Arisa - Se Vedo Te

Quest’estate, la cantautrice vincitrice di Sanremo 2014 ha portato in tournée una band integrata da un quartetto di strumenti classici e una scenografia unica. Pensata per i teatri, la produzione del “Se Vedo Te tour” si è adattata anche alle piazze. Noi l’abbiamo intercettata alla suggestiva Cava degli Umbri nella Repubblica di San Marino.

arisa24Arisa, al secolo Rosalba Pippa, è un’artista che sta seguendo un percorso più costante e meno “a fionda” rispetto a quei colleghi che hanno esordito negli ultimi anni grazie ai talent show, ma che gode di un certo seguito di fan grazie al quale ha venduto un buon numero di dischi. Non le è mancata comunque l’esposizione televisiva, avendo ricoperto il ruolo di giudice per due stagioni di X-Factor, e cinematografica, avendo recitato nel film Tutto colpa della musica, di Ricky Tognazzi, e prestando la sua voce particolare ed inconfondibile al doppiaggio del film animato Cattivissimo Me 2.
Arisa, finora, ha pubblicato quattro album completi ed un EP natalizio, più un disco registrato dal vivo durante la tournée del 2012. Il suo disco di quest’anno, Se vedo te, include il brano Controvento, canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2014, scritta da Giuseppe Anastasi, lo stesso autore di tutti i single più noti dell’artista.
Dopo la vittoria a Sanremo e il successivo disco, Arisa si è imbarcata in una tournée prodotta da Live Nation, destinata a tappe in teatri nella primavera e ad adattarsi alle piazze durante l’estate. La scenografia per la produzione è firmata da Marco Klefisch, che l’ha progettata ad hoc per Arisa. A portare la tournée in Italia per Live Nation è Dario Parisini, nel ruolo di direttore di produzione, tour manager  e quant’altro occorra in un tour di queste proporzioni. Il service audio e luci è Big Talu, di Guido Costamagna.
Il concerto che abbiamo scelto si è svolto nella Repubblica di San Marino, prima serata di una serie chiamata Star Nights, con palco allestito nella piazza adibita a parcheggio più vicina al centro storico, con una vista meravigliosa dal palco sulle colline sottostanti e la parete di roccia a picco della Cava dei Umbri come ciclorama naturale che si estende dietro il palco.

