Rimini: la Disco s’è desta!

Da diversi anni non mi occupavo più delle discoteche, forse per una questione d’età o forse per un’inconsapevole presunzione, dal momento che avevo deciso di occuparmi di spettacoli live. Poi, quest’anno, si sono concentrati diversi avvenimenti di rilievo in Riviera, che mi hanno convinto a rimetterci il naso e... Ops! Mi sono distratto un attimo, cos’è successo?


Hardwell alla Fiera di Rimini

Quello che questa estate ci ha fatto drizzare le antenne sono stati un paio di eventi organizzati a pochi chilometri da noi, nell’occhio del ciclone del divertimentificio made in Riviera.  Partiamo dal primo: solo per la sera del 2 agosto, il padiglione principale della Fiera di Rimini ha ospitato la performance di uno dei DJ più quotati a livello internazionale – l’olandese Hardwell che, nel 2013, si è guadagnato la prima posizione di DJ Magazine top 100 DJs – trasformando la Fiera di Rimini nel più grande dancefloor d’Italia, una sorta di rave party legalizzato. Chiaro: nulla che all’estero non si veda già da anni e anche strutturato in veri e propri festival (Ultra Music a Miami, Tomorrowland in Olanda, Usa e Brasile, e il format Sensation) in grado di richiamare tranquillamente centomila paganti i quali, per ore intere, vengono bombardati da musica elettronica a dei livelli difficilmente approvabili dal nostro “Maresciallo dei dB”, l’arch. Carlo Carbone. Ma, tornando a Rimini, la portata di tale evento di respiro internazionale non è di certo passata inosservata alla stampa locale che, il giorno successivo, si è divisa tra l’esaltazione del successo di pubblico e le aspre critiche a causa del rumore e di qualche schiamazzo. A noi la location è parsa più che azzeccata: l’ingresso è stato adeguatamente organizzato per accogliere un pubblico da grande evento, il padiglione da ventimila persone è stato ben sfruttato in ogni sua potenzialità e non è di certo stata trascurata la zona di “decompressione”, dotata di vari punti ristoro sempre all’interno della Fiera.

Determinati a capire meglio come un evento pubblicizzato alla stregua di un grande concerto rock potesse, invece, ruotare attorno a quello che fino a poco tempo fa osavamo definire un “cambiadischi”, abbiamo incontrato nel pomeriggio Francesco Scotti, responsabile tecnico della discoteca Altromondo Studios, che ci ha raccontato come è stato organizzato il tutto.
Scody – questo il nome d’arte di Francesco – comincia col proporci qualche delucidazione sull’artista:
“Ormai è chiaro che i DJ sono diventati delle vere e proprie attrazioni, non a caso ogni artista conosciuto a livello internazionale dispone di un proprio management ed entourage. Hardwell produce la musica che propone, al posto dei dischi ha, quindi, dei file audio che vengono poi mixati alla console dando vita ad un autentico spettacolo live.
“Ricevuto l’incarico da Enrico Galli – continua Scody – mi sono messo alla ricerca di alcune aziende fornitrici di tecnologie. La decisione di produrre lo spettacolo è nata da un’esigenza economica: un artista del calibro di Hardwell viaggia con una produzione da grande festival, off-limits per il mercato italiano sia per questioni di costi che di spazi. Quindi abbiamo dovuto organizzare noi la produzione dell’evento. Dopo una serie di contatti, la scelta è caduta su Muovi la Notte per quanto riguarda gli effetti, le scenografie luminose ed i video, su Loud Professional di Roma per quel che riguarda l’audio e, per le strutture, su Studio Due Group. I ragazzi di Muovi la Notte ci hanno presentato a loro volta Imput Studio, un grosso service di Treviso, con cui, in team, abbiamo studiato il disegno luci e video da sottoporre al management di Hardwell, che lo ha subito accettato con piccolissime modifiche solo nel posizionamento delle teste mobili. Anche per l’audio loro avevano richiesto un impianto audio L Acoustics, mentre noi gli abbiamo proposto il Loud, che loro conoscono già, avendo fatto diverse serate all’Altromondo dove l’impianto è montato da diversi anni con soddisfazione”.

