Cremonini - Logico Tour 2014

Cremonini continua la sua crescita artistica e di popolarità, confermandosi un cantautore in grado di maturare insieme al suo pubblico e di continuare ad attirare nuovi ascolti.

di Douglas Cole

Il suo quinto album da solista, Logico, è entrato al numero uno della classifica nel maggio scorso ed ha guadagnato un disco d’oro. Ha partorito due singoli importanti, Logico#1 (disco di platino) e Grey Goose (disco d’oro). Questo secondo tour con Live Nation, negli ultimi due anni, è sicuramente un ulteriore salto in qualità (ed in complessità) per quanto riguarda la produzione. Per tanti artisti, un tour del genere sarebbe già il punto di arrivo ma, visto il tipo di crescita graduale ma regolare, simile a quella che offre il maggior grado di fiducia per gli investimenti in borsa, può darsi che Cremonini sia in linea per la Serie A+ nazionale, tra qualche anno.

Come per il precedente tour, abbiamo intercettato la produzione al 105 Stadium di Rimini, nella data immediatamente successiva alla doppia al Forum di Assago, dove è iniziata la tournée. Senza ulteriori indugi, quindi, scambiamo due parole con i personaggi che hanno reso possibile questa produzione.

Riccardo Genovese, direttore di produzione

“Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto già da giugno – ci dice Riccardo. – Se non mi sbaglio, abbiamo avuto il primo incontro con De Luca, Mamo e gli altri in occasione di una data di Vasco a SanSiro. Mamo ci aveva proposto inizialmente due versioni: questa e un’altra più imponente ma più pesante da portare in tour... perché già questa ha qualcosa come 68 motori da attaccare...
“Una volta decisi la produzione ed i costi, sono partite le due settimane di prove musicali al Front of House di Bologna, dove la band si è trovata benissimo. Finite le prove musicali ci siamo spostati al Modigliani Forum di Livorno, dove abbiamo allestito la produzione e fatta la data zero, per poi spostarci a Milano per le prime due date al Forum.
“A Milano, la prima serata, al primo pezzo, la regia audio si è inchiodata e per una decina di minuti siamo rimasti tutti senza fiato. Però il problema è stato risolto e tutto è partito con più entusiasmo di prima.
“Siamo una cinquantina di persone, con ben cinque bilici di produzione, un bilico di palco e un gruppo elettrogeno. È già una produzione medio-alta, in termini di numeri. Essendo piuttosto complessa e con il palco al seguito, iniziamo la mattina alle sei per essere pronti nel pomeriggio”.

Come sono cambiate le produzioni da quando l’enfasi economica per gli artisti si è spostata dalla vendita di dischi alle vendita di biglietti?
Da quando i concerti sono diventati il business centrale degli artisti anziché un veicolo promozionale per la vendita dei dischi, siamo tutti diventati molto più attenti alle economie. Fortunatamente, adesso le produzioni hanno anche il termometro delle prevendite, a seconda dell’andamento delle quali i budget si possono aggiustare strada facendo, prima del debutto.
In questo caso, con Cesare che sta quasi raddoppiando i numeri del 2012, il budget sembra azzeccato... il problema è un altro: con Cremonini, avremmo potuto fare molte più date, ma non sono state trovate le strutture adatte. Con questa produzione, infatti, non riusciamo ad entrare in tutte le venue. Chiaramente l’artista non può stare perennemente in tour facendo le stesse piazze, quindi, per un’agenzia che fa booking e per la produzione, è sempre più difficile gestire il calendario.

Chi sono i fornitori e come sono stati scelti?
Con una produzione complessa come questa, tutto, ovviamente, deve girare al massimo senza nessun problema ed imprevisto, altrimenti si rischia di non arrivare e montare nei tempi giusti. Questo crea inevitabilmente dello stress e, quando si lavora sotto pressione, prima o poi qualche problema si crea. È per questo che usiamo sempre o quasi le stesse aziende, in questo caso Agorà, STS, Italstage per l’allestimento tecnico ma anche il Catering di Chef on the Road e Redtyre e Rockroad per i trasporti. Abbiamo chiesto alle aziende nostre fornitrici di darci anche il personale migliore. Questo ha fatto sì, almeno finora, che andasse tutto liscio e che l’ambiente fosse rilassato. Se ad un’azienda dai una certa continuità e sicurezza, sicuramente ti tratterà meglio, ma questo penso che sia reciproco. La stessa cosa vale per la produzione; nei limiti del possibile, cerco di lavorare con la stessa squadra: Giusy Ferrise, Alberto Barbarelli, Fabio Colasanti ed il tour manager Pamela Allvin. Ormai siamo una squadra affiatata che lavora con molta serenità e rispetto reciproco.

