona qualità che dà un dettaglio alla voce molto bello e risponde anche molto bene al feedback. Il segnale entra nel mixer, tramite i convertitori SSL posti sul palco, dove viene processato molto poco, giusto con un leggero compressore multibanda; niente compressori e niente limiter, c’è solo un plug-in Waves, R-Vox, che fa da gate-expander per togliere un po’ di rumore di fondo, comunque tutto sempre dentro il banco. Infatti credo che dal vivo sia necessario comprimere il meno possibile, per lasciare la gestione della dinamica ai musicisti: sono loro che devono fare il concerto.
“In effetti, fra i fonici live, io mi considero un outsider, perché sono certamente un fonico di studio, quindi sono molto attento anche a come lavorano i migliori colleghi del live, come Monforte e Corsellini, che sono anche degli amici, e loro fanno cose molto interessanti.
“Per il precedente tour di Lorenzo usavo una console Midas, la cui altissima qualità sonora faceva perdonare alcune carenze operative; con questa SSL sto invece facendo quello che voglio a livello operativo, uso moltissimo gli stem, i layer ed i VCA: pur avendo oltre 100 canali è tutto velocemente raggiungibile. Qui ho la nuova versione 3 del software che va benissimo, seppure sia completamente diversa rispetto alle SSL da studio: l’unica similitudine è nel suono dei plug-in, che è veramente il massimo.
“Questo banco ha la funzione ‘group’ dell’automazione che riporta la stessa modifica in relativo su tutte le snapshot, quindi mi aiuta molto nell’aggiustare i pezzi di tutta la serata. Ogni sera poi faccio il salvataggio di quella serata, che di solito è un piccolo upgrade della precedente, poi nel sound-check riallineo un po’ tutto.
“Il PA – conclude Pino – è eccezionale: quest’anno la novità dei sub sospesi fa davvero la differenza, soprattutto perché si può spingere sulle basse senza spettinare e disturbare le prime file, ottenendo maggiore uniformità su tutta la venue”.