In regia abbiamo incontrato Simone “Zeta” Saccomandi, sound designer, che ci ha raccontato qualcosa sull’allestimento audio:
“La richiesta, dal management dell’artista, era quella di avere tanti dB distribuiti su tutto il pubblico e un bel punch sui bassi, naturalmente con una fedeltà massima. Avuta la piantina della location – uno spazio notevole, con una lunghezza di 220 metri, una larghezza di 60 metri e un’altezza in centro di 22 metri – abbiamo proposto loro questo sistema composto da otto teste per lato di VH Layer 212H, modello di punta di Loud, con a bordo 2 x 12” per la parte medio bassa, due coni da 6,5” per la parte medio alta e tre driver da 1” per la parte acuta. A terra abbiamo aggiunto ben 32 sub da 21” e, appoggiati sui sub, 21 monitor coassiali per coprire le prime file.  Abbiamo sistemato la regia a 30 metri dal palco e, a 70 metri, abbiamo posizionato altre due torri con dei cluster delay composti da altre sei teste e due sub per ogni torre. Sul palco, Hardwell e i DJ spalla lavorano con quattro giradischi, diversi computer e un mixer Pioneer DJM 2000 dal quale usciamo per venirci a collegare in regia ad una Venue. Per la distribuzione del suono abbiamo scelto un Galileo con il quale controlliamo le varie mandate, mentre, per il PA, utilizziamo un XTA come controllo e dei Lab.gruppen per la potenza”.

A Valerio Cherubini abbiamo chiesto, invece, di presentarci la sua azienda e i suoi prodotti.
“Professionalmente – ci racconta Valerio – sono nato oltre vent’anni fa come DJ, mettevo musica al Piper di Roma e, dopo qualche anno, visto lo studio e la passione, ho cominciato a dilettarmi nella costruzione di alcuni diffusori acustici. La cosa piacque talmente tanto sia alle discoteche che ai miei colleghi che, qualche anno dopo, decisi di smettere alla console per dedicarmi al mio marchio. Nel circuito delle discoteche siamo diventati abbastanza apprezzati, attualmente esportiamo il nostro materiale in vari paesi e siamo anche fieri di avere il nostro impianto montato in diverse discoteche di prestigio: Il 900 di Roma, l’Altromondo Studios di Rimini e il DC10 di Ibiza, solo per fare qualche nome.

Ma il vostro mercato è solo la discoteca?
Assolutamente no, in quest’ultimo periodo abbiamo progettato e prodotto dei modelli adatti anche al live; l’impianto che è montato qui questa sera, ad esempio, è un modello usato anche nei concerti rock o jazz. Ultimamente lo abbiamo usato con Dee Dee Bridgewater, Manhattan Transfer, Hiromi Uehara ecc. Con il mio team di dieci persone e diversi altri freelance, oltre alle installazioni, facciamo anche service per grandi eventi, come questo di Rimini per esempio. D’altra parte, se a queste pressioni sonore l’impianto audio non riproduce del suono pulito, si rischia di fare del male.”

Abbiamo continuato il nostro giro incontrando Florindo Santin, in arte Fiore, e Marco Viero di Muovi la Notte, ai quali abbiamo chiesto di presentarsi e raccontarci cosa hanno proposto per questo evento:
“Siamo un’azienda di Vicenza che da diversi anni propone effetti speciali per grandi eventi: CO2, fiamme, botti, scenografie, coriandoli, schiuma ecc. Unitamente a questi servizi forniamo quello di noleggio di effetti luci e piccoli impianti audio. Siamo stati coinvolti in questo lavoro perché conosciamo l’Altromondo Studios, avendo già collaborato per altri eventi. Per questo progetto abbiamo chiesto aiuto ad Imput Studio di Treviso che, oltre a fornirci parte del materiale, ci ha supportato nel progetto e in fase di montaggio. Il committente ci ha dato delle linee guida sottoponendoci dei filmati di alcuni eventi con la produzione di Hardwell e chiedendoci un disegno simile. Noi gli abbiamo presentato quello che vedi, tranne piccolissimi aggiustamenti, hanno accettato tutto quello che abbiamo proposto.

La produzione di Hardwell arriva con i suoi operatori?
Sì, Hardwell porta con sé un fonico, un operatore luci e uno video. Avendo uno spettacolo già programmato, questi si limitano a caricare il programma sulle console e a richiamare le varie scene durante lo spettacolo.

