Emma - Trepuntozero

Emma ritorna in tour per la terza volta con lo stesso disco. Un giro nei palazzetti dello sport con una produzione molto accattivante e ben studiata. E qualitativamente al top.

 

Non abbiamo ancora deciso se tornare in tour per la terza volta con lo stesso disco sia indice di grande popolarità o di scarsa vena creativa. Fatto sta che non è certamente una cosa facile da realizzare, soprattutto dal punto vista del botteghino, ed una certa flessione del pubblico diventa piuttosto fisiologica.
Nonostante ciò, Emma ha comunque tenuto duro, ed il tour Trepuntozero ha preso vita in maniera più che dignitosa.
Prodotto e distribuito dalla F&P Group di Ferdinando Salzano, con la produzione esecutiva di Mario Zappa, il tour ha segnato a novembre nove date in venue importanti, compresi Palalottomatica e Mediolanum Forum.
Curiosi di vedere come fosse stato interpretato questo terzo incontro col pubblico di Emma, siamo andati il 21 novembre al 105 Stadium di Rimini a dare un’occhiata.

La produzione è di tutto rispetto, non certo faraonica, ma ben calibrata, comunque con una bella resa ed una scenografia piuttosto originale.
Nuovi arrangiamenti più incalzanti e luci potenti hanno dato una bella grinta a questo spettacolo, aiutato da una diffusione audio ottima e coinvolgente.
Quindi un plauso al team al lavoro, dal produttore esecutivo Zappa al lighting designer De Cave, nonché al fonico Tempesta che ci ha fatto ascoltare al meglio per la prima volta la nuova (per noi) console live SSL L500 fornita, come il resto dell’audio e delle luci, dal service Agorà.
Pubblico, anche se non numerosissimo, molto giovane e molto soddisfatto, compresi i tanti genitori presenti in veste di accompagnatori.

Ecco dagli addetti ai lavori i particolari tecnici della produzione.

Pierpaolo Baldelli - Direttore di produzione

“L’agenzia è F&P Group di Ferdinando Salzano – spiega Pierpaolo – con la produzione esecutiva di Mario Zappa. Alla creazione del set hanno lavorato in tre: Mario, Francesco De Cave e Igor Ronchese di Tekset. Suoniamo in nove palazzetti dello sport, con un calendario abbastanza tranquillo, con due soli back-to-back un po’ impegnativi: Bari-Pescara e Roma-Caserta. Siamo riusciti a gestirli senza doppio palco, ma abbiamo dovuto cominciare a riggerare al mattino presto.
“Il palco, fornito da Ghinelli di Massimo Stage, ha la caratteristica di essere tondo e utilizza 107 piedi su ruote sferiche, acquistati appositamente dall’Inghilterra. Misura, compresa la passerella, 25 metri di profondità e 16 di diametro.
“Il concept – continua Pierpaolo – ruota attorno ai simboli di uomo e donna: il simbolo femminile è formato dal palco circolare e dalla passerella a forma di croce su cui è anche installato un tappeto elastico, mentre quello maschile, formato da un cerchio da cui parte una freccia, è sospeso al di sopra del palco. Dal fondo del palco si innalza una superficie di proiezione video riggerata, una LED animation leggera a forma di arco, che passa all’interno del cerchio maschile, inanellandosi ad esso. Detta così sembra una stupidaggine, ma il riggeraggio è molto complesso, e richiede almeno un’ora e mezza. Entriamo, quindi,verso le sei del mattino, riggeriamo e verso le 17:00 siamo pronti per i puntamenti e il soundcheck.
“Palco, canaline, gruppo elettrogeno e transenne antipanico sono fornite da Massimo Stage di Mimmo e Gennaro Ghinelli, audio e luci sono di Agorà, mentre da Tekset arriva tutta la parte scenografica, compresa la LED animation ad arco. Il trasporto è della Rockroad di Antonio Celli: quattro bilici di produzione, uno per il palco e il gruppo elettrogeno.
“Il team di lavoro – aggiunge Baldelli – è essenziale ma ben affiatato: Giovanna Salvatore è il tour manager, Lorena Nolli responsabile dei camerini, Giada Manghini assistente di produzione; il disegno luci è di Francesco De Cave, seguito in tour da un datore luci di Agorà che è Vittorio Preziosi; Andrea Venturelli è il side coordinator, mentre per la fonia troviamo Hugo Tempesta in sala ed Umberto Polidori sul palco, coadiuvati dai backliner Maurizio Magliocchi e Simone Palenga; come tecnici ci sono Mimmo Lettini e Marco Marchitelli. Abbiamo anche il catering al seguito con la Maccaroni Bros. Insomma, in tour siamo una cinquantina di persone, anche se lo staff dell’artista non è particolarmente folto e comprende il suo personal, Francesco Carvelli, e la sua manager Francesca Savini.
“Io sono un freelance, anche se ormai, per come si è sviluppato il mercato in Italia, ad un certo punto bisogna scegliere se lavorare con Live Nation o con F&P, grandi agenzie che comunque riescono ad offrire una certa continuità lavorativa durante l’anno: ad esempio l’anno scorso ho fatto una buona annata, 43 date solo con Mengoni e molte altre cose; questo è stato un anno po’ meno felice, ma quello dipende dal mercato e fa parte del gioco. C’è da dire che le agenzie tendono ad affidarsi sempre alle solite persone e ad investire poco sulle risorse umane nuove, ma questo accade anche a causa della burocrazia che, dopo gli ultimi incidenti, si è complicata parecchio, rendendo anche il lavoro sempre più difficile da spiegare alle nuove leve”.