Daniele Tramontani – sound designer

Spiega Daniele: “C’è un bellissimo catalogo di casse: abbiamo K1, K1SB e K2, tutto ovviamente L-Acoustics, quattro cluster praticamente uguali, da ventiquattro casse ognuno. Questo per avere la maggior proiezione possibile. Questo tipo di concerto vuole tantissimo volume e tantissima spinta. È chiaro che dovevamo avere dei cluster con una grande capacità di proiezione in avanti del suono, dovevano quindi essere abbastanza lunghi per controllare adeguatamente le frequenze più in basso possibile e proiettarle lontano. Poi abbiamo 64 sub SB28, come li avevamo nell’ultimo tour, ma in una configurazione end-fired, appesi dietro lo schermo, che è grigliato e acusticamente trasparente. Sono otto cluster da otto diffusori disposti su due file. La linea davanti è ritardata rispetto a quella posteriore, in modo che davanti si sente la somma e dietro si sente una controfase su alcune armoniche, tanto che da dietro sembra quasi tutto spento!
“Abbiamo usato questa configurazione – continua Daniele – soprattutto per evitare di avere un volume altissimo in prima fila, inoltre posizionando questi cluster in alto, dietro il palco, c’è una distanza di copertura maggiore. Essendo in configurazione end-fired, metterli in stereo sarebbe impossibile, si creerebbero tanti lobi di radiazione... infatti il nostro problema principale adesso sono le parti basse e medio-basse che, messe in stereo, funzionano benissimo in certi punti e malissimo in altri. Non c’è niente da fare: quando ci sono due grappoli, ci saranno sempre le somme e le cancellazioni. In genere si maschera questa cosa un po’ mettendo i bassi al centro, ma i woofer sono tagliati a 60 Hz... a quel punto sei costretto a tagliarli un po’ più in alto per tappare i buchi nel sistema principale, però diventa un controsenso. Questa, invece, è una configurazione estremamente coerente; c’è un singolo grosso basso, bello e mono, concentrato al centro. Questo clusterone è anche arcuato elettronicamente per puntare un po’ verso l’esterno, sennò sarebbe anche troppo dritto.
“Siccome questo cluster fa un’enorme fiammata che finisce anche sul palco e sulle prime file, usando a terra dei sub RCF TTS56-A, con un arco elettronico, abbiamo a disposizione ulteriore potenza sulle basse proprio nell’immediata vicinanza del palco, ma la loro diffusione in realtà si somma perfettamente ad una certa distanza con i sub sospesi; man mano che ci si avvicina al palco, le radiazioni delle due emissioni dei sub, quella sospesa e quella a terra, tendono invece ad andare in controfase e quindi a sottrarre energia dalle casse principali in quelle zone più vicine al palco che avrebbero altrimenti avuto troppo volume. Infatti, quando si va in prima fila, si ha un volume simile a quello che si sente in regia, anzi, forse meno.
Sopra i sub a terra ci sono dodici frontfill TTL55-A, gestiti da una rete a parte in RDNet.
“Abbiamo poi cinque cluster di delay – aggiunge Daniele – più che altro per evitare di fare cluster enormi e per distribuire meglio l’energia. In alcuni casi, si potrebbe fare con quattro, ma con cluster più grandi. Poi al centro, in fondo, ci troviamo in situazioni dove si lavora molto per il lato lungo, come Firenze e Bologna. In questi casi il palco viene arretrato il più possibile per avere la massima capienza, e alla fine si può arrivare anche a 200 metri di distanza. La prima linea di ritardo si trova a circa 50 m dal palco. L’altra coppia di torri delay è alla fine del campo di calcio, mentre il cluster centrale del delay è più o meno sulla stessa linea.
“In realtà, la prima coppia copre anche le tribune laterali, la seconda coppia copre l’inizio della curva in fondo e il centrale copre il centro della curva.
“Sfortunatamente – dice Daniele – non esiste alcun filtro antivento, sarebbe come inventare la nave anti-burrasca. Purtroppo, dobbiamo usare l’aria per spostare l’energia. È chiaro che se questo mezzo che utilizziamo e comprimiamo per fare il nostro lavoro poi si muove e va dove vuole… hai voglia a ricorrerlo! Soprattutto le alte frequenze soffrono moltissimo il movimento dell’aria. Un altro grosso problema ambientale è il gradiente di temperatura in funzione dell’altezza, che deve essere sempre tenuto in considerazione. La differenza tra la temperatura a terra e quella dieci metri più in alto devia la polare e fa in modo che il suono non viaggi più in linea retta.
“La squadra audio – conclude Daniele – è formata da due PA man che lavorano sui grappoli principali, Alessandro Angelo e Massimo Luna, da un altro, Emanuele Adriani, che gestisce tutta la parte dei sub dietro, perché è un aspetto delicato che richiede precisione, e anche i sub davanti. Poi Danilo Vitale si occupa dei delay. È tutto personale di Agorà, una squadra ben affiatata e ben assortita. Se avessimo tutto quello che serve nel momento in cui serve, come le torri delay, cosa che ogni tanto non accade, nel giro di sette o otto ore riusciremmo a montare tutto”.