Ci racconti il disegno luci e video?
Per quanto riguarda gli effetti, abbiamo montato delle bombole di CO2, delle fiamme, dei coriandoli e diversi altri effetti. Per le luci, una serie di teste mobili della Coemar, con dei wash a LED e degli Sharpy Clay Paky, con tanti strobo. Mentre per quel che riguarda gli schermi a LED, ne abbiamo montato uno davanti alla console e uno alle spalle per un totale di 90 metri quadri, più diversi schermi sospesi a varie altezze e profondità sparsi per il palco, in modo di creare un effetto tridimensionale.”

Riusciamo a rubare cinque minuti di tempo  anche all’operatore video, il “VJ” olandese Freek Braspenning, che ci racconta qualcosa della produzione visiva.
“Il mio collega in Olanda – ci dice Freek – mi fa tutto il lavoro d’anticipo. Mentre io sono in tournée, lui organizza le richieste e le forniture tecniche; sa in anticipo quello che mi serve e fa in modo che io abbia tutte le informazioni di cui ho bisogno per adattarmi all’allestimento che troverò. Abbiamo un’azienda VJ in Olanda, KBK Visuals. Siamo in nove persone con tanti collaboratori esterni per la creazione dei contributi.
“Per uno spettacolo come questo – spiega Freek – la preproduzione comincia circa due settimane prima dell’evento. Questa settimana, con Hardwell, abbiamo avuto quattro spettacoli di questo genere, cioè eventi una tantum con diversi palchi, e dato che io sono in viaggio durante tutto il tempo e (troppo) spesso sono anche senza collegamento internet, il supporto dai colleghi in Olanda è fondamentale per l’organizzazione tecnica, ma anche per i contributi nuovi ed i contenuti personalizzati per gli schermi sul posto. Se atterriamo venti minuti prima dello spettacolo, io devo lavorare con quel tempo lì, e riesco a farlo grazie alle informazioni che ricevo in anticipo: mi preparano tutto il pixel-mapping per i vari schermi e creano dei chase per il setup sul posto. Ma è chiaro che, per quanto il mio collega possa essere bravo, prevedere tutto è impossibile; per gestire le emergenze abbiamo, quindi, lavorato con dei programmatori per creare dei software plug-in che permettono di riadattare i contenuti al volo.

Che input vi ha dato il DJ per i contributi?
Abbiamo iniziato con qualche conversazione con Robbert (Van de Corput – AKA: Hardwell) e da questi incontri sono venute fuori delle indicazioni di quello che voleva. Una grande parte dell’aspetto visivo è basato sulle luci, nel senso che  gli schermi LED diventano dei grandi illuminatori, un’idea su cui il light jockey e io giochiamo molto. Oltre a questo, giochiamo anche molto sui colori, che cambiano ad ogni brano.

Che setup tecnico porti in tournée?
Io viaggio con due rig completi: due laptop, due controller MIDI, due cablaggi. Non ci sono media server separati: i computer portatili sono completamente in grado di dare tutto quello che serve. Abbiamo probabilmente alcuni dei laptop più veloci del mondo. Li facciamo costruire appositamente in Olanda e sono fantastici. Ognuno ha un processore da 4 GHz, cinque SSD in RAID 0 e scheda video NVidia GeForce GTX880 ed è in grado di fornire uscite per tre diversi display, oltre quello del computer. Essenzialmente è un piccolo media server.
Poi uso un controller MIDI di Livid. È compatto e robusto... prima o poi,  come tutto, si romperà, ma porto sempre lo spare. Di media faccio più di tre mesi in tour con un controller. Il resto del mio setup è cablaggio, più degli EDID Manager per assicurare che il mio segnale venga correttamente riprodotto dai display che trovo sul posto. Se ci fosse un problema durante lo spettacolo, posso essere operativo di nuovo in meno di un minuto. È rarissimo che succeda qualcosa ma, visto che si tratta di informatica, tutto è possibile. Comunque, io e l’operatore luci abbiamo sempre un piano di riserva nel caso in cui ci fosse un problema con un reparto o l’altro durante lo show.

Devi fare molto lavoro al volo?
I ragazzi in ufficio di sicuro. Spesso sono costretto a chiamarli nel mezzo della notte perché mi devono creare o adattare contenuti per il giorno dopo. Ma non si lamentano, perché amano il lavoro. Un paio di volte all’anno li porto fuori in tournée, così che riescono a vedere dal vivo ciò che hanno creato... e capire le urgenze.