Andrea Corsellini, fonico FoH

“Innanzitutto – ci racconta Andrea – io sono qui per sostituire Marco Monforte, che era impegnato in un altro tour. Comunque, conoscevo già Walter Mameli da tempo e quando è capitata questa concomitanza, il mio nome è venuto fuori naturalmente.
“Cesare è uno che cura molto i dettagli in ogni settore: luci, video, audio... tutto quanto. È uno preparato, pretende il massimo e lo stesso è vero per Walter, che produce i dischi insieme a Cesare e sa benissimo dove arrivare. È molto affezionato ad alcune sonorità... certi passaggi d’effettistica, che potrebbero passare in cavalleria durante la produzione, qui sono molto in evidenza. Il taglio su certi strumenti va dato in un certo modo.
“Per quanto riguarda l’approccio – spiega Andrea – una mia difficoltà iniziale è stata che io, normalmente, tendo a staccare la voce molto davanti. Walter, invece, è il primo produttore che conosco che mi dice di stare indietro con la voce. Indubbiamente far entrare la voce insieme agli strumenti è un approccio valido e diverso. Devo dire che è comunque una collaborazione molto stimolante, perché Walter è uno che, quando si arriva al risultato, sorride. Il mestiere del fonico, di fatto, è di accontentare l’artista e il produttore.
“A livello tecnico è uno spettacolo molto difficile, forse uno dei più difficili che io abbia mai fatto, perché qui le sequenze non sono di contorno, sono protagoniste e sono molte. Sono tante tracce che suonano con parti importanti... non per ultimo la voce di Jovanotti su Mondo. È uno spettacolo molto articolato. Sono sicuro che, una volta finito, questo tour, da un certo punto di vista mi avrà arricchito.
“Ho cercato di non sconvolgere niente. Ho chiesto a Marco cosa usava negli ultimi anni e, come si sa, io e Marco usiamo quasi sempre le stesse cose. Perciò, nel setup non c’è proprio niente di nuovo. C’è la SD7, questa volta a 96 kHz e con il SoundGrid con i plug-in Waves. Come outboard ci sono i Transient Designer solo su cassa e rullante, e l’ELOP per la voce; poi ci sono i riverberi: 480 e TC Electronic 6000. Con i riverberi interni si rischierebbe di fare soffrire troppo le risorse del banco. Tutto il resto è processato internamente con il Waves SoundGrid – tutto sui sub master, ovviamente.
“Sulla voce, il DiGiCo ha due step di compressione e due step di insert: uno che si posiziona subito a valle del guadagno ed uno che si posiziona dopo il modulo di dinamica e dopo l’equalizzatore. Quindi, sulla compressione a monte, uso il Manley ELOP. Questo mi serve, in realtà, a decidere quanto si va a comprimere la catena del Waves che è invece posta dopo, nella seconda catena di compressione. Nella catena della voce uso il de-esser in partenza e l’EQ SSL con cui faccio l’equalizzazione fine. Se voglio più de-esser o altro, devo solo alzare il guadagno del Manley e, di conseguenza, il resto della catena si aggiusta da solo. Di fatto la tocco pochissimo, perché Cesare è molto esperto con il microfono, sa lavorarci bene. Devo stare comunque molto attento. È stata un po’ la sfida di questi due primi concerti, perché in sala prove e poi nelle prove a Livorno, mi sono messo lì a regolarlo per bene... poi siamo arrivati ai concerti e ho dovuto mollare tutte le soglie perché, con la gente, arrivava un po’ esuberante”.