h3Massimo Manunza– fonico di palco

“Il monitoraggio – spiega Massimo – ormai da qualche anno, è tutto in cuffia: in gran parte UE18, anche se qualcuno ha comprato altri marchi e qualcun altro è tornato alle UE7.
“Le casse delle chitarre sono state portate sotto il palco, perché hanno tanto volume. L’unico speaker presente sul palco è il sub per il batterista, oltre ad un monitor per un chitarrista, tra l’altro solo con la sua chitarra!
“Per il resto, ci sono la solita montagna di radiofrequenze ed i soliti effetti. Diciamo che non c’è niente di nuovo per quanto riguarda la regia, se non il sistema Shure Axient per i radiomicrofoni, molto bello e molto sofisticato. Addirittura ho anche un remote per cambiare le frequenze sul trasmettitore direttamente dalla regia, anche durante il concerto. Si può impostare una frequenza di back-up per il canale e devo solo fare lo switch per commutare anche il trasmettitore in modo istantaneo. È comodissimo. Capita rarissimamente di dover cambiare una frequenza durante il concerto, ma può succedere.
“Non ci sono sistemi di monitoraggio personale o altro, semplicemente mix dal banco individuali per gli IEM.
“Sul palco – ci dice Massimo – ci sono due batterie, una principale ed una che viene usata solo in momenti specifici. Poi ci sono il basso, due tastiere, due chitarre, le percussioni e Lorenzo.
“Le sequenze vengono mandate dal tastierista sul palco, perché molte volte Lorenzo improvvisa ed ha l’esigenza di prolungare i pezzi, così Cristian riesce a seguire quell’onda dalla sua postazione. In questo caso l’SMPTE, che viene passato al video, viene sganciato mentre lui continua a mandare il loop delle sequenze.
“Le enormi passerelle sono da gestire facendo preventivamente un buon lavoro: ma se le antenne sono posizionate bene e le frequenze sono scelte attentamente i sistemi non hanno problemi a coprire queste distanze. Le antenne elicoidali sono per gli in-ear, mentre per i radio abbiamo le palette log-periodic normali. Alla fine usiamo 34 frequenze.
“Uso una DiGiCO SD7 – continua Massimo – che gestisce 96 canali più i servizi. Io faccio un mix di partenza che deve suonare, poi aggiusto l’ascolto per ogni musicista secondo le esigenze specifiche. Lorenzo ha un mix generale con la voce impostata per essere molto intelligibile: quando l’artista si abitua a quello è difficile tornare indietro. Per quanto riguarda l’outboard, ho un Harmonizer Eventide H3000, un Lexicon PCM91 ed uno Yamaha SPX 2000, per il resto uso roba all’interno della console.
“Io comunico solo con i backliner in talkback, mai con i musicisti direttamente. La squadra sul palco comprende Massimiliano Gentile, che si occupa del basso e delle tastiere; Felice Costa, che si occupa delle batterie; Domenico D’Alessandro, che si occupa di percussioni e chitarra; Massimo Flego che cura l’altra chitarra e le tastiere con le sequenze. Lorenzo viene seguito da Stefano Copelli.
“Una cosa un po’ particolare – aggiunge Massimo – è che usiamo anche il Midas DL431: solitamente video e audio stanno insieme sullo stesso gruppo elettrogeno, invece quest’anno, con il video così grande, video e luci dovevano andare sullo stesso gruppo e questo ha comportato grandi problemi di ronzii, perché avere audio e video collegati ma con due generatori diversi dà questo problema. Sapendo questo, ho pensato bene dall’inizio di mettere uno splitter in mezzo, fra audio e video, con cui isolare galvanicamente le uscite. Questo smista solo le comunicazioni: L/R dal video verso la sala, L/R dalla sala verso il video e SMPTE. Anche perché l’affidabilità dell’SMPTE è qui di fondamentale importanza. Il nostro sistema, invece, usa uno splitter passivo che passa i segnali del palco ai preamplificatori SSL per il FoH e ai preamplificatori DiGiCo per la mia regia”.

Il video

Giovanni Vecchi – responsabile video per S.T.S.