Il tutto è sincronizzato in timecode?
Facciamo diversi spettacoli per Hardwell. Si dividono tra festival, serate nei club o eventi unici come questo. Poi abbiamo lo spettacolo principale per la  tournée mondiale I Am Hardwell. La maggior parte di quello show è in timecode, perché la scaletta del tour è molto più rigida di quella per le serate o i festival. Invece, per questo tipo di evento, Robert può anche decidere, tre ore prima di prendere il palco, che metterà venti brani nuovi.

Tre ore prima dello show? Così devi creare contenuti quando sei già alla venue?
Non proprio... chiaramente non è possibile creare contenuti grafici del livello che usiamo tre ore prima dello spettacolo, perché già il rendering richiederebbe molto più tempo. La soluzione è, quindi, quella di creare una quantità immensa di contenuti spare da cui attingere quando serve. C’è anche la possibilità di interscambiare questi contributi con quelli fissi per altri brani. Così lo show rimane sempre fresco e la creatività è un processo continuo ed un modo per tenermi allenato.

Finito il nostro lavoro nel pomeriggio, lasciamo la fiera per andarci a rilassare un po’ sul lungomare di Rimini e trovare un ristorante per la cena. Ritornati in fiera attorno alle 11:30, abbiamo anche il tempo di assistere alla performance dell’ultimo DJ spalla prima dell’ingresso in scena della star della serata. Come ormai avevamo intuito, il protocollo della rockstar vale anche nella musica elettronica: prima arriva la sicurezza che fa sgomberare il passaggio e si assicura che nessuno, compresi fotografi e cineoperatori, si avvicini; una volta dato il via libera, la star raggiunge il palco e qui viene accolta da una grande folla urlante. Lo spettacolo ha inizio e anche in questo caso la dinamica del concerto rock viene rispettata: mentre prima i vari DJ spalla hanno usufruito solo di una parte di effettistica, adesso il palco assume un altro aspetto, le grafiche sono dinamiche e tridimensionali, gli effetti esplodono con fumi, fiamme e laser con il risultato finale di uno spettacolo di Serie A. Anche l’impianto audio, se prima era discutibile, ora emana una botta incredibile. Nonostante il riverbero dell’ambiente (che, mi dicono, è appena di 12 secondi!), la botta arriva e copre quello che riflette dalle pareti e dal fondo.
La valutazione finale sull’impianto è sicuramente positiva, ma mi piacerebbe avere la possibilità di giudicarlo meglio in una situazione musicalmente più rilassata. Certo è che una serata del genere ci ha convinti a rivedere certi pregiudizi che avevamo nei confronti della figura del DJ: in un’epoca in cui la musica elettronica si sta imponendo come il genere sicuramente più innovativo, eclettico e quindi in grado di incontrare i gusti di tutti, è chiaro che anche il DJ di talento tenga molto alla qualità delle proprie produzioni, facendosi seguire anche in tour da un personale competente e preparato. Chapeau per DJ Hardwell.

David Guetta ad Aquafan

Il giorno successivo, senza indulgenza per i timpani, Riccione ha voluto rincarare la dose con la serata organizzata all’Aquafan, il popolare parco divertimenti che di sera si trasforma in una discoteca a cielo aperto. L’ospite della serata è stato niente meno che Monsieur David Guetta, che credo non abbia bisogno di ulteriori presentazioni. I giornali lo preannunciavano come l’evento dell’estate, ancora più del collega Hardwell, che pure aveva fatto sentire la sua presenza a livello di affluenza (la coda, fuori dalla fiera di Rimini, si era formata a partire dalle quattro del pomeriggio) e gradimento. Ma Guetta, come si dice, ha “fatto il botto”, richiamando gente da tutta Italia che ha raggiunto senza problemi la meta grazie ai ben 19 pullman organizzati ad hoc per l’evento. E non mancavano di certo i fan dall’estero. Per quanto riguarda gli ingressi, pare che i vari uffici stampa non si siano trovati d’accordo: 10.619 i paganti all’Aquafan, ma c’è chi dice che in realtà il record sia stato battuto da Hardwell, con circa 12/13.000 presenze. Difficile dirlo.