Le luci

arisa15Per avere qualche informazione sull’illuminazione e sull’idea scenografica, abbiamo parlato con Lorenza Pasquale, programmatrice ed operatrice luci.
“Lo spettacolo – spiega Lorenza – è stato, più che altro, strutturato per i teatri. All’aperto logicamente è un po’ più difficile ricreare lo stesso mood teatrale, molto legato alla scenografia che dà anche l’impronta luci dello spettacolo, con questa struttura molto imponente e bella che prende tutti i colori possibili e immaginabili. Lo spettacolo è anche stato programmato in maniera piuttosto statica e teatrale, anche se poi ci ho messo un po’ del mio per aggiungere qualche tocco più rock-n-roll.
“È stato abbastanza difficile adattare il lavoro dell’artista che ha progettato la scena al live – non solo all’aperto – perché, all’origine, era studiata per essere montata in modo molto preciso, con un sistema di montaggio poco adatto all’uso in tournée. In seguito è stata riadattata per essere montata e supportata con le strutture Layher, retta da staffe curve.
“Per l’impostazione outdoor, richiediamo sul posto il palco e le torri Layher. Di nostro, portiamo tutta la struttura Layher per il fondale, americana, luci e tutto il resto.
“L’americana con i due elevatori è stata inserita per i concerti all’aperto perché, logicamente, in teatro non servirebbe.
“L’efficacia scenografica di questo fondale particolare è molto più evidente in teatro, con un palco più profondo, perché è studiata per la configurazione ‘scatola nera’. Con i motorizzati su un’americana più avanti e la struttura del fondale più indietro ci sono molti più giochi possibili usando gli spot in alto, mentre qui l’americana è quasi direttamente sopra il fondale e le possibilità sono molto più limitate, potendo usare solo la parte per terra. Anche tutti i proiettori ETC, qui posti sulle torri Layer del PA, in teatro sarebbero più indietro e meno distanti.
“Altro aspetto scenografico teatrale è l’uso di una moquette rossa sul palco, che non si trova qui stasera per diversi motivi: primo perché il palco elevato all’esterno non la farebbe vedere e, secondo, per il rischio di intemperie. Non possiamo neanche mettere una copertura al palco perché, nel caso di vento, non si potrebbe abbassare per la presenza del fondale.
“In alto, sull’americana, abbiamo sei ColorSpot 700 E AT e un singolo sagomatore ETC. Di frontali abbiamo solo degli ETC e due DWE. Poi ci sono quattro tagli wash a terra e, dietro, abbiamo altri sei ColorSpot 700 E AT e otto Robin LED 100 a terra. Per il controllo uso un banco Avolites Expert Titan.
“Io ho aggiunto due strobo perché mi piacevano, poi ci sono anche dodici PARLED che, all’inizio, erano solo dietro. Questo ha senso in teatro, dove ogni fessura tra i pannelli del fondale ha una luce che la attraversa, ma all’aperto questo risulta difficilissimo da vedere, perciò abbiamo spostato qualcuno di questi davanti, per aiutare a completare l’illuminazione del fondale che, come ho già spiegato, è un po’ compromesso in questa configurazione.
“Poi c’è questo monolite nero al centro del palco che praticamente è uno specchio. Quando uso il sagomatore centrale dell’americana dietro, illumino l’artista in controluce creando un riflesso su questo monolite. All’inizio era costituito da uno specchio di vetro spessissimo, che nel riflesso dava un senso di profondità molto piacevole. Purtroppo risultava impossibile da spostare in tournée, perché troppo pesante e delicato, perciò è stato sostituito con questo monolite in plexiglass nero che dà l’idea della profondità ma molto meno rispetto allo specchio”.

L’audio

Riccardo Boldrini, il fonico FoH che segue Arisa da anni, ci spiega l’impostazione dell’audio.
“Noi lavoriamo con un banco Avvid Venue SC48, impianto Martin, monitoraggio tradizionale o quasi: solo dei monitor frontali a terra per l’artista e due side. Tutti i musicisti infatti sono in cuffia o IEM, anche il quartetto è monitorato tramite PowerPlay.
“Il setup è rock con l’aggiunta dello Gnu Quartet – flauto, violino, viola e violoncello – che rende lo spettacolo un po’ più classico. A rendere particolare questo concerto rispetto ai precedenti è una dinamica molto più ampia: il set-up rock classico comprende tastiere, batteria, basso e chitarra, a cui si aggiungono delle sequenze. In totale, sul palco ci sono nove musicisti, compresa l’artista.
“Il set-up è assolutamente standard: per la voce dell’artista da quest’anno usiamo uno Shure Beta 58 via radio che meglio sopporta una situazione live con diversi strumenti sul palco rispetto ai condensatori. Non ho outboard per Arisa, è tutto all’interno del banco: una snapshot per brano per controllare le diverse dinamiche.
“Ho un MacBook Pro con cui faccio tutte le registrazioni a 32 tracce tramite Firewire. Non lo uso però per fare un virtual soundcheck, perché non ci piace, preferiamo suonare. Registro completamente tutte le esibizioni, in modo da avere del materiale papabile per eventuali produzioni live. Con lo stesso sistema abbiamo anche registrato l’ultimo disco live di Arisa, con la post produzione in studio a Milano.
“Una parte delle sequenze usate per fare il disco Se vedo te sono state riadattate dal chitarrista Francesco Bruni e Giuseppe Barbera, il tastierista e direttore musicale, in studio insieme alla band. Poi c’è qualche overdub di un quartetto d’archi. Insomma c’è stato un lavoro di preproduzione abbastanza considerevole.
“Per la chitarra c’è un amplificatore Mesa Boogie dietro il palco, puntato indietro, perché ha un volume non indifferente e sarebbe troppo problematico sul palco. L’ampli è microfonato in stereo dietro il palco, mentre Francesco usa un radiotrasmettitore per la chitarra. Poi c’è anche una chitarra classica.
“Riassumendo: chitarre classica ed elettrica stereo, due coppie stereo delle tastiere, sette canali di sequenze, batteria assolutamente classica – due tom e timpano – fatta in modo classico con doppio microfonaggio per il rullante (Shure SM57 sopra e sotto Sennheiser e604), doppio microfonaggio per la cassa (Shure Beta 52 e Beta 91) BeyerDynamic sui tre tom, e due AKG C414 come overhead. Per gli archi uso un condensatore a contatto Schertler insieme ad un DPA sullo strumento, mentre per il flauto usiamo uno Shure SM58 su un’asta, anziché un altro DPA.
“La scelta del service è stata dettata dal fatto che conosciamo Big Talu fin dal primo tour: anche l’artista si è trovata sempre bene e ci tiene a richiederlo sempre per i suoi live”.