“Abbiamo allestito –racconta Giovanni – questo schermo da 50 metri di larghezza per 16 metri di altezza, a forma di fulmine, come richiesto dalla produzione. Per ottenere ciò, abbiamo una parte dei LED sospesa con delle funi, attaccata alle altre mattonelle.
“La superficie sfruttata dello schermo rimane sempre mascherata perfettamente nella forma del fulmine, nonostante le parti con le mattonelle non accese.
“Rispetto ad uno schermo tradizionale – spiega Giovanni – questo è più difficile da montare: non è un rettangolo che si comincia montando da un lato e si va avanti finché ci sono pannelli… bisogna fare più attenzione a quale punto dello schermo si sta montando. Il montaggio richiede circa dieci ore: è un buon tempo, perché pensavamo di più.
“La squadra video è composta di quattordici persone, me escluso: sei operatori per le telecamere, cinque tecnici specializzati sui LED, un operatore del media server Pandoras Box, uno per il controllo delle camere ed uno che opera al mixer video. I cinque tecnici LED vengono aiutati dagli operatori delle camere durante il montaggio. Anche la movimentazione dei bauli è già un’operazione complessa, perché si tratta di più di 160 pezzi che devono accedere al palco e poi scendere.
“Abbiamo sei telecamere in full-HD via cavo, più due telecamere full-HD via radio. Tre con ottiche lunghe sulle torri in platea, due su binari ai lati del palco, una che segue tutta la passerella, una camera a spalla di fronte alla passerella e due camere radio sopra il palco.
“In regia – dice Giovanni – c’è Michele Truglio, con Max Sabini come assistente, che lavora per la produzione di Jovanotti.
“Per quanto riguarda i contributi, vengono tutti mandati con SMPTE, tranne dei piccoli interventi che avvengono duranti i cambi di costume dell’artista e il filmato iniziale.
“La regia per le telecamere è dietro il palco, mentre qui al FoH abbiamo la regia per il lavoro di vera messa in onda, ovvero il media manager per il Pandoras Box. Abbiamo tre macchine Pandoras per lo schermo, più tre macchine sempre attive di backup.
“Una cosa interessante – aggiunge Giovanni – per quanto riguarda il lavoro con i media server, è che per i contributi non vengono usati dei veri filmati, ma sono tutte sequenze di immagini! Infatti avendo uno schermo con queste dimensioni e questa risoluzione, l’unico formato che riusciva a tenere la risoluzione con tutte le caratteristiche necessarie era la sequenza di immagini.
“Lo show – conclude Giovanni – ha un’alternanza di riprese live, contributi ed un misto dei due; vengono utilizzate molto le riprese live con degli effetti applicati in tempo reale, gestiti dalla regia telecamere da Stefano Poli, che li applica dal vivo, come un VJ”.

Stefano Polli – effetti video live

“Creiamo dei software fatti su misura – spiega Stefano – per prendere degli input video o altri dati, elaborarli e rimandarli in tempo reale sul LEDwall. Infatti tutti gli effetti usati qui sono stati creati specificamente per questo spettacolo.
“Ho deciso di non legarmi al timecode per questo progetto, preferendo lavorare molto dal vivo, per una questione di pura comodità ed evitare problemi tecnici di sgancio che non capitano raramente. Siamo totalmente live e mi fido di un semplice controller Novation per intervenire sui contrasti e sulle potenze degli effetti, anche per lavorare un po’ sull’improvvisazione, ed è molto divertente.
I software che usiamo sono su due Mac Pro, mentre il linguaggio di base è Quartz Composer. Utilizziamo anche degli strumenti di openFrameworks, anche se io adoro lavorare con la programmazione a nodi.
“Per essere perfettamente sul BPM – spiega Stefano – nonostante la latenza degli effetti, abbiamo imparato ad usare dei pre-sync, con i BPM già impostati, durante le prove. C’è inevitabilmente un delay... il feed video viene mandato alla macchina, poi viene rimandato alla regia video, che poi lo manda ai Pandoras e poi è elaborato per lo schermo. Il peggiore ritardo con tutti gli effetti usati è di otto frame... sono tanti... quindi si fa di necessità virtù. Abbiamo lavorato con la regia per non avere tagli stretti effettati, perché il labiale sarebbe stato asincrono e sarebbe risultato fastidioso per il pubblico.
“L’incontro con Sergio Pappalettera, art director storico del progetto di Lorenzo, mi ha portato a fare questo tour con grande soddisfazione e creatività: abbiamo passato quasi un anno a progettare questo lavoro. Questo è rarissimo, perché sappiamo benissimo che i tempi di creazione di uno show, siamo sinceri, sono normalmente intorno ai due mesi. Qui, invece, siamo partiti molto prima. È stato un percorso un po’ psicologico e filosofico. Abbiamo fatto tantissimi mood board... abbiamo creato almeno quattro idee per ogni canzone. Solo ad Ancona, durante le prove generali, abbiamo deciso cosa fare e, per la prima volta, non ci siamo trovati a dover produrre contenuti all’ultimo secondo per chiudere i buchi. Un palco del genere si può solo immaginare, non simulare: quando vedi realmente 800 m2 di LEDwall… la percezione di tutto il lavoro cambia completamente”.