Per la sua esibizione, il DJ francese ha voluto una produzione di prim’ordine: impianto audio L‑Acoustics KARA, in regia FoH un CL5 Yamaha con due pre Avalon e un secondo mixer, sempre CL5, sul palco.
Dopo esserci goduti la serata da spettatori, il giorno successivo abbiamo incontrato Roberto Schitti, titolare di MPR Audio, service di Milano, che ormai da anni lavora prevalentemente nel mondo della discoteca fornendo materiale audio per produzioni importanti.
Roberto ci spiega che la scheda tecnica dell’evento era abbastanza precisa: “un impianto PA L‑Acoustics in grado di coprire tutta l’area con una pressione uniforme ed elevata, due pre Avalon che mandavano il segnale alla regia FoH ed un secondo mixer in regia monitor, tassativamente digitali e collegati tra di loro in fibra. Impianto luci come da disegno e schermi a LED, sempre da disegno, ad alta risoluzione.
“Il PA – continua Roberto – lo abbiamo fornito noi: due cluster da 18 KARA ognuno, e 28 sub sempre L‑Acoustics. Abbiamo usato due modelli di sub, sedici SB 16 appesi, otto per parte, di cui due sono stati invertiti di 180° per avere una direttività migliore, mentre gli altri dodici SB28 sono stati posizionati a terra. Appoggiati sul palco abbiamo messo anche tre Arcs per parte per servire meglio le parti laterali al palco”.
“L’installazione e la taratura dell’impianto  – conclude Roberto – sono state seguite da Gianluca Tilesi come PA man e da Piero Perduca come sound designer. Per la fornitura e il montaggio del set up delle luci mi sono fatto aiutare da M.M.S., mentre per il video mi sono appoggiato al Sig. Gavioli della Tribes. Gli effetti sono stati forniti dai ragazzi di Muovi la Notte, mentre il palco e le strutture da Backstage di Fano. Fortunatamente il tempo è stato clemente: dopo aver piovuto tutto il giorno, la sera ci ha dato tregua per poter affrontare lo spettacolo. Il numerosissimo pubblico ha ballato continuamente per le oltre due ore di performance dell’artista, uscendo veramente soddisfatto dello spettacolo e della serata trascorsa all’Aquafan”.

MTV Digital Days

Infine, per festeggiare al meglio la conclusione dell’estate, non potevamo mancare all’appuntamento di Torino, precisamente alla Reggia di Venaria Reale, dove si sono svolti gli MTV Digital Days, due giorni di musica elettronica che hanno raccolto oltre cinquantamila giovani scatenati. Tra i vari, sul palco: Groove Armada (DJ set), Congorock, Merk & Kremont, Stylophonic (DJ set), Planet Funk (DJ set) Todd Terje, Shade/Fred de Palma e il gran finale con SBCR (The Bloody Beetroots). Incentivati  dalla location meravigliosa, ci siamo recati anche noi all’evento rappresentante la conclusione perfetta per il nostro tour danzereccio.
Dopo aver fatto un giro nella suggestiva reggia, incontriamo Maurizio Capellini, direttore di produzione per MTV Italia.
“Gli MTV Digital Days – spiega Maurizio – si svolgono per il secondo anno, e la formula è sempre la stessa: l’intrattenimento musicale è integrato con vari eventi collaterali e panels in cui vengono trattati svariati argomenti che vanno dalla musica ai videogiochi, ai libri, ai film e a cui partecipano artisti, scrittori e attori. Quest’anno, per la prima volta, si è dato spazio all’Innovation Village, un’area dedicata alla presentazione di diverse start-up scelte da MTV: chiunque abbia avuto un’idea considerata interessante e degna di nota è stato invitato per esporla; stiamo parlando dei progetti più varie: dalla sega laser alle stampanti 3D di ogni genere, dalla bicicletta di bambù ai tanti programmi ed App”.

Come avete fatto ad avere una location cosi bella?
La Reggia di Venaria in primo luogo, ma anche la Regione Piemonte, sono i due principali partner; tra gli obiettivi c’è quello di far conoscere questo splendido sito culturale e farlo vivere anche oltre gli orari di apertura al pubblico. Proprio per questo scopo, la Reggia tiene aperte le sue porte anche mentre facciamo le prove, senza limitare in alcun modo la circolazione.