Il service

Valter Giraudo, responsabile audio per Big Talu, ci spiega brevemente l’organizzazione dal punto di vista del service.
“Siamo tre tecnici audio – ci dice Valter – e quattro per le luci e viaggiamo con un singolo bilico. La cosa più laboriosa è questa struttura scenografica che adesso ha un supporto in Layher. Il PA è il classico set-up medio del Martin W8LC: otto elementi per lato più sei sub WSX, con un 18” caricato a tromba, per lato. Nei teatri eravamo più versatili, perché portavamo anche un impianto più piccolo, per essere pronti ad ogni situazione: side, extra side, quello che serviva.  Sul palco ci sono due sidefill, con delle Martin W8 Stack che forniscono un po’ di botta per completare gli IEM”.

Lo show

Se il brano d’esordio del 2009, Sincerità, e la relativa immagine hanno un po’ etichettato l’artista, le hanno anche creato un seguito piuttosto devoto di persone che trovavano più credibili le canzoni che parlano delle insicurezze nei rapporti sentimentali, cantate con un’aria pseudo imbranata da una che sembra la ragazza della porta accanto, anziché le urla e le pantomime di pseudo dive uscite da uno stampo modellato il più vicino possibile ad una fotomodella. Non che ad Arisa manchi il talento vocale, anzi, da quello che abbiamo sentito noi, ha una precisione nell’intonazione (che comunque non dovrebbe essere un optional) che abbiamo visto spesso mancare ad interpreti più blasonate della stessa generazione. Sa anche usare la potenza dosando l’emissione con molta professionalità nei momenti giusti.
Certo non brilla in vivacità cinetica… diciamo che non spreca energie in movimenti coreografici che sarebbero d’altra parte estranei al suo personaggio.
A proposito del suono, il buon vecchio W8LC fa ancora egregiamente il proprio lavoro, e il mix di Boldrini è senza pecche: la voce dell’artista è sempre predominante, ma la varietà e la dinamica della musica stessa, così come gli arrangiamenti con e senza il Gnu Quartet, rivelano un mix attentamente studiato. Certo, il vantaggio di un centinaio di chilometri di spazio aperto davanti l’impianto non nuoce.
La scenografia è bella, anche con i compromessi dovuti all’adattamento fuori dal teatro, e sarebbe bello vederla nell’ambiente per il quale è stata studiata; anche se una cosa che non può certo offrire il teatro è il valore aggiunto della parete rocciosa della cava dietro il palco, che catturava i riflessi degli illuminatori e li trasformava in strisce organiche di colore ed ombre... veramente un “extra” non indifferente per lo spettacolo.
Siparietto conclusivo per noi piuttosto divertente: giunti alla pausa prima dei bis, una signora, evidentemente poco avvezza ai concerti, credendo che lo show fosse finito davvero, si è lamentata ad alta voce con l’artista, la quale le ha fatto un gestaccio smettendo di cantare! A parte che un tale atteggiamento verso il pubblico è comunque da evitare (a meno che tu non sia Johnny Rotten), successivamente l’artista è tornata fra il pubblico, scusandosi e finendo il concerto come previsto.
Che Arisa non sia poi tutto sto stinco di santo?

arisa28

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