Le luci

Andrew J. Pen – lighting designer/operator

“Ci eravamo incontrati – ricorda A.J. – per la tournée Ora, nel frattempo ho finito con i Linkin’ Park, ho lavorato con Van Halen, ho fatto qualche cosa nel mondo EDM, con Matchbox Twenty, con Walk Off the Earth, con cui ho escogitato un modo per programmare le luci legandomi ad Ableton, aggiungendo una traccia per le luci alla session del software musicale. Ho usato questo sistema con OneRepublic e con il gruppo sudafricano/arizoniano Bongos.
“Sfortunatamente, per questo tour di Jovanotti non sono riuscito ad avere l’aiuto di Seth (Robinson – ndr) per la programmazione, come per le ultime due volte con Lorenzo. Perciò con molta angoscia ho dovuto ammettere che avrei dovuto programmarlo io.
“Per sincronizzare perfettamente le luci con la musica, ho trovato un trucco dentro la grandMA che consente di creare azioni ripetitive senza programmarle in una sequenza. Uso l’effects engine e sto cominciando veramente a pensare molto più come un programmatore. Mi sono appassionato molto ad avere l’intero parco luci che pulsa all’unisono, anziché avere piccoli lampi qui e là, ma la cosa ha richiesto molte prove, tanto che avevo preparato solo due o tre brani dopo cinque notti di lavoro! Ma avevo due settimane intere: Giancarlo aveva stabilito un rigoroso programma di prove, ed io dovevo conformarmi a quel programma. Quello che stavo facendo all’inizio è stato come pagare prima gli interessi sul mutuo. Tutto è stato completato al meglio anche grazie all’aiuto del mio assistente Daniele De Santis: non posso ringraziarlo abbastanza, è stato il co-programmatore di questa produzione e, oltre a chiamare i seguipersona, conosce lo spettacolo dentro e fuori.
“Ho sempre illuminato le strutture – dice A.J. – ma questa volta l’ho fatto in un modo un po’ diverso: anziché creare una linea di Panorama dietro, ho deciso di raggruppare degli Zap MiniBig Lite vicino al centro del retropalco e farli sparare in un ventaglio da dietro.
“Inoltre ho messo tante strobo all’interno della struttura e dei Sunstrip lungo tutta la passerella. Inizialmente avevo paura di farlo, perché pensavo che sarebbe troppo ‘Broadway’, ma poi abbiamo fatto fare delle apposite staffe per montarli e il look è proprio perfetto. Si possono vedere le scarpe di Lorenzo perfettamente – che è molto importante in questo show!
“Sotto una delle passerelle – continua A.J. – c’è una fila di Martin Quantum Wash, un effetto che solo il pubblico alle transenne e la gente nelle tribune riesce a vedere; più che altro creano solo un bagliore sotto la passerella, dove c’è anche una linea di strobo.
“Sulla band sto usando i Mythos Clay Paky, un proiettore che mi piace moltissimo: si apre molto largo, ha dei gobo, ha una bella ruota d’animazione continua, ha della miscelazione di colore per fare dei fade e, poi, se voglio un effetto Sharpy... boom, eccolo, ancora più potente. Usiamo un effetto di beam stretto dai Mythos in tre o quattro punti nello spettacolo, ma poi questi si possono trasformare piano piano in altri effetti e aggiungere colore gradualmente. Non vedo l’ora di usare questi nei palasport, dove possono diventare ancora più versatili.
“A completare il pacchetto – conclude A.J. – abbiamo degli Alpha Beam 1500 sopra il palco e ai lati per riempire il design. Originalmente avevo previsto tanti altri Mythos, ma risultano difficili da trovare in Italia: apparentemente Clay Paky fatica a stare dietro alla richiesta mondiale, in questa prima produzione. Con i 1500 ed i Mythos sopra, ai lati e fuori dalle ali del palco, riesco a coprire benissimo tutta la passerella.
La band è tutta illuminata dal basso con i B•Eye K20 posizionati sul palco”.