Vittorio Graziosi - Lighting operator

“Il disegno è di Francesco De Cave,” spiega Vittorio. “Usiamo Sharpy, Sharpy Wash, Wash Robe 1200, strobe Atomic, blinder, ed abbiamo anche riesumato degli iSpot eXtreme Coemar. In più, abbiamo degli Elidy e dei Jarag con cui facciamo pixel mapping tramite Catalyst. Abbiamo questo arco centrale che unisce il cerchio, simbolo dell’uomo, e il palco, simbolo della donna, con un LED Animator, sempre usato con Catalyst, su cui mandiamo contributi e qualche scritta. Il LED è formato da due schermi, quello frontale esterno e quello interno; frontalmente è visibile solo quello esterno, ma lateralmente l’effetto è quello di una cascata di contributi.
“La forma dei LED circolari intorno al palco vuole ricordare quella delle costole, riprendendo, quindi, l’idea della schiena, titolo dell’ultimo album di Emma.
“Stiamo usando un nuovo Catalyst, con un Mac Mini ed una scheda grafica esterna Thunderbolt con uscita mini DisplayPort; si può aggiungere, tra l’altro, una scheda grafica PCI-Express... funziona veramente bene, anche se qui, chiaramente, non viene sfruttata al massimo. Il controllo è tutto Hog: abbiamo quattro Full Boar e quattro DP8000, di cui due spare.
“Nello spettacolo ci sono dei crescendo molto particolari, perché gli arrangiamenti in alcuni passaggi tendono alla musica elettronica, così con le luci cerchiamo di seguire ed amplificare questi nuovi arrangiamenti”.