Orlando Ghini – PA engineer

“Qui – spiega Orlando – la novità è l’impianto L Acoustics K2. In confronto con V‑DOSC, è più efficiente e più pulito sulla parte alta. Usa woofer da 12” e al chiuso è leggermente meno ingombrante nella zona medio-bassa. Usando più di 12 casse, consente sempre una buona direttività.
“K2 consente di cambiare meccanicamente l’apertura orizzontale della parte medio-alta con i vani incorporati. Li stiamo usando nella posizione aperta, perché al variare della impostazione meccanica, si utilizzano impostazioni di crossover diverse e vorrei poterlo ascoltare bene prima di usarlo in un live con impostazioni differenti nello stesso array per capire le fasi e quant’altro. Per com’è settato adesso direi che mi soddisfa.
“Il K2 offre la possibilità di utilizzare angoli in verticale molto ampi, fino a 10°, ciò gli consente una ampia curvatura che facilita la copertura delle prime file con una certa linearità anche nella zona medio-bassa.
“Per i bassi, qui ho messo anche dei K1SB dietro gli array principali, in configurazione end-fire. Con questi mi trovo molto bene perché riesco ad avere un poco di energia in gamma bassa anche sulle tribune. I sub a terra sono in configurazione mista cardioide ed end-fire, in questo modo riesco ad essere più direttivo e a dare meno fastidio dietro. Il sistema misto funziona molto bene; dietro c’è pochissimo suono, mentre davanti ho una direttività maggiore. Ho anche un piccolo gruppo centrale di sub, che mi aiuta nelle zone con fase alterna. I front-fill sono fatti con ARCS II al centro. I side sono sempre K2, mentre a Milano avevamo anche extra side e delay sempre K2”.

Com’è lavorare con questo palco con le passerelle ad “X” che vengono fuori davanti all’impianto?
Per problemi di logistica di molte italiche strutture, sono stato obbligato a tenere gli array un po’ più indietro di quanto avrei voluto. Nei grandi palasport non crea problemi, perché riesco ad andare in altezza e l’incidenza è minore sul palco. Nei palasport con altezze veramente basse, però, bisogna equalizzare molto diversamente la parte sopra degli array rispetto alla parte sotto, almeno per i momenti in cui l’artista canta in passerella con il pianoforte.
Per gestire la situazione con le passerelle, dal banco arriva un L/R con la band meno la voce, e poi abbiamo un L/R della voce. Questi arrivano tutti nel Galileo e vengono fatte delle matrici distribuite in zone diverse dell’impianto, ai front-fill, ecc, in modo che, quando l’artista passa e canta sulle passerelle, viene modificata l’equalizzazione o il livello della voce solo nelle zone sensibili al feedback.

Visto che tutto il network audio qui sta operando a 96 kHz, arriva anche a te in digitale adesso?
Di solito, con banchi a 48 kHz uso l’ingresso analogico ma essendo il Galileo nativo a 96 kHz ho preferito usare ingressi digitali. Per i finali del PA, invece, esco comunque in analogico.

Luca Morson – fonico di palco

“Il setup assomiglia molto a quello del tour di Elisa: tutti con in-ear più i sub alla batteria e al basso. Anche qua, per gli IEM si usano EarPhonic; per i due chitarristi, per il bassista, per Peruch alle tastiere e per i coristi. Sono tutti via radio tranne i due tastieristi e il batterista, che hanno amplificatori per cuffie XXL. Gli IEM sono tutti Sennheiser, con trasmettitori 2050 per i musicisti, e sistemi ew300 G3 per il servizio. Cesare usa due ricevitori Sennheiser serie 2000, uno più un backup.
“Il setup è con il mio solito Manley, il compressore multibanda interno dell’SD7, cassa e rullo con gli Aphex Exciter 204. I riverberi sono TC Electronic System 6000 e Yamaha SPX 2000.
“Una cosa interessante è che il sistema sta operando completamente a 96 kHz, con quattro SD Rack. Questo Rack è diventato praticamente quello che prima era il local, però sta tutto nell’anello ottico. Quindi, lo scambio di informazioni può avvenire da qualsiasi punto. Io prendo un L/R dalla sala che mi arriva in fibra al banco e lo sto rilanciando dallo splitter perché venga registrato dal video. Quindi, massima flessibilità su tutto”.

Noto che state usando un mix di modelli per i radiomicrofoni.
Per la chitarra elettrica, il basso e la tromba, usiamo i sistemi Shure ULX‑D. La tromba usa un setup un po’ complicato: il segnale passa alla regia tramite radio e viene rilanciato ad una pedaliera TC Helicon dove il musicista ha tutti i suoi effetti e da cui ci rimanda un L/R. Noi non usiamo la tromba dry, se non eventualmente come spare. Il program change della TC Helicon viene mandato tramite MIDI dal banco.
Anche Ballo (il bassista – ndr), esce sulla passerella durante lo show e, seppure con un’antenna log-periodica sul palco, non sono riuscito ad avere la sicurezza di un segnale pulito. Così ho dovuto mandare una linea sotto la passerella con un amplificatore RF in-linea ed un’antenna sulla passerella.
Per le voci usiamo i classici UHF‑R per la trasmissione di Cesare, i coristi, un eventuale guest e un talkback che permette a Carlo (Barbero, backliner – ndr) di parlare con Cesare.