Daniele De Santis – assistente alla regia luci e co-programmatore

“A.J. mi ha chiamato un mese prima che partisse il tour – racconta Daniele – chiedendomi se potessi aiutarlo con la programmazione e a gestire i seguipersona, che sarebbe stato molto difficile per lui.
“L’impianto è composto di 650 corpi illuminanti, di cui 280 Sunstrip, che delineano tutto il contorno del palco, creando un bellissimo effetto e dando anche movimento al palco, specialmente alla passerella che, essendo molto lontano dal palco principale, risulterebbe un po’ spenta. Così è stata animata e valorizzata molto.
“Abbiamo 80 Mythos e 50 Alpha Beam 1500, oltre ai K20 sul palco. Tutto è controllato da una grandMA2 Light, con una spare, su 20 universi DMX, quindi tre NPU main e tre NPU spare, tutto in rete e tutto in full-tracking, per garantire il segnale in ogni caso.
“Lavorare con A.J. è sicuramente bello ed interessante – dice Daniele – ho visto un metodo molto diverso da quello che conoscevo. La sua visione e concezione dello show è totalmente diversa da quella di qualsiasi lighting designer italiano. Per me è stato uno stimolo enorme ed un’esperienza unica. L’unico problema è stato che all’inizio ho dovuto resettare completamente il mio modo di lavorare e adattarmi al suo metodo. È molto puntiglioso... sa quello che vuole e, soprattutto, come lo vuole: durante gli ultimi tre giorni il progetto è stato completamente sconvolto perché A.J. cura tantissimo i dettagli; continuava a dire che i dettagli fanno tutta la differenza e, alla fine, gli devo dare completamente ragione, perché i risultati si vedono”.