Hugo Tempesta - Fonico di sala

“Ho iniziato a lavorare con Emma in occasione della sua partecipazione all’Eurovision di Copenaghen – racconta Hugo – ed abbiamo preparato un set veloce proprio per andare a questo evento; abbiamo poi preparato un set più completo per la parte estiva del secondo tour dello stesso album e, adesso, questo è il terzo tour con lo stesso album.
“Per evitare di proporre lo stesso tipo di atmosfera per la parte estiva abbiamo optato per una rivisitazione orchestrale di tutto il suo repertorio, con l’ausilio del direttore musicale Davide Di Gregorio, un’orchestra di 15 elementi e una nuova band.
“Per questo tour invernale nei palazzetti – continua Hugo – tutti i brani sono stati riarrangiati in chiave electro-rock e, dopo due giorni di prove nel palazzetto di Acireale, dove abbiamo fatto anche la data zero, siamo partiti, con una scaletta di 22 brani.
“Il mixer è un SSL – un Solid State, modello L500, a cui sono affezionato, infatti me lo porto dietro ormai da quattro tour. Ho trovato un mio equilibrio col processing interno. Uso molto la modalità degli stem: suddivido anche il kit di batteria in stem, ad esempio i tre microfoni della cassa sono in uno stem, e procedo così per tutti gli strumenti, reindirizzando poi gli stem verso i bus di uscita.
“Controllo anche il mix dagli stem: sul singolo canale, se necessario, ho il controllo di dinamica, e le dinamiche sugli stem sono in memoria, mentre per la voce la cosa è più complicata: Emma canta con uno Shure Beta 58, scelto dopo diverse prove: è un po’ basico, ma tutti ci troviamo benissimo con questo modello e la raffinatezza di un altro microfono sarebbe d’altra parte inutile in un palazzetto; il 58 entra nello splitter SSL, il cui gain è controllato dal fonico di palco, ed io ricevo il segnale in MADI tramite fibra. Su quel canale eseguo la compressione dinamica per eliminare l’effetto prossimità, per poi entrare in un altro canale con cui effettuo una correzione primaria di equalizzazione, e da qui faccio i send per l’effettistica; poi questo canale, che è l’unico ad avere in insert il de-esser, va con i suoi effetti in uno stem che è insertato in AES/EBU con un Waves MaxxBCL per impacchettare l’immagine finale della voce. In questo caso lo stem mi è anche utile per fare l’equalizzazione fine, inevitabile per risolvere il problema dei larsen in passerella. Infine lo stem della voce è ovviamente instradato al bus di uscita.
“Una cosa bellissima di questa console – dice Hugo – è che non ci sono ritardi di fase dovuti a latenze elettroniche, e questo significa avere una perfetta coerenza di fase: posso assicurare che non è un dettaglio, ma si avverte chiaramente. Gli strumenti insertati in analogico hanno ovviamente un ritardo, come ad esempio quello sul rullante, ma l’ho misurato con precisione e di conseguenza ritardo gli altri strumenti proprio per avere tutto sempre perfettamente allineato.
“Un’altra cosa bella è che non devo usare l’inversione di polarità, perché questa console è la prima ad avere i filtri all-pass su tutti i canali di ingresso, quindi, ad esempio, allineo i tre microfoni della cassa col filtro all-pass che dà la possibilità di scegliere una frequenza centrata su una rotazione di fase, così è possibile tenere in fase un range di frequenze fino a un certo punto e ruotare di quanto si vuole la fase di un segnale per metterlo appunto più o meno in fase, secondo necessità; ad esempio posso creare lo spazio per il suono di un basso in una cassa, sfasando il range che mi serve dare al basso ed evitando così l’uso di un filtro. Ovviamente la console ha anche i VCA che controllano gli stem.
“La SSL L500  – aggiunge Hugo – è decisamente differente dalle altre console digitali di fascia alta. Diciamo che ha la guida a destra... ma è una Aston Martin! È piuttosto ostica a primo impatto, ma, soprattutto in FoH, quello che assicura è un salto drastico nella qualità del suono: se ne accorge subito l’operatore che percepisce una grande qualità nell’impacchettare il sound, nel range dinamico… ma a questo si arriva solo dopo aver superato qualche difficoltà nell’interfaccia utente, anche se la ditta è molto attiva nel proporre aggiornamenti software. Forse qualche difficoltà in più rimane ancora nella versione per il palco, ma parliamo della fase di configurazione, perché, una volta configurata, la console è facile da usare come le altre. Ma soprattutto la qualità sonora è evidente, anche in cuffia, quindi risulta una macchina molto valida anche per il monitoraggio.
“Insomma, per me la DiGiCo SD7 rimane la macchina con la gestione migliore, indispensabile in alcune situazioni con poco tempo a disposizione; ma se si dispone della calma necessaria, anche questa SSL risulta molto valida, e con un grande suono: la fermezza che ha sulle basse mi sta aiutando moltissimo nei palazzetti, ed anche quando si esasperano le alte frequenze non si ha mai l’effetto ‘lame rotanti’, tanto che sto equalizzando pochissimo. Questo dipende da vari fattori: certamente dallo stadio pre, che è il Super Analog, lo stesso delle celebrate console da studio SSL, ma anche il processing interno a 64 bit aiuta molto, così come la grande attenzione sulla fase dei segnali processati. Inoltre a livello di affidabilità è eccezionale, anche perché è un sistema chiuso, un vero plug&play. Per registrare dispone di un apposito rack, in pratica un PC Win7 con il software SSL e schede SSL MadiXtreme: prende il flusso in MADI ottico e si registra subito, con possibilità di virtual check immediato, perché il flusso è passante; registra su quattro HD ed è una macchina super affidabile: usa il protocollo Blacklight, prende tutti gli splitter 32 I|O in MADI su BNC e li convoglia in un flusso in fibra che gestisce fino a 256 canali, poi ci sono altre porte libere per altri MADI.
“Sul palco tutti i musicisti usano IEM e gli ampli delle chitarre sono in isobox; la batteria ha un microfonaggio piuttosto standard: cassa con SM91 dentro, Beta 52 al foro e SubKick, rullante con SM57 e Opus Beyerdynamic, KSM 32 come overhead e AKG C451B sul charleston; niente plexiglass per isolarla. Insomma, un palco che suona pochissimo, solo l’Ampeg del basso ha un po’ di volume. Il suono diretto delle chitarre non lo sopporto, così microfono le casse in isobox con due microfoni, un EV Cardinal come condensatore, per avere più dettaglio, ed uno Shure SM57 come dinamico, che ha più pacca e mi aiuta a bucare il mix.
“Infine  – conclude Hugo – posso anche spiegare senza remore un piccolo trucchetto che uso per rendere più intelligibile la voce: in pratica gli stem degli strumenti che agiscono sul range della voce e che potrebbero disturbarla, cioè chitarre, tastiere e qualche sequenza, hanno un compressore multibanda il cui key è la stessa voce di Emma, così quando lei inizia a cantare vado scavare lo spazio che potrebbe toglierle intelligibilità: insomma trucchetti da studio che tornano utili anche nel live”.

Umberto Polidori - Monitor engineer

“Anche io uso la SSL L500 – spiega Umberto – con 11 mandate stereo. Emma vuole ascoltare un mixaggio completo e, in effetti, io creo un unico vero mixaggio per tutta la band, andando poi ad alzare un po’ a ciascun musicista il proprio strumento. Sulla console lavoro con i VCA, mentre non uso gli stem: per chi si approccia per la prima volta, questa SSL è una console piuttosto difficoltosa, poiché non adopera quegli standard che ormai sono abituali sui principali banchi, quindi, partendo da zero, la configurazione richiede una bella dose di pazienza”.

 

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