Sicuramente avrete avuto delle limitazioni notevoli per poter lavorare in questo sito...
Chiaramente ci sono molte precauzioni da adottare in un posto del genere, ma nulla a cui non sia abituato chi organizza grandi eventi all’aperto. Certo, c’è la parte dei giardini che è un po’ più delicata, dove ci sono dei severissimi giardinieri che ci controllano a vista, ma fortunatamente non c’è stato alcun genere di problema. Credo, comunque, che quando ci si trovi in un posto del genere, si sia abbastanza inclini a rispettarlo.

Come mai, nella scelta degli artisti e, di conseguenza, nel genere di evento musicale da proporre, avete optato per la musica “digital”?
MTV ha ritenuto che, attualmente, sia il tipo di musica più diretto e al quale la reazione del pubblico è più immediata. Forse è anche una sorpresa per me che, in passato, non l’ho mai trattato come genere o, meglio, argomento, e invece mi sto accorgendo che c’è un riscontro forte e chiaro, molto dinamico, con il pubblico. La musica da discoteca sta vivendo una rivoluzione, ne parlavo proprio ieri sera con gli artisti e con il management, e ci siamo accorti che gli ospiti che trovi qua sono artisti e produttori di alta qualità, non solo “cambiadischi”. Ci sono una cultura e un progetto musicale complessi dietro. Ma la cosa affascinante è che questo arriva in maniera direttissima al pubblico, che è molto partecipe e che possiede una conoscenza non indifferente del genere.

Per quanto riguarda la parte tecnica, invece, chi ha partecipato?
Milano Music Service, nella persona di Giovanni Colucci detto “Riccio”, si è occupato dell’audio, delle luci e dei video. L’allestimento, come avrai visto, è abbastanza minimale, e questo è il frutto di una scelta precisa: il palco è di dimensioni contenute perché abbiamo ben pensato che sarebbe stato un peccato coprire in maniera vistosa il fondale costituito dalla facciata della Reggia; abbiamo, invece, deciso di far risaltare proprio questa, investendo su un discorso di videomapping che si gioca alle spalle del palco.

Credi che, come già sta avvenendo all’estero, anche in Italia arriveranno prima o poi i grandi festival di musica elettronica?
Secondo me la scena elettronica italiana non è così sviluppata come all’estero. Manca forse anche un po’ di tradizione, comunque vedo che la richiesta c’è, anche il pubblico di queste giornate, ripeto, mi pare molto interessato e preparato, quindi il seme c’è e credo che si possa sviluppare”.


Per un evento importante ci vogliono dei professionisti importanti, e chi meglio di Toni Soddu per gestire un palco simile?
“Più che un vero e proprio festival – ci dice Toni – definirei questa una passerella, perché i set sono abbastanza corti, 30/40 minuti. Sul palco è stato montato un set fisso con doppia console, di cui di solito ne viene usata una e l’altra spare o, solo in rarissimi casi, vengono usate assieme. Tecnicamente è un lavoro abbastanza semplice, dobbiamo gestire solo un volume che arriva dal palco. Quindi, una volta montato e settato bene l’impianto, il più è fatto. Mentre appena più complicata risulta la gestione degli artisti e la scaletta del programma, ma per chiunque abbia fatto diverse edizioni del concertone del I Maggio... questa è una passeggiata”.

Che livello tecnico hai trovato tra i vari artisti saliti sul palco?
Possiamo dire che è presente tutta la gamma, da quello che ha bisogno di essere consigliato e aiutato tecnicamente, agli headliner che sono artisti di un certo livello con idee e richieste molto precise.

Cosa avete montato per l’occasione?
Qui abbiamo un impianto Electro‑Voice con sub EAW ed un unico mixer Yamaha che, per gestire due canali alla volta, è più che sufficiente.

Ma la suggestiva Reggia di Venaria non si è limitata ad ospitare concerti: a partire dal pomeriggio, infatti, diversi ambienti interni all’edificio hanno accolto performance e panel pensati per accontentare gli spettatori di ogni età: dal giovanissimo youtuber “Favij”, che ha letteralmente fatto impazzire il pubblico adolescente, al confronto generazionale tra il DJ Stefano Fontana degli Stylophonic e Sir Bob Cornelius Rifo dei Bloody Beetroots, passando per i workshop sulla progettazione e utilizzo di vari software, gli incontri tra personalità di spicco dell’illustre rete televisiva e molto molto altro.
Nel complesso, dunque, un programma accuratamente pensato per rappresentare al meglio quell’incontro tra musica, tecnologia e innovazione racchiuso nel concetto di Digital.

 

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