E la capsula per la voce di Cesare?
Nell’altro tour abbiamo usato una e935, con cui si era trovato molto bene. Ha voluto, però, sperimentare ancora. All’inizio siamo tornati a provare la KSM9, che aveva usato tre anni fa, ma siamo andati a finire con la capsula del DPA D:Facto. È costruita appositamente con la riduzione per attaccarsi al trasmettitore palmare Shure e va veramente bene. Essendo un condensatore, magari andrebbe meglio all’aperto, ma ha un’intelligibilità bellissima, morbida e presente. La cosa strana è che non diresti mai com’è la capsula quando apri il microfono: è piccolissima e ha una protezione veramente diversa da tutti gli altri microfoni, con una griglia di acciaio fuori, la gommapiuma con le celle grossissime all’interno ed un terzo livello di una maglia finissima.

Carlo Barbero – backliner

“Io seguo Cesare, Morelli (DM e chitarrista) e Mecco (Michele Guidi, Hammond e pianoforte). Mirko Pirro, invece, segue Roberta e Chris (cori), Ballo e Nicola Peruch (tastiere). Poi c’è il buon ‘Huston’ (Antonello Di Battista), che segue Doc (Alessandro De Crescenzo, chitarre) e Fontana (batteria).
“Ci sono tanti movimenti durante il concerto perché il palco è fatto a livelli. Perciò  Mirko deve fare tante scale, mentre io sono molto occupato seguendo Cesare ma non ho grossi movimenti da fare. Huston ha parecchi cambi-chitarra con Doc, ma vanno alla grande senza problemi.
“Un momento particolare dello spettacolo è un pianoforte N3 Yamaha AvantGrand che sale dall’interno della passerella insieme a Cesare. Ci siamo coordinati con Riccardo  già da un po’ di tempo per fare in modo di poter utilizzare quest’effetto. Per il resto, sul palco non ci sono grandi sconvolgimenti. Adoro sempre di più i Kemper in sostituzione degli ampli sul palco. Abbiamo anche creato un bel Dropbox con tutti i suoni così che, se succedesse qualsiasi cosa, abbiamo tutti i patch dei musicisti in backup”.

Seguendo Cesare, ti occupi anche del gobbo?
Ho fatto un network legato al gobbo, perché abbiamo cinque schermi sul palco, più un iPad sul pianoforte. Abbiamo messo un Bullet Ubiquiti per distribuire la rete wireless a tutto il palco, ma lo sfrutto quasi esclusivamente per il gobbo e per gestire il mio microfono talkback.

A proposito del talkback, ci diceva Luca che stai lavorando su un nuovo aggeggio...
Grazie ai miei amici programmatori di NiceFall, Stefano Piermatteo e Davide Zefiro, abbiamo messo a punto un dispositivo che si interfaccia in GPIO con la DiGiCo, per aprire e chiudere dall’iPhone il mio microfono talkback con l’artista e/o la band. È comodo, perché mi permette di decidere autonomamente quando aprire la comunicazione con Cesare oppure con tutti, nel caso di necessità.