Personale e aziende

Band
Basso e batteria Saturnino
Chitarre Riccardo Onori
Tastiere/Programmazione/Computer Christian Rigano
Piano e batteria Franco Santernecchi
Batteria Gareth Brown
Percussioni e batteria Leo di Angilla
Chitarre Daniele Bronzini
I Fiati di Marco Tamburini
Tromba Antonello del Sordo
Trombone Federico Pierantoni
Sousaphone Glauco Benedetti
Sax Mattia Dalla Pozza
Squadra creativa
Regia e Concept di Lorenzo “Jovanotti” Cherubini
in collaborazione con:
Direzione artistica Sergio Pappalettera
Carlo Zoratti
Direzione artistica visuals Fullscream
Ced Pakusevskij
Live visuals Stefano Polli
Filippo Rossi
Riccardo Cavazza
Ideazione palcoscenico/co-regia Giancarlo Sforza
Regia video live Michele Truglio
Aiuto regia Massimiliano Sabini
Direzione musicale Lorenzo “Jovanotti” Cherubini
Artisti manager Marco Sorrentino
Produzione tour Trident Management (Maurizio Salvadori)
Yo Company (Marco Sorrentino)
Organizzazione logistica di produzione Lemonandpepper
Ingegnere del suono Pino “Pinaxa” Pischetola
Assistente ing. del suono /
Selecter “Radio Soleluna”
Leo Fresco Beccafichi
Progetto illuminotecnico Andrew J. Pen
Progetti/disegni/renderings/plots Giancarlo Sforza
Luca De Vecchis
Emiliano Bitti
Styling Lorenzo/Costumi Band Sugarkane Studio
Nicolò Cerioni
Le Jova Shoes sono disegnate da XXX
Abiti di scena Lorenzo Costume National
Valentino Diemme
Un ringraziamento particolare a: Carlo Conti
Fiorello
Ornella Muti
Francesco Piccolo
Salmo
Filippo Timi
Claudio Cecchetto
Film intro “2184”
Starring Ornella Muti
Production Younuts!
Lebonski
Regia Antonio Usbergo
Niccolò Celaia
Produttore esecutivo Sebastiano Pisciottu
Direttore di produzione Andrea Vetralla
Scritto da Lorenzo
Antonio Usbergo
Niccolò Celaia e Carlo Zoratti
Con l’amichevole partecipazione di Francesco Piccolo
Grazie a Salmo per il “Cameo”
Contributi visuals
Lousiana (The Other Side) Roberto Minervini
Dialogo tra una bionda e un gorilla Davide Toffolo
Ngo Street Drag Bike Party Filmcultureproduction
Altri contributi Nicolas Fong
Neil Sanders
Sarah Smidth
Alberto Mielgo
Sergi Sanchez
Mitchiri Neko
Alessandro Bertelle
Antonio Vicentini
Vincenzo Centolodigiani
Elia Gardella
Luca Miranda
Gustavo Torres
Max Litvinov
Vic Chhun
William Laborie
David Maingault
Leyla Kaddoura
Faouzi Hammadi
Anne Lou Erambert
Raphael Chabassol
Abdel Raquf Zaidi
Yvon Jardel
Thierno Bah
Viviane Karpp
Jeremy Pires
Delphine Dussoubs
Jonathan Djob Nkondo
Mehdi Tebbakh
Mohamed Fadera
Visual licensing Edy Campo
Le immagini sul brano L’alba sono tratte dal documentario di Nat Geo Wild Il Regno delle Scimmie
Cartoon Network – Turner Broadcasting System Italia
General Manager Jaime Ondarza
Brand Communication Marco Rosi
Marcio Cortez Melendez
Marketing & PR Fabiola Ananasso
Martina Margiotti
Susanna Gianni
Silvia Ancora
Massimiliano De Micheli
Roberto Macor
Production Fabio Boninu
Anna Petrocchi
David Foresi
Creative Team Filippo Giacomelli
Lorenzo Garbarino
Elio Polce
Tour
Supervisione generale tour Francesca Rubino
Organizzazione in tour Edy Campo
Silvia Citterio
Alice Giovenzana
Lucia Pantalone
Segreteria Federico Gorno Tempini
Vittoria Ricci
Ufficio stampa Goigest
Webmaster / foto e video in tour Michele Lugaresi
Studio prodesign Luca Belli
Artist personal assistant Emiliano Segatori
Lorenzo personal trainer Fabrizio Borra