Mamo Pozzoli, lighting & stage designer

“Per quanto riguarda il mio ruolo – spiega Mamo – forse qui il termine lighting designer è un po’ restrittivo. Show designer, però, non è accurato perché non ho ambizioni di regia. Mi piace poter disegnare anche il palco, le strutture e il look del video. Quando riesco a fare questo in collaborazione con l’artista, come in questo caso, è molto gratificante. In questa produzione c’è un rapporto consolidato con l’artista in prima persona e anche tramite il manager e produttore artistico, Walter Mameli. Sono molto, molto meticolosi in tutto quello che fanno.
“Live Nation, oltre alla volontà di realizzare una bella produzione, nella fascia alta, ha dimostrato una sensibilità importante nei confronti delle richieste dell’artista e verso di me. Non è sempre facile stare dentro le costrizioni di budget e soddisfare le richieste che arrivano dalla parte artistica che, giustamente, pretende sempre più originalità.
“Io seguo il tour come operatore – continua Mamo – perché avevo due lavori fatti in contemporanea che partivano a due giorni di distanza uno dall’altro. Mi sono un po’ sdoppiato in questi giorni, ma con Subsonica c’è Jordan (Babev – ndr) che ormai fa parte di una squadra consolidata, mentre ho preferito gestire personalmente questo tour. Ho come assistente FoH Andrea Coppini, che è una garanzia assoluta, e tutta la squadra è di serie A.
“A Cesare è mancata nel passato una mobilità sul palco. Quindi, un input progettuale forte è stato di avere il palco al seguito, potendolo disegnare, modulando le strutture Layher. Io non sono uno scenografo; quando la progettazione di un palco va in una direzione dove un discorso scenografico costruttivo è importante e voluto, preferisco che siano professionisti che si occupano di questo a gestirla. Io, invece, disegno strutture; come un architetto, mi piace giocare con i Layher e ho provato ancora una volta a mescolare le carte in modo diverso dal solito.
“Il palco ha tre livelli, dei quali uno dedicato completamente alla band (senza pedane), alto due metri e mezzo. Il livello mediano, a due metri, è il fulcro che genera tutto il disegno perché è girato a 45°, ed è dedicato alla postazione principale di Cesare. Poi le estensioni verso la sala, sempre divaricate a 45°, sono la parte più bassa, un metro e sessanta, che si estende una decina di metri in sala. Quindi, la percezione che ha l’artista sul palco è quella di aver un palco dove lui è il fulcro del disegno. Questo concetto non gli permette solamente di spostarsi sull’asse ‘X’, da un lato all’altro, ma gli permette di muoversi in profondità sull’asse ‘Y’ e anche sull’asse ‘Z’, sui diversi livelli.
“Ho scelto una schema colore della struttura totalmente nero: americane, palco senza moquette ma totalmente dipinto di nero, griglie nere. È un colpo d’occhio importante che fa la differenza.
“Per quanto riguarda il disegno luci – dice Mamo – a Cesare piacciono i momenti che passano dal teatrale al rock con un impatto visivo molto forte. Lavoro molto sul pixel mapping, per avere tante sorgenti apparenti nello spazio. La scelta ovvia per questo effetto è stata Elidy, che si integra perfettamente con l’incandescenza. Ci sono anche i PixelLine della Thomas, che uso da anni perché sono inarrivabili dal punto di vista grafico. Poi ci sono i Jarag... tutti prodotti che entrano nel ‘mondo matrice’, sia caldo che freddo. In questo contesto, anche i nuovi strobo di SGM, Q7, sono sparpagliati per il palco... posso finalmente dire che ho trovato un prodotto che funziona bene sotto le griglie.
“Uso per la prima volta gli Sharpy Wash 330 (in questo caso ne ho 18), un bellissimo prodotto che fa la differenza soprattutto usato di taglio. Colpisce il soggetto in modo talmente incisivo che riesce a entrare e ad illuminare tutta la band e a dare un accento teatrale nelle scene in cui tutto il resto del parco luci è girato verso la sala.
“È stato scelto all’inizio di usare video per far vedere al pubblico dettagli dell’artista e raccontare quello che succede sul palco, ma senza usare contributi di grafica. Avrei dovuto scegliere dei contenuti grafici banali per riempire questi 80 metri di schermo che, anziché aggiungere qualcosa allo spettacolo, l’avrebbero tolta... anche se il video live è molto dinamico e può essere un forte inquinamento luminoso. Gli schermi hanno una geometria molto particolare: c’è un 16:9 rovesciato in formato verticale, molto grande – sei metri per lato.  Per dare un look particolare ad ogni brano, lo schermo viene bandierato con maschere per avere una geometria differente e il numero di immagini riprodotte varia per ogni brano, fino a otto diverse ‘finestre’ di live sullo schermo.  Il video entra pesantemente dal sesto pezzo in poi, quando cade un kabuki nero che copre tutta la parte posteriore del palco, scoprendo lo schermo e anche raddoppiando il numero di punti luce.
“I laser sono un ‘regalo’ fatto a Cesare – sempre grazie a Live Nation – che li ha voluti fortemente. Sinceramente non li ho usati tante volte, ma ultimamente ci sono soluzioni semplici, non troppo costose e controllabili direttamente dal banco. Giochiamo subito nel primo pezzo, Logico#1,  i LaseArray che sono montati pre-puntati in una matrice in centro. Accorpando otto barre in un dolly che facilita il trasporto, abbiamo una matrice di ottanta punti laser tutti vicini. Gli altri sono i Laser multi-color classici nella zona del pianoforte che viene su dal palco. Vengono usati in un modo anticonvenzionale: in un momento acustico del concerto con un pezzo molto delicato e particolare nel buio completo”.