Luca Borra
Amministrazione Carla Alloni
Jolanda Sanità
Sponsorship AndreaMorlino
Band assistant Fabio Michelotti
Direzione lavori Icaro Daniele
Consulente della sicurezza sul lavoro Danilo Vienna
Progetto elettrico Andrea Cavaleri
Venue security Norberto Schianchi
Macchinisti Leonardo Bellini
Federico Borroni
Stefano Piacentini
Assistenza ai camerini Caterina Soresina
Claudia Campagna
Organizzazione logistica di produzione Lemonandpepper
Responsabile Giorgio Ioan
Stefano Copelli
Fabio Carmassi
Stefano Baccarin
Marco Silvaggi
Matteo Xerri
Paolo Rizzi
Impianto audio e luci Agorà
Responsabili Wolfango De Amicis
Vittorio De Amicis
Audio
Sound designer Daniele Tramontani
Fonico di palco Massimo Manunza
Backliner Massimiliano Gentile
Massimo Flego
Felice Costa
Domenico D’Alessandro
Luca Scornavacca
PA Men Emanuele Adriani
Alessandro Angelo
Danilo Vitale
Massimo Luna
Luci
Co-programmatore/ass. FoH Daniele De Santis
Crew Ivan Russo
Alessandro Saralli
Giuseppe Miselli
Francesco Suriano
Alex Pozzi
Andrea Basta
Nicola Vicentini
Riggers Emiliano Bitti
Gabriele Dacunti
Regia video e display LED STS Communication
Responsabile Alberto Azzola
Crew Delio Volpato
Roberto Clementi
Alessandro Rosani
Giovanni Vecchi
Marco Bazzano
Saverio Maris
Luca Dado Manzoni
Mirko Lenaz
Fabio Piccinin
Francesco La Gamba
Giuseppe Costante
Daniele D’Onofrio
Gianni Gaudenzi
Giorgio Bruzzese
Luca Cerrato
Matteo Canuti
Michele Furgani
Andrea Miotto
Gaspare Pellegrino
Michele Orlando
Forniture scenotecniche Peroni
Laser Laser Entertainment
Responsabile Alberto Kelner
Crew Rusian Hanganu
Federico Colombo
Franco Zerbinati
Catering
Paolo Lamano
Marco Tiberia
Lorenzo Falasca
Alessio Cilli
Artist chef Maria Vittoria Griffoni
Palcoscenico e strutture La Diligenza
Responsabili Franco Comanducci
Paul Jeffry
Crew Utte Balestro
Michele Metallo Marini
Francesco Rompato
Federico Frezzati
David Giannoni
Andrea Casocavallo
Francesco Asimi
Marco Barracu
Marius Popoiu
Vincenzo Simeone
Gaetano Mercinelli
Gabriel Iordan
Matteo Brignone
Massimo Pellicanò
Emiliano Polizzi
Davide Altobelli
Vincenzo Pecunia
William Bormetti
Giampaolo Garraffo
Michele Benedet
Raffaele Russiani
Alan Brezavscek
Slavko Zlatovic
Matija Celik
Francesco Holjar
Pedanamento e coperture Projecto 2012
Vincenzo Mazzillis
Nicola Zanon
Trackway e transenne EPS Italia
Responsabile Luca Tosolini
Crew Massimo Gallo
Pasquale Montesano
Valentino Del Monte
Generatori e torri delay Italstage
Crew Franco Fiorentino
Nando De Marco
Merchandising 2 EFFE
Crew Max Faietti
Maurizio Galanti
Valentina Crema
Marco Bellei
Grazia Rico
Alice Faietti
Trasporti Rock Road
Responsabile Antonio Celli
Autisti Tony Afilani
Marcello Marcelli
Domenico Ippolito
Iulian Neagu
Marino Maio
Donato Palangio
Gianmario Folin
Duilio Pirazzi
Danilo Pirazzi
Benito Aresti
Gianni Sechi
Partnership e sponsor
Tour partnership subito.it
Airbnb
BMW
Official energy drink Red Bull
Media partner RDS
Tiscali
Automobili BMW
Si ringraziano: Universal Music Italia
Turner Broadcasting System Italia
Fox International Channels Italy
BMW
La fortezza di Girifalco e il comune di Cortona
Red Bull Studios New York
Filippo Polidori / Polidori & Partners
Ifoodies
Red Bull
Technogym
Pasta Mancini
Super Duper
Premiata

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