Emigliano Napoli – Regia video

Ci racconta Emigliano: “La scelta, fatta anche con l’approvazione di Mamo e Walter, di usare il video senza contributi pre-registrati (tranne che per un pezzo) comportava il rischio di diventare monotona e scontata. Entrare con il video in un contesto di luci così belle non era facile; ci volevano delle idee all’altezza della creatività di Mamo.
“La mia proposta è stata quella di lavorare solo con tre telecamere: due sotto il palco, di cui una su binario, ed una terza con un’ottica appropriata in regia. Si gioca su poche inquadrature e pochi stacchi ad ogni canzone, ma ogni pezzo viene caratterizzato con schermate diverse: uno su uno schermo triangolare, quello seguente con lo schermo rettangolare ma con una cornice colorata, una canzone con lo schermo diviso in otto. Abbiamo cercato una creatività e una lettura del video che si amalgamasse con il disegno luci in maniera ottimale, senza distogliere l’attenzione dall’artista. C’è stato un grande lavoro tra Mamo, Bazza (Marco Bazzano – ndr) e me per ottenere un risultato credibile e di livello, magari visto che siamo alle prime date ancora qualche aggiustamento servirà, ma sembra che tutti siano abbastanza soddisfatti.
“La squadra – aggiunge Emigliano – comprende tre operatori alle camere – Mattia Napoli, Carmine Lonetti e Andrea De Vincentis – poi c’è Bazza al Pandoras Box ed io al mixer. Posso sottolineare che il risultato soddisfacente che abbiamo ottenuto è grazie anche ad un gruppo di lavoro in cui tutti contribuiscono con la loro professionalità per ottenere un ottimo risultato”.

Lo show

A livello musicale, con l’eccezione dei brani recenti, il concerto assomiglia molto a quello del tour precedente: a parte i numeri che coinvolgono solo voce e pianoforte (sui quali Cremonini è veramente bravo), il concerto risulta essere di una band la cui musica si coagula intorno alle orchestrazioni più che essere presente solo per dare supporto a e far esaltare una voce principale... nell’ambito pop italiano è un’eccezione anche godibile. Cremonini veramente sfrutta i benefici del palco con le passerelle, e questo fa una notevole differenza rispetto alla tournée precedente. Con grande soddisfazione di tutte le persone coinvolte, il palasport è notevolmente pieno e con una vasta varietà di pubblico in termini di età... buon segno.
Anche al 105 Stadium, che non è una piazza facile, l’audio è senza pecche ma non ci aspetteremmo meno, considerando la crew audio. Come nel tour precedente, il mix è chiaramente dominato da scelte della produzione artistica e i risultati di Corsellini sono indistinguibili da quelli di Monforte, presumiamo che questo voglia dire che entrambi hanno interpretato in modo identico le intenzioni di Mameli. Fino a quanto serve la memoria, anche i risultati con K2 ci risultano indistinguibili da quelli con V-DOSC in questo contesto. Chiaramente bisogna tenere in considerazione che l’obiettivo è quello e non ci dovrebbe essere necessariamente una differenza tra una diffusione corretta e buona e un’altra... la differenza potrebbe stare in quanto il PA engineer e il fonico hanno dovuto lavorare per ottenere questo risultato, ma questo lo sanno solo loro.
Per fare un ultimo paragone con il tour precedente: se la produzione del 2012 ha dimostrato quanto Mamo Pozzoli riuscisse a fare sembrare enorme un palco medio, Logico Tour dimostra quanto riesce a fare sembrare immenso un palco grande. L’utilizzo del video live è azzeccato, perché svolge la sua funzione senza mai dominare e, allo stesso tempo, sembra provenire da schermi diversi in ogni scena. Le luci sono stupende. La tavolozza di look che ottiene Mamo con questo palco sembra infinita. Particolarmente efficace e versatile è l’architettura centrale creata dagli Elidy che fornisce la base per una gran varietà di scene diverse.

 

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